lunedì 30 gennaio 2012

Tv, la numero uno del modello del berlusconismo che "rappresenta gli umori": Maria De Filippi


Maria De Filippi: “Mi sintonizzo con gli umori del Paese”.


La considero la numero uno della tv del modello del berlusconismo. La numero della tv commerciale.
Con ciò e… per ciò…contenta che non si sintonizzi con i miei umori…
Una sola osservazione.
Le racconta così bene, che c’è da crederle. Sa vendersi. Sa vendere.
Divertente, quando parlando di Uomini e Donne dice: «ha mantenuto lo stesso titolo ma è cambiato. Adesso il famigerato tronista viene una volta a settimana»
Davvero?!...E negli altri giorni della settimana che fa. Studia al Cepu? Un corso d'italiano con gli immigrati? Lavora? Cioè gli può venire un callo temporaneo..


da: la Repubblica 

Canale De Filippi: l’ultima colonna della tv generalista
di Silvia Fumarola

Ma davvero è finita la tv generalista? Ad analizzare i dati del sabato si direbbe di no: Maria De Filippi (che, può piacere o non piacere, vince con qualunque programma) con i dilettanti allo sbaraglio di Italia’s got talent vola con 6 milioni 800mila spettatori (28,43% di share) e batte anche questa settimana Ballando con le stelle, fermo a 5 milioni 241mila (21,86%). Da Uomini e donne e Amici a C’è posta per te, il modello De Filippi resiste, forse perché quello che fa le assomiglia.
«Il satellite e Sky hanno cambiato la fruizione, oggi per resistere devi offrire un prodotto unico» spiega la conduttrice «lo spettatore ha cento bancarelle di mele a disposizione, devi offrire quella con un sapore diverso. Con la mia società, Fascino, che è al 50 per cento con Mediaset, lavoro al contenuto dei programmi. Con C’è posta per te vado in onda da oltre dieci anni: lo spettatore sa che certe storie le trova solo lì. E devi investire: Julia Roberts non viene per la mia bella faccia, ma ci vuole la sorpresa oltre il pane quotidiano».
Unico modello della tv berlusconiana che resiste, Maria De Filippi ha attraversato indenne critiche e fughe del pubblico «perché, soprattutto con C’è posta, mi sono sintonizzata con l’umore del Paese: quest’anno le storie rispecchiavano la crisi, la richiesta della gente è quella di sentirsi rappresentata. E’ importante essere in sintonia con chi ti guarda da casa. Se mi fossi orientata unicamente sulle storie d’amore e non sulle difficoltà reali non sarebbe andato così bene».
Ragionamento che non fa una piega, ma Italia’s got talent è puro intrattenimento, erede diretto della Corrida, con, in più, il confronto tra giurati. «Lì c’è la ricetta di tutto quello che è nazionalpopolare: il momento in cui ridi, il talento di chi non ha mai la possibilità di esibirsi, ma c’è sempre l’Italia rappresentata. Poi si crea un’alchimia grazie a Belen e Simone, conduttori giovani e belli, e noi giurati, che ci divertiamo. Ridiamo: della giuria cattiva la gente si è stufata, alla fine è un varietà».
Fiorello centometrista e De Filippi maratoneta, gli ultimi dei Mohicani della tv generalista, ma lei rende onore a Milly Carlucci «una protagonista capace, Ballando è un fior di programma: oltre 5 milioni oggi, con l’offerta che c’è sono un risultato notevole. Avercene di trasmissioni che ottengono quei dati. Fiorello è un evento, è un centometrista. Il programma è lui, lo veste, ha bisogno di un contorno ma c’è lui al centro. Al suo posto, con quel contorno, non farei i suoi risultati».
Unicità del prodotto e sforzo creativo per non farlo invecchiare: l’inventrice dei “tronisti” spiega che anche Uomini e donne, non il massimo della bellezza per la verità, «ha mantenuto lo stesso titolo ma è cambiato. Adesso il famigerato tronista viene una volta a settimana» racconta «Devi offrire qualcosa di particolare. Una volta vinceva il filone – la tv del dolore, per esempio – oggi no. Lavori il doppio, fai più fatica: la trasformazione ha coinvolto anche Amici. Se fai la tv generalista non puoi sederti. Non puoi più dire: non c’è niente in tv, con tanti canali un’alternativa a te c’è sempre. Una volta potevi chiedere: datemi tregua, mi mettete nella giornata giusta? Oggi la giornata giusta non c’è. Con la crisi nessuno rischia, ma una trasmissione che inizia alle 21.10 non può durare tre ore. Mi auguro che torni la seconda serata: sarei felice che il prime time durasse fino alle 23.15. Se Rai e Mediaset si mettessero d’accordo ne guadagnerebbe anche la qualità».

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