martedì 31 gennaio 2012

Per Teta e poche altre: Uomini e Donne, trono (dejà vu) di Cristian Galella

Premessa: né tu (con tutto l’affetto che ho nei tuoi confronti) né qualche amica “sconclusionata” (con relativo affetto), riuscirà a riattirarmi su un programma di cui non vedo, non sento, non leggo, da anni (2009). Quando scopro i meccanismi scontati di un programma, passo ad altro. Se non cambia qualcosa, preferisco volgere la attenzione altrove (compatibilmente con il tempo libero a disposizione).

Ciò premesso, cara Teta (e poiché sei in buona compagnia…), non ho ignorato del tutto il tuo “richiamo”. Ho linkato Google, ho inserito qualche parola e…..ho letto alcune “amenità” e “moti emotivi”.

Una quantità di post che scrivono le medesime cose. Pubblicati solo per attirare una parte del pubblico di ‘Uomini e Donne’ sui loro siti perché: più accessi, più entrate derivanti dalla pubblicità.
Ma ci sono anche le “analisi” articolate (nel senso: piene di articoli, determinativi e indeterminativi). Patemi. Schieramenti.
Nulla di nuovo sotto il sole. Del resto….i troni sono tutti ricicli di troni precedenti. A iniziare dai tronisti che tornano e ritornano, dopo essere stati a stretto contatto con un tosaerba (ogni riferimento all’involucro dei neuroni del Galella, non è casuale).

Cara la mia Teta (e care le mie amiche), nella mia totale ignoranza, la sola lettura di alcune parole nel web mi porta a una conclusione. Sicuramente errata, perché basata sull’ignoranza che deriva da non aver visto, sentito, letto, nulla se non qualche pezzo qua e là ieri.
Il trono del Galella è, ovviamente, un dejà vu.               
Vediamo le “caratteristiche”.

La pallavolista, l’amica da anni, considerata da alcuni la fidanzata segreta.  Per caso, ci sono stati dei “troni” nel passato nei quali il tronista aveva un’amica del cuore che suscitava dubbi, sospetti o addirittura una fidanzata segreta?
Avremmo – se le commentatrici non sono assalite da "emozioni soggettive" per l'una o un'altra delle cosiddette corteggiatrici - un tronista che si mostra “preso” da una ragazza, ma la maltratta. Non ha fiducia in lei. Non approva alcuni comportamenti. Risultato: lei se ne va. Lui non avrebbe – al momento – intenzione di andarla a riprendere. Lei non avrebbe intenzione di tornare.
Per caso, ci sono stati troni nel passato nel quale il tronista appariva preso da una corteggiatrice, ma cui non piacevano alcuni atteggiamenti e nei confronti della quale sorse qualche dubbio, così, per allungare la permanenza il più possibile nel programma?

Orbene (si fa per dire).
Il Galella, che ai tempi del trono della Frizziero mostrava una capacità di linguaggio, un modo di fare, superiori alla media della specie (non che ci volesse molto….dato il livello basso della categoria), non è – comunque – parente di Einstein. Con ciò, a furia di vedere ‘Uomini e Donne’ qualcosa dei meccanismi (quelli che al suo primo arrivo lo fecero stare in balia, non tanto della Frizziero, quanto della redazione del programma)  deve aver imparato.
Quelli che oggi gli fanno fare un “percorso” – se quel poco che ho letto corrisponde a ciò che effettivamente sta succedendo – di un trono precedente.
Quello della Frizziero? Certo che no…Quello di Salvatore Angelucci. Che per tirare in lungo la permanenza in “Uomini e donne”, pur mostrandosi “preso” dalla Frizziero, la “maltrattò”, con il supporto operativo della redazione del programma e di Maria De Filippi che “teneva bordone” all’agenzia di Lele Mora. Il noto agente del nulla che, quando ne piazzava alcuni nel suo programma, chiedeva loro di rimanerci il più a lungo possibile.
Mora è in galera. Non credo faccia pervenire pizzini al Galella. Ci penserà la redazione di Uomini e Donne a fare la sua parte “creativa”.
Oddio…
Non sarà che il Galella si è “messo in proprio”….

La conclusione dei troni all’Angelucci è che viene scelta quella verso cui ci si mostra “presi” e che si “maltratta”. Ergo: la “corteggiatrice” che ha abbandonato tornerà in tempo utile per manifestazioni rassicuranti e qualche altro “maltrattamento”.
Ah…la Frizziero – era evidente – contraccambiava l’Angelucci (e ne ha pagato le conseguenze). Non so se questa attuale ‘frizziero’, presente e/o assente nel trono del Galella sia nella medesima condizione emotiva.
Il finale potrebbe essere diverso. Il trono, no: ha l’aria del clone di quello di Salvatore Angelucci.
Piuttosto…
La pallavolista è il “clone” della Cascella?
Nel dubbio, meglio non tornare.

Con ciò – per quanto mi riguarda - passo e chiudo l’argomento (non vorrei che qualche “analista” nel web si "risentisse" per il mio intervento e…per il mio “virgolettato”).

Resta inteso, per Teta e per chiunque altra/o, che se voleste tornare a trattare del programma in questo blog, lo spazio è aperto. Attrezzerei il “salotto”, pur non partecipando al ritrovo conviviale. 

Politici, tagli annunciati alla busta paga degli onorevoli: c’è il trucco



Tagli col trucco per la Casta
Sono applicati agli aumenti dei parlamentari
A fine mese la busta paga degli onorevoli sarà la stessa perchè la riduzione riguarda solo l'aumento previsto per il passaggio al sistema contributivo. I risparmi sugli stipendi andranno in un fondo che sarà a disposizione degli stessi deputati

Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.

Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della 

Rai1, fiction: ‘La vita che corre’


Pochi giorni fa scrivevo del mio disinteresse per la tv, con l’eccezione di due programmi, uno su Cielo e l’altro su La7 (http://taccuinodiunamarziana.blogspot.com/2012/01/tv-da-voglio-vivere-cosi-su-cielo-e-gli.html). Tra i miei disinteressi attuali ci sono le fiction. Non il genere in sé, bensì le storie, interpreti, registi dei prodotti di Raiset.
Ieri, e anche questa sera in prima serata, la Rai propone la fiction ‘La vita che corre’, in cui si racconta di una strage del sabato sera, di ciò che provoca, dei segni che lascia. Di come cambiano la vita delle famiglie, improvvisamente.
Un argomento di carattere sociale che può essere trattato in maniera leziosa o, al contrario, in modo scontato.
Volevo capire come sarebbe stato trattato quest’argomento. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal livello del racconto, dalla scrittura della sceneggiatura, dalla bravura del cast. E dal regista che, diversamente da parecchi suoi colleghi, non si è preso lunghe pause caffè lasciando il cast ad autogestirsi con il rischio d’inciampi e vuoti interpretativi. Voglio sperare che per alcuni colleghi di Fabrizio Costa – regista di ‘La vita che corre’ -, si tratti di questo: assenteismo per dipendenza da caffeina e non presenzialismo incapace nella conduzione del set.

Ovviamente, trattandosi di una fiction italiana, la regia non si caratterizza per la modalità di uso del mezzo tecnico. Non si tratta di spiccare in virtuosismi e, fortunatamente per lo spettatore, non si scimmiottano le tecniche di ripresa americane.
ll regista di questa fiction ha semplicemente svolto il suo lavoro nel dirigere un buon cast.  Per quanto la storia tratti di un argomento sociale che coinvolge i ragazzi, non ho visto giovani fantocci buoni per farci un calendario ma inadatti come attori a rappresentare persone reali.

La prima puntata ha dimostrato un buon ritmo. Il racconto scorre veloce, senza banalità nei dialoghi, senza indugiare in ritratti psicologi ma dando, con misura, il senso della tragedia con le facce, i movimenti, le parole di chi ci sta raccontando cosa può succedere dopo una serata di stordimento. Un unico rischio: che nella seconda puntata, ancor più che nella prima, si accentui la trama gialla. Ma, forse, questo è anche il modo per mantenere alta l’attenzione e garantire il giusto ritmo.

Litfiba: ‘La mia valigia’

Musica: il ritorno dei Liftiba



Litfiba dominano le classifiche
a marzo il tour
Annunciate le date dei concerti di Pelù, Renzulli e compagni

Esordio con il botto per il primo album dei Litfiba dopo la loro reunion nel 2010. "Grande nazione", uscito il 17 gennaio, entra direttamente al primo posto nella classifica dei dischi più venduti della settimana.

E' attualmente in rotazione nelle radio italiane "La valigia", secondo singolo estratto dal disco di inediti della band toscana.

Sono state annunciate anche le date che faranno seguito alle tappe di Firenze, Milano e Roma a marzo, anteprima live del tour. Piero Pelù, Ghigo Renzulli e compagni suoneranno in aprile, il 13 a Treviso (Pala Verde), il 14 a Rimini (105 Stadium), il 17 a Genova (105 Stadium), il 20 a Torino (Pala Olimpico), il 21 a Bologna (Unipol Arena), il 26 a Napoli (Palapartenope) e il 28 ad Acireale (Palasport).

Il primo maggio, i Litfiba suoneranno nel suggestivo scenario dell'Arena di Verona prima di partire per il tour europeo.

Antipirateria, scontro di business: il manager degli U2 attacca Google



Il manager degli U2 attacca Google: "monopolista che pensa solo a se stessa"
di Luca Castelli

A Paul McGuinness piace il Midem. All’inizio del 2008, lo storico manager degli U2 tuonò dalla fiera musicale di Cannes contro gli Internet provider e i gestori delle reti di comunicazione, accusandoli di non voler spartire con produttori e artisti i profitti ottenuti grazie alla pirateria multimediale. Ieri ha concesso il bis, puntando a un bersaglio ancora più grosso: Google. Presentato come un monopolio che pensa a difendere solo i suoi interessi.

“Perché non cercano di risolvere i problemi con un atteggiamento più generoso?”, si è chiesto McGuinness, durante un incontro dal titolo Perché il copyright conta ancora online. E si è dato la risposta da solo: “Alla fine il loro interesse è che il flusso di dati prosegua. E questo non accadrebbe se i contenuti venissero pagati”. Riferendosi alla recente discussione su Sopa e Pipa, in cui Google si è schierata contro le nuove leggi proposte al Congresso americano, McGuinness ha aggiunto di non fidarsi nemmeno dei politici “che hanno paura di prendere decisioni impopolari”, sottolineando la capacità dell’industria della Silicon Valley di ottenere il favore dell’opinione pubblica: “Non bisogna mai sottovalutare l’abilità di un monopolio di difendere se stesso”.

McGuinness ha condiviso anche il suo punto di vista su Spotify, il servizio digitale in streaming di cui si parla un po’ ovunque (tranne nei paesi in cui non è disponibile, tra cui l’Italia). Un servizio che avrebbe dovuto “salvare” l’industria discografica e che invece sta generando velenose polemiche e insolite alleanze: piace parecchio

Lotte politiche in Vaticano, caso Viganò: Bertone scricchiola



Bertone vacilla dopo il caso Viganò

Il cardinale Bertone non ci pensa proprio. Eppure dopo la vicenda delle lettere di monsignor Viganò, il tema delle dimissioni del Segretario di Stato ha ripreso a circolare tra i Sacri Palazzi. Sarebbero "gradite", si ammette a mezza bocca in più di un ambiente vaticano, "per riportare dignità, ordine e serenità nella gestione degli affari correnti dello stato". Il timore di molti prelati è che l'attuale pontificato, "rischi di essere penalizzato dai pasticci del Segretario di Stato". Le 1l 2ettere di Viganò ampiamente diffuse dai mass media e la pubblicazione sull'Osservatore Romano dell'intervista al presidente del Consiglio Mario Monti, con l'omissione la firma dei giornalisti della Radiovaticana che l'hanno realizzata, sono la conferma - si commenta nei palazzi d'oltretevere - di una "spaccatura tra la Segreteria di Stato e il mondo Vaticano". Persino la nota del portavoce della Santa Sede, voluta da Bertone, conferma - secondo gli esegeti dei Palazzi - l'esistenza di un pericolo corruzione negli affari interni: "Non una riga della nota fa riferimento al contenuto delle lettere-denuncia di monsignor Viganò".

Lo scontro con Bertone, che intende resistere, potrebbe però avere un ulteriore capitolo già in questi giorni: è attesa in settimana la scelta ufficiale del Papa per la nomina alla prestigiosa sede cardinalizia del Patriarcato di Venezia di monsignor Francesco Moraglia, 58 anni, genovese, attuale vescovo di La Spezia, presidente della fondazione "comunicazione e cultura" della Cei, da cui dipende anche Tv2000 diretta da Dino Boffo. Su Moraglia c'è un parere concorde e positivo degli uomini di punta della Chiesa italiana, dall'attuale presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, allo storico capo dei vescovi, cardinale Camillo Ruini, responsabile del progetto culturale della Cei. Pareri condivisi anche dalla Congregazione per il clero. Un consenso diffuso e accettato "obtorto collo" anche dal cardinale Bertone che invece puntava sul nome dell'Osservatore permanente al Consiglio d'Europa, monsignor Aldo Giordano. E dopo il ruiniano Nosiglia alla guida dell'arcidiocesi di Torino, anche Venezia, per restare alle grandi sedi cardinalizie italiane, sembra appannaggio della coppia Bagnasco-Ruini.    


I controlli fiscali a Milano (come a Cortina) fanno bene agli affari


Controlli fiscali, sabato scorso, nella zona della movida milanese. Incassi superiori di oltre il 44% rispetto al sabato precedente.
Lavoro  nero: 116 lavoratori irregolari.




Milano, incassi cresciuti del 44% dopo il blitz nelle vie della movida
L'Agenzia delle entrate ha diffuso i primi dati sull'operazione di sabato notte: in un caso
i ricavi si sono addirittura triplicati. E in 33 locali sono stati trovati 116 lavoratori in nero

Con i funzionari dell' Agenzia delle entrate accanto alla cassa, sabato notte nei locali della movida milanese, gli incassi sono lievitati di oltre il 44 per cento rispetto al sabato precedente. In un caso i ricavi hanno addirittura fatto registrare un segno positivo di oltre il 200 per cento. I funzionari dell'Agenzia - supportati dagli ispettori dell'Inps e dalla polizia locale - sono arrivati molto presto in ristoranti, pub, bar e discoteche di Brera, della zona Navigli, di piazza San Babila e di corso Como, per verificare il completo giro d'affari della movida, che non conosce sosta fino alle 5 del mattino e neppure defezioni, nonostante la pioggia e il freddo. Così la serata milanese si è andata via via animando e le casse dei locali hanno iniziato a lavorare a pieno regime: non uno scontrino fiscale è stato omesso.

I controlli hanno evitato l'evasione fiscale, per una sera ma hanno anche consentito di scoprire una serie di irregolarità. In 55 esercizi, per esempio, sono stati riscontrati il mancato aggiornamento dei registri dei corrispettivi e incongruità con le dichiarazioni presentate ai fini degli studi di settore (per esempio, numero dei beni strumentali comunicati: tavoli, sedie, grandi elettrodomestici). In 33 locali sono stati riscontrati anche 116 lavoratori in nero. "Sono soddisfatto di come l'operazione è stata condotta - fa sapere Carlo Palumbo, direttore regionale dell'Agenzia delle entrate - soprattutto perché ci sono stati rivolti apprezzamenti per la professionalità dei nostri funzionari da parte degli stessi titolari dei locali. In ogni caso, per quanto ci riguarda, si tratta di un'operazione che rientra fra quelle programmate per mantenere un elevato presidio del territorio. La collaborazione e il coordinamento con l'Inps e il Comune, che voglio ringraziare, hanno funzionato molto bene".

L'assessore al Bilancio del Comune di Milano, Bruno Tabacci, ha fatto notare che i controlli in materia fiscale e di rispetto sulla normativa del lavoro "sono necessari per evitare, come ha detto più volte il presidente del consiglio Mario Monti, che gli evasori 'continuino a dare pane avvelenato ai loro figli'. Le istituzioni devono fare il loro dovere e il Comune di Milano vuole essere in prima fila".
 

Unione Europea: accordo a 25 per un nuovo Patto di bilancio



Ue, il nuovo patto nasce a 25

L'Unione europea raggiunge un accordo sul nuovo Patto di bilancio, che rafforza la disciplina imponendo regole di rigore comuni sui conti, e sulla crescita e l'occupazione, ma perde pezzi per strada. L'intesa sul nuovo 'Fiscal compact' e' stata raggiunta, dopo un negoziato piuttosto serrato, solo da 25 stati membri: oltre che la Gran Bretagna - fuori fin dall'inizio - a sorpresa anche la Repubblica Ceca non ha sottoscritto l'accordo, pur precisando che potrebbe ritornare sui suoi passi.

Mentre la dichiarazione conclusiva sulla crescita e l'occupazione e' stata approvata da tutti, tranne la Svezia il cui premier che guida un governo di minoranza, "per ragioni parlamentari", non e' stato in grado di sottoscriverla. Tutti e 27 hanno invece firmato l'intesa sul nuovo fondo salva-stati Esm. Il pareggio di bilancio diventa una "regola d'oro" per i 25 paesi della Ue che accettando il nuovo Patto hanno accettato di inserire l'obbligo dell'equilibrio dei conti nelle Costituzioni nazionali o in leggi equivalenti e si sono impegnati a fare scattare sanzioni 'semi-automatiche' in caso di violazione.

I paesi che hanno un debito superiore al tetto fissato da Maastricht del 60% sul Pil si sono impegnati inoltre ad un piano di rientro pari ad 1/20 l'anno, tenendo pero' conto -come chiesto dall'Italia - dei fattori attenuanti gia' previsti dal six-pack, il pacchetto di disposizioni sulla nuova governance economica. L'accordo sul nuovo Patto e' stato tenuto in sospeso per alcune ore dalla Polonia, che - contestata dalla Francia - chiedeva di partecipare a tutti i summit dell'Eurogruppo. Alla fine ha prevalso un compromesso:

Politici, costi: Camera, tagli alle indennità



Onorevoli, lo stipendio è tagliato

"Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato" spiega il vicepresidente Rocco Butiglione al termine della riunione.

Ok alle regole per il sistema contributivo
L'Ufficio di Presidenza della Camera ha approvato definitivamente il regolamento applicativo del nuovo sistema previdenziale dei deputati e dei dipendenti della Camera. Lo ha riferito al termine della riunione il vicepresidente, Rocco Buttiglione. Previsto il contributivo per tutti.
Sul nuovo regolamento, che segna il passaggio dai vitalizi al calcolo contributivo per l'ottenimento dell'assegno pensionistico, c'e' stato il parere contrario dell'Idv e della Lega Nord.

'Tagli' di 1300 euro a deputato
Sara' di 1.300 euro lordi il taglio alle indennita' dei parlamentari: lo riferisce al termine della riunione dell'Ufficio di Presidenza, Rocco Buttiglione. A questi tagli si aggiunge una riduzione del 10% per le indennita' dei deputati titolari di incarichi istituzionali, come il Presidente della Camera, i vicepresidenti, i deputati questori, i segretario di Presidenza, i presidenti e membri degli uffici di presidenza degli organi parlamentari.

Obbligo di rendicontare il 50% delle spese per i portaborse
Dovra' essere rendicontato il 50% dei rimborsi a titolo di contributo delle spese per l'esercizio del mandato. Lo ha decisio l'ufficio di Presidenza della Camera che ha cosi' modificato i rimborsi ora spettanti ai deputati per i cosiddetti 'portaborse'. La misura modifica quello che e' attualmente definito il contributo 'eletto-elettori'.

lunedì 30 gennaio 2012

Tv, la numero uno del modello del berlusconismo che "rappresenta gli umori": Maria De Filippi


Maria De Filippi: “Mi sintonizzo con gli umori del Paese”.


La considero la numero uno della tv del modello del berlusconismo. La numero della tv commerciale.
Con ciò e… per ciò…contenta che non si sintonizzi con i miei umori…
Una sola osservazione.
Le racconta così bene, che c’è da crederle. Sa vendersi. Sa vendere.
Divertente, quando parlando di Uomini e Donne dice: «ha mantenuto lo stesso titolo ma è cambiato. Adesso il famigerato tronista viene una volta a settimana»
Davvero?!...E negli altri giorni della settimana che fa. Studia al Cepu? Un corso d'italiano con gli immigrati? Lavora? Cioè gli può venire un callo temporaneo..


da: la Repubblica 

Canale De Filippi: l’ultima colonna della tv generalista
di Silvia Fumarola

Ma davvero è finita la tv generalista? Ad analizzare i dati del sabato si direbbe di no: Maria De Filippi (che, può piacere o non piacere, vince con qualunque programma) con i dilettanti allo sbaraglio di Italia’s got talent vola con 6 milioni 800mila spettatori (28,43% di share) e batte anche questa settimana Ballando con le stelle, fermo a 5 milioni 241mila (21,86%). Da Uomini e donne e Amici a C’è posta per te, il modello De Filippi resiste, forse perché quello che fa le assomiglia.
«Il satellite e Sky hanno cambiato la fruizione, oggi per resistere devi offrire un prodotto unico» spiega la conduttrice «lo spettatore ha cento bancarelle di mele a disposizione, devi offrire quella con un sapore diverso. Con la mia società, Fascino, che è al 50 per cento con Mediaset, lavoro al contenuto dei programmi. Con C’è posta per te vado in onda da oltre dieci anni: lo spettatore sa che certe storie le trova solo lì. E devi investire: Julia Roberts non viene per la mia bella faccia, ma ci vuole la sorpresa oltre il pane quotidiano».
Unico modello della tv berlusconiana che resiste, Maria De Filippi ha attraversato indenne critiche e fughe del pubblico «perché, soprattutto con C’è posta, mi sono sintonizzata con l’umore del Paese: quest’anno le storie rispecchiavano la crisi, la richiesta della gente è quella di sentirsi rappresentata. E’ importante essere in sintonia con chi ti guarda da casa. Se mi fossi orientata unicamente sulle storie d’amore e non sulle difficoltà reali non sarebbe andato così bene».
Ragionamento che non fa una piega, ma Italia’s got talent è puro intrattenimento, erede diretto della Corrida, con, in più, il confronto tra giurati. «Lì c’è la ricetta di tutto quello che è nazionalpopolare: il momento in cui ridi, il talento di chi non ha mai la possibilità di esibirsi, ma c’è sempre l’Italia rappresentata. Poi si crea un’alchimia grazie a Belen e Simone, conduttori giovani e belli, e noi giurati, che ci divertiamo. Ridiamo: della giuria cattiva la gente si è stufata, alla fine è un varietà».
Fiorello centometrista e De Filippi maratoneta, gli ultimi dei Mohicani della tv generalista, ma lei rende onore a Milly Carlucci «una protagonista capace, Ballando è un fior di programma: oltre 5 milioni oggi, con l’offerta che c’è sono un risultato notevole. Avercene di trasmissioni che ottengono quei dati. Fiorello è un evento, è un centometrista. Il programma è lui, lo veste, ha bisogno di un contorno ma c’è lui al centro. Al suo posto, con quel contorno, non farei i suoi risultati».
Unicità del prodotto e sforzo creativo per non farlo invecchiare: l’inventrice dei “tronisti” spiega che anche Uomini e donne, non il massimo della bellezza per la verità, «ha mantenuto lo stesso titolo ma è cambiato. Adesso il famigerato tronista viene una volta a settimana» racconta «Devi offrire qualcosa di particolare. Una volta vinceva il filone – la tv del dolore, per esempio – oggi no. Lavori il doppio, fai più fatica: la trasformazione ha coinvolto anche Amici. Se fai la tv generalista non puoi sederti. Non puoi più dire: non c’è niente in tv, con tanti canali un’alternativa a te c’è sempre. Una volta potevi chiedere: datemi tregua, mi mettete nella giornata giusta? Oggi la giornata giusta non c’è. Con la crisi nessuno rischia, ma una trasmissione che inizia alle 21.10 non può durare tre ore. Mi auguro che torni la seconda serata: sarei felice che il prime time durasse fino alle 23.15. Se Rai e Mediaset si mettessero d’accordo ne guadagnerebbe anche la qualità».

Nostalgie: Urrà Saiwa


Ridateci gli originali Urrà Saiwa


Tv, reality: il Grande Fratello non funziona più?



Grande fratello senza Cav
Perché nell'era Monti il reality più famoso non funziona più.

Ci sono stati anni d’oro, ma è indubbio che il Grande Fratello attraversi la sua peggiore crisi dallo sbarco sui teleschermi italiani, nel lontano anno 2000. Anche il critico Aldo Grasso ha emesso un giudizio senza appello, definendo questa edizione «la peggiore di sempre» e la puntata di lunedì 23 gennaio, quella in cui si è davvero «toccato il fondo» con «l’abbandono isterico del rugbista romano Rudolf, dopo un’accesa discussione con i concorrenti e con la stessa conduttrice Alessia Marcuzzi».

SENZA CARISMA. Anche lei nel mirino, bastonata come mai prima d’ora perché «con l’andare del tempo comincia a mostrare tutta la sua inadeguatezza: è troppo fragile, non ha carisma, pensa più alle minigonne che a quello che deve dire».
Ironia della sorte, con la puntata in questione gli ascolti sono risaliti ma, secondo il critico, per effetto stesso della deriva trash percepibile nel corso della serata (e in effetti gli spettatori si sono trovati davanti a un’interminabile sequela di grugni, insulti, piagnistei, porte sbattute, e senza nemmeno un barlume di tensione drammatica).
IL GF IN CRISI COME IL CAV. E allora un sospetto s’affaccia: che l’inesorabile caduta nella polvere del Grande Fratello non sia poi così disgiunta da una generale crisi di Mediaset, la quale a sua volta non è poi così disgiunta dall’uscita di scena (politica) di Silvio Berlusconi, premier odiato e idolatrato al tempo stesso.
Il partito-azienda, la discesa in campo, il carisma anche negativo dell’uomo Berlusconi spandevano luce su Mediaset e la tenevano saldamente concentrata sull’obiettivo di portare luce, anche indiretta, al padre-padrone. I lustrini, le idee, le novità televisive davano smalto a un progetto complessivo di “Italia berlusconiana”.

Tv, Italia’s Got Talent: l’intrattenimento che ridà il sabato a Mediaset




Se i "talenti" conquistano il sabato sera
di Alessandra Comazzi

Italia’s Got Talent di Canale 5 è il programma di intrattenimento più visto dell’autunno-inverno 2011/12 tra tutte le reti generaliste, a parte Fiorello. Ha ridato slancio al sabato sera Mediaset, che sembrava morto, ma era evidentemente soltanto svenuto. Il programma condotto da Belen Rodriguez e da Simone Annichiarico l’altra sera ha raggiunto il 28,43 di share, la percentuale d’ascolto, e la più che rispettabile cifra di 6 milioni 796 mila spettatori. Milly Carlucci con Ballando con le stelle si difende con onore ma deve soccombere, 5 milioni 241 mila spettatori, 21,86 di share. Non c’è storia per Serena Dandini su La7, né per i documentari del National Geographic su Raitre, ancorché splendidi e introdotti da due bizzarri «testatori» di stranezze, Davide Demichelis e Caterina Guzzanti. Una trasmissione originale che Raitre ha completamente mandato allo sbaraglio. Per restar sul sabato. Ma anche la domenica il varietà fatica, vedremo come sarà andata ieri la seconda puntata di Chiambretti, lanciata dall’arrivo delle «Femen», le contestatrici ucraine che contestano meglio a seno nudo. Fiorello, d’altronde, era dovuto sbarcare sul lunedì, per realizzare il suo Più grande spettacolo dopo il weekend .

Dunque che cos’ha questo IGT per richiamare trenta persone sulle cento ipotetiche davanti alla tv? Con dati interessanti, oltre tutto. Come la composizione del pubblico giovane maschile:

Class action contro la Banca Popolare di Milano: bond “bidone”



Bpm, scatta la class action dei consumatori
In quindicimila truffati dai bond “bidone”

La vicenda è quella del bond “convertendo” con scadenza 2013 emesso dalla banca nel 2009 e convertito anticipatamente in azioni a fine dell'anno scorso. I clienti, allettati dall'alto rendimento avevano scoperto di aver perso quasi tutto. Così è partita la corsa al risarcimento. Ora indaga anche la procura
Scatta la class action contro la Banca Popolare di Milano (Bpm). Federconsumatori l’aveva annunciata e ora è arrivato il passo ufficiale. Gli avvocati dell’associazione hanno depositato l’atto al tribunale di Milano. Ora bisognerà aspettare la fine di aprile per la prima udienza sull’ammissibilità.

La vicenda è quella del bond “convertendo” con scadenza 2013 emesso dalla banca nel 2009 e convertito anticipatamente in azioni a fine dell’anno scorso. I clienti della Bpm (circa 15mila) a cui era stato venduto erano stati allettati dal rendimento molto alto promesso, il 6,75%. Ma a fine dicembre 2011 hanno scoperto di avere perso quasi tutto (qualcuno addirittura fino al 90% del capitale investito) al momento della conversione, complice anche il fatto che nel frattempo le azioni della Popolare di Milano in Borsa avevano subito un crollo verticale.

E così è partita la corsa al risarcimento. Il fatto, dicono i consumatori, è che quel titolo non era una normale obbligazione, ma in pratica un derivato, non negoziato in Borsa, piazzato dalla banca a massaie, pensionati, impiegati, senza la necessaria informazione. «Quello che contestiamo sono due aspetti – spiega l’avvocato Massimo Cerniglia, uno dei curatori dei ricorsi per Federconsumatori – da un lato la scarsa informazione, dall’altro il fatto che non sia stato valutato correttamente il profilo di rischio. Quello era un prodotto strutturato, non adatto a dei risparmiatori semplici».

Fra i piccoli azionisti Bpm c’è chi, magari cliente da sempre, ha raccontato di essere stato convinto dalla banca

La7, ‘Gli intoccabili’: Vaticano, le accuse di Viganò e le verifiche interne



Le accuse di Viganò e le verifiche del Vaticano 
La polemica aperta con la puntata de «Gli intoccabili» su La7: ecco come la Santa Sede indagò sugli episodi citati dall’attuale nunzio negli Stati Uniti
Andrea Tornielli

C’è un episodio non detto nella polemica che da giorni riguarda le accuse rivolte dall’allora segretario del Governatorato, il vescovo Carlo Maria Viganò, nominato nunzio negli Stati Uniti dopo aver scritto drammatiche lettere al Papa e al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, nelle quali si parla di episodi di «corruzione» in Vaticano. Le lettere riservate del prelato – la cui vicenda venne rivelata da Vatican Insider lo scorso 26 giugno – indirizzate a Benedetto XVI e al suo principale collaboratore, sono state esibite dal giornalista Gianluigi Nuzzi durante la puntata della trasmissione d’inchiesta di La7 «Gli intoccabili».

In quelle lettere, Viganò al quale era stato ormai comunicata la decisione del Papa di nominarlo nunzio negli Stati Uniti che lo allontanava (promuovendolo) dal Governatorato dopo neanche due anni e dopo innegabili risultati di moralizzazione e di tagli alle spese, si diceva vittima di un complotto, che era passato anche attraverso alcuni articoli anonimi pubblicati su «Il Giornale», e indicava nomi e cognomi degli ispiratori, citando come ispiratore ultimo monsignor Paolo Nicolini, delegato per i settori amministrativo-gestionali dei Musei Vaticani. 

In una lettera inviata l’8 maggio 2011 al cardinale Bertone, Viganò attribuisce alla responsabilità di

Controlli fiscali, Milano: nessuno scontrino un locale su tre

da: http://milano.repubblica.it/

Milano, nuovi controlli nei negozi in centro nessuno scontrino fiscale in un locale su tre
Un altro intervento nelle strade del centro dopo quello scattato nei locali della movida e che, secondo i primi dati, ha portato a un boom di ricevute rispetto agli altri weekend
di Davide Carluccci e Oriana Liso

Dall'happy hour al brunch. È nell'arco di tempo che comprende i due riti consueti sotto la Madonnina che l'Agenzia delle entrate e la guardia di finanza hanno deciso di concentrare il blitz più in grande stile tra quelli effettuati nell'ultimo mese per scovare gli evasori fiscali. I primi dati darebbero ragione a chi invoca i controlli a tappeto: oltre il 30 per cento dei verbali firmati dalle Fiamme gialle riguardava la mancata emissione di scontrini e ricevute. Molto più di quanto succede durante i controlli di routine, che di solito fanno registrare il 10 per cento di irregolarità. E le anomalie sarebbero state tantissime anche sabato sera: quasi "imbarazzante", sembra, il numero di violazioni riscontrate, da quelle sui libri contabili - e soprattutto sugli studi di settore - a quelle sulla presenza di lavoratori irregolari o clandestini.

Le forze in campo
Non spettacolare come quello di Cortina, ma con numeri molto più alti: oltre 600 persone coinvolte tra accertatori del Fisco, finanzieri, ispettori dell'Inps, vigili urbani, vigili del fuoco. Un uno-due geometrico, prima l'operazione di sabato e poi quella durata fino a ieri pomeriggio, su bar, ristoranti, discoteche, negozi di abbigliamento, con controlli anche su strada, dove i vigili hanno fermato quasi 350 auto di grossa cilindrata per cercare, attraverso gli incroci anagrafici, di mappare le intestazioni fittizie che servono a pagare meno tasse.


"A Cortina abbiamo scelto la vigilia di Capodanno, quando c'era il numero massimo di presenze, a Roma siamo andati nella via dello shopping di lusso, qui a Milano serviva controllare in contemporanea tutti i luoghi della movida, almeno 20 macro-aree in cui nel fine settimana è più alta la possibilità di capire se un esercente è onesto o meno", spiegano i tecnici coinvolti nell'operazione. Dai Navigli a corso Como, la Galleria Vittorio Emanuele, l'Isola: qui le squadre miste di accertatori e ispettori dell'Inps entravano nei locali - sui 120 controllati c'erano anche 15 discoteche - mentre i vigili organizzavano, fuori, i posti di blocco. Ieri, invece, i controlli si sono concentrati intorno al Duomo, a Chinatown, intorno alla stazione Cadorna e in corso Buenos Aires, la via commerciale più lunga d'Europa.

sabato 28 gennaio 2012

Festival di Sanremo 2012: Celentano ci sarà, accordo raggiunto con la Lei


da: http://www.repubblica.it/

Sanremo, accordo raggiunto 
Celentano sarà al Festival  
Intesa su tutti i punti fra la Rai e l'artista sulla sua partecipazione alla manifestazione dopo le polemiche dei giorni scorsi. Niente spot durante la prima performance, sì nelle successive ma solo se superano i 25 minuti. Trecentomila euro a puntata per un massimo cumulabile di 750mila. Intanto arriva Federica Pellegrini: sarà la madrina di una delle serate

L'accordo c'è, ed è stato raggiunto su tutti i punti. Much ado about nothing, insomma, dopo giorni di braccio di ferro 1, minacce, precisazioni, indignazioni. Adriano Celentano sarà al Festival di Sanremo (al via il 14 febbraio), quel che non gli andava a genio - in primis le interruzioni pubblicitarie - sarebbe stato superato, le parti avrebbero raggiunto anche un accordo sul cachet e pure quest'anno la Rai può stare tranquilla perché per almeno due serate di Festival si va lisci come l'olio. Intanto procedono i lavori di organizzazione della manifestazione, con nuovi nomi in arrivo e assestamenti. Ad esempio: fra gli ospiti ci sarà una "emozionata e onorata" Federica Pellegrini.

La querelle. "Con questo clima Adriano non può andare al Festival, al di là dei contratti ce l'aspetto emotivo, la vedo difficile ma deciderà lui" aveva commentato tre giorni fa

venerdì 27 gennaio 2012

Tv: ‘Voglio vivere così’ su Cielo e ‘Gli intoccabili’ su La7


L’accostamento, nel titolo, a due programmi diversi, non credo possa stupire chi segue con una certa frequenza questo blog.

Guardo sempre più raramente la televisione. Se mi è possibile seguo (anche se non sempre interamente) ‘Che tempo che fa’, faccio un po’ di zapping su ‘Servizio Pubblico’ e/o ‘Piazzapulita’ o qualche programma qua e là. Non c’è una fiction che m’interessi. Quanto ai telefilm (mi piace chiamarli così) americani: la programmazione delle reti italiane non ha senso. Fatte salve le esigenze di doppiaggio, dovrebbero essere trasmessi in tempi il più possibile ravvicinati rispetto alla programmazione in Usa. Non succede perché vi sono le pay-tv. Si paga per vedere in tempi ravvicinati le nuove edizioni. I telefilm sulle reti generaliste non hanno senso. Salvo che, non si propongano e “vendano” in modo diverso. Qualche idea ce l’avrei, ma mi guardo bene dallo scriverla.

In questo panorama insignificante, due sole eccezioni.
Ho scoperto “Voglio vivere così” su Cielo. Programma simile a quello di Paola Marella su Real Time. Ma questo di Cielo ha qualcosa di autenticamente comico. La comicità è nel vedere certe facce e corpi (mediamente in preda al colesterolo), doppiati in lingua italiana.
Intendiamoci. I doppiatori sono bravi. Ma ciò che vedo rispetto a ciò che ascolto ha un effetto asincrono. E’ un genere di programma che normalmente scanso, proprio per il fastidio che mi dà il vedere dei servizi tipicamente inglesi o americani, cioè un modo di raccontare sclerotico e spesso banale, con queste voci italiane che devono stare dietro al ritmo verbale frenetico dei protagonisti. Ritmo frenetico quasi sempre solo della parlata. Il corpo si muove alla velocità dei bradipi (hai voglia a spostare con leggerezza tanto colesterolo).

Eppure, questo programma di Cielo ha destato la mia attenzione per qualche minuto in più puntate.
In linea di massima, mi piacciono i programmi in argomento: case, arredamenti (senza inflazionare, però), e ‘Voglio vivere così’ ha il merito di suscitarmi un sorriso e di provocarmi anche stupore.
Quello che mi suscita il sentire il prezzo di acquisto di certe villette (kitch e no) americane - più abbordabile – di quello di un appartamento a Milano.
A casa, stiamo prendendo in considerazione l’ipotesi di trasferirci a Phoenix in Arizona!
Ah..per chi non lo sapesse, in Arizona c’è la Valle del Sole. Un servizio di ‘Voglio vivere così’ iniziava proprio con il mostrarci questa parte del territorio. La voce narrante ci introduce alla Valle del Sole e l’immagine che accompagna le parole è quella del…….deserto. E di un cactus. Lì, in mezzo, solitario e…snello (i compratori della casa, raramente).
E la voce narrante che ripete - qualora ci fosse sfuggito o pensassimo di stare guardando un documentario sulle terre aride del Nord America – che “questa è la Valle del Sole!!” (zona sud-ovest).
Oh..i due punti esclamativi sono parte dell’audio della voce narrante. Li riporto paro paro…

Dopo aver visto qualche momento del programma, lo avrei dimenticato per ricordarmene in preda ad un sano attacco di disimpegno.
Sennonché…
Questi di ‘Voglio vivere così’, non sono pirla. Mica vogliono perdersi una spettatrice come me. E, allora, per allettarmi la visione, ecco che si trasferiscono in Italia. Dove abbiamo più vallate del sole, meno deserto, meno cactus.
I protagonisti del servizio sono: “quelli che vogliono cambiare vita”.
Orbene.

Sei straniero, diciamo: americano o inglese, con un tasso elevato di colesterolo nel sangue e con tasso bancario ragguardevole per il patrimonio che possiedi. Sei uno che lavora. Perché il modello del programma è ‘positivo’: famiglie che lavorano, che risparmiano. Ti piace l’Italia. E vuoi cambiare vita.
Dove vai? Mah…in Toscana, che diamine!
Oppure..
Sei italiano, dirigente in una grande multinazionale o libero professionista. Vivi in una grande città italiana, diciamo: Milano. Lavori freneticamente come un pirla (anzi…è quasi neurologicamente accertato che sei pirla. Ami la natura, gli animali (“sentimenti doverosi”, funzionali al modello positivo del programma). Ami le passeggiate in bicicletta (in questi giorni, pericolose a Milano, si può finire in coma) e, ovviamente, hai accumulato dei risparmi – non si sa se in modo onesto o evadendo il fisco – e “vuoi cambiare vita”.
Dove vai a vivere? Mah…in Toscana, che diamine!

Bene.
Ecco che ci mostrano le bellezze della Toscana. E la voglia di cambiare vita solletica anche noi…Peccato che i prezzi siano “leggermente” diversi da quelli dell’Arizona. Per quanto….lì ci sia la Valle del Sole!

Ora.
Come si fa a non guardare questo programma quando si ha voglia di farsi due risate, storcendo il naso nel vedere certi sponsor stranieri del colesterolo che parlano freneticamente in italiano, o nel vedere come vive bene chi ha già cambiato vita, si è trasferito in Toscana, vive in mezzo alla natura e raccoglie l’uva perché ha già avviato una produzione (redditizia) di vino locale.
‘Voglio vivere così’ su Cielo: programma imperdibile.

Se qualcuno di Sky volesse versarmi un obolo per la pubblicità che sto facendo……potrei accarezzare l’idea di cambiare vita anch’io (considerando che in famiglia non ci sono evasori fiscali, è dura racimolare le migliaia di euro che servono).

Tra le pochissime cose televisive che mi incuriosiscono c’è un programma totalmente diverso da quello di Cielo.
Mercoledì 25 gennaio, prima serata su La7: “Gli Intoccabili”. Condotto da Gianluigi Nuzzi.
Non mi succedeva da moltissimo tempo: il telecomando è rimasto inerme. Merito, non solo al tema della puntata: le lotte politiche in Vaticano, ma, dello stupore che mi ha provocato vedere in studio, intervistato da Nuzzi, il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian.
Mi sono detta: strano…come mai ha accettato di essere ospite di un programma nel quale si tratterà della lettera che mons. Viganò scrisse a Benedetto XVI per rivelargli la corruzione all’interno del Governatorato (il ministero dell’Economia dello Stato Vaticano).
E, in effetti, Giovanni Maria Vian era a “disagio”. Patetico. Ridicolo. Come ogni persona della gerarchia ecclesiastica, dell’entourage di supporto, che non vorrebbe – per coerenza cristiana – mentire ma non vuole o può fare anche solo qualche timida ammissione di verità.
Questa è la rappresentazione principale prodotta dalla puntata. Da Nuzzi.

La lettera di mons. Viganò non è un falso. Lui è uno che ha guardato nei conti del Vaticano e li ha rimessi a posto. E per questo è stato premiato: trombato di lusso. Nominato nunzio apostolico a Washington.
Non è difficile comprendere che essere spostati a questa sede americana, significa che non sei considerato un deficiente o mitomane e, nello stesso tempo, che è “opportuno” trovare un incarico che non provochi – nel trombato – amarazze o ribellioni.

E’ evidente che Nuzzi ha avuto una certa documentazione da qualche “fonte vaticana”. Chi gliel’ha fornita, è schierato con mons. Viganò.
Se c’è una “parte”, significa che c’è anche una “controparte”?. Sembrerebbe di sì. Del resto, il Vaticano è uno Stato. Con una struttura, una logica di potere. Schieramenti, lotte interne, sono all’ordine del giorno.
Sapere che l’”avversario” di mons. Viganò potrebbe essere il Segretario di Stato Vaticano: Tarcisio Pietro Evasio Bertone, non mi stupisce e avvalora l’opinione – pessima - che ho su di lui.

La puntata è stata a diro poco: avvincente. Nessun film d’azione, nessuna serie tv americana, nessun talk sulle vicende politiche, mi avrebbe intrigato maggiormente del modo di raccontare di Nuzzi. Ovviamente, è arrivata puntuale la reprimenda vaticanense.
Il problema della Chiesa, intesa come gruppo di potere temporale, è che preferisce nascondere, tacitare, sostenendo che si tratta di menzogne, anziché convertirsi ad una oculata ammissione.
Dobbiamo aspettarci un prossimo Papa che ammetterà certi peccati temporali della Chiesa così come, dopo anni e anni d’indecenza, si è iniziato da poco ad ammettere una delle più gravi colpe, delle maggiori schifezze: la pedofilia?
I pentimenti a posteriori – dopo anni e anni – stanno stufando noi cattolici. Meglio sarebbe iniziare a fare qualche tempestiva ammissione evitando ai Giovanni Maria Vian di fare quelle che sono – non ci sono altri termini possibili – figure di merda.

Complimenti a La7, complimenti a Nuzzi. Mi rendo conto che i temi d’attualità ci portino pressoché a occuparci costantemente di crisi economica, ma c’è assoluto bisogno di una televisione che susciti interesse, che racconti le diverse realtà e verità, suscitando discussioni, commenti, approfondimenti. Non solo di crisi economica e attualità politichese.
E da cattolica, credente, mi aspetto di vedere, ascoltare, qualsiasi cosa. Ciò che è fondamentale è: come si racconta e perché.
Ciò che ho visto e ascoltato mi ha coinvolto, come cattolica, come cittadina italiana, come spettatrice. 

The Good Wife, 3.a stagione: promo ep. 14 ‘Another Ham Sandwich’

Film: ‘Paradiso Amaro’ di Alexander Payne con George Clooney



"Il mio George senza glamour e gossip"
Payne racconta il suo film da Oscar
Il regista, già amatissimo per il cult "Sideways", dirige il dramma "Paradiso amaro", e non si stupisce per le 5 candidature appena ricevute: "Lo sospettavo, dopo la vittoria ai Golden Globe". E sul Clooney protagonista, da lui ritratto in veste dimessa: "Sul set dimenticavo che è una superstar"
di Claudia Morgoglione

"Se mi aspettavo le cinque nomination agli Oscar 1? Diciamo che un po' sospettavo che ne potesse arrivare qualcuna, avendo già vinto due Golden Globe. Ne sono felice, ovviamente: sono in questo club ristretto di aspiranti alla statuetta, con autori del calibro di Martin Scorsese. Ora ci vedremo tutti insieme, ai simposi che vengono organizzati prima della cerimonia di premiazione. Anche se credo proprio che colleghi come Woody Allen o Terrence Malick, anche loro in lizza, non parteciperanno...". Ex enfant prodige del nuovo cinema indipendente americano, già adorato dalla critica e dal pubblico cinefilo per il cult Sideways, Alexander Payne scherza così, sul suo ruolo da protagonista nella corsa alle statuette dorate. Grazie al dramma familiare Paradiso amaro, e alla sua superstar protagonista, George Clooney, superfavorito come miglior attore dell'anno.

Ma c'è dell'altro.

Cinema: Acab e Polisse


da: La Stampa 

Poliziotti al cinema, il male di vivere 
Escono due film sulle difficoltà di contenere la violenza urbana: "Acab" di Sollima e "Polisse" di Maiwenn
di Fulvia Caprara

ACAB
Dagli stadi al G8 tre amici attraverso l’Italia oscura
Celerini come alunni esemplari della scuola dell’odio, all’ultimo posto nell’ordine gerarchico della Polizia, detestati in uguale misura dai tifosi indiavolati che trasformano gli stadi in teatri di guerra, dai cittadini indigenti costretti ad abbandonare le case occupate, dai rom che vivono nei campi nomadi, dai figli cresciuti senza guida, dalle mogli che ne sperimentano, tra le mura domestiche, tutta la carica di aggressività e insoddisfazione. Tratto dal romanzo omonimo di Carlo Bonini (Einaudi Stile libero), diretto dall’esordiente Stefano Sollima, Acab arriva nelle sale (venerdì, in 300 copie, 01Distribution), sull’onda delle polemiche on-line (se ne parla da settimane, anche se, fino a ieri, nessuno l’ha visto) e in attesa di quelle che potrebbero scoppiare, visto il tema caldo, affrontato di petto: « Acab non è solo un film sui celerini - dice il regista -, usiamo questi personaggi per raccontare l’odio che attraversa la società in cui viviamo».

Cinema: The Iron Lady



Londra, 2008. Nel suo appartamento ben arredato, l’ex Primo Ministro Margaret Thatcher prepara la colazione per il marito Denis, esattamente come ha fatto ogni mattina della loro vita coniugale. Fino a che l’assistente personale di Margaret non entra nella stanza, non vediamo che la donna siede al tavolo da sola. Denis è vivo solo nella sua immaginazione. Descritto in più di un’occasione quand’era in vita come “sempre presente, anche se non c’è mai”, Denis è ancora presente per Margaret. Bloccata nella forzata inattività del pensionamento a combattere la cattiva salute, Margaret è sommersa dai ricordi. Frammenti della sua vita privata e della sua premiership si susseguono nella sua mente e li rivive in vividi dettagli. Mentre Margareth lotta per mantenere il proprio equilibrio, Denis la prende in giro e la punzecchia. La lotta, i trionfi, i tradimenti - alla fine, cosa ha ottenuto? Ora che tutto è stato detto e fatto, ne valeva la pena? The Iron Lady è la storia di una donna che venne dal nulla per sfondare le barriere di genere e di classe, per farsi ascoltare in un mondo dominato dagli uomini. E ‘un film sul potere e il prezzo che viene pagato per il potere, una storia che è allo stesso tempo unica ed universale..
Prima donna premier di una democrazia occidentale, undici anni al 10 di Downing Street dal 1979 al 1990 la Thatcher è stata molto amata dalla destra conservatrice e al contempo contestata da sinistra e forze sindacali. "Questo non è un documentario - ha dichiarato Meryl Streep - Abbiamo piuttosto voluto raccontare la storia di una donna che ha vissuto a fondo la sua vita. Il film ha un piccolo budget, lavoravamo 12 ore al giorno senza pause. Mi sono sentita come una contorsionista e sognavo sempre grandi massaggi. Ma mi sono sentita anche molto me stessa".

Regia: Phyllida Lloyd
Con: Meryl Streep, Jim Broadbent, Anthony Head, Richard E. Grant, Harry Lloyd, Alexandra Roach, Olivia Colman 


Il Vaticano contro “Gli Intoccabili’, programma di La7 condotto da Nuzzi



Esplode la polemica sulla trasmissione "Gli intoccabili"
Il Vaticano pronto ad azioni legali contro l'emittente "La 7". La nota di Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana
di Alessandro Speciale

Una presentazione “parziale e banale” di discussioni e tensioni “comprensibili” e umane, che ha interpretato i fatti in modo “fazioso” con l'obiettivo di “presentare le strutture del governo della Chiesa... come caratterizzate in profondità da liti, divisioni e lotte di interessi”: questo, e non altro – secondo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi –, è quanto emerso dalla puntata della trasmissione de La 7 'Gli Intoccabili' andata in onda ieri sera.

La trasmissione ha presentato alcune lettere di monsignor Carlo Maria Viganò, oggi nunzio apostolico negli Usa e fino allo scorso ottobre segretario generale – ovvero numero due – del Governatorato di Città del Vaticano, dirette a papa Benedetto XVI e al segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.

Nelle lettere, Viganò denuncia la “corruzione” che regnava nella gestione del Governatorato – la macchina amministrativa del minuscolo Stato vaticano – e attribuiva il suo trasferimento a Washington ad una campagna per discreditarlo da chi fino ad allora aveva profittato di sprechi e budget gonfiati, ed era stato disturbato dalla sua azione di risanamento e pulizia.

Il documentario è curato dal Gianluigi Nuzzi, autore del libro sui conti dello Ior “Vaticano SPA”. Alla trasmissione ha partecipato in studio il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian.