sabato 30 settembre 2017

Regione Lombardia: Mario Mantovani, un plurindagato in Commissione




da: Il Fatto Quotidiano

Mario Mantovani, un plurindagato in Commissione
di Gianni Barbacetto

Fanno di tutto per convincerci che la politica è irriformabile e che i partiti sono associazioni a delinquere.
Metti un tipetto come Mario Mantovani da Arconate, entrato per sempre nel cuore di Silvio Berlusconi perché, imprenditore dell’assistenza agli anziani, si è preso cura di Mamma Rosa, buonanima, amata genitrice di Berlusconi. Ebbene: era la mattina del 13 ottobre 2015, mentre era atteso in Regione per aprire i lavori della “Giornata della Trasparenza”, quando Mantovani viene arrestato con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, per aver truccato gare d’appalto sulle case di riposo, sul trasporto di pazienti dializzati, sull’edilizia scolastica e per aver favorito la carriera di medici a lui vicini. Sta in galera 40 giorni, poi va agli arresti domiciliari. Il 14 aprile 2016 torna in libertà per una questione di termini scaduti. Il 3 maggio fa ritorno in Consiglio regionale: trionfalmente accolto dai suoi colleghi. Ora lo hanno fatto rientrare anche nel suo giro preferito: il 27 settembre 2017 lo hanno infatti ammesso in Commissione sanità. Eppure proprio il giorno prima era scoppiato un altro scandalo, con 27 arresti per ’ndrangheta e corruzione, in cui lo stesso Mantovani è di nuovo accusato di corruzione per i suoi stretti rapporti con l’imprenditore Antonino Lugarà, considerato un colletto bianco della ’ndrangheta in Lombardia. “Lui, Mario, è assessore alla sanità, è l’assessorato

giovedì 28 settembre 2017

Stesso tipo di rinvio giudizio, diversa stampa: Sala e Raggi



da: http://unoenessuno.blogspot.it/

Stesso reato (presunto)

Dovrebbe essere lo stesso il reato contestato a Virginia Raggi e Beppe Sala: falso in atto pubblico.
Per entrambi è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Solo che la richiesta per il sindaco di Roma è, in questo momento, su tutte le home page dei siti di informazione, anche su Democratica.info, il giornale del garantismo (dei potenti).
La seconda richiesta di rinvio a giudizio invece è finita in sordina.

mercoledì 27 settembre 2017

Luigi Ferrarella: La mafia al nord e la società civile che arretra



da: Corriere della Sera

Adesso è facile ironizzare sul sindaco che evocava le forbici per gli stupratori ma non tagliava i ponti col costruttore amico degli ‘ndranghetisti, e arringava a non dare soldi ai mendicanti ma dava soldi (sotto forma di via libera a un supermercato) a chi gli promettesse voti. Se l’altro ieri in Calabria il «soldato» di un clan accende l’auto e salta in aria senza che l’autobomba arrivi nei Tg, e invece ieri destano stupore gli arresti al Comune di Seregno, è per malriposta meraviglia: ohibò, la ricca Brianza come la depressa Locride? Meraviglia ridicola quanto l’opposto luogo comune di una onnipotente ‘ndrangheta, che invece — alla lente di 8 anni non di indagini ma ormai di condanne — appare più prosaicamente una piattaforma che offre servizi per i quali c’è forte domanda da imprenditoria e politica del Nord. È come se un’amnesia collettiva

Antonio Manzini: 7-7-2007 / 1



«United united united we stand, united we never shall fall!».
Aprì gli occhi e si tirò su di scatto. «Ma che...?». Lupa allarmata dai movimenti del padrone aveva alzato le orecchie. La musica veniva dall’appartamento accanto.
«United united united we stand, united we stand one and all!». Ritmo tribale, schitarrate catarrose e distorte, un coro scimmiesco con uno slogan da cerebrolesi. Quel genere di musica, l’heavy metal, era per Rocco Schiavone al settimo posto nella graduatoria delle rotture di coglioni. Se suonato alle tre e quarantacinque di notte, saliva di diritto al nono. «Porca troia!» urlò e si alzò dal letto. Dopo dieci giorni aveva preso confidenza col nuovo appartamento di via Croix de Ville, non però con i vicini. Soprattutto i dirimpettai.
Alternative non ce n’erano, gli toccava andare a fare una visita.
Aprì la porta, il freddo delle scale lo investì, tornò in casa, si infilò il loden direttamente su boxer e maglietta e uscì di nuovo a piedi scalzi. Bussò. Nessuna risposta. La musica si riversava anche sul pianerottolo.
«So keep it up, don’t give in...».
Suonò il campanello percuotendo la porta coi pugni. Improvvisamente tutto tacque. Seguirono passi veloci. Un graffiare sul legno, segno che qualcuno stava osservando dallo spioncino.
«Sì, sono Schiavone, il vicino. Apra!».
E la porta si spalancò. Apparve un ragazzo di 16 anni. Brufoli, capelli lunghi e in mutande, una maglietta bucata degli Iron Maiden, la pelle bianca come la pancia di un pesce. «S... sì?».

lunedì 25 settembre 2017

Concorsi universitari, la cricca dei tributaristi: “Smetti di fare l'inglese e fai l'italiano”



“Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano”. A quanti campi, situazioni, queste parole sono esemplificative di un nostro modo di concepire la vita sociale, politica, istituzionale, personale. Capito perché siamo un paese in crisi? Non certo e non solo per la misura del PIL, il prodotto interno lordo. Decimale più, decimale meno…


da: Lettera 43

La cricca dei tributaristi che truccava i concorsi universitari
Secondo i pm, escludevano alcuni candidati per favorire i propri allievi o soci. Nelle carte, le parole di uno di questi professori a un ricercatore: «Anche io mi son piegato a certi baratti. Devi fare l'italiano».
di Alessandro Da Rold

Avrebbero truccato i concorsi universitari per favorire i propri allievi o soci, chiedendo ad altri di ritirare la candidatura e promettendo loro di ricandidarli più avanti, in un gioco di correnti di potere interno alle università italiane, alle commissioni del ministero e agli studi di diritto tributario. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Firenze Angelo Pezzuti, che ha portato agli arresti domiciliari sette luminari con circa 59 persone indagate per corruzione e abuso d'ufficio, apre uno squarcio sulla spartizione dei posti da professore negli atenei italiani. A dimostrarlo sono le registrazioni effettuate con un telefonino da parte di un ricercatore che aveva presentato la candidatura e a cui poi era stato intimato di ritirarla, nonostante avesse i titoli, per favorire altri candidati.

M5S: (ovviamente) Di Maio, la versione “raffinata” di Grillo



Luigi Di Maio, lo penso e l'ho scritto parecchio tempo fa, è la versione “raffinata” di Giuseppe Piero Grillo. Cioè........è Grillo, con un abito diverso ma che esce dallo stesso magazzino, pardon: store. 
Oddio....forse Grillo mastica meglio congiuntivi, storia, geografia e……..riesce anche ad avere rapporti migliori con la posta elettronica della sua versione "raffinata" (gli apici sono di rigore)..


da: http://www.glistatigenerali.com

Why Di Maio is fit to lead Italy
di Lorenzo Zacchetti

    
 Nonostante le pesanti ironie che sono seguite alla sua “candidatura a Premier” e alle modalità con le quali è stata costruita, Luigi Di Maio può giocare un ruolo di rilievo, in un Paese che gli assomiglia molto

In seguito all’ondata di sarcasmo che ha caratterizzato l’annuncio della candidatura di Luigi Di Maio a Presidente del Consiglio, c’è chi ha invitato a smorzare i toni, evitando di irridere il Movimento Cinque Stelle per la sua poca conoscenza dei meccanismi istituzionali. Certo, nel nostro ordinamento è improprio parlare di “candidatura” a proposito di una carica non elettiva, ma sia il centrodestra che il centrosinistra hanno a più riprese indicato i loro leader come “candidati Premier”. Il PD ha notoriamente inserito nel proprio statuto la regola secondo la quale tale ruolo spetta al proprio segretario, con una scelta politica sulla quale si potrebbero aprire lunghe discussioni.

Per quanto spetti al Presidente della Repubblica affidare l’incarico di formare il Governo alla persona che ritiene più idonea, sul piano politico non è certo sbagliato parlare di una “candidatura” anche informale a ricoprire questa carica.

mercoledì 20 settembre 2017

Antonio Manzini: 7-7-2007



«Lo sai cosa lasciamo di noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto».
Rocco Schiavone è il solito scorbutico, maleducato, sgualcito sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi che raccontano le sue indagini. Ma in questo è anche, a modo suo, felice. E infatti qui siamo alcuni anni prima, quando la moglie Marina non è ancora diventata il fantasma del rimorso di Rocco: è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Prima di cadere uccisa. E qui siamo quando tutto è cominciato.
Nel luglio del 2007 Roma è flagellata da acquazzoni tropicali e proprio nei giorni in cui Marina se ne è andata di casa perché ha scoperto i «conti sporchi» di Rocco, al vicequestore capita un caso di bravi ragazzi. Giovanni Ferri, figlio ventenne di un giornalista, ottimo studente di giurisprudenza, è trovato in una cava di marmo, pestato e poi accoltellato. Schiavone comincia a indagare nella vita ordinata e ordinaria dell’assassinato. Giorni dopo il corpo senza vita di un amico di Giovanni è scoperto, in una coincidenza raccapricciante, per strada. Matteo Livolsi, questo il suo nome, è stato finito anche lui in modo violento ma stavolta una strana circostanza consente di agganciarci una pista: non c’è sangue sul cadavere. Adesso, l’animale da fiuto che c’è dentro Rocco Schiavone può mettersi, con la spregiudicatezza e la sete di giustizia di sempre, sulle tracce «del figlio di puttana che ha accoltellato due ventenni alla base del cranio». Ma se fosse la storia di un balordo solitario, sarebbe troppo liscia. Rocco invece ha un appuntamento con il fato tragico, e non sa di averlo. E quell’appuntamento gli lascia in eredità un nemico appostato quasi dieci anni dopo, quando, finito il ricordo, si ritorna al presente e Rocco ha da chiudere definitivamente il caso.

giovedì 14 settembre 2017

Noemi, nuovo singolo: video, Autunno



Il nuovo album di Noemi uscirà nel 2018. Nell’attesa, ecco un brano inedito che ne anticipa l’uscita: “Autunno”, scritto da Tommaso Paradiso e Dario Faini.

Tv, Mediaset e Rai: è iniziato il palinsesto autunno-inverno della……….noia



Ieri sera un po’ di zapping.

Ho iniziato con la fiction Taodue su Canale 5: Squadra Mobile. Resistito poco.

Girato su Rai 2: Pechino Express. Decisamente fiacco rispetto alle partenze di altre stagioni. Mi stavo annoiando e quindi ho schiacciato un tasto a caso: Rai 3. Mai visto in vita mia Chi l’ha visto.
Stavo per cambiare canale ma le immagini, il tipo di racconto, mi hanno fermato. Considerando che il tema del programma non è esattamente il tipo di racconto tv che mi interessa, ho scoperto che si può trattare storie delicate con buon senso e non alla D’Urso.

Sono ritornata a dare un’occhiata a Squadra Mobile e sono rifuggita per riandare su Pechino Express. Cast senza appeal, a parte i due amici pettegoli e carognetti che possono stare in qualsiasi cosiddetto reality. Il che non è un complimento, ovviamente, per Pechino Express. 

Se ieri sera mi avessero imposto di guardare uno di quei tre programmi, non avrei avuto dubbi: Chi l’ha visto.
Il resto era noia. Profonda noia…

Su Squadra Mobile aggiungo solo questo: Mediaset ha scelto di mandare in onda questa serie Taodue prima di Rosy Abate, lo spin off di Squadra Antimafia. Scelta opportuna. Mandare in onda ai primi di settembre un prodotto su cui si punta significa depotenziarlo. Ma ciò significa anche che Mediaset non crede in Squadra Mobile come in Rosy Abate (che pure....date le anticipazioni e l'assenza del personaggio di Calcaterra, corre il rischio di non rispettare certe aspettative). 
Oppure, Mediaset vuole vedere come parte la seconda stagione di Squadra Mobile. Beh...se la seconda puntata è come quella di ieri sera, alla terza avverrà il cambio di palinsesto: dal mercoledì al venerdì, il giorno della settimana che Mediaset sceglie per "crocifiggere" una fiction....