martedì 16 aprile 2013

L’Amaca di Michele Serra


Dal mio punto di vista, che non è – molto probabilmente - quello di Giuseppe Piero Grillo e dei convertiti in toto al M5S né, altrettanto probabilmente, di più o meno illustri grillologi: nessuno può negare che vi siano emeriti mascalzioni e notevoli coglioni anche fuori dai partiti. C’è però un aspetto che Michele Serra non coglie o finge di non capire. Ha a che fare con l’opportunità.
Chi parte dal presupposto che la classe politica sia composta da morti viventi e/o da gente che mangia pane a tradimento e ha portato allo sfascio il paese – opinione non esclusiva dei Cinquestelle - è inevitabile che voglia un presidente della Repubblica fuori da questa “categoria”. E’ quindi quanto mai opportuno che si trovi una persona con un passato cristallino, capace di comprendere e gestire gli equilibri garantendo un atteggiamento “terzo” rispetto alle miserie del politichese.
Se poi questa persona ha un passato politico solo dei coglioni fisici e del web,  siano essi fondatori di un movimento, commentatori mononeuronici nei siti affiliati al M5S, eletti con pochi da questi, giornalisti grillologi, ecc..ecc..potrebbero “eccepire”. Nel qual caso…a loro andrebbe il più cordiale ma sentito vaffanculo.


da: la Repubblica

Ma Stefano Rodotà, per esempio, è da considerarsi “un politico”, e dunque un contaminato, oppure no? Capita che una delle persone più rispettate e stimabili
di questo Paese, per giunta dotato di alta cultura istituzionale, sia stato, tra le tante altre cose, quattro volte deputato, presidente di un partito (il Pds) e vicepresidente della Camera. La sua intera esistenza è fortemente innervata di passione politica e di attività politica. Ha riscosso, da politico, regolare stipendio. Viene da domandarsi, dunque, se il conclave delle Cinque Stelle (webbico, ma non molto più numeroso del conclave vero), valutando la candidatura del cittadino Rodotà, abbia considerato con sospetto il suo curriculum, oppure abbia dovuto ignorarlo pur di mantenere Rodotà nella rosa.

Mi basterebbe che uno solo, dico uno solo dei militanti grillini rifletta (grazie a Rodotà o anche alla Bonino) su quanto sia assurdo considerare l’appartenenza ai partiti come una colpa o uno svantaggio. Ci sono emeriti mascalzoni e notevoli coglioni anche fuori dai partiti. Osteggiare o favorire una candidatura sulla base di un pregiudizio così ridicolo da assomigliare a una superstizione è una colpa che i cinquestellati si infliggono da sé soli. Non glielo ha ordinato il medico.

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