sabato 6 aprile 2013

Caso Abu Omar: i “rapimenti” della Cia


da: La Stampa

Il caso Abu Omar, i "rapimenti" della Cia
A cura di Marco Bardazzi

Che cosa si intende per «extraordinary rendition»?
La definizione, che letteralmente può essere tradotta come «consegna straordinaria», è riferita a una pratica utilizzata in particolare dalla Cia per trasferire in segreto personaggi sospettati di terrorismo in varie parti del mondo.

Quali sono i casi più noti e meglio documentati?
Il più celebre è senza dubbio il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar, un caso su cui è ora arrivata una sentenza che segna un precedente a livello internazionale. In Gran Bretagna hanno avuto vasta eco le accuse di un britannico di origini etiopi, Binyam Mohamed, che dopo aver lasciato Guantanamo sarebbe stato ripetutamente trasferito e torturato in Pakistan, Marocco e in un «black site» vicino a Kabul. Il tedesco Khaled Masri e il canadese Maher Arar hanno denunciato in varie corti di giustizia vicende analoghe.

A che cosa serve una procedura del genere?
Lo scopo è custodire e interrogare prigionieri in modo clandestino, senza
sottostare ai vincoli imposti dalle leggi federali americane. L’amministrazione Bush negli anni scorsi ha respinto ogni accusa di aver trasferito detenuti allo scopo di farli torturare. Inchieste di organismi internazionali hanno però concluso che gli Usa hanno violato la Convenzione dell’Onu sulla tortura.

Si tratta di una pratica istituita dopo l’attacco all’America dell’11 settembre 2001?
No. Le «renditions» cominciarono a venir utilizzate dagli Stati Uniti già negli anni Ottanta come arma contro il terrorismo internazionale, prendendo di mira in particolare i dirottatori palestinesi. Il programma delle «extraordinary renditions» vere e proprie fu però varato nel 1995 con una direttiva presidenziale (Pdd 39) da Bill Clinton. Nei primi anni di attività di Al Qaeda, la Casa Bianca clintoniana era pronta a ricorrere a operazioni clandestine per trasferire terroristi islamici in paesi dove fossero disponibili metodi d’interrogatorio duri, come l’Egitto.

Che cosa è accaduto dopo il 2001?
Rivendicando poteri straordinari necessari per far fronte alla «guerra al terrorismo», l’amministrazione Bush ha dato il via a una lunga serie di catture clandestine all’estero e trasferimenti segreti di presunti terroristi. Il governo di Washington ha sostenuto che, viste le caratteristiche particolari della sfida aperta da Al Qaeda distruggendo le Torri Gemelle, occorrevano strumenti straordinari per combatterla e ha attribuito all’esecutivo questi poteri. È in un certo senso la stessa logica che ha spinto a etichettare i prigionieri catturati in Afghanistan come «combattenti nemici» e a creare per loro a Guantanamo un sistema speciale di detenzione e giustizia militari. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha però ripetutamente bocciato questa interpretazione dei poteri del presidente.

Quanti sono i casi di «renditions» avvenuti in questi anni?
Non esistono dati ufficiali, soltanto stime: secondo un’inchiesta condotta per conto del Consiglio d’Europa dallo svizzero Dick Marty, almeno un centinaio di persone sarebbero state prelevate dalla Cia in vari paesi e poi trasferite in centri di detenzione segreti («black sites») o consegnate ai servizi segreti di paesi come Egitto, Giordania e Marocco. Un altro rapporto del Parlamento Europeo sostiene che la Cia ha compiuto 1.245 voli non dichiarati sopra l’Europa, in alcuni casi per trasferire prigionieri verso paesi che praticano la tortura. Secondo il rapporto Marty, quattordici governi europei (tra cui l’Italia) sono stati coinvolti a vario titolo nelle operazioni clandestine.

Cosa sono i «black site»?
Si tratta di prigioni segrete dove la Cia avrebbe detenuto e interrogato una trentina di presunti leader di Al Qaeda. Rivelazioni emerse in questi anni li collocano in un paio di paesi dell’Europa orientale, in Thailandia e in Afghanistan. Il presidente George W. Bush li ha ufficialmente svuotati nel 2006, trasferendo i detenuti a Guantanamo.

Barack Obama ha cambiato le cose?
Due giorni dopo l’insediamento alla Casa Bianca, il nuovo presidente ha firmato ordini esecutivi che vietano qualsiasi pratica di interrogatorio che violi le leggi nazionali e internazionali, con un divieto assoluto di ricorrere alla tortura. I media americani, in particolare il «New York Times», negli ultimi mesi hanno però accusato Obama di non aver sollevato il velo sulle pratiche clandestine degli ultimi anni, per non trovarsi costretto a dare il via a inchieste e processi che coinvolgerebbero la Cia ed esponenti della passata amministrazione.

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