martedì 30 aprile 2024

Noemi, nuovo singolo: Non ho bisogno di te

 

Dino Buzzati: Uno che ti aspetta

 

 

Dino Buzzati, scrittore, giornalista, corrispondente di guerra, era ateo, ma il non credere era per lui una sofferenza. A 66, a causa di un tumore, fu ricoverato alla clinica Madonnina a Milano. Gli era vicino suor Beniamina. Resosi conto che ormai stava avvicinandosi il momento del distacco dalla vita terrena, rivolgendosi a suor Beniamina chiese di baciare il suo crocifisso.

Tra le opere di Dino Buzzati, vi è questo racconto dal titolo significativo per un uomo che non credeva ma avrebbe voluto credere: Uno che ti aspetta

 

UNO CHE TI ASPETTA

In qualche lontana città che non conosci e dove forse non ti accadrà di andare mai, c’è uno che ti aspetta.

In una antica angusta stradetta della sterminata città orientale, là dove si nascondono gli ultimi segreti della vita, giorno e notte resta aperta per te la PORTA del suo palazzo favoloso; il quale, a chi passi in fretta per la via, può sembrare una casa come tante; invece esso si addentra nel groviglio delle moschee e delle regge con una successione senza fine di sale immense, cortili e giardini. Ivi c’è il silenzio, l’ombra, la pace, e nobili cani giacciono accovacciati sul bordo delle fontane lasciandosi addormentare dal fruscio delle acque. Nei vestiboli gli altissimi schiavi neri dal volto benigno stanno immobili come statue di basalto; solo che si udisse da lungi il rumore del tuo passo, essi ti volerebbero incontro, non faresti neppure in tempo ad attraversare la prima sala che te li troveresti tutti davanti inginocchiati, ansiosi dei tuoi comandi. (E nel giardino più recondito, intorno alla vasca delle ninfee, le bellissime concubine nude!). Ma il rumore del tuo passo non si fa udire, e coi giorni i mesi, coi mesi gli anni passano così inutilmente. Tu stenti qui la vita, vai vestito di grigio, perdi già i capelli, i conti alla metà del mese sono penosi. Sei uno dei tanti. Di anno in anno ambizioni e speranze si rattrappiscono. Quando incontri le belle donne, non hai più neanche il coraggio di fissarle. Ma laggiù, nella città di cui ignori il nome, un potente signore ti aspetta per toglierti ogni pena: per liberarti dalla fatica, dall’odio, dagli spaventi della notte. Non ci sarebbe bisogno di spiegazione,

giovedì 25 aprile 2024

Diodato, dal nuovo album ‘Ho acceso un fuoco”: Mi fai morire (live studio session)

 

Sandro Pertini: 25 aprile

 


 

Banca Intesa fa il regalone ai deputati: adesso paga interessi del 5,6 per cento

 


da: https://www.ilfattoquotidiano.it/ - di Giuseppe Papotto

La dura vita del parlamentare - Privilegi. Avere liquidità sul conto della filiale di Montecitorio diventa molto più redditizio di qualsiasi investimento

Ci sono regali che non si possono descrivere. Quello fatto da Banca Intesa ai deputati della Repubblica non lo si riceve nemmeno a Natale. Un tasso di interesse del 5,6250% sulla liquidità detenuta sul conto corrente aperto presso la filiale della banca interna alla Camera dei deputati. Non sappiamo se tale vantaggio esista anche al Senato, ma immaginiamo che i senatori, in caso contrario, reclameranno i propri diritti.

Un tasso di interesse così remunerativo spazza via qualsiasi investimento alternativo in titoli di Stato, obbligazioni, certificati di credito e, visto che il mercato sta iniziando a girare al contrario, anche in azioni. Secondo un recente rapporto della Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, la media dei tassi attivi per un conto corrente in Italia è dello 0,20%. Quello che offre la filiale di Banca Intesa della Camera dei deputati è 28 volte superiore.

Il privilegio, tipico da vecchia “casta” è il frutto di “Condizioni economiche agevolate” prevista nella “Convenzione Camera dei deputati”. La convenzione prevede che ai correntisti venga corrisposto un “tasso creditore annuo nominale” pari al tasso Euribor a un mese, fissato come valore di riferimento al 3,8550, maggiorato dell’1,77%. Questo determina la cifra astronomica del 5,60% (lordo).

La fine delle SIM per come le conosciamo

 


da: https://www.ilpost.it/

Negli anni sono diventate sempre più piccole e nel prossimo futuro è probabile che non si vedranno più perché sostituite da schede virtuali, con vantaggi e qualche limite

Nel 1991 le prime SIM card da inserire nei cellulari per poter telefonare erano grandi quanto una carta di credito. Nei successivi trent’anni le loro dimensioni si sono ridotte notevolmente, proprio come quelle dei cellulari, e oggi una SIM di formato “nano” è grande un quarantesimo della versione originale, tanto da non essere molto pratica da maneggiare e trasferire da uno smartphone all’altro. Le SIM non continueranno comunque a rimpicciolirsi perché stanno scomparendo, per come le conosciamo, lasciando il posto alle eSIM.

La e nella parola eSIM fa riferimento alla parola “embedded”, cioè “incorporata” in inglese, e dà bene l’idea della differenza rispetto alle classiche SIM. Invece di doverla inserire fisicamente all’interno del telefono dopo averla ricevuta da un operatore telefonico, una eSIM è costruita direttamente al suo interno e viene in un secondo momento impostata per collegarsi al proprio operatore. Non è una tecnologia recente: fu introdotta per la prima volta nel 2016, ma ha iniziato a diffondersi solo nell’ultimo periodo in seguito alla maggiore disponibilità di smartphone in grado di gestire il sistema e di operatori che la comprendono tra i loro servizi. Molti hanno imparato cos’è di recente, perché da qualche anno è una soluzione che si è diffusa molto per avere internet sul telefono quando si viaggia all’estero.