da: Il Fatto Quotidiano
Lavoro
e crescita, intesa poco grillina (Stefano Feltri)
Niente
reddito minimo, resta l’Imu ma 30 miliardi alle Pmi e aiuti ai salari bassi
Si parla molto di lavoro, di famiglia, di
imprese e pochissimo di austerità, di tagli delle tasse e di sussidi. Il
rapporto che i cinque saggi del gruppo “economico, sociale ed europeo”
consegnato ieri al Quirinale contiene l’inevitabile lista di buoni propositi,
ma anche una serie di proposte concrete non scontate che potrebbero davvero
essere “l’agenda possibile”, questo il titolo del documento, di un governo di
larghe intese. Una versione meditata degli slogan presenti nei programmi di Pd
e Pdl, molto distante, anzi incompatibile, con i venti punti del Movimento 5
stelle. “Abbiamo scritto un’agenda possibile, cose che si possono fare davvero
senza stanziare risorse particolari, ma in grado di ottenere risorse
nell’immediato e compatibili con le istanze dei principali partiti”, spiega il
ministro per gli Affari europei Enzo Moavero, uno dei saggi economici assieme a
Enrico Giovannini (Istat), Salvatore Rossi (Banca d’Italia ), Giovanni
Pitruzzella (Antitrust) e i due politici Filippo Bubbico (Pd) e Giancarlo
Giorgetti (Lega).
Non c’è quello che gli economisti chiamano
il “silver bullet”, la grande trovata che da sola risolve tutto, ma una lista
di ricette che possono dare qualche
contributo alla crescita. Il principio
è che qualunque risorsa si decida di impegnare va usata per il lavoro: non
per ridurre l’Imu o l’Irap, quindi, ma per dare crediti d’imposta ai lavoratori
con i salari più bassi. Lo Stato, in pratica, restituirebbe parte delle tasse
versate al lavoratore che ha un salario modesto, un modo per indirizzare la
spesa pubblica verso chi ne ha più bisogno (nella speranza che il beneficiario
poi traduca subito il rimborso in consumi, facendo girare l’economia e quindi
generando gettito). Questo sarebbe anche un aiuto ai giovani che, a inizio
carriera, hanno spesso retribuzioni basse. Meglio questo sistema, dicono i
saggi, che il reddito minimo di cittadinanza suggerito da Beppe Grillo i cui
costi ed effetti sono difficili da calcolare (la classificano come ipotesi da
studiare). Non c’è una stima di quanto costerebbe questo
credito d’imposta, è soprattutto un principio. Di soldi si parla invece al
capitolo sulle imprese: secondo i conti dei saggi, con una piccola modifica
procedurale, 2 miliardi di euro pubblici nel Fondo di garanzia che aiuta le
piccole imprese nei rapporti con le banche, metterebbero in moto ben 30
miliardi di finanziamenti, tutti a beneficio dei piccoli imprenditori.
Nell’“agenda possibile” del prossimo
governo ci deve essere anche il pagamento di tutto l’arretrato della Pubblica
amministrazione: oltre ai 40 miliardi già previsti dal governo Monti, nel giro
di un anno e mezzo vanno rimborsati anche gli altri 60. Se i mercati non
reagiranno male alla prima tranche. Più discutibile una norma appena accennata,
cioè l’ipotesi di alzare il tetto a 500 milioni di euro al credito d’imposta
per le grandi opere: finora le infrastrutture più ambiziose hanno avuto costi
molto superiori ai ritorni in termini di occupazione. E il project financing
(il privato costruisce a spese sue e poi gestisce per decenni l’opera,
trattenendo gli incassi) può generare debito pubblico occulto . Uno degli
esempi concreti di compromesso è sui servizi pubblici locali: il Pdl li
vorrebbe tutti a gara e affidati ai privati, il Pd ha sostenuto il referendum
sull’acqua pubblica che invece elimina le gare. I saggi suggeriscono che il
Comune può anche trattenere la gestione del servizio senza fare gare, ma deve
avere un via libera dell’Antitrust (così da verificare che il controllo
pubblico non sia a spese dei clienti-utenti).
C’È ANCHE MOLTA EUROPA: i vincoli di
bilancio non si discutono, si può cercare di modificare i principi di fondo ma
intanto bisogna muoversi tra le pieghe delle norme vigenti. L’“agenda
possibile” sottolinea la necessità di sostenere le imprese nei bandi europei
per la ricerca (una delle poche voci in cui i soldi stanziati sono in aumento)
e per il fondo giovani. Anche qui un punto di frizione con i grillini:
l’integrazione europea si rende democratica coinvolgendo i partiti e il
Parlamento, non con i referendum. Chissà se queste indicazioni verranno
recepite, di certo alcune rispunteranno nei programmi dei partiti alle prossime
elezioni. Tipo l’idea del “prestito oneroso” ai privati delle opere d’arte
dimenticate nei magazzini dei musei.
Nessun commento:
Posta un commento