Meno male che c’è
‘fru-fru signorina’, detto anche: Alfonso Signorini, a “illuminarci”
sull’Auditel, dalle colonne di uno dei settimanali che dirige per conto della
casa editrice-mediatica LaBerlusconi. Pardon: Mondadori.
Si tratta
dell’intervista di ‘Sorrisi e Canzoni Tv” a Walter Pacini, direttore generale della società Auditel che trovare
nel post immediatamente sotto.
Preciso, per chi
ancora non lo sapesse, che il massimo organo deliberativo della società: il
consiglio di amministrazione, ha tra i suoi
consiglieri alcuni massimi dirigenti di Rai e Mediaset. Ne cito due:
Giuliano Andreani, amministratore delegato di Mediaset e Giancarlo Leone,
vicedirettore generale Rai e direttore di Rai Intrattenimento.
Tutta gente – fino
a prova contraria - seria, indipendente, mai in conflitto d’interesse.
L’intervistatrice dà
subito sfoggio della sua posizione in merito all’attendibilità delle
rilevazioni auditel. Notare l’inizio della
prima domanda: “critiche e leggende metropolitane a parte..”, che già dimostra una posizione precisa e, conseguentemente,
pone la domanda per ricevere conferma o ben sapendo quale sarà la risposta.
Notare, inoltre, l’”arguzia” della domanda a seguire: “rispetto al 1986”
Straminchia. Che
paragone! Rispetto al 1986…eh…sì…rispetto al 1986 qualcosa di diverso ci sarà.
Non è detto che si tratti dell’attendibilità.
Oh.…poiché l’impegno
è minimo, e tra gli omaggi che l’Auditel dà alle famiglie che fanno parte del panel, vi è il phon e giustappunto me ne
servirebbe uno nuovo, mi offro volontaria per entrare tra i selezionati che
usano il meter.
Ultima
considerazione. Il direttore generale dell’Auditel Walter Pacini, in questa
lunga intervista dettagliata, ha toccato solo marginalmente un punto
essenziale: la tipologia del panel. Vale a dire, la campionatura delle famiglie
scelte per la rilevazione dei dati. Si tratta, appunto, di una campionatura.
Con questa logica: se uno vede un certo
programma tv, tutti coloro che hanno medesime caratteristiche di: sesso, età,
tipologia di studi, fascia di reddito, ecc.., sono considerati insieme a lui
spettatori di quel programma. Da ciò: la determinazione degli ascolti in
milioni e la relativa percentuale di share.
Anche un
mononeuronico è in grado di capire che la scelta del panel, cioè degli italiani
“campione” è fondamentale.
Come non è
difficile comprendere che se la rilevazione dei dati potesse essere effettuata
su tutte le reti come avviene su Sky, i dati sarebbero maggiormente attendibili.
Anche se, il punto della questione è un altro: perché le tv sono schiave
dell’Auditel? Perché, contrariamente, sarebbero ridimensionate in termini di
profitti. Il rapporto: spot pubblicitario/dati di ascolto è il meccanismo
principe sui cui si fonda la produzione Mediaset. E se i dati di ascolto
attribuiti premiano programmi del cazzo, i palinsesti si riempono di questo
“materiale”.
Anche quelli Rai,
società alla quale paghiamo il canone, oltre la pubblicità insita nei prodotti
che acquistiamo.
Comprensibile,
quindi, che sia un giornale Mondadori - di proprietà Berlusconi – a “svelare” i
“segreti dell’Auditel”.
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