Stimo Barbara Spinelli, che considero acuta
e indipendente. Quest’intervista lo conferma. Ho solo un’osservazione da fare.
E’ vero che, stante le candidature di Marini e Prodi, il non accordo di Grillo al
governo Bersani pare la scelta giusta. Ma se Berlusconi e il Pdl stanno risalendo
nei sondaggi - posto che, il voto riserva
sempre sorprese non preventivabili – il “merito” non è solo dell’insussistenza
totale del Pd ma, anche, delle scelte di Grillo. Che oggi può raccontare di
come sia stato bravo a non farsi fregare da Bersani. Ma il motivo del mancato
accordo non era tanto il non fidarsi della capacità di cambiamento del Pd,
quanto ragioni tattiche di tenuta del Movimento 5 Stelle (coerenza e altro).
Grillo ha ragionato né più né meno da politichese.
La differenza tra il politichese Bersani e
il politichese Grillo è che quest’ultimo è nella fase del vincitore mentre il
primo è in costanza di sconfitta.
da: Il Fatto Quotidiano
Spinelli: “Parte del Pd è
ricattabile. E ora il Caimano va verso il Colle”
di
Silvia Truzzi
Barbara
Spinelli, per cinquanta giorni il Pd ha detto di non voler fare un accordo con
Berlusconi. Poi ha cercato l’intesa con il Pdl per il Colle e ora parteciperà a
un governo “di larghe intese”. A quale Pd dobbiamo credere?
Quando ci sono simili contraddizioni conta
il risultato. La scelta di Marini, chiara apertura all’intesa con Berlusconi,
ha rivelato che c’era del marcio nelle precedenti proposte a Grillo. Io ero a
favore d’un accordo Pd-M5s, ma quel che è successo significa che in parte mi
illudevo sulle reali intenzioni del Pd. Bene ha fatto Grillo, forse, a essere
diffidente.
Civati
ha detto: “I traditori diventeranno ministri”.
Condivido il laconico giudizio, come molti
suoi giudizi. I traditori, anche se hanno democraticamente votato, faranno il
governo.
La
base del Pd si è fatta sentire. Alcuni commentatori hanno criticato l’idea che
la politica si faccia “con i social network ”: tra questo e il non ascoltare i
propri elettori e dirigenti – sono state occupate sedi del Pd in mezza Italia –
c’è una bella differenza.
Sono anni che il Pd non ascolta i
cittadini, il popolo tout court. Vorrei ricordare due atti simbolici. Il
primo fu di Napolitano: “Non sento alcun boom di Grillo”, e invece il boom
c’era, eccome. Il secondo è della senatrice Finocchiaro. Dopo il voto a Marini,
davanti alla base in rivolta, ecco l’incredibile frase: “Ma che vogliono? Io
non vedo la base!”. Il Pd non vede il Paese. Perché questa criminalizzazione
poi, della rete? Dire che è tutta colpa dei social network, dire che i nuovi
parlamentari sono “inadeguati” (parola di Bindi): qui è l’irresponsabilità
denunciata ieri da Napolitano. Inadeguati a che? A che magnifica e progressiva
condotta del Pd?
Che
fine faranno le promesse sull’ineleggibilità di Berlusconi?
Non bisogna mai fasciarsi la testa prima di
rompersela. Se si vuol mettere in risalto il tradimento Pd, bisogna far finta
che abbiamo preso sul serio le dichiarazioni di tanti di loro, in favore della
ineleggibilità. Si rimangeranno anche questa promessa? Continueranno a
screditarsi, grottescamente.
Oltre
a non ascoltare la base, il Pd non ha dato retta anche a molti dei propri
parlamentari.
Non ha ascoltato Sel, con cui era alleato.
Ma neanche i due padri fondatori della sinistra del dopo Muro di Berlino:
Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il parricidio in politica può esser positivo, ma
bisogna che i figli costruiscano il nuovo. In questo caso hanno ucciso i padri
per mettere il regno nelle mani di Berlusconi. L’età non basta. Questa storia
finisce con la polverizzazione del Pd. Peggio: con la plausibile vittoria Pdl
alle prossime elezioni, e Berlusconi capo dello Stato dopo Napolitano.
Il
professor Rodotà ha scritto su Repubblica che bisognerebbe
interrogarsi sui motivi per cui personalità della sinistra siano state snobbate
pubblicamente dagli attuali rappresentanti della sinistra.
Questa è la domanda. Siamo
immersi nel romanzo di Saramago, La cecità: il Pd non vedendo il Paese non
ha visto nemmeno le persone del proprio campo che negli anni hanno stabilito un
contatto con le Azioni Popolari dei cittadini. Quando le Quirinarie le hanno
scelte come propri simboli, il Pd ha detto: sono persone di Grillo, non ci
umilieremo assoggettandoci. Follia. Tra l’altro: perché non li hanno fatti sin
da principio loro, quei nomi?
Nella
scelta fra trattare con Grillo per Rodotà – un uomo sulla cui fedeltà alle
istituzioni e alla Carta non c’è alcun dubbio – e trattare con Berlusconi, si è
optato per la seconda strada. Inspiegabile.
Una parte del Pd è forse ricattabile, a
cominciare dalla vicenda Monte dei Paschi di Siena. Non è meno forte quella che
chiamerei “schiavitù volontaria”. C’è stata una pressione forte anche dagli
attuali vertici d’Europa: la vittoria del M5s ha creato solidarietà attorno al
vecchio establishment contro il cosiddetto populismo di Grillo: ne ha
profittato il vero populista, Berlusconi. Ma lui è già metabolizzato. Rodotà
non sarebbe stato solo uno dei migliori garanti delle istituzioni, ma – come
Prodi – uno dei più autorevoli garanti dell’europeismo. Non dimentichiamo che è
l’estensore della Carta europea dei diritti: vincolante per tutti i Paesi
membri. Non esiste solo il plebiscito dei mercati. C’è anche un’Europa più
democratica verso cui tanti vogliono andare.
Il
professor Rodotà ha
anche detto, rispondendo a Eugenio Scalfari, che se vogliamo fare esami di
costituzionalità dobbiamo passare al vaglio tutti i partiti, non solo il M5s.
Bisogna guardare alla Lega secessionista, al Pdl delle leggi ad personam.
D’accordo?
Sì. Se si parla di incostituzionalità di
Grillo e poi si avalla l’accordo con Berlusconi, vuol dire che la
costituzionalità è vana esigenza. D’altronde vorrei sapere cosa precisamente
sia incostituzionale nel M5S.
Perché
se Berlusconi parla di golpe, come ha fatto due giorni prima delle votazioni
per il Colle, nessuno dice nulla e se lo fa Grillo si grida all’eversione?
Quante volte abbiamo sentito questa parola
detta da Berlusconi! Se lo fa lui è normale amministrazione, se lo fa Grillo è
eversivo.
Scalfari
ha scritto che non gli è proprio
venuto in mente il nome di Rodotà per il Quirinale.
Non so Scalfari. Mi interessano i politici.
Se aspiri all’inciucio, il nome di Rodotà certo non ti viene in mente.
Sul sito del Corriere della Sera il
più votato come premier ideale è Rodotà. Sul sito della Stampa - dove
tra tanti, il nome del professore non c’è – il più votato è “nessuno di
questi”.
Come
lo interpretiamo?
Come prova che la maggioranza delle persone
non vuole l’accordo con B.
Napolitano
aveva più volte detto di escludere la propria ricandidatura.
Mi scandalizza meno questo del fatto che il
Capo dello Stato sostenga da tempo, con tenacia, le larghe intese.
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