da: Italia Oggi
I
compiti a casa affidatici dalla Ue non sono finiti. Basta leggere bene
di Michele
Arnese
Brindiamo pure, ma non esageriamo in
festeggiamenti. La notizia che la Commissione di Bruxelles ha accantonato la
procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo è ovviamente la
benvenuta. Ma, contrariamente a quanto qualche voce governativa va da giorni
cianciando, questo non produce alcun tesoretto da spendere e spandere per
l'anno in corso. Piuttosto, forse, consente di stanziare una dozzina di
miliardi in più in spese di investimento per l'anno prossimo. Ma la cautela è
d'obbligo. E il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, non a caso non
spreca ottimismo.
Anche perché oltre alle lodi per l'Italia
(lodi che vanno indirizzate ai governi Berlusconi e Monti) la decisione
dell'Unione europea prevede anche 6
precise raccomandazioni per il futuro: debito
pubblico stabilmente in discesa; amministrazioni
pubbliche efficienti; efficienza e
redditività del settore bancario; attuazione delle riforme del mercato del lavoro con salari allineati alla
produttività; trasferimento del carico
fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente;
più concorrenza nei servizi.
I compiti
a casa, dunque, non sono finiti.
Non c'è troppo da gioire, insomma. Infatti la decisione di Bruxelles non
implica alcun allentamento nel processo di abbattimento del debito (a proposito, il governo Letta
ci sta pensando come ridurlo o si continua a traccheggiare?) e per di più dalla
Commissione arriva qualche mugugno più o meno esplicito in quella frase sul
fisco che, tradotta, significa: l'Iva va aumentata e non congelata, come invece
annunciato dal governo, e sull'Imu non siamo del tutto d'accordo nel
cancellarla. Dietrologie? Mica tanto. Ecco che cosa ha detto il commissario Ue
agli Affari economici, Olli Rehn: l'Italia ha «margini di sicurezza molto
piccoli per mantenere il deficit di bilancio sotto il 3% a causa della
decisione del governo di intervenire sul terreno fiscale (Imu, ndr)».
Non ci resta, forse, che affidarci a san
Mario Draghi da Francoforte, non a caso redarguito anche ieri da giornali
tedeschi come lo Spiegel.
Nessun commento:
Posta un commento