martedì 29 maggio 2018

Nel paese reale: azienda Melegatti, dichiarato il fallimento



Fine di una storia
Ha dichiarato fallimento il giudice che ha preso in mano il fascicolo della storica azienda Melegatti.  Famosissima per i suoi pandori, il 14 ottobre 1894, Domenico Melegatti ricevette il Certificato di Privativa Industriale dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d’Italia per aver inventato il nome, la forma e la ricetta del Pandoro. Un certificato che tanto rese orgogliosa la famiglia e che oggi, martedì 29 agosto, diventa un ricordo da tenere tra le “carte di famiglia”, dopo che il giudice Giulia Rizzuto del tribunale veronese ha dichiarato il fallimento della società e della controllata “Nuova Marelli” di San Martino Buon Albergo. Un cerchio si chiude con una pesantissima situazione debitoria e 350 dipendenti a casa.

La solidarietà non è bastata
Campagne a favore dell’azienda di pandori e pubblicità non sono servite a salvare l’azienda. Venne anche organizzata una festa di Natale nel segno della solidarietà dei lavoratori che rischiavano il posto. Appelli online “Salva Melegatti” vennero condivisi in tutta Italia, addirittura il Movimento Democratico e Progressista “Articolo Uno” promosse un brinidisi: «Grazie a un fondo che ha pagato le materie prime e le bollette dell’azienda sono tornati a produrre per Natale – recitava il manifesto della campagna “Sostieni Melegatti” per lanciare

Leghisti "ad honorem".....


  

Matteo Salvini ringrazia Sergio Mattarella e Di Maio (con Grillo e Casaleggio)


Dicono che questo governo non sia nato perché Mattarella l’ha impedito.
Dare tutto il demerito o merito (dipende dai punti di vista) a Mattarella mi pare ingeneroso nei confronti di altri due (o quattro?): Salvini e Di Maio (o Di Maio + Grillo + Casaleggio?)

Cominciamo da quello che ha pensato di essere un protagonista della partita e, invece, non ha capito lo schema di gioco: Di Maio.
Che poteva fare? Capire che il gioco era in mano a Salvini. Va detto  che, per sbloccare due posizioni opposte, a Di Maio non restava che provare e riprovare con la mediazione. Se non lo ha fatto è un bene che non sia al governo. Significa che non ha la statura per gestire situazioni che, in politica (ma non solo), si presentano continuamente.
Ma ciò che è peggio, è che si è fatto prendere per il sedere da Salvini e non se n’è accorto.

Io sono dell’idea che è meglio sbagliare a 30 anni che per 30 anni. Ergo: largo ai giovani.
Detto questo, non si può candidare un “infante” che non ha avuto esperienze professionali a fare il presidente del consiglio. Se avesse lavorato in un’azienda avrebbe colto alcune “sfumature” sui rapporti all’interno di strutture che a volte collaborano insieme mentre altre volte hanno obiettivi diversi e comportamenti non sempre trasparenti. Avrebbe capito come ci si “muove” in alcune situazioni. Avrebbe fatto conoscenza con l’arte della mediazione, della “navigazione”, nozioni indispensabili per raggiungere l’obiettivo e/o sopravvivere senza piegarsi.

E veniamo a colui che tra una lettura, la visione di un tg, qualche telefonata ricevuta da ambienti economici/finanziari (voglio essere generosa: ricevuta e non fatta), ha pensato di non dover cedere di fronte a Salvini.
Si chiama Sergio Mattarella. Democristiano. Professione: presidente della Repubblica. C’è da augurarsi per lui che qualche suo interlocutore telefonico non sia sotto intercettazione…

Antonio Padellaro: Governo, gli errori del Colle che hanno fatto il gioco di Salvini


Condivido e sottoscrivo in toto



da: Il Fatto Quotidiano

Dispiace molto, ma il presidente della Repubblica per evitare un rischio possibile ha fatto un errore sicuro. Con conseguenze imprevedibili. Dispiace perché, oltre al rispetto dovuto all’istituzione che tutti ci rappresenta, in questi lunghi e difficili mesi milioni di italiani (come chi scrive) hanno riposto grande fiducia nella saggezza e nelle doti di equilibrio di Sergio Mattarella. Vedrete che alla fine lui troverà la quadra, questo era l’umore che sentivamo in giro. Accompagnato dalla sensazione positiva che alla fine, gira e rigira, un governo avrebbe visto la luce. Condivisa anche da parte di molti che non avevano votato Cinque Stelle, e neppure Lega, poiché dopo 85 giorni sulla giostra delle consultazioni (seguite a una campagna elettorale sfibrante) il senso comune chiedeva comunque qualcuno che guidasse questo Paese. Chi per mettere alla prova (dopo tante promesse mirabolanti) le reali capacità dei cosiddetti “vincitori”. Soprattutto come espressione della volontà popolare espressa da 17 milioni di elettori il 4 marzo. Il famoso popolo sovrano.

Purtroppo non è andata così e stamane ci è accaduto di svegliarci sotto il cielo plumbeo della delusione e dell’incertezza sapendo che probabilmente siamo in larga compagnia. Ecco perché il presidente Mattarella, per tutelare (così ha detto) il risparmio degli italiani – che al momento (così leggiamo) resta in zona di sicurezza – ha scelto di spendersi con una decisione presa “non a cuor leggero”. E di spendere un valore altrettanto importante: la fiducia dei cittadini nella democrazia rappresentativa, nel voto. Il problema deflagrato domenica sera ha avuto una lunga gestazione che gli “abili tessitori” del Colle non hanno evidentemente saputo o voluto governare. Trovandosi poi del tutto spiazzati all’ultima curva dallo scaltro cinismo del signor Matteo Salvini, complici alcune ingenuità di Luigi Di Maio. Dovendo così subire quel ritorno alle urne che Mattarella più di ogni altra cosa diceva di temere. Voto che si è improvvisamente trasformato in un referendum sull’euro e sul medesimo Mattarella che ha dato fuoco alle polveri. Con prevedibile crescita degli astenuti: visto che votare non serve a niente, che ci vado a fare? Non bisognava arrivare a questo punto. Anche perché è stato congedato sul nascere un esecutivo che aveva i numeri per ottenere la fiducia in Parlamento. Mentre ora fa posto a un governicchio balneare nato morto. Un bel capolavoro, non c’è che dire.

Perché sale lo spread? Cos’è il debito pubblico? Domande e risposte sulla crisi



Come funziona il mercato dei titoli di Stato, cos’è il «differenziale» tra Btp italiano e Bund tedesco e i conti in tasca ai 2.300 miliardi che zavorrano i nostri conti pubblici
di Giuditta Marvelli e Gino Pagliuca 

Perché sale lo spread e l’effetto che fa
Lo spread misura la distanza tra il rendimento dei nostri titoli di Stato e quelli della Germania. Ma come funziona? E perché sale? I titoli di Stato vengono comprati e venduti sul mercato secondario dove si formano i prezzi dei Btp già collocati in asta. Più le quotazioni scendono - perché come accade in queste ore molti stanno vendendo i titoli italiani per paura di quello che potrebbe accadere - più lo spread sale. I Btp verranno comunque rimborsati a 100 pagando lungo la strada cedole (fisse o variabili) e quindi la svalutazione del prezzo fa alzare la posta del rendimento. Questo significa che chi ce li ha in portafoglio e non li vende fino a scadenza non patisce perdite reali. Ma lo Stato, che deve rifinanziare periodicamente il debito pubblico, in occasione delle successive emissioni dovrà pagare di più, alzando l’onere a carico del Tesoro per il servizio del debito. E’ esattamente quello che è successo per esempio oggi ai Ctz: in un mese questi titoli biennali sono passati da un rendimento negativo a 0,35%, guadagnando più di mezzo punto che si è tradotto in minori entrate per il Tesoro in sede di collocamento. E’ vero che i tassi in Europa stanno lentamente salendo, ma in Italia corrono di più (almeno in questi giorni) sull’onda dell’incertezza politica.

lunedì 28 maggio 2018

Stefano Feltri: Di Maio, Salvini e Mattarella: le colpe condivise di una crisi di sistema


immagine tratta dal sito: http://www.lindro.it/
da: https://www.ilfattoquotidiano.it/

Le prove di forza si fanno soltanto quando si è sicuri di vincere. E Sergio Mattarella ha perso. Anche perché l’esito era già segnato: Matteo Salvini aveva deciso da tempo di tornare alle elezioni per rafforzare il controllo sul centrodestra, fagocitare quel che resta di Forza Italia e neutralizzare le opposizioni interne alla Lega di chi – come Roberto Maroni e Luca Zaia – contestano da sempre la scelta di trasformare un partito regionalista in un movimento sovranista e nazionalista.

Che Salvini non avesse il governo Conte come priorità era intuibile dal rifiuto netto a indicare Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia, come auspicato da tutti gli investitori, dal Quirinale e perfino da molti dei Cinque Stelle che avrebbero preferito di gran lunga il pragmatico senatore leghista all’81enne, imprevedibile, Paolo Savona.

La prima matrice della crisi istituzionale che in queste ore scuote la democrazia italiana è dunque tutta politica. Tattica. Matteo Salvini è riuscito in un colpo solo a costruire un nuovo bipolarismo intorno alla sua figura e alla Lega (sovranisti contro europeisti), a mettere in crisi la leadership del suo concorrente Luigi Di Maio, ora attaccato sia da chi lo considera troppo propenso ai compromessi per aver trattato con la Lega sia da chi lo giudica un irresponsabile per aver chiesto la messa in stato d’accusa di Mattarella. E, capolavoro finale, mentre Salvini innesca la crisi si presenta anche come suo argine, il più responsabile tra gli irresponsabili perché a differenza dei Cinque Stelle non chiede le dimissioni di Mattarella e difende il presidente della Bce Mario Draghi da chi segue logiche complottiste in cerca di capri espiatori.

Lucia Annunziata: Bugiardi



Volevano abbandonare l'Euro ma non l'avevano mai detto prima. La crisi comincia ora e avrà come centro Mattarella

Il Presidente Mattarella ha fatto bene.

Ricordate questa affermazione perché da ora in poi vi sarà richiesto molte volte di ripeterla. O di negarla.

La vera crisi comincia ora ed avrà al suo centro proprio il Presidente. La campagna elettorale iniziata non appena Conte ha rimesso il suo mandato, verrà tutta svolta intorno alla natura, l'identità, la forza nonché l'esistenza stessa della istituzione presidenziale.

Al di là delle chiacchiere sull'impeachment, buffonate della domenica sera, la sostanza del prossimo futuro è che le forze politiche che hanno proposto il governo mai nato andranno ora in giro come le ronde della moralità pubblica a chiedere a tutti: con chi stai? Con Mattarella il traditore, o con il cambiamento? Con le istituzioni o con i cittadini? Con le elite corrotte o con il popolo? Come se si potesse stare con un traditore, con le sorde istituzioni, o con le elite corrotte.

Il discorso di Mattarella: 27 maggio 2018, il rifiuto a Paolo Savona come ministro dell’Economia


Dopo aver sperimentato, nei primi due mesi, senza esito, tutte le possibili soluzioni, si è manifestata - com'è noto - una maggioranza parlamentare tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega che, pur contrapposti alle elezioni, hanno raggiunto un'intesa, dopo un ampio lavoro programmatico.

Ne ho agevolato, in ogni modo, il tentativo di dar vita a un governo.

Ho atteso i tempi da loro richiesti per giungere a un accordo di programma e per farlo approvare dalle rispettive basi di militanti, pur consapevole che questo mi avrebbe attirato osservazioni critiche.

sabato 26 maggio 2018

Matteo Salvini: vuole governare con il M5S o tornare a votare?


L’ultimo che pensava che al primo giro elettorale avrebbe stravinto le elezioni si chiamava Matteo Renzi. Convinzione che sempre più si rafforzava tanto che, il PD propose una riforma elettorale con l’obiettivo di tornare a governare con paparino: Silvio Berlusconi.
E’ andata male a Renzi è andata male a Silvio che, però, nel frattempo è stato riabilitato. Che non significa che le condanne siano sparite. Ma può ricandidarsi.

Ed ecco la volta di altri due che pensano che alle prossime elezioni stravinceranno.
Uno è il solito Silvio Berlusconi, che pensa che una sua ridiscesa in campo farebbe recuperare a Forza Italia i milioni di voti che ha perso nelle ultime due elezioni politiche.
L’altro è Matteo Salvini. Sta “tenendo duro” su Savona ministro dell’Economia perché conta sul fatto che Mattarella non cederà. La “tentazione” di Salvini

No alla flat tax, no al reddito di cittadinanza se assistenzialismo


Nettamente contraria alla flat tax. Le tasse devono essere progressive. E non solo perché lo dice la Costituzione, ma perché lo dice quella cosa che si chiama: giustizia sociale.
Vanno diminuite le aliquote Irpef, introdotti meccanismi di riduzione e/o agevolazioni per le imprese che reinvestono gli utili (contrariamente, il minor carico fiscale finirebbe nelle tasche di manager o presunti tali).
La flat tx favorisce i redditi medio/alti, le tasse si possono diminuire senza per questo togliere la progressività.

Quanto al reddito di cittadinanza:
1. contraria, fintanto che non ci saranno criteri e controlli che impediscano che i finti poveri possano usufruirne; in un paese di evasori fiscali, dove accanto a poveri reali ci sono i finti poveri che dichiarano redditi oscenamente bassi, dove nessun governo ha finora mai perseguito seriamente evasori ed elusori, il reddito di cittadinanza finirebbe nelle tasche sbagliate;
2. contraria, se pensata, realizzata, gestita, come una forma di assistenzialismo perché nel cosiddetto nostro bel paese c’è una buona quota di gente che non ha voglia di fare un cazzo, mentre altri lavorano, si sbattono

Antonio Padellaro: Governo M5s-Lega, quei 17 milioni di italiani che i media non vedono


Finalmente qualcuno (Antonio Padellaro) che scrive ciò che è evidente a molti italiani ma “sconosciuto” a certi giornalisti, scrittori, artisti, gente varia con un reddito medio nettamente superiore al cittadino medio italiano e che vive in zone abitate dove mai e poi mai si è visto anche un solo un rom: “Il fatto è che molti di noi hanno la fortuna di vivere, forniti di speciali occhialini, in quartieri residenziali e comunque protetti. Non hanno campi Rom nei dintorni e non sono deliziati a ogni ora dal profumo di cibi esotici fortemente speziati. E se, per dire, vogliono farsi una canna si andranno a rifornire un po’ più lontano.

da: il Fatto Quotidiano

Un tg dell’altro giorno, dopo ampi servizi dedicati al curriculum “gonfiato” del premier non ancora incaricato Giuseppe Conte, informava sul concorso svoltosi a Torino per 5 (cinque) infermieri a cui hanno partecipato 3000 (tremila) persone giunte da tutta Italia, perlopiù giovani disoccupati. Ci veniva detto che superata la prima selezione i candidati superstiti ne affronteranno altre due o tre (con altri viaggi anche notturni e altre spese). Finché, come in certi fantasy dell’orrore, in un’arena colma di sangue e di speranze perdute ne resteranno solo 5 (cinque).

A quel punto chi scrive questo diario, in preda a un attacco acuto di demagogia, ha pensato: sai quanto gliene potrà fregare ai milioni di nostri concittadini in lotta per uno straccio di lavoro se Conte abbia frequentato oppure no quel determinato corso alla New York University o alla Sorbona. Sicuramente non ci dormiranno la notte, magari dopo aver trascorso il giorno a inviare CV (non imbellettati) senza ricevere risposta alcuna.

lunedì 21 maggio 2018

Berlusconi, dal mercato pubblicitario alle torri di trasmissione ecco gli interessi dell’ex premier nella partita del governo


da: https://www.ilfattoquotidiano.it/ - di Fiorina Capozzi e Paolo Fior

Innanzitutto le televisioni, ma non solo. Gli interessi economico-finanziari di Silvio Berlusconi e della sua famiglia sono molteplici e, da sempre, molto ben presidiati. Se appare scontato che una modifica della legge Gasparri, i cui tetti pubblicitari vennero costruiti su misura proprio per favorire Mediaset, avrebbe un impatto diretto e immediato sul gruppo, non bisogna credere che rivestano minore importanza partite quali il rinnovo del consiglio Agcom (l’Autorità di garanzia delle comunicazioni) in scadenza il prossimo anno o la questione della perdita dei requisiti di onorabilità dell’ex Cavaliere che, come effetto collaterale, ha aperto un contenzioso con Bce e Banca d’Italia sulla partecipazione del 29,9% in Banca Mediolanum (le autorità di vigilanza hanno imposto la vendita del 20%), contenzioso che per effetto della piena riabilitazione dovrebbe però ora chiudersi senza conseguenze.

E se il Milan è stato ormai ceduto ai cinesi finanziati dal fondo Elliott, quello stesso fondo che è recentemente entrato a gamba tesa nella partita Telecom

sabato 19 maggio 2018

Più repressione che giustizia, meno democrazia: l’Italia nel contratto Lega-M5S


da: https://www.glistatigenerali.com/ - di Alessandro Calvi


È un peccato che in così tanti si siano concentrati sulle cose economiche e si siano un po’ distratti – per così dire – con la propaganda sullo spread, perché invece nell’accordo di governo tra Lega e M5S ci sono molte cose notevoli: cose notevolmente di destra, e cose persino reazionarie. C’è, in generale, un’idea di Italia schiettamente autoritaria. C’è una idea di giustizia la cui ispirazione vira verso la repressione. C’è una idea di società tutta legge e ordine che però guarda soprattutto alla forma delle cose, lasciando sullo sfondo le persone. C’è una idea di cultura come fenomeno sostanzialmente economico, tanto che si confonde col turismo. Ma la cosa più notevole di tutte è certamente la sterilizzazione – quasi una abolizione di fatto – della democrazia parlamentare. Dunque, si può partire da qui.

A ciò, infatti, si arriverebbe con l’introduzione del vincolo di mandato, oggi significativamente proibito direttamente dalla Costituzione, nell’articolo 67.

Elezioni 2018, contratto di governo M5S e Lega: testo definitivo



Il testo in pdf - Clicca qui per scaricarlo

Björk: It’s Oh So Quiet

martedì 15 maggio 2018

Amici 2018: dove la mediocrità regna, al centro del programma ci sta il coautore occulto...


Di divertente relativamente ad Amici ci sono solo i commenti nel web. Alcuni denotano una conoscenza dei meccanismi, scontatamente volgari, volgarmente scontati, della signora Fascino, altrove definita De Pippis.

La “nostra Mariaaahhh” è riuscita a prevalere negli ascolti solo nella serata di assenza della Carlucci che ha lasciato il posto all’Eurosong Contest. La signora Fascino ha ridotto la durata del sesto serale così che il suo pubblico passasse su Rai1 dove c’erano Ermal Meta e Fabrizio Moro, partecipanti italiani all’euro festival ma, guarda caso, autori/cantanti/giudici passati da Amici.

Del serale ho visto qualche video qua e là. Anche se volessi vedere le puntate la De Filippi me lo impedisce. La signora Fascino è talmente alla canna del gas che ha pensato di non caricare le puntate nel web. Se vuoi vedere Amici devi stare a casa o registrarlo. Poretta!
Nel sito di Mariiiaaahhh si trovano alcuni video di esibizioni, ma se vuoi farti due risate o avere la conferma che i meccanismi della De Filippi sono più che scoperti ci sono i commenti in alcuni siti. Ovviamente, non mi riferisco al sito di Davide Maggio. Le mancate vittorie della De Filippi sulla Carlucci stanno facendo risparmiare la saliva a Davide Maggio…..per non parlare di altri siti e giornalisti o presunti tali che non possono piegarsi e acclamarla in ginocchio. A loro va il mio minuto di raccoglimento.

Allora..che si diceva…
Nelle scorse settimane è successo che nel momento in cui le coreografie si sono fatte “più costruite” (parole di Tommassini) i due brocchi sono usciti: Valentina e Luca. Valentina era inguardabile. Sgraziata, scoordinata. Inammissibile che fosse arrivata al serale. Manco doveva essere selezionata.
Quanto a Luca. Non è un ballerino. Nella migliore delle ipotesi è un acrobata. Le strade sono piene di acrobati come lui. Migliori di lui.

Quindi, cambio di rotta. Non più la finale precostituita: Luca contro Lauren, bensì Bryan contro Lauren.

La “quasi” flat tax costa 50 miliardi e la metà dei risparmi andrebbe ai redditi più alti



Anche la “quasi” flat tax costa 50 miliardi
di Massimo Baldini e Leonzio Rizzo

La “quasi” flat tax sarebbe uno dei punti centrali di un possibile governo Lega-M5s. La metà dei risparmi andrebbe ai redditi più alti, mentre quelli della classe media sarebbero modesti. E si aprirebbe un buco di 50 miliardi nei conti pubblici.

Due scaglioni
Le discussioni sulla formazione del nuovo governo sembrano confermare che la flat tax sarà uno dei punti centrali del programma. Da quanto si legge sui giornali, il futuro governo punterebbe a una “quasi flat tax”, con due scaglioni: fino a 80mila con aliquota del 15 per cento, oltre 80mila euro con aliquota del 20 per cento. La base imponibile sarebbe costituita dal reddito familiare e non da quello individuale come per l’attuale Irpef. Ciò potrebbe porre problemi di costituzionalità, perché penalizzerebbe le coppie sposate (che dovrebbero sommare i propri redditi e quindi più facilmente sarebbero sottoposte alla maggiore aliquota). Su questo aspetto si veda quanto ha scritto recentemente Dario Stevanato.
Oltre che dalle due aliquote, la progressività sarebbe realizzata da una deduzione di 3mila euro che va moltiplicata per il numero dei componenti se il reddito familiare è inferiore a 35mila euro, per il solo numero di quelli a carico nel caso di reddito familiare tra 35mila e 50mila euro, zero oltre questa cifra. Sembra inoltre che il bonus Renzi sopravvivrà.
È prevista una clausola di salvaguardia che permetterà ai redditi bassi di calcolare l’imposta secondo le attuali regole, se più convenienti.

Giulio Regeni, in 200 digiunano con la madre Paola per l’attivista Fathy



Circa 200 persone, secondo quanto riferito all’agenzia ‘Dire’ dal gruppo Verità per Giulio Regeni, hanno già aderito al digiuno a staffetta lanciato da Paola Deffendi Regeni e dal suo avvocato Alessandra Ballerini per la liberazione dell’attivista egiziana Amal Fathy. Arrestata al Cairo l’11 maggio scorso insieme al figlio di tre anni e al marito, Mohamed Lotfy, poi scarcerati, Fathy è accusata di “terrorismo” dopo aver pubblicato un video su internet in cui denunciava le autorità egiziane di non difendere le donne dalle molestie sessuali. Sembra un’altra, però, la vera causa per cui Fathy è finita nel mirino delle forze di sicurezza egiziane: suo marito è il fondatore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà e consulente legale al Cairo della famiglia Regeni. 

Il suo arresto è avvenuto a pochi giorni dall’arrivo in Egitto del sostituto procuratore di Roma Sergio Colaiocco, oggi al Cairo per recuperare le immagini di videosorveglianza che potrebbero rivelare dettagli sulle circostanze della sparizione del ricercatore friulano. Il corpo di Giulio Regeni è stato ritrovato con evidenti segni di tortura sulla strada tra il Cairo e Alessandria il 3 febbraio 2016. “Sembra una maniera per colpirci. Se il problema sono i video di quelle telecamere se li tengano. L’importante è che liberino subito Amal” ha dichiarato l’avvocato Ballerini il 13 maggio, annunciando la protesta. 

domenica 13 maggio 2018

Marco Travaglio: “Chi riabilita chi”


da: Il Fatto Quotidiano

Se fossimo dei berlusconiani dell’antiberlusconismo, oggi parleremmo di toghe azzurre e di (in)giustizia a orologeria. Invece per fortuna siamo immuni dal virus, dunque prendiamo la decisione del Tribunale di Sorveglianza per quello che è: un fatto tecnico che prima o poi doveva arrivare e che, per i suoi effetti pratici, si limita ad anticipare di qualche mese ciò che sarebbe comunque accaduto l’anno prossimo, allo scadere dei sei anni di incandidabilità previsti dalla legge Severino.
Lo sapevamo tutti che, nell’estate del 2019, B. sarebbe tornato candidabile ed eleggibile per legge. E che, se la legislatura non si fosse interrotta prematuramente, avrebbe preso uno a caso dei suoi eletti nell’uninominale e l’avrebbe “convinto” a dimettersi per candidarsi al suo posto alle elezioni suppletive in quel collegio. Cosa che pare si appresti a fare ora.
Dopodiché, all’atto pratico, non cambierà nulla, come dopo la sua espulsione dal Senato: B. in Parlamento non ha quasi mai messo piede neppure quand’era deputato e continuerà a non mettercelo neanche se sarà rieletto, perché la vita parlamentare lo annoia e l’idea di valere 1 su 945 lo fa impazzire. Quanto al presunto effetto acchiappavoti della sua riacquisita eleggibilità, fa semplicemente ridere: se il 4 marzo FI, con tanto di “Berlusconi Presidente” nel logo sulla scheda, ha toccato il minimo storico di consensi (continuando a perderne negli ultimi due mesi), non è perché B. non fosse eleggibile, ma perché l’87% dei votanti l’ha visto come un pericolo pubblico o almeno come un fallito, anche un po’ bollito.

Berlusconi riabilitato, ora si può candidare


tratto da: Adnkronos

Silvio Berlusconi potrà di nuovo correre per le elezioni. A deciderlo il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Sono state cancellate le conseguenze della condanna del 2013 legata al processo sul diritti Mediaset che aveva fatto scattare l'incandidabilità per l'ex premier prevista dalla cosiddetta legge Severino.

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha concesso la riabilitazione a Berlusconi, dopo la condanna per frode fiscale nel processo relativo ai diritti tv Mediaset, ha dato atto dell'espiazione della pena e dei risarcimenti alle parti civili e ha considerato non ostativo il fatto che sia ancora sotto processo per il caso Ruby. E' quanto emerge da fonti giudiziarie. Nel provvedimento, di quattro pagine, si fa riferimento a tre relazioni di servizio delle questure di Milano e Roma e dei carabinieri di Arcore in cui si dà atto della 'buona condotta' del leader di Forza Italia. Un requisito necessario per concedere la riabilitazione che estingue le pene accessorie e ogni altro effetto della condanna, inclusa la legge Severino, e restituisce all'ex premier la possibilità di candidarsi alle elezioni.

domenica 6 maggio 2018

Aldo Grasso: La Rai dei 5 Stelle e le picconate di Anzaldi



Ma ci sono o ci fanno? Luigi Di Maio invia questa lettera ai suoi parlamentari: «Nelle ultime ore abbiamo saputo che sono di nuovo partite le richieste ai Tg Rai di fare servizi contro di noi. Negli ultimi 50 giorni ci avevano trattato con i guanti bianchi perché avevano paura che andassimo al Governo e sostituissimo i direttori. Lo faremo molto presto grazie a una legge finalmente meritocratica».
Meritocrazia è parola grossa, se si pensa al curriculum di Di Maio. Sostituzione o spoils system, invece, è pratica antica, anche per gli ultimi arrivati, essendo da sempre la Rai considerata bottino di guerra.

Chi si erge a difesa di Viale Mazzini? Il nostro picconatore preferito, l’immarcescibile Michele Anzaldi del Pd, che se la prende con i grillini per la loro «bulimica foga spartitoria». Anzaldi? Sì, proprio lui, l’uomo che giorno dopo giorno ha attaccato l’ex dg della Rai Antonio Campo Dall’Orto, fino

sabato 5 maggio 2018

La rinascita della Grecia è una lezione per l’Italia



Un report dell’Ocse da poco pubblicato racconta il recupero dell’economia ellenica, la cui crescita per il 2019 doppierà quella italiana. La strada è ancora lunga, ma il percorso di Atene - tutto, non solo i tagli - va guardato con grande attenzione, soprattutto da noi
di Francesco Cancellato, Linkiesta per Upday

C’è un Paese in cui la crescita del Pil, nel 2018, sfonderà il muro del 2%, arrivando al 2,3% nel 2019, doppiando quella prevista per l'Italia. In cui la disoccupazione, sempre nel 2019, scenderà sotto il muro del 20%. In cui il rapporto tra debito e Pil, sempre tra un anno e mezzo, supererà la soglia del 170%, arrivando al 168,3%, con un avanzo primario di bilancio del 4,5%.

Questo Paese è la Grecia, e nonostante sia la Cenerentola d’Europa che in ogni classifica ci permette di non dire che siamo i peggiori del continente, non possiamo che esserne felici. È l’OCSE a certificare in un suo report appena pubblicato, chel’economia di Atene “si sta riprendendo”, che gli sforzi mostruosi del popolo greco, dopo una crisi altrettanto mostruosa - e gestita malissimo dalle istituzioni internazionali - non sono stati vani.

La colf di Fico e le tre insopportabili ipocrisie della politica italiana


da: http://www.linkiesta.it/it/

La vicenda di Imma, la colf del presidente della Camera, rivela il legalismo impossibile dei Cinque Stelle, i problemi di un capo politico editore Tv come Berlusconi, e i pretesti un po’ farlocchi a cui si attacca un Pd in crisi di proposte e di idee
di Francesco Cancellato

Aspettando Godot e un governo che forse non arriverà mai - siamo a due mesi dal 4 marzo e ancora al punto di partenza - forse vale la pena soffermarsi qualche minuto sulla storia minima della colf del Presidente della Camera Roberto Fico. In estrema sintesi: questa donna, secondo una delazione anonima, lavorerebbe in nero nella casa in cui vive la compagna di Fico, a Napoli. Lei, raggiunta dalle telecamere, dice di avere un contratto regolare, laddove la versione del Presidente della Camera è che questa tale Imma e la sua compagna Yvonne «sono persone che hanno un’amicizia insieme molto forte e molto bella». È evidente che uno dei due menta, forse entrambi. Ma non è questo il punto. Il punto è che questa storia minima scoperchia, in un colpo solo, tutte le ipocrisie della politica italiana. E sì, forse vale la pena enumerarle, una per una.

martedì 1 maggio 2018

Ma c’è ancora qualche pirla che non ha capito chi sia Matteo Renzi (e qualcosa su Matteo Richetti)



Ma c’è ancora qualche idiota che non ha capito che a Renzi non gliene frega niente del paese, che non gliene frega niente di ciò che può essere utile alla collettività, che non gli frega niente di nulla e di nessuno se non di se stesso.

Ciò che conta per lui è solo essere il vincitore. L’unico vincitore. Le parole – scarse – con le quali “ammette” la sconfitta derivano dal credere che, comunque, lui è superiore e ce la farà ancora. L’assenza totale di autocritica è la dimostrazione del suo egocentrismo che lo porta a credere  - in maniera totale e assoluta  - di non avere la benché minima responsabilità in ciò che succede per effetto delle sue azioni, delle sue scelte, delle sue imposizioni.

E vorrei anche capire se c’è in giro qualche pirla che pensava che Renzi si fosse realmente dimesso.

Il PD è suo e lui decide che farne. I suoi “compagni” di partito che si stanno “opponendo” alle direttive che domenica ha espresso a Che tempo che fa, sono ancora più penosi del degno figlio di Berlusconi quale è Matteo Renzi. Dovrebbero essergli grati perché la sua funzione, da quando ha preso il potere nel PD, è stata ……l’accanimento terapeutico. Di questo si è trattato.