domenica 9 giugno 2019

Punto & Stop, Salvini e Di Maio: quel mastice che li teneva attaccati c’è ancora?



Che cosa ha tenuto insieme, fino a qualche mese fa, Matteo Salvini e “cuginetto” Di Maio? Una sola cosa.
La volontà di voler dimostrare che il loro governo fosse ciò che non c’era mai stato. Che fosse un governo del cambiamento. Che riuscisse a realizzare le promesse elettorali. Un governo contro l’austerità di Bruxelles e contro le lobby economiche-finanziarie che secondo Salvini e Di Maio hanno impoverito questo paese.
Questo è stato il collante tra i due. Un vero mastice. Solo così si spiega il loro rapporto di reciproca fiducia, la complicità in tutto. In questo rapporto, Salvini la faceva da padrone e “cuginetto” Di Maio non ha mai mostrato personalità politica, non si è mai distinto. Sempre attaccato al sedere di Salvini. Sempre indietro.

Poi sono arrivati alcuni mesi “intensi” di campagna elettorale in cui il cuginetto Di Maio, causa sondaggi che annunciavano il precipizio, si è detto: ok che Matteo è il mio mito, ma qui bisogna che mi inventi una “strategia”. Altrimenti, chi li tiene buoni i miei antagonisti nel M5S. E così ha cercato di distinguersi con alcune affermazioni che alcuni semplicisticamente hanno definito di sinistra.
In realtà, Di Maio è un leghista mancato. Di sinistra non ha manco un piede e una mano. Sono certo che anche il piede cosiddetto sinistro sia ambidestro.

Le elezioni europee hanno sancito un netto incremento della Lega di Salvini e un crollo del M5S. Grillo e Casaleggio si sono subito attivati per sostenere il Di Maio. I quattro gatti che votano sulla piattaforma Rousseau, dove il voto è ancora meno certificato dei televoti televisivi, hanno rinnovato la fiducia a Di Maio. Può proseguire a stare attaccato al culo di Salvini. Per fargli ottenere ancora più voti alle prossime elezioni politiche.

Teoricamente, dovrebbe essere finita la campagna elettorale. Sennonchè, causa risultati
delle elezioni europee, se prima Salvini si sentiva il capo del governo, ora si ritiene il capo dell’Italia. Di certo, non vuole governare con Berlusconi, di certo preferirebbe governare con la Meloni e “scoreggiarsi” Di Maio, a meno, questo non continui a fare supinamente ciò che lui decide. Il quale Di Maio è, a dir poco, in un...cul de sac. Se non fa ciò che vuole Salvini, questo - decisamente più abile, sgamato, esperto di lui - lo scaricherà facendo ricadere la responsabilità della crisi su di lui. Se Di Maio non riuscirà a smarcarsi da Salvini, ad esempio con proposte, idee, richieste sugli argomenti oggetto del contratto da cui rilevare una reale differenza e mettere in evidenza la vuotezza di certe proposte ed esternazioni del Salvini, cadrà comunque.
Brutta situazione per Di Maio. Situazione nella quale si è ficcato perché mononeuronico e dilettante.

Quindi, siamo governati da un “duro”, da un uomo solo al comando, definito dai giornalisti professionisti il vero capo del governo, uno che si diletta a tenere in ostaggio dei poveracci su una nave. Uno che non è ancora riuscito a fare accordi con i paesi da cui provengono i migranti per “rimandarli a casa”. Uno che ha mantenuto gli accordi con la Libia finalizzati a trattenere i migranti che vengono torturati. Uno che ha fatto un decreto sicurezza il cui risultato è quello di mettere in strada più migranti di quanti ce ne fossero fino a un anno fa.
Uno che vuole fare grandi opere e sbloccare i cantieri senza occuparsi e preoccuparsi di controlli. Se ci saranno più morti sul lavoro, chi se ne frega. Se ci saranno appalti truccati, infiltrazioni mafiose, chi se ne frega.
Uno che vuole la flat tax ben sapendo che la diminuzione dell’aliquota oltre a diminuire le entrate fiscali (a meno che..non sia accompagnata da altre misure) non stanerà un evasore. Chi non vuole pagare le tasse continuerà a non farlo. Una unica aliquota bassa o media non indurrà commercianti, piccole e medie imprese a pagare le tasse. Perché la politica di destra è questa: agevolazioni per le imprese, non perché assumano, ma perché possano crescere gli utili da intascare anziché essere reinvestiti, nessuna lotta all’evasione fiscale, misure specchietti per le allodole per mostrare agli italiani più imbecilli che si gestisce l’immigrazione quando invece si attuano solo misure mostramuscoli che non risolvono un problema gigantesco.

Per non parlare della vocazione di Salvini a gonfiare il debito pubblico. Su questo, in realtà, deve fare i conti con parte del suo elettorato che teme gli effetti su spread e sull’attività delle rispettive aziende. Ma saranno consolati con la flat tax e con nuove misure che Salvini dirà di voler fare. Ma senza il M5S. Ergo: dopo elezioni politiche nelle quali conta di ingrassare ulteriormente.

E Di Maio che pensa(?!), che farà? Farà tutto ciò che vuole Salvini. Perché non ha idee, proposte alternative rispetto a quelle della Lega.
Perché Di Maio è quella testina di vitello che quando ha detto “no alla TAV” non ha immediatamente controbilanciato con: queste sono le nostre proposte per intervenire sulle infrastrutture, da domani partono i cantieri, con questi criteri, con queste prerogative. Se avesse fatto questo, il M5S non avrebbe fatto la parte di chi dice solo “NO”. Ma per fare questo bisogna avere neuroni, senso tattico e strategico. Tutta roba sconosciuta per Di Maio, uno che non ha mai lavorato in vita sua. Come? Ha lavorato nell’azienda del padre? E uno che lavora nell’azienda del padre non si accorge che questi fa lavorare gente in nero? O lo sai…o…figuravi come dipendente ma non ti sei mai presentato manco per un’ora in azienda.
Gli italiani hanno capito che il dilettantismo del M5S non è risolvibile nel breve/medio termine. Da qui, il tracollo.

Ora.
La domanda è: il mastice che teneva attaccati Salvini e Di Maio c’è ancora? Che Salvini prosegua con Di Maio, che stacchi la spina per cercare di capitalizzare il vento elettorale a favore, questo paese sarà in mano a una destra che illuderà parecchia gente, che farà crescere l’individualismo, che aumenterà le diseguaglianze sociali anziché ridurle. Di Maio potrà essere ricordato per aver consentito a Salvini tutto questo.

Detto quanto sopra, con tutti i limiti e la pericolosità della politica di Lega e M5S, che di cambiamento reale che serve al paese non ha nulla, coloro che per anni hanno sgovernato prima di loro devono tacere. Non possono dare lezioni all’attuale governo. Hanno avuto parecchi anni a disposizione per governare decentemente questo paese. Non lo hanno saputo fare.
Tacciano. Visto che - in primis il PD, il partito dei morti viventi - non sa da che parte iniziare per rigenerarsi, rigenerare. Alle europee ha superato in percentuale il M5S ma ha perso quasi 112.000 voti. Solo la Gruber e De Angelis possono ancora sperare in questo PD.

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