giovedì 27 giugno 2019

Spinoza, un tweet perfetto: trentenne, non parla italiano, alla deriva con un carico di disperati...chi è?

martedì 25 giugno 2019

40 persone in mare per una questione di principio: Salvini con Seawatch ha davvero toccato il fondo


Avanti così, piccolo Salvini, che i tuoi figli ti apprezzeranno..



da: https://www.linkiesta.it/it/ - di Giulio Cavalli

Lasciando a mollo 40 disperati nel Mediterraneo, Salvini vuole provare a convincerci che siano un problema. Di più: parla di poteri forti dietro le Ong e di lezioni che “qualcuno” dovrebbe imparare. La verità è che tutti sono a metà tra il ridere e l’inorridire. Quando si sveglia Conte?

Il forte con i deboli (ma debole con i forti) ministro dell’inferno Matteo Salvini si diverte con la prossima barchetta nel Mediterraneo -diventato il suo tinello personale - giocando qa battaglia navale contro i disperati, convinto di indovinare tutte le mosse e godendosi gli applausi del suo gruppo di elettori. Sea Watch, che si lessa a qualche miglio delle acque territoriali italiane da dodici giorni, è l’ultimo feticcio contro cui il Capitano si accanisce (è lui stesso a dirlo) per “una questione di principio”. Quale sia il principio di mordere il collo di 40 disperati in un continente di mezzo miliardo di persone lo sa solo lui, ma evidentemente il suo accanimento funziona, se ci si è affezionato così tanto da rimanere sordo agli appelli delle comunità internazionali.

Dice Salvini che è “una questione di principio” ma in realtà è semplicemente una questione di retorica. Vorrebbe, il Capitano, apparire come il difensore dei nostri confini e invece, mentre tiene d’occhio la Sea Watch come un bambino con il suo orsacchiotto, i migranti entrano comunque da tutte le parti. Qualche giorno fa, in un solo giorno, ne sono entrati 200 tra Lampedusa e via terra al nord e proprio ieri altri 59 sono sbarcati sulle coste joniche, senza tenere conto di tutte le decine di sbarchi fantasma che quotidianamente si registrano sulle nostre coste, ma non fanno notizia perché se i migranti non si vedono allora i migranti non esistono.

Papa Francesco: L’economia del Vangelo moltiplica condividendo


Questa una parte dell’omelia di Papa Francesco durante la celebrazione della solennità del Corpus Domini nella parrocchia romana di S.Maria Consolatrice a Casalbertone.
Chi ha orecchi per intendere, intenda….

Tratto da: http://w2.vatican.va/content/vatican/it.html

 Nel mondo sempre si cerca di aumentare i guadagni, di far lievitare i fatturati… Sì, ma qual è il fine? È il dare o l’avere? Il condividere o l’accumulare? L’“economia” del Vangelo moltiplica condividendo, nutre distribuendo, non soddisfa la voracità di pochi, ma dà vita al mondo (cfr Gv 6,33). Non avere, ma dare è il verbo di Gesù.

È perentoria la richiesta che Lui fa ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13). Proviamo a immaginare i ragionamenti che avranno fatto i discepoli: “Non abbiamo pane per noi e dobbiamo pensare agli altri. Perché dobbiamo dare loro da mangiare, se loro sono venuti ad ascoltare il nostro Maestro? Se non hanno portato da mangiare, tornino a casa, è un problema loro, oppure ci diano dei soldi e compreremo”. Non sono ragionamenti sbagliati, ma non sono quelli di Gesù, che non sente ragioni: voi stessi date loro da mangiare. Ciò che abbiamo porta frutto se lo diamo – ecco cosa vuole dire Gesù –; e non importa che sia poco o tanto. Il Signore fa grandi cose con la nostra pochezza, come con i cinque pani. Egli non compie prodigi con azioni spettacolari, non ha la bacchetta magica, ma agisce con cose umili. Quella di Dio è

Ecco perché Milano è davvero un’alternativa all’Italia sfigata dei gialloverdi


da: https://www.linkiesta.it/it/ - di Francesco Cancellato

Siamo realisti, Milano non è il paradiso che molti sostengono sia, ma dall’Expo in poi, è diventato un laboratorio di sviluppo, democrazia e inclusione. Un’alternativa alla politica della chiusura, incarnata tristemente dal governo gialloverde

Non ce ne voglia Cortina, se nelle righe che seguiranno celebreremo la vittoria politica di Milano. E non ce ne voglia chi si è rotto le scatole di sentir parlare del modello meneghino come se fosse una sorta di bengodi senza macchie e senza problemi. Però oggi vale la pena dirlo, senza troppi distinguo e senza troppa puzza sotto il naso: è bello vedere l’Italia che vince una competizione internazionale, dopo aver visto sfumare l’agenzia del farmaco per un soffio, sempre a Milano. Ed è bello vedere un Paese che esulta assieme, e che assieme ha lavorato - i Comuni di centrosinistra, le Regioni di centrodestra, il governo gialloverde - per ottenere il risultato.

Potremmo fermarci qui, però una considerazione politica è d’obbligo. Ed è una considerazione che prescinde dagli schieramenti e riflette al contrario lo spirito dei tempi di un Paese che, dal debito ai migranti, si augura di fare pena, di generare compassione negli altri. O al peggio di risultare pericoloso agli occhi di chi ci è vicino costringendolo ad aiutarci. Come siamo arrivati a questa idea perdente e sfigata del nostro Paese, e come siamo addirittura arrivati a trasformarla in una forma post-moderna di nazionalismo sarà materia per storici e piscologi. Quel che più ci interessa, ora, e che la vittoria di Milano e Cortina in qualche modo dimostra, è che un alternativa all’Italia sfigata è possibile. Che il declino economico, politico e sociale non è il destino ineluttabile di questo Paese. Che non serve mettersi la cintura esplosiva attorno alla vita per essere competitivi.

domenica 23 giugno 2019

Di Maio e Di Battista: entrambi privi di credibilità


immagine daTpi.it


Se Davide Casaleggio non ci riesce, faccia una seduta spiritica e “chiami” suo padre. Ci vuole qualcuno - di qua o dall’aldilà - che spieghi a Di Maio che il suo problema non è Di Battista, il molto probabile futuro capo politico del M5S.

Il suo problema è Matteo Salvini. E’ da lui che dovrebbe guardarsi, è da lui che dovrebbe smarcarsi.
Ma Di Maio è un leghista mancato e fa il gioco di Salvini il quale si atteggia sempre più a capo del governo. Ha infatti dichiarato che convocherà i sindacati insieme ad altre parti sociali. Cosa che spetterebbe a Conte, tutt’al più a Di Maio.

Certo. Se l’obiettivo di Di Maio è quello di far crollare il M5S nelle urne elettorali, prosegua a stare attaccato al culo di Salvini e a scrivere post “critici” nei confronti dell’amico (?!) Di Battista che avrebbe criticato l’azione del governo…

Ciò che dice Di Battista, personalmente, mi interessa meno di un seminario sull’accoppiamento degli acari, ma se Di Maio ha speso tempo per farci un post significa che - tanto per cambiare - non ha capito un organo sessuale maschile.  

Non ha capito quale sia il vero punto della questione. Cioè lui, Luigi Di Maio. Incapace di

Bruce Springsteen: Western stars, un grande album



da: https://www.rockol.it/recensioni-musicali - recensione di Giampiero Di Carlo

“Western stars” è il disco più “un-Bruce” mai ascoltato: la recensione
Un album in cui certe ballad che Springsteen ha da sempre dentro si sono trasformate in quelle pop song che mai avremmo creduto di ascoltare da lui. Il migliore band leader della storia del rock ha vestito per una volta i panni del direttore d'orchestra.

Attori, stuntman, autostoppisti, cowboy, viandanti. E Nashiville, Tucson, Hollywood, Sundwon. Un viaggio, una galleria di personaggi, tante storie andate a male. Suona familiare, no? Puro Springsteen, no? Sì. Anzi: no. “Western stars” è il disco più “un-Bruce” mai ascoltato.

Il narratore di “Hitch hikin’”, che viaggia leggero portando con sé ‘solo quello che può contenere la sua canzone’, procede senza meta. Gli danno un passaggio una giovane coppia con lei incinta, un generoso camionista con la foto della sua bella sul cruscotto e il fanatico di motori che fa lo spaccone sulla sua auto truccata. Riecco quelle istantanee che valgono la prosa dei migliori autori americani: in sedici righe c’è un romanzo che aspetta di essere scritto, in quattro minuti un documentario sull’America. “Western stars” comincia con questa filastrocca adulta sorretta da un banjo spensierato che va avanti senza mai cambiarle il ritmo, ma poi il pezzo cresce di intensità e si apre quando, a un certo punto, entrano gli archi. Batteria e basso assenti, qui è questione di armonia. Quella che in “Nebraska” o “Tom Joad” sarebbe stata una ballata, si trasforma in un vintage pop a stelle e strisce. E sarà la cifra musicale dell’intero album: all’alba dei suoi settant’anni Bruce Springsteen rivela di sé una dimensione ancora sconosciuta.

Amici 2019, Rafael Quenedit Castro: il vero vincitore del programma, non solo della categoria danza


Questo il link per vedere il video con le immagini di Rafael dall'inizio ad Amici alla finale




Amici 2019, Rafael Quenedit Castro: Fiamme di Parigi


Questo il link per vedere il video di Rafael in Fiamme di Parigi



sabato 22 giugno 2019

Discografia, concerti live: non è più tempo di sold out, Ligabue lo dice…gli altri,barano..




Se Ligabue non fa sold out (e va bene anche così)
di Vittorio Farachi

Qualche giorno fa Ligabue ha scritto in un post che le sue date non stanno andando benissimo. "Ciao ragazzi, come va?"- inizia il Liga - "allora: il tour è cominciato e in alcuni stadi, a questo giro, l’affluenza di pubblico è inferiore alle previsioni dell’agenzia". Su una capienza media di 50.000 biglietti pare che quelli venduti siano 30.000. No, non è una scusa per parlare male del rocker di Correggio o altro, questa volta Ligabue ha centrato il punto.

Per chi non se ne fosse accorto, da un paio d'anni a questa parte, la psicosi dei live si porta dietro la febbre del sold out. Veniamo da un decennio di torpore in cui le major, sia discografiche che, come in questo caso, agenzie di booking, sono rimaste ancorate ai re del pop (Antonacci, Pausini, Renga..). La campagna acquisti si esauriva con i talent, macchine perfette in cui totali sconosciuti vengono incubati da una produzione televisiva e risputati superstar, regalando alle etichette una promo dal valore di centinaia di migliaia di euro. Solo che il pubblico ha iniziato presto a stancarsi di questo giochino, ed ha cominciato, circa un paio d'anni fa, a buttare l'occhio altrove. Il primo passo è stato il rap, che arriva in radio e anche in Italia, con evidente ritardo sul resto del mondo, viene sdoganato al mainstream. Da lì il passo è stato breve a portarsi dietro tutti gli altri che facevano musica ma senza venire dai talent. Probabilmente è per questo che l'indie, che una volta era una vocazione stilistica, ha poi accolto tutti quelli che avrebbero fatto volentieri il pop dall'inizio, solo che volevano farlo a modo loro.

Amici 2019, Rafael Quenedit Castro: Goodbye


Amici 2019, Rafael Quenedit Castro: Libertango


Questo il link per vedere Rafael in Libertango




Amici 2019, Rafael Quenedit Castro: Danish Girl


Questo il link per vedere il video di Rafael nella sua magnifica interpretazione di Danish Girl