mercoledì 18 gennaio 2012

Sorrisi e Canzoni “svela” i “segreti” dell’Auditel intervistando il dg Pacini


Meno male che c’è ‘fru-fru signorina’, detto anche: Alfonso Signorini, a “illuminarci” sull’Auditel, dalle colonne di uno dei settimanali che dirige per conto della casa editrice-mediatica LaBerlusconi. Pardon: Mondadori.

Si tratta dell’intervista di ‘Sorrisi e Canzoni Tv” a Walter Pacini, direttore generale della società Auditel che trovare nel post immediatamente sotto.
Preciso, per chi ancora non lo sapesse, che il massimo organo deliberativo della società: il consiglio di amministrazione, ha tra i suoi  consiglieri alcuni massimi dirigenti di Rai e Mediaset. Ne cito due: Giuliano Andreani, amministratore delegato di Mediaset e Giancarlo Leone, vicedirettore generale Rai e direttore di Rai Intrattenimento.
Tutta gente – fino a prova contraria - seria, indipendente, mai in conflitto d’interesse.

L’intervistatrice dà subito sfoggio della sua posizione in merito all’attendibilità delle rilevazioni auditel. Notare l’inizio della prima domanda: “critiche e leggende metropolitane a parte..”, che già dimostra una posizione precisa e, conseguentemente, pone la domanda per ricevere conferma o ben sapendo quale sarà la risposta. Notare, inoltre, l’”arguzia” della domanda a seguire: “rispetto al 1986”
Straminchia. Che paragone! Rispetto al 1986…eh…sì…rispetto al 1986 qualcosa di diverso ci sarà. Non è detto che si tratti dell’attendibilità.

Oh.…poiché l’impegno è minimo, e tra gli omaggi che l’Auditel dà alle famiglie che fanno parte del panel, vi è il phon e giustappunto me ne servirebbe uno nuovo, mi offro volontaria per entrare tra i selezionati che usano il meter.
Ultima considerazione. Il direttore generale dell’Auditel Walter Pacini, in questa lunga intervista dettagliata, ha toccato solo marginalmente un punto essenziale: la tipologia del panel. Vale a dire, la campionatura delle famiglie scelte per la rilevazione dei dati. Si tratta, appunto, di una campionatura. Con questa logica: se uno vede un certo programma tv, tutti coloro che hanno medesime caratteristiche di: sesso, età, tipologia di studi, fascia di reddito, ecc.., sono considerati insieme a lui spettatori di quel programma. Da ciò: la determinazione degli ascolti in milioni e la relativa percentuale di share.
Anche un mononeuronico è in grado di capire che la scelta del panel, cioè degli italiani “campione” è fondamentale.
Come non è difficile comprendere che se la rilevazione dei dati potesse essere effettuata su tutte le reti come avviene su Sky, i dati sarebbero maggiormente attendibili. Anche se, il punto della questione è un altro: perché le tv sono schiave dell’Auditel? Perché, contrariamente, sarebbero ridimensionate in termini di profitti. Il rapporto: spot pubblicitario/dati di ascolto è il meccanismo principe sui cui si fonda la produzione Mediaset. E se i dati di ascolto attribuiti premiano programmi del cazzo, i palinsesti si riempono di questo “materiale”.
Anche quelli Rai, società alla quale paghiamo il canone, oltre la pubblicità insita nei prodotti che acquistiamo.
Comprensibile, quindi, che sia un giornale Mondadori - di proprietà Berlusconi – a “svelare” i “segreti dell’Auditel”. 

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