da: Il Fatto
Quotidiano
Capitaneria di Livorno accusa il comandante
‘Nave ingovernabile, il suo è ammutinamento’
di Emiliano Liuzzi e Diego Pretini
Ilfattoquotidiano.it
pubblica in esclusiva le tre telefonate tra gli ufficiali a terra e Francesco
Schettino. Durante i colloqui il capitano della Concordia risponde che sarebbe
tornato sulla nave, dopodiché raggiunge il molo del porto del Giglio e qui
prende il taxi
“La nave era
ingovernabile, è finita in quella secca solo per un puro caso. Naufragio? E’
improprio, più corretto parlare di ammutinamento”. Questo perché prima della
dichiarazione di abbandono della nave erano già partite da 15 minuti le
operazioni di evacuazione. Ma soprattutto perché una volta abbandonata la nave
il comandante della nave ha disobbedito a ordini di superiori che gli dicevano
di tornare a bordo. A confermarlo è la stessa Capitaneria di Porto di
Livorno che ha registrato le telefonate tra la sala operativa e il comandante
della nave che era sceso, praticamente prima ancora che iniziasse la vera e
propria evacuazione.
Ilfattoquotidiano.it è riuscito a venire in possesso delle comunicazioni via radio con la nave e le tre telefonate che sono intercorse tra la Capitaneria e il comandante del Concordia Francesco Schettino.
Via radio, poco prima che la nave affondasse, per due
volte, la capitaneria si è messa in contatto con la plancia di comando.
“Concordia, è tutto ok?”. “Positivo”, rispondono dalla nave, abbiamo solo un
piccolo guasto tecnico. Erano le 21.49, e il Concordia era già sulla secca dove
si trova adesso. Cinque minuti dopo, la sala operativa di Livorno sollecita
ancora una volta il Concordia: lo fanno perché i carabinieri di Prato gli
riferiscono il contatto con un passeggero che parla di problemi e pronuncia la
parola naufragio.Ilfattoquotidiano.it è riuscito a venire in possesso delle comunicazioni via radio con la nave e le tre telefonate che sono intercorse tra la Capitaneria e il comandante del Concordia Francesco Schettino.
“Concordia, chiediamo se da voi è tutto ok”, è ancora la domanda del comandante di turno. “Solo un problema tecnico”. “Ci comunicate la vostra posizione?”. “Abbiamo solo un problema tecnico e non siamo in grado, ma appena risolto vi comunichiamo noi”.
Da quel momento in poi tutte le chiamate verso il Concordia, via radio, resteranno senza risposta, l’equipaggio è sulle scialuppe e non è in grado di rispondere. Alle 0.32 il comandante e già sullo scoglio. “Quante persone ci sono a bordo?”. Risposta: “Due, trecento”. La nave è in realtà piena, sono in 4200, tra passeggeri e equipaggio. Sono trascorsi 40 minuti dall’ordine di evacuazione. “Torno sul ponte, vado a vedere”. Alle 0.42 una seconda telefonata, in cui la capitaneria chiede: “Quanta gente deve scendere”. “Ho chiamato l’armatore e mi dicono che mancano una quarantina di persone”.
Il comandante dei vigili del fuoco di Grosseto dirà al Procuratore che in quel momento il comandante è sugli scogli insieme ad altri ufficiali. “Com’è possibile così poche persone? Ma lei è a bordo?”. “No, non sono a bordo perché la nave sta appoppando, l’abbiamo abbandonata”. “Ma come, ha abbandonato la nave?”, chiede la Guardia Costiera. “No, ma che abbandonata, sono qui”.
All’1.46 la terza telefonata, quella più concitata. In un crescendo di toni. “Parlo con il comandante?”, dice l’ufficiale della Capitaneria. Dopo qualche secondo di pausa. “Sì, sono il comandante. Si sono Schettino”.
“Allora, lei adesso torna a bordo, risale la bigaccina (scaletta, ndr.) e torna a prua e coordina i lavori”. Lui sta in silenzio. L’ufficiale insiste. “Lei mi deve dire quante persone ci sono, quanti passeggeri, donne e bambini e lì coordina i soccorsi”.
Lui: “Sono a bordo…. ma sono qui”. “Comandante questo è un ordine, adesso comando io, lei ha dichiarato l’abbandono della nave e va a coordinare i soccorsi a prua. Ci sono già dei cadaveri”, dice l’ufficiale da Livorno.
Schettino alla parola cadaveri chiede: “Quanti?”. Dall’altro capo: “Dovrebbe dirmelo lei. Cosa vuole fare, vuole andare a casa? Lei ora torna sopra e mi dice cosa si può fare, quante persone ci sono, e di cosa hanno bisogno”. “Va bene, sto andando”.
Ma a quel punto il comandante raggiunge il molo del Giglio e sale su un taxi.
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