sabato 27 aprile 2013

Pausa relax


Il blog va in vacanza. Ci si ripiglia dal 6 maggio…
Un buon 1° maggio a tutti. Un particolare pensiero a chi sta attraversando difficoltà professionali…

Ecco il governo....Napolitano (dalla bocca del "portavoce" Letta)


Questo il governo Giorgio Napolitano

“Portavoce” del capo di governo Napolitano, detto anche presidente del consiglio: Enrico Letta
“Viceportavoce” del capo di governo Napolitano, detto anche vicepresidente del consiglio: il cagnolino di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano
Interno: fuffy Alfano
Giustizia: Anna Maria Cancellieri (ex ministro dell’Interno nel governo Monti)
Difesa: Mario Mauro
Affari Esteri: Emma Bonino
Economia e Finanze: Fabrizio Saccomanni (d.g. Banca D’Italia)
Sviluppo economico: Flavio Zanonato (sindaco di Padova)
Infrastrutture e Trasporti: Maurizio Lupi; veniva dato alla Sanità per la “gioia” di Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere. Gioiranno comunque anche per questo ministero, soprattutto la CdO
Politiche agricole: Nunzia Di Girolamo
Ambiente: Andrea Orlando

Sgovernissimo Pd-Pdl: “Sì, Civati, ma qual è l’alternativa?”



A Matteo Renzi, che non mi convince, o meglio: mi convince sempre più di essere l’erede di Silvio Berlusconi e di essere uno sloganista privo di contenuti acuti e concreti, di gran lunga, preferisco Pippo Civati. Ragionevole, quindi: sensato. Credibile e con una certa capacità di comunicare.



Sì, Civati, ma qual è l’alternativa? 

Questa è la domanda che mi viene più rivolta in queste ore (la settimana scorsa era «perché non Rodotà?», che sembra passato un secolo).
Ora, le alternative erano molte fino al voto di Prodi, come ormai sapete. I famigerati 101 hanno decimato le speranze degli elettori del Pd e anche le alternative, questo è vero, e lo hanno fatto apposta. Ma qualche alternativa, quella sera, era rimasta ancora.

venerdì 26 aprile 2013

Andrea Scanzi: “Letta, Grillo, Berlusconi e le dieci bugie oggi di moda”


da: Il Fatto Quotidiano

“E’ tutta colpa di Grillo”. E’ sempre colpa di Grillo. Se cade il governo, se piove, se c’è il sole. La tesi autossolutoria del Pd – il cui elettorato tende incredibilmente a ingoiare di tutto, passando dalla fregola per l’iper-democrazia al giubilo per l’abbraccio mortale con Berlusconi – è ora quella di ripetere che “il governissimo c’è perché Grillo ci ha portato a farlo”. Sarebbe vero se non ci fosse stata l’apertura Rodotà. Ma quell’apertura c’è stata. Nel gioco delle percentuali, il Pd ha il 70% delle colpe e l’ortodossia di Grillo il 30%. Il M5S ha sbagliato a non fare un nome al secondo giro di consultazioni (non sarebbe cambiato nulla, ma avrebbe tolto alibi al Partito Disastro), ma da Rodotà in poi è stato impeccabile: appoggiate questo nome (più vostro che nostro) e faremo un percorso insieme. A dire no è stato il Pd. Perché? Perché ha sempre voluto – nella maggioranza dei suoi parlamentari – l’inciucio. Infatti è stato scelto Enrico Letta, lo zio di suo zio. Quello che “è meglio votare Berlusconi che Grillo”.
“Su Rodotà non c’era maggioranza”. Bugia a metà. C’era la maggioranza degli elettori del Pd, ma non della maggioranza dei parlamentari piddini. Ciò significa, inequivocabilmente, che tra elettorato e rappresentanti c’è una scollatura drammatica. I Boccia non rappresentano nessuno, se non se stessi. Però decidono.

Marco Travaglio: “Letta a due piazze”


da: Il Fatto Quotidiano

Letta sono due. Non Gianni ed Enrico. Ci sono proprio due Enrico Letta. Come certi medicinali, uno è a uso esterno, da esibire agli elettori nelle campagne elettorali, tutto accaldato e tonitruante contro B. E l’altro a uso interno, tutto cerimonioso e ossequiente con B., da mandare alle trattative col Pdl (di solito con lo zio Gianni: più che trattative, ricongiungimenti familiari) e all’occorrenza da nominare capo del governo di larghe intese. Sul Letta modello A fanno fede le citazioni testuali che abbiamo raccolto qui a fianco nell’editoriale a sua firma. 
Sul Letta modello B è il caso di soffermarsi, per comprendere come abbia potuto fare ciò che lui stesso negava dinanzi agli elettori di voler fare e che persino Bersani, con lui alle spalle nel ruolo di vice, ha rifiutato di fare. Ma soprattutto perché B. si fida ciecamente di lui. Il sito di Radio Radicale custodisce un prezioso reperto d’epoca: la presentazione nel 2005 del libro dell’avvocata Giulia Bongiorno, Nient’altro che la verità sul processo Andreotti, che dovrebbe intitolarsi “Nient’altro che la bugia” visto che accredita la balla dell’assoluzione di Andreotti (notoriamente prescritto per il reato di mafia commesso fino al 1980). Insieme al Divo, a Pippo Baudo, a Romiti e a Cossiga, c’è anche Enrico Letta piuttosto ispirato: “Quante volte da bambino ho sentito nominare Andreotti a casa di mio zio, dove passavo tutti i capodanni e tutte le feste! Una presenza così importante che non veniva nemmeno chiamata, definita: era la Presenza e basta, venerata da tutti. Io avevo una venerazione per questa personalità, questa icona!”. Poi la memoria cede il passo alla lacrima, per la grave “ingiustizia” subìta dalla venerata Icona-Presenza, fortunatamente “andata a buon fine” tant’è che “siamo tutti qui a festeggiare”. 

“Ha distrutto l’Italia,mai al governo con Berlusconi”: chi lo ha detto? (no, non è Renzi..non ancora..)


Non mi ero accorta del gran parlare che fa Enrico Letta. Ecco i suoi “concetti cardine” nella loro “evoluzione”.
Certo che..tra la coerenza (?!) tattica di Grillo e l’incoerenza tattica o strategica o “naturale” o che organo sessuale sia, del nipotino di Gianni Letta, ci vorrebbe del sano realismo e della capacità di mediazione. Doti sprovviste a una classe politica che sta trainando il carro funebre con un morto dentro che non si chiama Lazzaro.


da: Il Fatto Quotidiano

Ha distrutto l’Italia, mai al governo con Berlusconi
di Enrico Letta

Occorre un grande patto costituente tra progressisti e moderati che escluda dal governo i populismi di Grillo, Berlusconi e Di Pietro (26-6-12).
Il governo si regge su un patto politico chiaro: il Pd si è assunto la responsabilità di stare in una maggioranza con chi ci ha ridotto così, a patto che l’interlocutore non fosse Berlusconi (3-7-12).

The Good Wife, quarta stagione, ultimo episodio: promo ‘What’s in the box?’

The Voice: il primo live



The Voice, il primo live manda a casa ex Gazosa e Michelle


E diretta, finalmente, fu. Dopo quasi due mesi di trasmissioni (tra blind audition e battles), The Voice of Italy è entrato nella sua fase «viva» - nel vero senso della parola - con le puntate live. Noi di Vanityfair.it eravamo lì in studio e abbiamo seguito (e commentato) la prima diretta con voi. Che ci ha regalato non pochi momenti cult (impagabili dialoghi tra uno spaesato Cocciante e Troiano, medley sgambettato della Raffa che a 70 anni le continua a cantare e suonare ancora a tutti, Pelù che a un certo punto se n’è uscito con la frase «Prima di morsicare bisognerebbe leccare»… ahinoi).
La serata è comunque iniziata in maniera potente, nel segno del rock di Patti Smith: sulle sue note di Because the Night la Raffa si è dimenata come neanche con Maracaibo. Poi la verve generale è andata calando, ma trattandosi di un debutto diciamo che un po’ di «straniazione» ci stava (purché poi passi). Non ci stava invece ancora una volta la scelta dei costumi, che anche a questo giro hanno lasciato non poco a desiderare (anzi, a desiderare per niente).

OMD: ‘Metroland’

OMD: album ‘English Electric’




OMD
English Electric
2013 (Bmg) | synth-pop
di Marco Bercella



Gli Omd ci riprovano. Trascorsi tre anni da un’acclamata reunion che, a giudicare da quanto prodotto, era rimasta tale solo nelle intenzioni di quell’autentico signore che risponde al nome di Andy McCluskey, la band di Liverpool affila i sintetizzatori ripresentandosi ai blocchi di partenza con rinnovato fervore.
Ma il fervore da solo non basta, e Andy deve averlo ben compreso proprio all’indomani dell’incerta produzione di “Hystory Of Modern”, allorché avemmo occasione per rimarcare l’assenza di canzoni davvero all’altezza che, a ben vedere, sono la chance più importante per chi, come gli Omd, è titolare di un pop sound molto difficile da eludere, anche nelle aspettative di chi ascolta. 

Pd e governo Letta: chi non vota la fiducia sarà espulso


Come si suol dire: i metodi di Grillo e Casaleggio fanno scuola….


da: Lettera 43

Pd, chi non vota la fiducia rischia di andar fuori
Partito diviso sul governo. Franceschini e Boccia: «Chi vota no sarà espulso». Civati e Puppato: «Basta minacce».

Larghe intese, Enrico Letta presidente del Consiglio, un governo bipartisan riempito di personalità di spicco. Una soluzione, l'ultima possibile, che non convince tutti. La giornata di consultazioni del premier incaricato ha messo in luce le perplessità del Popolo della libertà, ma è soprattutto all'interno di un Partito democratico sempre più diviso che si gioca la partita.
Tanto che qualcuno ha già manifestato la sua contrarietà, come Laura Puppato e Giuseppe Civati. Un rischio, quello dell'ennesima frattura, che molti nel partito non sono disposti a correre, così che Dario Franceschini ha ipotizzato sanzioni pesanti, come l'espulsione, per chi non dovesse rispettare la linea e votare la fiducia in parlamento.
BOCCIA: «RISPETTO DELLE REGOLE». «Nessuna minaccia ai colleghi ma ci sono delle regole che vanno rispettate ed è chiaro che chi non dovesse votare la fiducia al governo sarebbe fuori dal partito». Francesco Boccia, deputato del Pd, non ha usato mezzi termini nel suo intervento a SkyTg24.

Luca Ricolfi: “Il vantaggio del ‘velo d’ignoranza’


da: La Stampa

Non sappiamo se Enrico Letta riuscirà a formare un governo, né se il nuovo governo sarà messo in condizione di governare. Ma facciamo per una volta gli ottimisti, e immaginiamo che tutto vada per il meglio, e che il futuro governo non sia paralizzato dalle forze politiche che lo sostengono.  

Che cosa sarebbe ragionevole aspettarsi dal nuovo governo? 

Credo che la maggioranza degli italiani risponderebbe: che affronti l’emergenza economico-sociale, a partire dal dramma occupazionale. Dopo tutto, è per questo che ci stiamo negando il lusso di tornare immediatamente al voto.  

Anch’io la vedo così, e non da oggi. E tuttavia penso che, in questo preciso momento, ci siano anche due altre priorità, non strettamente economiche ma vitali per il futuro dell’Italia. La prima è ovvia: il nuovo governo, se vuole partire con il piede giusto, deve abolire il finanziamento pubblico dei partiti, e deve farlo senza se e senza ma (o meglio, con un unico «ma»: la completa defiscalizzazione delle donazioni private). So benissimo che c’è anche un po’ di semplicismo e di demagogia in questa richiesta, ma ci sono anche due argomenti fortissimi a suo favore. Primo: l’abolizione del finanziamento pubblico

mercoledì 24 aprile 2013

X Factor 2013: Mika nuovo giudice





Mika: ''X-Factor la nuova sfida, ho detto subito sì alla proposta di Sky''

Sta imparando l'italiano e non gli importa quale categoria gli sarà affidata: per diventare una popstar bisogna sempre puntare all'eccellenza ed essere se stessi. Ne è convinto Mika, che - ormai è ufficiale - sarà uno dei quattro giudici di X Factor 2013.

«Sono molto eccitato per questa nuova avventura italiana, sarà una grande sfida», dice all'ANSA la 29enne popstar libanese raggiunta telefonicamente a Londra.

«Parlo inglese, francese e spagnolo, mi avevano chiesto di fare il giudice in altri show in vari paesi del mondo - spiega - ma per qualche ragione non era mai stato possibile. Alla fine dello scorso anno me l'ha chiesto uno dei produttori di X Factor. Ho risposto subito sì. Mi era piaciuto molto lo show, specialmente rispetto ad altri in cui mi ero esibito. Da voi avevo cantato tre volte, mi era piaciuto il team, ho visto veri artisti su quel palco».

Come Chiara, vincitrice dell'ultima edizione, con la quale ha duettato nella finale:

Andrea Scanzi: “Il bivio del Movimento Cinque Stelle”


da: Il Fatto Quotidiano

Il flop del Movimento 5 Stelle in Friuli è evidente. La tesi autoassolutoria è che le regionali non possono essere interpretate come spia del sentire nazionale. Certo. Anche a febbraio il M5S prese il 25% alla Camera e molto meno alle consultazioni di Lombardia, Lazio e Molise.
Il “voto di protesta” è più forte su scala nazionale, mentre a livello locale e regionale si scelgono – spesso – concretezza e persona (e in Friuli ha vinto la Serracchiani, non il Pd). Era però emblematico il servizio di lunedì a Piazzapulita: in ogni piazza friulana, Grillo veniva accusato di “non sporcarsi le mani”, di “giocare”, di “non assumersi responsabilità”. Se Grillo è tra i pochissimi ad avere il coraggio di affrontare di persona le contestazioni (mentre le Finocchiaro e i Franceschini continuano a vivere su Plutone), tradisce al contempo la difficoltà di spiegare una iper-coerenza percepita come causa primaria dello stallo. La mossa di Rodotà ha portato a un trionfo unicamente morale. Il Parlamento, sordo quanto si vuole ma pur sempre dominante, ha incoronato Napolitano Bis. Ovvero l’anticamera dell’inciucio. Esaurita la delusione per la vittoria di Pirro, le criticità si ripresentano.
L’atteggiamento ottuso del Pd, ribadito anche ieri da una direzione caricaturale e arrogante, spingerà il Movimento (di per sé a maggioranza ortodossa) ad assecondare una opposizione totale. La linea sarà: “Ci abbiamo provato con Rodotà, non ci avete ascoltato e adesso fanculo”. Coerente, ma dagli esiti concreti impalpabili. Il M5S ha raccolto 163 parlamentari: troppi per interpretare

Barbara Spinelli: “Grillo e il mito del volo di Ulisse”

da: la Repubblica

Gli ultimi movimenti di Grillo, dopo la rielezione di Napolitano, sono non solo prudenti ma inquieti: quasi contratti. Non ha afferrato l'occasione offerta dalla collera di migliaia di cittadini, che avevano sperato in Stefano Rodotà: dunque in una democrazia rifondata, che chiudesse il ventennio berlusconiano. Ha evitato euforiche piazze. Non è un comportarsi populista.

Perché il populista classico mente al popolo, per usarlo e manipolarlo. Viene in mente, osservandolo, quel che il filosofo Slavoj Zizek disse delle sinistre di Syriza, nel voto greco del giugno 2012: "Sono sognatori che svegliandosi si son trovati in un incubo". Col che intendeva: non sognano affatto, ma razionalmente guardano la realtà e la riconoscono tragica.

La realtà vista da Grillo è difficilmente confutabile: è la sconfitta, enorme, vissuta sabato dall'Italia del rinnovamento. E il trionfo, non meno vistoso, dei piani del demiurgo di Forza Italia: il Pd ridotto molto democraticamente in ginocchio; poi un governo di larghe intese; poi la vittoria elettorale del Pdl. E all'orizzonte, non lontano: Berlusconi capo dello Stato. Parlando alle Camere,

Il Buongiorno di Massimo Gramellini


da: La Stampa

Nell’esporre la sua netta contrarietà all’esecuzione di «Fischia il vento e infuria la bufera» durante le celebrazioni del 25 aprile, il commissario prefettizio di Alassio ha spiegato agli ultimi, stupefatti partigiani che la festa della Liberazione è apolitica. Non me ne voglia Sua Eccellenza, ma fatico a trovare una festa più politica dell’abbattimento di una dittatura. Politica in senso nobile e bello, al netto degli orrori reciproci che purtroppo fanno parte di ogni guerra civile.  

Oggi il modo più diffuso per commemorare la Liberazione consiste nel rimuoverla, annegandola in un mare di ignoranza. Un signore ha scritto scandalizzato dopo avere udito all’uscita da una scuola la seguente conversazione tra ragazzi: «La prof dice che giovedì non c’è lezione». «Vero, c’è qualcosa tipo… una liberazione». Ma anche i pochi che sanno ancora di che cosa si tratta preferiscono non diffondere troppo la voce «per non offendere i reduci di Salò», come si è premurato di precisare il commissario di Alassio. Una sensibilità meritoria, se non fosse che a furia di attutire il senso del 25 aprile si è finito per ribaltarlo, riducendo la Resistenza alla componente filosovietica e trasformando le ferocie partigiane che pure ci sono state nella prova che fra chi combatteva a fianco degli Alleati e chi stava con i nazisti non esisteva alcuna differenza. La differenza invece c’era, ed era appunto politica. Se avessero vinto i reduci di Salò saremmo diventati una colonia di Hitler. Avendo vinto i partigiani, siamo una democrazia. Nonostante tutto, a 68 anni di distanza, il secondo scenario mi sembra ancora preferibile. Grazie, partigiani.  

martedì 23 aprile 2013

Governo: Napolitano, la notte porta consiglio (?!)



da: TMNews

Governo, ballottaggio Amato-Letta, Napolitano ancora indeciso
In vantaggio il vice Pd, si profila esecutivo con nomi 'pesanti'

"Più esperienza o più appeal?". Uno dei 'consultati' di Giorgio Napolitano riassume così il dilemma del capo dello Stato, descritto "davvero indeciso" tra l'opportunità di affidarsi ad un uomo di esperienza e di indubbio riconoscimento internazionale come Giuliano Amato oppure quello di provare ad interpretare l'esigenza di rinnovamento montante puntando sul più giovane Enrico Letta. Di sicuro, pare sgombrata dal campo l'ipotesi di Matteo Renzi, così come in calo è anche quella di una figura istituzionale.

Perchè un punto che sembra (abbastanza) fermo è che nell'esecutivo, a prescindere da chi lo guiderà, entreranno comunque nomi 'pesanti', vista anche la netta preferenza di Silvio Berlusconi per nomi autorevoli che possano dargli le garanzie richieste. Leader politici di primo piano come D'Alema e Franceschini per il Pd, Alfano e Schifani per il Pdl, e a questo punto forse anche l'ex premier Mario Monti. Una squadra che verrebbe completata attingendo al bacino dei 'saggi'. E dunque Mario Mauro (nella doppia veste di esponente di vertice di Scelta Civica e di componente dei gruppo di lavoro insediato da Napolitano) e poi Salvatore Rossi, Luciano Violante, Gaetano Quagliariello.

Rai3, Che tempo che fa: Lorenzo Jovanotti ‘Bella’


Rai3, Che tempo che fa: Lorenzo Jovanotti ‘Ti porto via con me’


Barbara Spinelli: “Hanno ucciso i padri per mettere il regno nelle mani di Berlusconi”


Stimo Barbara Spinelli, che considero acuta e indipendente. Quest’intervista lo conferma. Ho solo un’osservazione da fare. E’ vero che, stante le candidature di Marini e Prodi, il non accordo di Grillo al governo Bersani pare la scelta giusta. Ma se Berlusconi e il Pdl stanno risalendo nei sondaggi  - posto che, il voto riserva sempre sorprese non preventivabili – il “merito” non è solo dell’insussistenza totale del Pd ma, anche, delle scelte di Grillo. Che oggi può raccontare di come sia stato bravo a non farsi fregare da Bersani. Ma il motivo del mancato accordo non era tanto il non fidarsi della capacità di cambiamento del Pd, quanto ragioni tattiche di tenuta del Movimento 5 Stelle (coerenza e altro). Grillo ha ragionato né più né meno da politichese.
La differenza tra il politichese Bersani e il politichese Grillo è che quest’ultimo è nella fase del vincitore mentre il primo è in costanza di sconfitta.
  

da:  Il Fatto Quotidiano

Spinelli: “Parte del Pd è ricattabile. E ora il Caimano va verso il Colle”
di Silvia Truzzi

Barbara Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a un governo “di larghe intese”. A quale Pd dobbiamo credere? 

Fisco, Equitalia: stop ai pignoramenti di stipendi e pensioni in banca e poste



da: La Stampa

Equitalia: stop ai pignoramenti di stipendi e pensioni in banca
Befera: redditometro applicato solo ai casi di evasione spudorata

Stop ai pignoramenti sui conti correnti in banca o alle poste dove vengono versati i soldi di stipendi e pensioni. Un segnale forte, con la crisi economica che pesa sulle famiglie, deciso da Equitalia con decorrenza immediata per tutti i redditi stipendio/pensione sotto i 5 mila euro mensili. Mentre per le procedure di pignoramento presso il datore di lavoro o l’ente pensionistico restano le vecchie regole. La concessionaria per la riscossione viene così incontro alle esigenze, amplificate dalla crisi, di misurare il proprio intervento, in attesa (e in assenza) dei chiarimenti normativi che potrebbero e dovrebbero arrivare dal Parlamento. 

Intanto da Napoli, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera indica che per le agevolazioni sollecitate dalle imprese è aperto il confronto con Confindustria sulle «segnalazioni che hanno fatto» gli industriali, ed «a maggio dovremmo essere in chiusura». Mentre avverte: «Chi ostacola il nostro lavoro, perché lo svuota di senso, sono coloro che attraverso corruzione e inefficienza dilapidano denaro pubblico». Intervenendo ad un convegno sull’evasione fiscale organizzato dall’ordine dei dottori commercialisti, il direttore delle Entrate ha così puntato il dito contro chi vede l’evasione «come una compensazione per ciò che lo Stato dovrebbe fare e non fa, una sorta di evasione per legittima difesa».

Stefano Feltri: “La pericolosa rivoluzione di Giorgio II”


da: Il Fatto Quotidiano

La pericolosa rivoluzione di Giorgio II
di Stefano Feltri

Lui si commuove, i partiti applaudono. Eppure non c’è alcuna ragione di celebrare questa sobria e un po’ triste cerimonia con cui Giorgio Napolitano ha giurato, per la seconda volta, da presidente della Repubblica. Ne è consapevole anche lo stesso capo dello Stato che ha rifiutato i corazzieri e la macchina scoperta: non è il momento per il fasto e per i bagni di folla. Perché quello che si è celebrato oggi a Montecitorio è il funerale della seconda Repubblica, senza che la politica dimostri alcuna prospettiva di resurrezione nella Terza.
La novità più rilevante è il passaggio dell’Italia a un presidenzialismo di fatto: Napolitano ha spiegato che la sua permanenza al Quirinale dipende da due variabili: da quanto lo sosterranno le forze e da come si comporteranno i partiti. Se non collaborano, ha lasciato intendere, lui non si sente più vincolato a restare.
Questo ha una conseguenza molto concreta: chi volesse sfiduciare il nascente “governo del presidente”, porterebbe alle dimissioni anche il capo dello Stato, non soltanto il premier. E’ uno schema alla francese: il primo ministro è un emissario del presidente, vero punto di riferimento. Non è una novità da poco.

lunedì 22 aprile 2013

Napolitano bis avvisa i partiti: o larghe intese o mi dimetto…



da: TMNews

Napolitano: "Intese non sono orrore". Ai partiti: basta tatticismi
Il discorso del presidente: ora governo, decisioni nette su riforme. Se sordità, sarò pronto a trarne conseguenze

Un discorso applauditissimo: nonostante la dura reprimenda per le mancate riforme e per molto altro, i destinatari del monito che Giorgio Napolitano ha rivolto nel suo discorso al Parlamento che lo ha rieletto al Quirinale lo hanno omaggiato con vere e proprie standing ovation in aula alla Camera.

Eppure al Pd non sono sfuggiti un paio di passaggi che sembravano cuciti addosso al partito guidato fino all'altro ieri da Pierluigi Bersani: la prima volta quando il presidente della Repubblica ha definito "regressione" il fatto che "si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse". E mentre da un lato c'era Silvio Berlusconi che, con tutto il suo partito, si spellava le mani per applaudire il capo dello Stato, dall'altro lato dell'emiciclo i parlamentari del Pd non sono apparsi altrettanto entusiasti. Solo qualcuno si è lasciato andare a un timido applauso.

Nina Simone: My baby just cares for me

Nina Simone: I want a little sugar in my bowl


Il 21 aprile del 2003 moriva Eunice Kathleen Waymon, in arte: Nina Simone. Cantante e pianista, è stata una grande icona del soul.Voce particolare. Indimenticabile.
E’ stata anche un’attivista dei diritti civili. Amica di Martin Luther King e Malcom X.

Noemi: a Londra per cambiare musica


da: la Repubblica

Noemi: "Io in fuga dall'Italia per cambiare musica"
La cantante racconta la sua vita londinese. "Roma mi stava stretta. Ogni sera canto in un club diverso e non smetto di sognare"
di Giuseppe Videtti



Due camere e cucina. Una scala ripida che a trascinare su la valigia fa venire il fiatone. Noemi è troppo entusiasta per lamentare la mancanza dell'ascensore. Appena sbucata dalla metro di West Kensignton, con la sorella Arianna che l'ha raggiunta da Roma, si arrampica chiassosa e allegra fino al secondo piano. La rossa di X Factor, vincitrice morale dell'edizione 2009, fa la pendolare tra Londra e Milano, dove è impegnata come coach (con Carrà, Pelù e Cocciante) nel nuovo talent The Voice of Italy. "Avevo bisogno di aria nuova, di nuove energie. L'Italia è bellissima, ma musicalmente letargica. Volevo incontrare persone, fare progetti, e così siamo partiti. Difficilissimo all'inizio trovare casa, infine eccoci qua", esplode, mentre sistema i bagagli dell'ospite e saluta Gabriele (Greco), il compagno (e bassista) con cui condivide la bohème londinese.

Quelli…cui prodest: Matteo Renzi, in attesa di…D’Alema


da: Il Fatto Quotidiano

Pd, Renzi aspetta la leadership dalle mani di D’Alema. Letta, governo più lontano
Il sindaco di Firenze sarà incoronato da quelli che hanno silurato nell'urna il suo tentativo di far eleggere Prodi al Quirinale: un asse tra vecchia guardia dalemiana e popolare coi giovani turchi. La sinistra di Fabrizio Barca ha pochi sponsor. Per Palazzo Chigi diminuiscono le possibilità di Enrico Letta, considerato "corresponsabile" del disastro di Bersani. In molti gli preferirebbero "l'esterna" Cancellieri
di Cosimo Rossi

A Matteo Renzi la premiership, meglio se passando prima per la leadership del Pd. A Massimo D’Alema, e i pochi maggiorenti non scottati dai sei scrutini per il Quirinale, il ruolo di king makerdel nuovo astro fiorentino e magari un posto al sole in collina per coronare la carriera. Questo è quanto si profila sulle macerie del Pd; sempre ammesso che il partito di largo del Nazareno riesca a superare indenne la formazione del governo.
Il sindaco di Firenze sarà incoronato precisamente da quelli, i 101 franchi tiratori, che hanno silurato nell’urna il suo tentativo di imporsi sul declino di Pierluigi Bersani per far eleggere Romano Prodi al Quirinale: un asse tra vecchia guardia dalemiana e popolare coi giovani turchi e non solo. Il resto, la sinistra di Fabrizio Barca o altrimenti intesa, o si aggrega al carro del sindaco e dei suoi numi tutelari oppure può anche far fagotto; come si è già capito non dispiacerebbe ai reniziani più oltranzisti. Una manovra che passerà per il prossimo congresso del Pd, in calendario per l’autunno, e le successive elezioni politiche. Elezioni che, su esplicita richiesta di Napolitano, i partiti si sarebbero

Marco Travaglio: “Funeral Party”



da: Il Fatto Quotidiano

Funeral Party
di Marco Travaglio


La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell’horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all’altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l’inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l’ha ottenuto. E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese).
Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero,

domenica 21 aprile 2013

Rielezione di Napolitano, Grillo: “Colpettino di Stato furbo per salvare Berlusconi e Mps”


da: Il Fatto Quotidiano

Rielezione Napolitano, Grillo: “Colpettino di Stato furbo. Volevano salvare Mps e B.”
Conferenza stampa del leader del M5S a Roma dopo le proteste di ieri. "L'applauso dopo l'elezione del presidente della Repubblica? Un applauso di scherno dei partiti a se stessi"

Dopo aver parlato di “colpo di stato” in occasione della rielezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, appena arrivato dalla campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia, Beppe Grillo aggiusta il tiro sul significato delle parole. “Dobbiamo intenderci sulla semantica – spiega – Ieri sera abbiamo assistito a qualcosa di inconsueto: si sono riuniti i leader dei partiti e hanno deciso di rieleggere Napolitano. Mai nessuno però è stato in carica per 14 anni, nemmeno Chavez. Napolitano era molto stanco e convinto di mollare. E’ avvenuto uno scambio”. Lo scopo, dice chiaramente, è “quello di salvare il culo a Berlusconi e a Mps. Stanno rubando un anno di tempo al Paese – dice ancora – ma il paese non ci arriva all’anno prossimo”. 


sabato 20 aprile 2013

Quirinale, Napolitano rieletto: riparte il presidenzialismo di fatto (in barba alla Costituzione)


Giorgio Napolitano è stato rieletto presidente della Repubblica nella sesta votazione del Parlamento. Ha superato i 504 voti necessari.

Che fossimo entrati  - di fatto – e senza modifica della Costituzione, in una repubblica presidenziale,  lo si era capito dalla nomina dei saggi, cioè dalla “bicamerale” di Napolitano. Con questa rielezione, causata dal disfacimento del Pd, si entra ancor più nel regime del presidenzialismo.  

Non mi risulta di essere stata chiamata ad esprimermi, come cittadina italiana, in merito alla modifica della Costituzione, alla scelta del tipo di legge elettorale. 

Quirinale: Pd-Pdl-Scelta civica ricandidano Napolitano, Grillo grida al colpo di Stato


tratto da Lettera 43

Quirinale, Napolitano cerca la rielezione al sesto scrutinio
Il presidente in carica ha accettato la ricandidatura. Sì di Pd, Pdl e Scelta civica. Grillo grida al colpo di Stato. E convoca il M5s per protestare. Sel apre il «cantiere per una nuova sinistra».

Lo scenario si è rivoltato. L'inconcludente quinto scrutinio del 20 aprile ha in realtà fatto emergere un candidato per la corsa al Quirinale. Anche se non si tratta di un nome nuovo: il presidente in carica Giorgio Napolitano ha accettato di ricandidarsi per un secondo mandato.
Una decisione dettata dallo stallo della situazione politica. Dopo il terremoto del Pd, con l'impallinamento di Romano Prodi e le dimissioni di Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, i partiti sono saliti al Colle supplicando il capo di Stato di restare. E lui, «per senso di responsabilità», ha deciso di non sottrarsi alla richiesta.
Si tratta dell'ultima risorsa per il sistema partiti in crisi. Tanto che sia i Democrati che il Pdl hanno tenuto pre-riunioni, il cui esisto è stato un plebiscito per re Giorgio. Il loro voto dovrebbe dunque incoronare Napolitano nel sesto crutinio, alle 15 del 20 aprile.
Certo, il rischio franchi tiratori esiste. Per l'elezione servono 504 voti, sui 1.007 complessivamente disponibili nell'Aula. E i Cinque Stelle, come facilmente prevedibile, hanno già chiuso la porta.

venerdì 19 aprile 2013

Milano, licenziamenti ospedale S.Raffaele: i dipendenti occupano l’accettazione


da: Il Fatto Quotidiano

Dopo le prime 40 lettere di licenziamento, i dipendenti del San Raffaele di Milano tornano a protestare. Chiedono garanzie sul loro futuro lavorativo e temono l’arrivo di altre 200 lettere. Questa mattina si è arrivati a un nuovo scontro con le forze dell’ordine, appena prima dell’ingresso nell’atrio. Dalle 9.30 di questa mattina, infatti, i lavoratori hanno occupato l’accettazione del polo ospedaliero alle porte di Milano, dove ormai da mesi è attivo un presidio contro le scelte della nuova proprietà.



The Voice of Italy, ultima puntata duelli: gli ammessi alla prossima fase ‘Live’


da: Tvblog

Tutti gli ammessi alle fasi Live di The Voice of Italy.
di Giorgia Iovane

Si è appena conclusa la seconda fase di The Voice of Italy, le Battles. Tre puntate di sfide dirette tra i 16 concorrenti che ciascun giudice ha selezionato nelle Blind Auditions, le audizioni al buio che tanto sono piaciute a critica e pubblico e che di fatto hanno costituito il punto di forza di questo format, almeno per il lancio.
Solo voce, nessuna concessione a età, sesso, forma fisica, bellezza, look, segni particolari, solo pura voce ed emozione hanno inizialmente ispirato le scelte dei quattro giudici, Raffaella Carrà, Noemi, Riccardo Cocciante e Piero Pelù. Nelle Blind Auditions le sorprese non sono mancate, con voci apparentemente giovanissime appartenenti a ‘canne’ over ‘anta’, gemelli dalle voci talmente identiche da essere confondibili, ugole apparentemente cristalline su bellezze tv scartate perché senza personalità vocale: i giudici non si sono risparmiati nulla e il pubblico si è divertito, anche se tutto è stato registrato in una sola sessione (o quasi) e trasmesso in un mese. Un vero inferno per gli aspiranti concorrenti.
Poi sono arrivare le Battles, sfide decise da ciascun giudice chiamato anche

The Good Wife, 21° episodio: ‘A more perfect union’

giovedì 18 aprile 2013

Elezione presidente della Repubblica: due fumate nere, Marini "bruciato"


da: TMNews

Quirinale, Due fumate nere. Bersani: Ora nuova proposta
Crolla l'ipotesi Franco Marini, condivisa con Berlusconi. Il Pd vorrebbe far slittare la quarta votazione, il Pdl rifiuta.
Due fumate nere: troppe le lacerazioni del Pd, troppi i franchi tiratori: Franco Marini non ce l'ha fatta e, con ogni probabilità, è ormai out per la corsa al Quirinale. Anche Bersani, dope aver visto in frantumi la sua tessitura, ne ha preso atto sostenendo che adesso spetta al Pd "fare una proposta". "A questo punto - ha detto il segretario Pd - penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell'assemblea dei nostri grandi elettori".

Ma che l'impresa non sarà facile lo testimonia anche la richiesta del medesimo Pd di far slittare, di qualche ora o anche a sabato mattina, la quarta votazione per eleggere il presidente della Repubblica. La prima, cioè, in cui è richiesta la maggioranza assoluta di 504 voti e non quella qualificata dei due terzi. E' prevista per venerdì pomeriggio alle 15,30.

Ma il Pdl, che aveva votato come la Lega Marini, ha già messo le mani avanti rifiutando l'ipotesi di far slittare la quarta votazione. "Mentre il Paese, a 52 giorni dalle elezioni, è ancora in attesa di un governo, non si possono compiere manovre dilatorie anche per la scelta del capo dello Stato solo perché il Pd deve risolvere i suoi evidenti e gravi problemi interni", hanno affermato in una dichiarazione congiunta i presidenti dei gruppi parlamentari del Pdl, Renato Schifani e Renato Brunetta.

Concerto 1° maggio: escluso Fabri Fibra




da: La Stampa

Fabri Fibra escluso dal Concertone. In Rete scatta la rivolta degli artisti
Jovanotti: “Una censura assurda”
La decisione dei sindacati dopo le proteste di un’associazione contro la violenza sulle donne.
Il rapper: «Non mi capiscono».
Mannoia e Barbarossa saranno alla “contro-manifestazione” di Taranto

«Nemmeno quest’anno sarò su quel palco». Lo scrive Fabri Fibra sul suo profilo Facebook, annunciando la sua esclusione dal cast del concertone del Primo Maggio. Il rapper commenta così la decisione dei sindacati, nata dalla protesta sulla sua partecipazione lanciata dall’associazione D.i.re (Donne in rete contro la violenza) per il contenuto dei suoi testi. «Mi sembrava strano - prosegue Fibra -. In effetti, l’invito entusiasta da parte di Marco Godano mi aveva sorpreso, era una bella novità. Invece poi non sono gli organizzatori che decidono chi suona in piazza». «Nei miei testi - spiega il rapper - forse non tutti ci leggono l’impegno politico o sociale necessario per eventi del genere. Nel 2013, per alcuni, il rap e i suoi meccanismi artistici sono ancora da interpretare e da capire fino in fondo» «Il Primo Maggio è ancora soggetto a certi schemi che in altri circuiti live non ci sono o comunque non ci sono più», aggiunge Fibra la cui esclusione nel frattempo sta generando un tam tam sui social, in particolar modo su twitter: sta montando infatti in queste ore la protesta da parte di fan dell’artista, giornalisti, vip che accusano i sindacati di una decisione anacronistica e insensata. 

Elezione presidente della Repubblica, M5S: misteri post-Quirinarie



M5S, misteri post-Quirinarie
Strada, i numeri e la Kasta
Una piattaforma chiusa non aiuta un Movimento, che ha comunque portato novità interessanti nella politica, tra cui un'idea di partecipazione popolare alle decisioni collettive attraverso il digitale. E che però rivendica una trasparenza che non dimostra
di Tiziano Toniutti

Uno vale uno, sì. ma forse Grillo e  Casaleggio valgono un po’ di più. Sicuramente, più dei numeri dei votanti alle "Quirinarie", che rimangono un mistero anche dopo la scelta dei nomi. Beppe parla di "decine di migliaia" di partecipanti, l'unico numero certificato rimane quello degli aventi diritto, un totale di 48.282. Ma quanti abbiano effettivamente votato e la ripartizione dei voti sono dati ancora ignoti, a disposizione solo di Grillo e Casaleggio, come certificato da Dnv Business Assurance. Gabanelli, Strada e Rodotà potrebbero insomma essere stati votati ipoteticamente da un minimo di 6 persone a un massimo di 48.282.
Quirinarie e candidati. Alla mancanza di un dato assoluto si aggiungono le repliche dei primi due classificati e il silenzio del terzo. Milena Gabanelli si è detta "sopravvalutata", e però si è data del "tempo per pensarci". Gino Strada

Candidati presidenti della Repubblica: Rodotà e Marini


Le “quirinarie” dei misteri hanno scelto Milena Gabanelli quale candidato alla presidenza della Repubblica per il M5S. La giornalista ringrazia ma preferisce continuare a fare il suo mestiere. Altra rinuncia: quella di Gino Strada. Al che…Grillo candida Stefano Rodotà.

Pierluigi Bersani: “La candidatura di Franco Marini è quella che è più in grado di realizzare le maggiori convergenze. E' una persona limpida e generosa, uno dei costruttori del centrosinistra legato al lavoro ed al sociale". Così Pier Luigi Bersani all'assemblea dei gruppi del Pd”

Amen…