Bertone vacilla dopo il caso Viganò
Il cardinale
Bertone non ci pensa proprio. Eppure dopo la vicenda delle lettere di monsignor
Viganò, il tema delle dimissioni del Segretario di Stato ha ripreso a circolare
tra i Sacri Palazzi. Sarebbero "gradite", si ammette a mezza bocca in
più di un ambiente vaticano, "per riportare dignità, ordine e serenità
nella gestione degli affari correnti dello stato". Il timore di molti
prelati è che l'attuale pontificato, "rischi di essere penalizzato dai
pasticci del Segretario di Stato". Le 1l 2ettere
di Viganò ampiamente diffuse dai mass media e la pubblicazione sull'Osservatore
Romano dell'intervista al presidente del Consiglio Mario Monti, con l'omissione
la firma dei giornalisti della Radiovaticana che l'hanno realizzata, sono la
conferma - si commenta nei palazzi d'oltretevere - di una "spaccatura tra
la Segreteria di Stato e il mondo Vaticano". Persino la nota del portavoce
della Santa Sede, voluta da Bertone, conferma - secondo gli esegeti dei Palazzi
- l'esistenza di un pericolo corruzione negli affari interni: "Non una
riga della nota fa riferimento al contenuto delle lettere-denuncia di monsignor
Viganò".
Lo scontro con
Bertone, che intende resistere, potrebbe però avere un ulteriore capitolo già
in questi giorni: è attesa in settimana la scelta ufficiale del Papa per la
nomina alla prestigiosa sede cardinalizia del Patriarcato di Venezia di
monsignor Francesco Moraglia, 58 anni, genovese, attuale vescovo di La Spezia,
presidente della fondazione "comunicazione e cultura" della Cei, da
cui dipende anche Tv2000 diretta da Dino Boffo. Su Moraglia c'è un parere
concorde e positivo degli uomini di punta della Chiesa italiana, dall'attuale
presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, allo storico capo dei vescovi,
cardinale Camillo Ruini, responsabile del progetto culturale della Cei. Pareri
condivisi anche dalla Congregazione per il clero. Un consenso diffuso e
accettato "obtorto collo" anche dal cardinale Bertone che invece
puntava sul nome dell'Osservatore permanente al Consiglio d'Europa, monsignor
Aldo Giordano. E dopo il ruiniano Nosiglia alla guida dell'arcidiocesi di
Torino, anche Venezia, per restare alle grandi sedi cardinalizie italiane,
sembra appannaggio della coppia
Bagnasco-Ruini.
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