giovedì 31 ottobre 2019

Il Senato in piedi per Segre, ma il centro destra rimane seduto

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La commissione parlamentare contro l'odio, il razzismo e l'antisemitismo proposta dalla sopravvissuta ad Auschwitz è stata approvata senza il voto del centro-destra.
Mercoledì 30 ottobre 2019 al Senato è stata votata la mozione proposta da Liliana Segre per l’istituzione di una commissione parlamentare contro l’odio contro odio, il razzismo e l’antisemitismo. Ma la mozione non è stata votata all’unanimità come Segre, ebrea sopravvissuta ad Auschwitz, avrebbe voluto. Di più: quando i senatori si sono alzati in piedi e hanno applaudito Segre per festeggiare l’approvazione della sua mozione, buona parte del centro-destra ha scelto di rimanere seduto e di non applaudire. (Video LaPresse)

Web tax: chi colpirà e come funzionerà


da: https://www.startmag.it  - di Michele Arnese

Airbnb, Amazon, Booking, Facebook, Google, Netflix. Chi colpirà (e chi no) la web tax e come funzionerà

Come funzionerà la web tax approvata dal governo. Le aziende escluse e quelle interessate. Numeri, obiettivi e un rischio: le società colpite potranno ribaltare sulle imprese italiane che utilizzano i loro servizi digitali. Tutti i dettagli e le polemiche

Gragnuola di nuove tasse nella manovra: compresa l’imposta sui servizi digitali. Come funzionerà la web tax? E chi colpirà? Ecco tutti i particolari.

La bozza di legge di bilancio chiarisce anche i contorni della tassazione dei servizi digitali. Sarà colpita ad esempio la pubblicità su Google e Facebook. E altrettanto i servizi marketplace di Amazon e Ebay, sempre più utilizzati dalle piccole e medie imprese per velocizzare il loro processo di digitalizzazione e incrementare l’export.

LA NATURA DELL’IMPOSTA
E’ stata quindi confermata un’imposta sul B2B (business-to-business) e non su B2C (business to consumer). La norma si applicherà sul flusso dei servizi a partire dal primo gennaio 2020.

ECCO LE AZIENDE CHE PAGHERANNO LA WEB TAX
La web tax è in sostanza un’imposta che sarà pagata dalle multinazionali del web come Google, Facebook, Booking, Apple, Expedia, Airbnb, Amazon, eBay e altri.

IL RISCHIO DI TRASLAZIONE
Ci sarà una buona probabilità che questi gruppi la possano ribaltare sulle imprese italiane che utilizzano i loro servizi dematerializzati, quali piattaforme ed applicazioni digitali, di intermediazione per la vendita di beni e servizi, o vetrine virtuali. Ma sarà il ministero dell’Economia a definire meglio l’ambito preciso di applicazioni con decreti attuativi.

Che cosa succederà nelle auto elettriche dopo la fusione Fca-Psa


da: https://www.startmag.it  - di Giusy Caretto


Non è un mistero, Fca sulla mobilità elettrica è in ritardo. Sergio Marchionne ha sempre snobbato le batterie, preferendo puntare sul metano. Psa, invece, sull’elettrico e sulle nuove tecnologie è avanti. E porta in eredità, nella fusione con la casa auto italo-americana, proprio il Know how (e le piattaforme) che servono ad Fca a recuperare terreno.

LEADER MONDIALE DELLE MOBILITA’ SOSTENIBILE
L’obiettivo della fusione è chiaro: le due case uniscono le forze per dare vita ad un leader mondiale della mobilità elettrica. “In un settore in rapida evoluzione, con nuove sfide in termini di mobilità connessa, elettrificata, condivisa e autonoma, la società risultante dalla fusione farà leva sulla sua forza nella ricerca e sviluppo e sul suo ecosistema globale per accelerare l’innovazione e affrontare queste sfide con agilità ed efficienza negli investimenti”, scrivono Fca-Psa in un comunicato congiunto diffuso in mattinata.

FCA, IN RITARDO SULL’ELETTRICO
Ma proprio Fca, sul fronte della mobilità sostenibile (meglio, sul fronte elettrico) è in ritardo. E non è certo un mistero. Marchionne guardava al concreto e al breve termine: l’obiettivo era risollevare la società. Marchionne è entrato in Fiat nel 2004 quando era praticamente fallita e l’ha condotta alle nozze con l’americana Chrysler, facendola diventare il sesto gruppo automobilistico al mondo.

martedì 29 ottobre 2019

M5S, “alleanza” con il PD: la pochezza mentale di Di Maio e perché Salvini ha il vento in poppa..



L’insignificanza mentale di Di Maio non dà segni di cedimento…

Mettersi insieme in fretta e furia, senza idee, progetti, obiettivi è una cagata e una presa per il culo dei cittadini.
Dire, quindi, che non si fanno più alleanze con il Pd dimostra quanto sia stolto, insignificante - nonché bambinetto capriccioso - il leghista mancato: Luigi Di Maio. Quella con il PD non era una alleanza. Non lo è a livello di governo, non lo era in Umbria. Ergo: non si può smettere di fare alleanze che non esistono, che non sono mai esistite.

Con o senza quella cagata elettorale partorita in Umbria, il M5S sarebbe stato bastonato. Alle amministrative non è mai esistito e sta sparendo dal paese reale. Questo è il problema. Unitamente al fatto che gli italiani non hanno certo la percezione che Di Maio e combriccola sappia governare. Ciò che parte degli italiani ritengano sia stato fatto positivamente - a torto o a ragione - dal governo precedente è dato come merito a Salvini, non certo a Di Maio.

Se qualcuno pensa che la crescita costante della Lega di Salvini sia dovuta solo alla questione immigrazione, a mio parere, non ha capito un organo sessuale maschile. Certo, gli slogan, le “semplificazioni”, la posizione di Salvini sull’immigrazione ha fatto crescere elettoralmente la Lega, ma il motivo principale per cui Salvini è sulla rampa di lancio è perché dà l’impressione - giusta o sbagliata, poco importa - di essere l’unico politico che dice una cosa e la fa. E questo, nel panorama politico italiano è una novità. E’ un’eccezione.
Ed è proprio per questo motivo che trovo pericoloso Salvini. Proprio perché vuole fare ciò che dice di voler fare. Ma anche: perché non dice esattamente cosa vuole fare su certi temi…

I protagonisti del caso Conte-Vaticano tirati in ballo dal Financial Times



Dal presidente del Consiglio al finanziere Raffaele Mincione, passando per la segreteria di stato vaticana ecco spiegata la complicata vicenda di investimenti in immobili e telecomunicazioni

La vicenda con la quale il Financial Times ha tirato in ballo il premier Giuseppe Conte riguarda alcuni incarichi professionali collegati con la sua attività forense e ricevuti poche settimane prima di essere indicato come premier della coalizione Lega-M5s, nell'estate del 2018.

Più nel dettaglio Conte, a maggio del 2018, riceve l'incarico di elaborare un parere pro veritate "a favore della Fiber 4.0, un gruppo coinvolto nel controllo della Reselit, una compagnia di tlc italiana. Il principale investitore della Fiber 4.0 era il Fondo Athena Global Opportunities, finanziato interamente dalla segreteria di Stato vaticana".
Questo fondo, a sua volta, è "di proprietà del finanziere Raffaele Mincione". Al di là degli aspetti giudiziari e politici della vicenda vediamo chi sono i soggetti coinvolti.

IL FONDO FIBER 4.0 
È un fondo, di proprietà al 40% del finanziere Raffale Mincione. Nell'aprile del 2018 il fondo viene sconfitto in una votazione per il controllo di Retelit. Fiber 4.0 possedeva già il 9% di Retelit e pianificava di collocare Mincione a capo del cda. Secondo il Ft, per cercare di rovesciare il risultato, Fiber avrebbe ingaggiato Conte come consulente per un parere legale, o meglio avrebbe cercato di invalidare il voto degli azionisti con un escamotage tecnico legale che richiedeva l'approvazione del governo e, a tal fine, avrebbe assunto proprio Conte, cioè un avvocato che avrebbe rilasciato un parere legale pochi giorni prima di diventare primo ministro.

Questa ricostruzione è stata seccamente smentita dal premier che all'epoca era

lunedì 28 ottobre 2019

Rai3, Report: stasera seconda parte dell’inchiesta su Salvini



La macchina della paura di Giorgio Mottola

collaborazione di Norma Ferrara e Simona Peluso

Su internet la macchina della paura non dorme mai. Produce notizie false, manipola le informazioni e propaganda dati truccati. Oggi la disinformazione è diventata il principale strumento di lotta politica e il campo di battaglia sono i social network. Facebook e Youtube si sono trasformati nel principale megafono della propaganda neonazista, rilanciata ormai apertamente anche dai leader nazionali dei partiti di destra. I contenuti della macchina della paura diventano virali grazie a inserzioni a pagamento, reti di pagine farlocche e account automatizzati. Si chiamano bot e sui social simulano il comportamento umano per diffondere e amplificare la propaganda di un leader o di un partito. In Italia li usano tutti: politici, giornali e aziende private. Report ha intervistato in esclusiva, a volto scoperto, uno dei più importanti programmatori di bot che su Facebook e Twitter è riuscito a rendere virali i messaggi di uno dei partiti oggi al governo.

Regionali in Umbria, Istituto Cattaneo: "L'elettorato di destra è andato compatto al voto. Un 5S su due ha disertato le urne"


da: https://www.repubblica.it/ - di Tiziana Testa

Il ricercatore Rinaldo Vignati ha già esaminato i dati della città di Perugia. Con uno studio sui flussi basato sul confronto con le politiche del 2018. "L'esclusione dal governo sembra aver dato forza propulsiva agli elettori leghisti"

Gli elettori di destra hanno sentito queste regionali come un voto politico. Una delle chiavi del successo di Tesei è proprio la loro grande mobilitazione nel voto. Al contrario i 5Stelle hanno avuto un tracollo di partecipazione. Uno su due non è andato alle urne". Rinaldo Vignati, ricercatore dell'Istituto Catteneo, ha già analizzato i flussi di voto per quel che riguarda la città di Perugia. Con una premessa. Qui, rispetto al resto della regione, la sconfitta di Bianconi è stata meno netta: solo 11 punti di svantaggio (contro i 20 su base regionale).


Un astenuto su due rispetto alle politiche, nell'elettorato grillino, è un dato enorme. Come lo spiega?
C'è un disorientamento generale tra gli elettori 5Stelle per l'alleanza con una forza politica che avevano sempre attaccato. Nel caso dell'Umbria c'è un di più, perché i 5Stelle hanno soffiato parecchio sul fuoco delle indagini che hanno colpito la giunta umbra.

Per il resto, a chi vanno i voti grillini in libera uscita?
Un quinto dell'originario bacino 5Stelle ha votato Lega. Un dato pari al 3,6 per cento dell'intero corpo elettorale. Una quota perfino superiore a chi ha confermato il proprio voto al Movimento. Solo marginale, invece, il flusso di voti dai 5Stelle al Pd.

La chiave del successo leghista invece qual è?

Dalla piccola Umbria un segnale chiaro: l’ammucchiata anti-Salvini non funziona


da: https://www.glistatigenerali.com - di Jacopo Tondelli 


Vittoria doveva essere, e trionfo è stato. Oppure, guardandola con gli occhi del governo, sconfitta doveva essere, e disfatta è stata.
Ora, si dirà, già si è detto: votavano poche centinaia di migliaia di persone, non è un test nazionale! C’erano delle specificità locali, degli scandali che hanno travolto la giunta di centrosinistra dopo decenni di governo, non era un test nazionale! È tutto sensato, per carità, eppure tutto incredibilmente falso, anche a fronte della proporzione della vittoria e della sconfitta, e soprattutto a fronte dell’enorme investimento dei leader nazionali che su questo “laboratorio Umbria” è stato fatto. La foto di pochi giorni fa, che ritraeva insieme Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, a far campagna elettorale, è stata la sanzione esplicita di quanto è stato detto e ripetuto molte volte da diversi leader del “nuovo” “centrosinistra”, composto da Pd e 5 Stelle, nei giorni e nelle settimane precedenti. “Bisogna lavorare a un’alleanza organica e strutturata” hanno detto uno dopo l’altro in tanti, Dario Franceschini con l’aria dello stratega di lungo corso, Nicola Zingaretti con quella di chi deve “tenere insieme tutti”, e prima per l’unità bisognava dire “mai con i 5 stelle”: e adesso, in nome dello stesso obiettivo, sembra dover dire “sempre coi 5 stelle”.

L’esperimento umbro pare sbagliato invece per due ragioni, una tattica e l’altra strategica. Quella tattica è presto detta: dopo la sconfitta umbra non ci sono “piani b”, si è sparata la “cartuccia grossa” al primo appuntamento, ed è andata come è andata. Avendo perso male insieme, sarà difficile andare insieme ai prossimi appuntamenti, ed entrambi i contraenti rischieranno di perdere separati, o di stare insieme guardandosi in cagnesco, pronti a incolparsi l’un l'altro per le prossime eventuali sconfitte.

Umbria, elezioni regionali del 27 ottobre 2019: un segnale inequivocabile


da: https://www.corriere.it/ - di Massimo Franco

Dall’Umbria un segnale chiaro ma con conseguenze incerte

Il messaggio di elettori e elettrici è inequivocabile. Le ricadute nazionali molto meno. Dopo alcune città umbre, una destra nel segno di Matteo Salvini si prende anche la regione, per quasi mezzo secolo in mano alla sinistra: una rivoluzione anche simbolica, col definitivo spostamento di voti e blocchi sociali. L’alleanza tra M5S e Pd riemerge invece sgualcita. Il partito di Nicola Zingaretti perde la «sua» Umbria, e voti rispetto alle Europee di maggio. Ma è soprattutto il grillismo, motore del cambiamento nazionale appena un anno e mezzo fa, a ridursi a percentuali da declino, lasciando per strada due voti su tre rispetto al 2018: segno di un elettorato arrabbiato e volatile. È stato certamente anomalo il rilievo nazionale attribuito a un voto regionale che riguardava poco più di settecentomila elettori. Ma anomalo lo è stato per tutti, non solo per una destra che accarezzava in anticipo la vittoria. In fondo, e forse è il dato più positivo, lo è stato anche per chi ha votato: una crescita della partecipazione del tredici per cento rispetto al 2015 certifica una voglia di contare sorprendente per gli stessi partiti. L’Umbria ha fotografato una politica nevrotizzata dalle proprie contraddizioni e insicurezze; ma anche un corpo elettorale deciso a mandare un piccolo grande segnale di cambiamento.

Gli scandali nella sanità che hanno coinvolto in anni recenti pezzi della nomenklatura dem hanno contribuito a rendere più rapida la scelta di voltare pagina. A questo va aggiunto il momento particolare che si vive. Era inevitabile che la regione

domenica 27 ottobre 2019

La Civiltà Cattolica chiude la stagione della fede-ideologia


da: https://www.lettera43.it/ - di Francesco Peloso

La rivista dei gesuiti attacca quell’idea di cristianesimo inteso come “religione civile” in base alla quale la fede si trasforma in collante culturale, ideologico, etico, istituzionale, anche a prescindere dai contenuti, dall’essere credente, dalla parola del Vangelo.

La Civiltà cattolica regola i conti con gli atei devoti e lo fa a cominciare dal loro capostipite: Benito Mussolini. La rivista dei gesuiti italiani che per ogni suo numero riceve il ‘visto‘ della segreteria di Stato, questa volta apre il fuoco ad alzo zero contro quell’idea di cristianesimo inteso come “religione civile” in base alla quale la fede si trasforma in collante culturale, ideologico, etico, istituzionale, anche a prescindere dai contenuti, dall’essere credente, dalla parola del Vangelo.

La questione è tornata di prepotente attualità in tempi recenti fra rosari e crocifissi sventolati nelle piazze e richiami all’identità nazionale cattolica compiuti da vari leader politici europei di destra o populisti o entrambe le cose: Matteo Salvini, Marine Le Pen, Viktor Orban tanto per citare alcuni di loro. Così, nell’articolo dedicato al tema dalla Civiltà cattolica (che sembra ben interpretare una più diffusa sensibilità vaticana circa la situazione politica in Europa e non solo), ben collocati all’interno di un’accurata analisi storica del rapporto ambiguo ma costante fra il leader del fascismo e la Chiesa cattolica, non mancano i riferimenti all’attualità.

MUSSOLINI USÒ LA CHIESA E LE FEDE PER PURI SCOPI POLITICI

venerdì 25 ottobre 2019

Milano, riaperto l’aeroporto di Linate: BHS e la scansione facciale tra le novità tecnologiche


da: https://www.corriere.it/ - di Davide Urietti
 
Linate riapertura, tornano i voli e il city airport si prepara a un futuro tecnologico

  
La riapertura dell’aeroporto di Linate
Dopo 3 mesi di lavoro intensi, l’aeroporto di Linate riaprirà nuovamente al pubblico: sabato 26 ottobre, infatti, i primi viaggiatori potranno nuovamente atterrare alle porte di Milano, mentre domenica 27 riprenderanno anche le partenze. La riapertura dell’aeroporto di Linate avviene dopo la chiusura nei mesi estivi che si era resa necessaria per rifare le piste di decollo e atterraggio: una manutenzione da svolgere obbligatoriamente per legge ogni 15-20 anni. Nel corso di queste settimane, però, per ottimizzare i tempi, a Linate - sul sito ufficiale trovate il conto alla rovescia - ci si è portati avanti anche sull’ammodernamento della stessa aerostazione che, nei piani di Sea, società che gestisce anche Malpensa, la porterà ad assumere nel 2021 un aspetto molto diverso. Ecco nelle pagine a seguire quali saranno le novità dell’hub dal punto di ista della profonda innovazione tecnologica.

Rinnovamento Baggage Handling System
Una prima parte del progetto è già stata completata nel 2018, quando a maggio sono terminati i lavori per il restyling della facciata di Linate: un investimento da 8,3 milioni di euro che ha permesso di rinnovare il volto dell’aeroporto milanese con linee semplici e moderne. Nei mesi estivi del 2019, invece, oltre ai lavori sulle piste - costati 21, 8 milioni di euro - ci si è concentrati anche sul rinnovamento del Baggage Handling System, BHS, ovvero l’impianto che gestisce le valigie e le prepara prima dell’imbarco sull’aereo (10,9 milioni di euro di investimento). I soldi sono serviti a implementare 4 nuovi sistemi che alla riapertura permetteranno di controllare i bagagli molto più rapidamente - 4.800 all’ora - e più accuratamente, grazie a una scansione non più bidimensionale, ma in 3D: questo permetterà di verificare facilmente il contenuto delle valigie, stabilendo se sia necessaria un’ispezione più approfondita.

Scansione facciale

Matteo Salvini: “Nostalgia canaglia”


da: https://infosannio.wordpress.com/ - di Bartolomeo Prinzivalli 

 
Comunque fa bene Salvini a puntare il dito contro Raggi e governo per i recenti casi di cronaca. Quand’era ministro dell’interno lui ad ogni fatto di sangue seguiva un post con scritto “assassini” o “castrazione chimica”, ed ogni retata veniva correlata da un suo tweet, talvolta addirittura mentre era in corso. La gente si sentiva più sicura sapendo che i porti erano chiusi e che i migranti (presunti terroristi) non sarebbero sbarcati “neanche a Natale”, salvo poi sbarcare il giorno dopo. La mafia era stata sconfitta grazie ad una manifestazione/campagna elettorale a Corleone il 25 aprile, con tanto di felpa celebrativa quindi ufficiale. Le restanti cosche erano terrorizzate dalle sue divise d’ordinanza indossate o dai bagni in piscina nei locali ad esse sequestrati anni prima, forse per la spavalderia o per il fisico scultoreo. Le ville abusive dei Casamonica le abbatteva lui, personalmente, a bordo dell’amatissima ruspa attorniato da fotografi o, nei casi più estremi, direttamente con un rutto.

Omicidi, scippi e stupri erano in calo (statistiche reali) soprattutto grazie al suo incessante lavoro, perché chiunque avesse intenti criminali ci avrebbe pensato su due volte prima di compierli solo visitandone la pagina Facebook, pregna dei commenti rabbiosi di un popolo di Charles Bronson, giustizieri della notte da tastiera con licenza di uccidere per legittima difesa, o meglio per vendetta, solo perché un extracomunitario aveva cagato per strada, quindi figuriamoci in caso di reati più gravi.

Se avesse potuto le avrebbe organizzate lui stesso le ronde, magari per scoprire che fine avessero fatto le migliaia di clandestini sbattuti per strada al seguito della chiusura dei centri accoglienza e mai rimpatriati, possibilmente travestito da agente come durante l’estradizione del pluriomicida Cesare Battisti, quasi scippato alle forze dell’ordine in aeroporto, dove mancava solo la frase ad effetto “adesso me ne occupo io, lasciatelo a me” per farne la scena madre di un film hollywoodiano.

M5S e i rapporti di Salvini con Putin: quando il bue dice cornuto all’asino?..



Quattro domande ai Cinque Stelle sui loro rapporti con la Russia di Putin
I grillini chiedono a Salvini di chiarire il caso Metropol. Benissimo, ma è un'iniziativa politica molto pericolosa perché anche loro hanno avuto rapporti molto stretti con l’autocrazia del Cremlino. Se se lo fossero dimenticati, in questo articolo c’è tutto

Leggere le quattro domande che il Movimento di Davide Casaleggio ha posto a Salvini sul caso Savoini è come andare in contromano in autostrada ubriachi e insultare chi ti viene addosso. La richiesta di trasparenza è drammatica ed esilarante per almeno due motivi, a partire dallo slogan che l'ufficio propaganda ha coniato, «prima i russi o prima gli italiani».

I legami pericolosi di Salvini con i vertici del regime di Putin sono noti almeno da febbraio scorso ma a nessuno dei novelli "democratici" è mai venuto in mente di sollevare almeno un sopracciglio. Ad attaccare Salvini sull'affaire moscovita nelle sedi adeguate, e cioè in Parlamento, dovette pensarci Conte nell'agosto scorso. Fino a quel momento non una voce dal Movimento si era alzata.

Si dirà che è il gioco della politica, e fin qui va bene.

Quello che invece rimane oscurato è la lunga liaison che il Movimento ha almeno dal 2014 con la Russia putiniana. Un flirt assai più consistente per numero di incontri, occasioni pubbliche e private, di quelle avute con esponenti della Lega.

giovedì 24 ottobre 2019

Agenzia delle Entrate sotto organico: la lotta all’evasione fiscale del Conte 2 sarà (come sempre) solo un annuncio?



Uffici che chiudono, dipendenti che diminuiscono: ecco a voi la lotta all’evasione all’italiana
I sindacati denunciano gravi carenze d’organico nelle sedi territoriali, dove non si riescono a garantire i servizi. E il direttore dell’Agenzia non è stato ancora riconfermato dal governo giallorosso. Un ottimo inizio (per gli evasori)

«Il governo vuole fare la rivoluzione nella lotta all’evasione fiscale? Se si devono fare le cose seriamente, bisogna avere una macchina che funzioni. Serve la Formula Uno, con la 500 non si va da nessuna parte». Stefania Silveri, coordinatore nazionale Cisl all’Agenzia delle entrate, è uno dei rappresentanti sindacali che mercoledì mattina sono stati ricevuti dal viceministro dell’Economia Antonio Misiani (Pd), in concomitanza con il presidio di mobilitazione tenuto sotto le finestre di via Venti settembre per denunciare lo stato disastroso delle agenzie fiscali italiane. «Non basta sbandierare la lotta evasione per realizzarla. Gli uffici territoriali, presidio di legalità, continuano a chiudere. E da qui a due anni, anche per effetto di quota cento, ci saranno 5mila dipendenti in meno», denunciano Cgil, Cisl e Uil.

Mentre il governo annuncia nella manovra economica strumenti «mai visti prima» nel contrasto agli evasori, gli uffici di chi dovrebbe fare le pulci ai contribuenti, controllare entrate e uscite, sono sempre più al collasso. Costretti a ridurre i servizi per mancanza di personale. Con l’Agenzia delle entrate che, per giunta, è ancora in attesa della nomina dei vertici da parte della nuova maggioranza. Il direttore Antonio Maggiore, generale della Guardia di finanza scelto dal precedente governo gialloverde, non è stato ancora

mercoledì 23 ottobre 2019

Festa del Cinema di Roma: The Irishman di Martin Scorsese



Presentato nell rassegna romana il film capolavoro del maestro italo americano


In una casa di riposo per anziani Frank, seduto su una sedia a rotelle, chiede al prete che l’ha incontrato, di lasciare socchiusa la porta per la notte. Faceva così anche il suo boss Jimmy Hoffa, che l’aveva aiutato a crescere da irlandese camionista a suo fraterno amico. Lui l’aveva ucciso a tradimento, obbedendo ad un altro “capo”.

Questa la vita dell’irlandese, chiuso, taciturno, fedele, ma crudele. Ma la porta socchiusa può essere anche aperta per una possibile entrata del personaggio che domina l’ultimo film di Scorsese, presentato a Roma, la Morte.

Essa è sempre stata presente nei suoi film, nella violenza dei gangster o in quella subita dai cristiani in Silence. Violenza, sangue, ma pure rimorso, perdono, attesa della “grazia”. Peggy, la figlia di Franck che da piccola ha assistito alla ferocia del padre “per proteggerla” e che ne intuito la vita segreta, non lo vuole più vedere: non vuol far pace con lui. Non lo perdona. Lui ne soffre, non ne capisce il motivo.

Poi, faticosamente, ormai invecchiato, si fa aiutare dal prete in una confessione. Il cattolicesimo difficile di Scorsese  affiora all’inizio e alla fine del film, ma è una religione che non impedisce a Franck di spargere sangue e di essere complice della corruzione.

martedì 22 ottobre 2019

Rai3, Report del 21 ottobre 2019: puntata imperdibile...


Puntata imperdibile di Report.

Il primo servizio riguardava Salvini e la vicenda Russa. Un’inchiesta che approfondisce i rapporti della Lega con i certi burocrati russi e che parte dalla sua ascesa al “trono leghista”.
Complimenti all’autore dell’inchiesta. Ne ha fatto una puntata a dir poco avvincente. Meglio della miglior puntata della migliori serie tv americane! Da vedere, assolutamente.

Il secondo servizio riguardava una delle bevande preferite degli italiani (no..non è il mojito): il caffè. Mi sono “gustata” l’inchiesta scoprendo che Nespresso è…Nespresso! Ma che Illy e Lavazza sono prodotti di qualità. E non si sono sottratti alle domande e alle verifiche di Report.

Mediocre invece il “Caffè Borbone”. Visto  che sponsorizza fiction da una parte all’altra: cioè Mediaset e Rai e altri programmi, farebbe bene a migliorare la qualità mediocre del suo prodotto.

Di seguito i link per vedere le due inchieste:

Tassi negativi sui c/c: Unicredit cambia, applicati ai depositi oltre 1mln


Fonte Bluerating e MilanoFinanza

Dopo la notizia che Unicredit avrebbe applicato tassi negativi ai correntisti con saldi maggiori di 100 mila euro, la banca ha rettificato la decisione nei giorni scorsi.
Ha emanato una nota nella quale precisa che: “ai clienti con più di un milione di deposito in conto, che rappresentano meno dello 0,1% della base clienti, offriremo investimenti in fondi monetari con obiettivi di rendimento positivi, senza commissioni, mentre, per quanto riguarda il saldo del deposito che decidono di lasciare sul conto, per la parte eccedente il milione di euro verranno discusse con i clienti misure ad hoc che tengono conto dei cambiamenti straordinari occorsi al contesto macroeconomico”.