da: Il Fatto Quotidiano
Commissioni
ferme, Camere bloccate. M5S: “Pronti a occupare Montecitorio”
Ancora
bloccati gli organismi parlamentari. Favorevoli alla partenza dei lavori i
grillini, Sel, la Lega e una trentina di deputati del Pd. Civati: "E' una
carta per il dialogo sul governo". Lunedì conferenza stampa dei 5 stelle
sulle iniziative di protesta
di Caterina
Perniconi
“Martedì occuperemo la Camera perché
vogliamo che si formino le Commissioni permanenti, staremo lì fino a
mezzanotte. Questa storia che senza il governo non si possano formare non sta
in piedi”. La deputata 5 stelle Giulia Sarti porta avanti l’idea del
movimento di cominciare a far lavorare il Parlamento anche senza un esecutivo
in carica. Appoggiati dai parlamentari di Sinistra ecologia e libertà, i
grillini sono pronti a un atto dimostrativo. In assemblea i grillini hanno
votato sia la possibilità di restare in aula che quello di un sit-in di
protesta davanti a Montecitorio, con il coinvolgimento della cittadinanza.
L’annuncio è previsto per domani, con una conferenza stampa dei capigruppo Vito
Crimi e Roberta Lombardi.
Dipenderà naturalmente dalle decisioni
della capigruppo a Montecitorio di domattina. La presidente della Camera, Laura
Boldrini, sarebbe d’accordo ad avviare il processo di formazione degli
organismi parlamentari mentre al Senato, Pietro Grasso ha ribadito
più volte il suo no: bisogna aspettare il governo. I due presidenti
negano di essere in contrapposizione, ma per ora le Camere restano a riposo.
Chi è convinto che si possa procedere è
l’ex presidente della Consulta Giovanni Maria Flick: “In questo momento è
prioritario non paralizzare il lavoro. Sia nei regolamenti sia nella
Costituzione non c’è nulla che in merito alle Commissioni faccia riferimento a
un problema di maggioranza e minoranza” sostiene l’ex Guardasigilli. “Il
regolamento di Montecitorio dice che i gruppi designano i loro rappresentanti nelle
Commissioni subito dopo essersi insediati. Al Senato entro 5 giorni. E quando i
gruppi si insediano non c’è ancora un nuovo governo in carica”.
E una breccia si è aperta anche nel Pd: un
appello di una trentina di deputati provenienti da tutte le correnti
del partito chiede di partire subito con gli organismi parlamentari. “Ad oltre
un mese dalle elezioni – scrivono -abbiamo ancora in carica il governo
proveniente dalla precedente legislatura e il Parlamento, di fatto, non ha
ancora cominciato la sua operatività. Pur consapevoli che la prassi vuole che
le commissioni siano formate in seguito alla definizione della maggioranza e
delle opposizioni parlamentari, riteniamo che il Parlamento e in particolare il
nostro gruppo parlamentare non debba rimanere inerte anche con strumenti che
forzino le consuetudini”.
Secondo Pippo Civati, che dell’appello
è uno dei promotori, “le Commissioni possono essere uno strumento in più per
aprire una dialettica su un futuro governo, per esempio sulle proposte comuni
che abbiamo sui 5 stelle. Se invece diventasse una spartizione nelle segrete
stanze sarebbe un grande errore”. Sembra viaggiare sulla stessa linea d’onda
della capogruppo grillina Roberta Lombardi: “I partiti bloccano il Paese
mentre si spartiscono le poltrone. Il parlamento invece può iniziare a
lavorare”. Civati crede ancora nell’ipotesi di un’alleanza Pd-M5S e
domenica prossima sarà a Parma con il capogruppo in Consiglio comunale per
l’assemblea pubblica “Incontri ravvicinati della Terza Repubblica”.
Non è d’accordo con la tesi del deputato
democratico il costituzionalista- ed ex senatore Pd - Stefano Ceccanti,
secondo il quale “è previsto che le Commissioni nascano solo dopo la formazione
dell’esecutivo, per rispettare il rapporto fiduciario tra governo e Parlamento
in modo da bilanciare la rappresentatività”.
Tra i molti appelli a partire, e in fretta,
c’è quello di Paolo Flores d’Arcais e Barbara Spinelli, che ogni
giorno, fino all’elezione del Presidente della Repubblica, invieranno una
lettera rivolta a senatori e deputati di Pd-Sel e grillini per favorire il
“dialogo” tra i due schieramenti. “Le Commissioni che riguardano attività
produttive, economia, finanza, potrebbero operare subito per la lotta
all’evasione fiscale, la discussione sul salario di cittadinanza e la rinuncia
alla Tav. La Commissione Affari costituzionali potrebbe lavorare sulla
sostituzione del Porcellum con una legge che utilizzi in ogni collegio quanto
avviene per i sindaci”, scrivono Flores e Spinelli. La Giunta per le elezioni,
infine, a loro avviso, “dovrebbe assumersi subito le sue responsabilità” e
affrontare al Senato “i ricorsi già inviati dai cittadini della circoscrizione
del Molise sulla ineleggibilità di Silvio Berlusconi (che per quel Collegio ha
optato), decidendo immediatamente per il sì o per il no”.
Nell’insolita fronda pro-commissioni ci
sono anche i leghisti: “Siamo stati il primo gruppo a dare i nomi due settimane
fa – dice Davide Caparini, segretario d’aula a Montecitorio – bisogna
privilegiare l’operatività e fare in modo che ci sia la possibilità di fare
quello serve subito. Siamo in una fase irrituale, sono saltati vecchi
meccanismi. E’ anche vero che ai nuovi problemi bisogna dare risposte con nuovi
modi di agire”.
Per il Movimento 5 stelle si può
fare perché esistono dei precedenti: “I casi sono quelli del 1976, del 1979 e
del 1992. Nel 1976 per esempio la costituzione delle Commissioni è avvenuta
mentre era pendente la riserva formulata dal presidente del Consiglio
incaricato”. Ma Ceccanti insiste sulla necessità di mantenere la prassi: “C’è
anche un problema di democrazia dovuto al fatto che se una maggioranza è
composta, come nel nostro caso, da almeno due partiti (A e B), per garantire la
massima rappresentatività e il dialogo istituzionale si è soliti affidare il
ministro al partito A e il presidente della Commissione competente al partito
B”.
Ma cosa potrebbe realmente succedere se le
Commissioni nascessero? “Un Consiglio dei ministri come quello in carica, che
non ha rappresentanza parlamentare se non con una piccola minoranza di eletti,
rischia di scontrarsi direttamente con le Camere – spiega Francesco
Clementi, docente di diritto costituzionale all’Università di Perugia – in
gergo costituzionale è la deriva assembleare, che porta a una dittatura
dell’assemblea contrapposta a quella del governo”. E se decidessero di
eleggerle, il Pd come dovrebbe comportarsi? “La maggioranza deve sempre tenersi
strette le Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, sul resto può
discutere”. Per quanto riguarda le leggi di bilancio invece serve un governo.
Che per ora non è all’ordine del giorno.
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