martedì 24 dicembre 2019

Natale 2019: auguri....


Uno dei presepi nella Chiesa S.Angelo di Milano

Natale 2019: piccolo e grande mondo italiano…




Quanto è piccolo questo paese che vorrebbe l’uomo forte, che parla a slogan, che parla alla pancia, che parla di argomenti vitali per il paese senza conoscere.

Come è piccolo questo paese, che corre, spintona, per comprare regali e regalucci perché così vuole il Natale consumistico (ma non c’era la crisi? ah..sì…ci sarà post feste).

Come è piccolo questo paese, che da più di settant’anni è sprovvisto di una classe politica seria, capace di governare, di affrontare problemi e risolverli (sì, certo, De Gasperi altro livello rispetto alla pochezza dei giorni nostri ma c’era l’”ombrello” americano).

Come è piccolo questo paese, che grida ai politici ladri ma non perde occasione per imitarli: dai furbetti che trovano ogni modo per evadere tasse, per non pagare il dovuto, da coloro che sono privi di ogni senso della collettività.

Come è grande questo paese, fatto di persone che sacrificano la loro vita privata per la giustizia, per combattere mafia e corruzione.

Come è grande questo paese, fatto di persone che attendono verità e giustizia, che non coltivano odio ma il giusto desiderio di giustizia.

Come è grande questo paese, fatto di persone che vivono in paesi e città colpiti da terremoti,

Madre Teresa di Calcutta: E’ Natale


E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.

E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.

E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.

E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

Frate Alessandro: Fratello Sole, Sorella Luna


Andrea Bocelli: Adeste Fideles


lunedì 23 dicembre 2019

Inchiesta su Open, adesso Casaleggio è un caso: riveli i suoi clienti



Polemiche sui contratti con il patron di Moby, Onorato. Che si difende: non mi aspettavo favori

«Non mi aspettavo favoritismi». Si difende così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente della Uif, l’Unità antiriciclaggio di Bankitalia, per aver versato fondi alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di comunicazione.

«Operazioni sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare che non ci siano state contropartite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttoria su presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzione con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno per il monopolio di alcune rotte. E così accuse di «conflitto di interessi» arrivano per voce di Anna Maria Bernini dal partito di Silvio Berlusconi, da sempre bersaglio di analoghi attacchi dai 5 Stelle.

Ma cosa è accaduto? La Moby ha stilato un «contratto di partnership» da 120 mila

domenica 22 dicembre 2019

Natale, tempo di regali: quello di Renzi ai signori delle Autostrade…


da: Il Fatto Quotidiano - di Vincenzo Iurillo

Natale, tempo di regali e di soccorso renziano ai signori delle Autostrade, come insegnano i precedenti della rivolta di ieri in consiglio dei ministri.

Riavvolgiamo il nastro al dicembre del 2017, quando il crepuscolare governo Gentiloni, con Graziano Delrio ai Trasporti e Renzi segretario del Pd, approva un emendamento ad hoc alla manovra di bilancio per salvare la quota del 40% di lavori in house alla rete autostradale, senza dover passare per le forche caudine delle gare d’appalto, chissà mai dovessero essere vinte da altre imprese.

Dopo il lungo pressing su Renzi e i sindacati, il provvedimento rende felici i Benetton e i Gavio e le loro aziende di costruzione: Itinera, Abc, Sicogen, Sea, Interstrade, Sina della famiglia Gavio e Pavimental e Spea di Autostrade per l’Italia (Benetton). Senza quell’emendamento, sarebbe definitivamente entrata in vigore una norma del codice degli appalti congelata da due anni, che vincolava al 20% i lavori in house del totale delle opere autostradali.

Per blindare l’operazione, un altro emendamento affida all’Anticorruzione (Anac) il controllo del rispetto delle quote. Il provvedimento ricalca, in sostanza, gli impegni assunti da Renzi durante il tour in treno per l’Italia, parlando con i lavoratori delle concessionarie autostradali a Casale Monferrato, terra dei Gavio. Secondo un calcolo dell’Ance, l’associazione dei costruttori, in questo modo sono stati sottratti al mercato 15 miliardi di euro di lavori.

Il filo che collega il mondo renziano ad Autostrade per l’Italia (Aspi) passa anche per lo studio legale di Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione Open e affidatario nel 2016 di una consulenza per conto della Toto Costruzioni Generali, un incarico riguardante la chiusura di un contenzioso con Aspi.

Antonio Padellaro: Rai, Salini cacci la politica prima che la politica cacci lui


da: Il Fatto Quotidiano

Gentile dottor Salini, chiunque leggendo la sua gravissima denuncia sulla indegna gabbia nella quale i partiti (o meglio le conventicole che si richiamano a questo o a quel capataz) tengono prigioniera la Rai potrebbe chiedersi se da parte sua non sia inevitabile un gesto definitivo. Perché non convoca quanto prima il Cda per comunicare la sue autonome e inappellabili decisioni sulle nomine, prendere o lasciare?
Se i consiglieri decidessero di votarle contro si assumerebbero essi davanti al Paese la pesantissima responsabilità di avere compromesso il presente e il futuro dell’azienda, e di avere mortificato il proprio ruolo per squallide beghe da bottega. Ma neppure si può escludere che di fronte a un ultimatum secco e senza appello questi signori (ma soprattutto i loro dante causa) ci penserebbero parecchio prima di mandare in frantumi l’attuale assetto di potere, e soprattutto le loro poltrone.

Lei ha dichiarato di non avere proceduto alla nomine “per tenere unito un consiglio che vive le stesse divisioni della politica”. Mi scusi, ma non riesco trovare nella frase un nesso coerente tra il disperato tentativo di tenere unito un consesso specchio delle “divisioni della politica”, con il successivo grido di dolore sulla “politica che deve restare fuori”. Perché della due l’una. O si decide a cacciare la politica lontano dalle decisioni che spettano ai vertici aziendali, e dunque a lei in prima persona. O la “politica”, quella peggiore, alla fine troverà il modo di liberarsi di lei, magari con la scusa che non è all’altezza del compito. Infatti, alla sua denuncia la prima reazione del solito, molesto Anzaldi (che parla a nome del Pd senza essere mai smentito) ha il suono di un ceffone: “Non faccia la vittima, lavori se ne è capace”.

A questo punto, ne converrà, diventa difficile per l’opinione pubblica assistere allo spettacolo

sabato 21 dicembre 2019

Mina e Ivano Fossati: Luna diamante (video ufficiale regia di Ferzan Ozpetek)


 

Mina e Ivano Fossati: L’infinito di stelle


Album meraviglioso. I brani sono uno più splendido dell’altro. Fossati inconfondibile. Mina più interprete che cantante. 

Popolare di Bari e la MIFID: come profilo il cliente per rifilargli il bidone


da: La Stampa - di Gianluca Paolucci

“Solo 300 clienti non possono comprare”. Così la Bari piazzava azioni ai risparmiatori
La relazione di Bankitalia del 2017 sulla vendita dei prodotti allo sportello per sostenere il capitale. Spunta un audio dell’ex ad De Bustis: manager irresponsabili, truccati persino i conti delle filiali

Su oltre 50 mila clienti della Bari, solo 300 avevano un profilo «conservativo», ovvero puntavano al mantenimento del capitale investito. Malgrado più della metà, oltre 26 mila, avesse indicato per gli investimenti di voler prioritariamente proteggere il proprio capitale. Per convincere i clienti a sottoscrivere le azioni, indispensabile per rafforzare il capitale e tenere in piedi la banca, venivano impartite apposite istruzioni alla rete di questo tenore: «L’azione Banca Popolare di Bari non è quotata in Borsa quindi il valore non risente di oscillazioni giornaliere». E poi: «Il prezzo del titolo è sempre stato in continua ascesa nel tempo». 

Sono alcuni dei passaggi di una lunga relazione che Bankitalia invia alla Consob il 23 gennaio del 2017, al termine di una lunga ispezione sulla banca terminata con esito «parzialmente sfavorevole » nel novembre precedente.
Su richiesta della stessa Consob, gli ispettori di Bankitalia conducono una serie di approfonditi accertamenti sulle modalità di collocamento ai clienti delle azioni e delle obbligazioni della banca stessa.

A differenza delle popolari venete, a Bari i prestiti «baciati» (per sottoscrivere azioni, ndr.)

venerdì 20 dicembre 2019

Ex Ilva, il piano del Governo ha un costo di 3 miliardi


da: https://www.ilsole24ore.com/ - di Carmine Fotina e Giorgio Pogliotti

Ore decisive per sbloccare il negoziato, in campo Conte il patron di Mittal. l 30 dicembre l’udienza del Riesame sull’altoforno 2. Slitta a gennaio il Dl Taranto

Con il negoziato sull’ex Ilva in stallo, la soluzione per far ripartire il confronto è nelle mani del premier Giuseppe Conte e del patron della multinazionale franco-indiana Lakshmi Mittal. Se i contatti avranno esito positivo, il governo è disposto a mettere sul piatto nel complesso 3 miliardi di euro, tra vecchie e nuove risorse. Di questi, circa 1 miliardo sarebbero necessari per l’ingresso nell’equity di AmInvestco Italy, con una partecipazione che, stando alle novità delle ultimissime ore, oscillerebbe tra il 30 e il 49%.

Una Newco per il progetto del preridotto
Inoltre 900 milioni-1 miliardo servirebbero a costituire una Newco mista per produrre il minerale di ferro preridotto con il gas necessario per alimentare i due forni elettrici che dal 2023, secondo il piano del governo, dovrebbero affiancare gli altiforni 4 e 5 consentendo una parziale decarbonizzazione con produzione annuale a 8 milioni di tonnellate.
Trattandosi di una Newco aperta alla partecipazione di produttori di acciaio (si parla ancora di Arvedi), che potrebbe contare anche su finanziamenti europei per il green new deal, non sarebbero tutti soldi a carico del bilancio pubblico.

Altri 300 milioni per Taranto
A tutto ciò si aggiunge l’impegno per il “Cantiere Taranto” contenuto nel Dl, valutabile

Aziende che investono in Italia: Ferrero, utili 2019 a + 9% e investimenti per 213 milioni



Utili Ferrero a +9%. Investimenti in Italia per 213 milioni. Salomone nuovo presidente. Per i ricavi la crescita è stata del 3%

Il boom dei biscotti alla Nutella si vedrà nel prossimo esercizio. Ma i conti chiusi prima del lancio di Biscuits sono comunque da record. Ferrero spa, holding delle attività italiane del gruppo, ha registrato un utile di 222,2 milioni di euro, in crescita di 18,3 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente (+8,9%).
Nel dettaglio, Ferrero Commerciale Italia ha registrato un fatturato di 1.475,5 milioni di euro nel periodo settembre 2018-agosto 2019, in crescita dell’1,7% in confronto all’esercizio precedente, con un utile netto di 35 milioni di euro. Ferrero Industriale srl, attiva attraverso i 4 stabilimenti italiani di Alba, Pozzuolo Martesana, Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi, ha realizzato un fatturato pari a 622,4 milioni di euro (6,9%) e un utile dell’esercizio di 43,7 milioni. Confermata la centralità dell'Italia in termini di investimenti industriali: nell'esercizio investiti 213 milioni nei 4 poli produttivi.

Quanto alla governance, Bartolomeo Salomone (da oltre 40 anni nel gruppo e già

giovedì 19 dicembre 2019

‘Ndrangheta, blitz dell’antimafia di Catanzaro: tra gli arrestati nomi che ritornano



Nomi che ritornano

Tra le persone arrestate nel blitz dell'antimafia di Catanzaro ci nomi che ritornano: Pittelli (ex senatore FI), Adamo (PD)..

Erano stati coinvolti in passate inchieste dell'allora procuratore di Catanzaro De Magistris, prima che le indagini gli furono tolte.
De Magistris era partito da un imprenditore, Saladino, molto legato alla politica e ad appalti pubblici, ad agenzie di lavoro con assunzioni controllate: forse se quelle indagini fossero andate avanti (sconquassando quegli equilibri politici in Calabria), avremmo tolto parte del grave peso che affonda il sud.

Questa lotta alla mafia e ai rapporti tra mafia e politica dovrebbe stare in cima alle

‘Ndrangheta, maxi-operazione con 334 arresti: fuga di notizie, blitz anticipato di 24 ore


da: https://www.ilfattoquotidiano.it/ - di Andrea Tudno

 
‘Ndrangheta, Gratteri: “Fuga notizie, sapevano dei 330 arresti”. Il mega-blitz per “smontare la Calabria come i Lego” anticipato di 24 ore

ll rischio era quello di "perdere tutto", come ha spiegato il procuratore capo di Catanzaro dopo la mega-operazione che ha smantellato le cosche di 'ndrangheta del Vibonese e ricostruito i legami e gli affari con l'imprenditoria e la politica: "Ieri sera siamo impazziti: anticipare l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non eravamo pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare tutto"

Un anno a “ballare” con le fughe di notizie, fino all’ultima, negli scorsi giorni, che ha costretto i 3000 uomini dei carabinieri impegnati nel blitz a riorganizzarsi dopo tre anni e mezzo di indagine. Il rischio era quello di “perdere tutto”, come ha spiegato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri dopo la mega-operazione che ha smantellato le cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e ricostruito legami e affari con imprenditoria e politica. Così inquirenti e investigatori hanno dovuto accelerare, ridisegnando tempi e mappa dei 330 arresti, intervenendo in alcuni casi sui treni a bordo dei quali gli indagati stavano per partire verso il Nord. Roba da “impazzire”, ha ammesso lo stesso magistrato.

Salvini “vittima” del dito medio di una ragazza: se c’è uno che il dito medio non lo mostra mai…



Guida all’impeachment di Donald Trump


da: https://www.internazionale.it/ - di Alessio Marchionna

I 435 deputati della camera dei rappresentanti degli Stati Uniti votano il 18 dicembre per decidere se mettere in stato d’accusa il presidente Donald Trump. Ecco come si è arrivati fin qui e cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane.

Cos’è l’impeachment?
È una procedura, prevista dalla costituzione degli Stati Uniti, per destituire i funzionari governativi che sono accusati di “tradimento, corruzione, altri crimini gravi e illeciti”. Si sviluppa in due fasi: nella prima la camera avvia l’indagine contro il funzionario e decide se incriminarlo (basta una maggioranza semplice); a quel punto si apre un vero e proprio processo al senato (dove servono due terzi dei voti favorevoli per decretare la destituzione).

Nei circa 240 anni di storia degli Stati Uniti la procedura di impeachment è stata aperta 19 volte: 15 volte contro giudici federali (tra cui un giudice della corte suprema), una volta contro un segretario di gabinetto, una volta contro un senatore e due volte contro un presidente.

Il primo presidente a essere incriminato e processato fu Andrew Johnson nel 1868, tre anni dopo la fine della guerra civile. Era accusato, tra le altre cose, di aver licenziato il segretario alla guerra contro il volere del congresso. Johnson si salvò per un solo voto. Il suo processo ebbe importanti implicazioni sul rapporto tra potere esecutivo e legislativo, che è un tema di scontro ancora oggi negli Stati Uniti.

Popolare di Bari, che strano il silenzio imbarazzato della politica


da: https://www.fanpage.it/ - di Francesco Cancellato
 
Il giorno dopo lo scoop di Fanpage.it tutti i giornali parlano delle frasi dei vertici della Popolare di Bari, dei “conti truccati”, dei legami con Bankitalia, delle “ragioni strategiche altissime” che giustificherebbero il salvataggio dell’istituto. Tutti, tranne la politica: Pd e Cinque Stelle gettano acqua sul fuoco, la Lega tace. Ed è un silenzio che fa molto rumore.

Tace il Pd, tacciono i Cinque Stelle, tace la Lega. Parla solamente Italia Viva, per bocca di Davide Faraone e del suo leader Matteo Renzi, che a suo tempo – va ricordato – fu l'unico a porre in tempi non sospetti la questione della Banca Popolare di Bari e a chiedere, tra mille polemiche, un cambio della guardia ai vertici di Bankitalia. E mai silenzio fu più strano e irreale di quello successivo allo scoop di Fanpage.it e alla pubblicazione delle registrazioni della riunione in cui Gianvito Giannelli e Vincenzo De Bustis, presidente e amministratore delegato della Banca Popolare di Bari, raccontano ai dipendenti che i conti della banca sono stati truccati, che la gestione degli ultimi tre, quattro anni è stata “cattiva, irresponsabile, esaltata”, ma che – tranquilli! – la banca non è in pericolo perché “per ragioni strategiche altissime” la vigilanza (Bankitalia) e la politica (il governo) hanno deciso che debba essere salvata.

Silenzio. Nonostante dello scandalo siano piene le prime pagine dei giornali e le domande siano molte, a dire il vero. La prima: non si è accorto, chi doveva vigilare, che persino i conti

mercoledì 18 dicembre 2019

Abusi sui minori, Papa Francesco abolisce il segreto pontificio



Il Papa infatti abolisce il segreto pontificio per quelli commessi su minori o adulti vulnerabili da esponenti delle Chiesa. Lo fa con una nuova Istruzione “Sulla riservatezza delle cause”

Ancora più trasparenza nella lotta contro gli abusi. Il Papa infatti abolisce il segreto pontificio per quelli commessi su minori o adulti vulnerabili da esponenti delle Chiesa. Lo fa con una nuova Istruzione “Sulla riservatezza delle cause”.

Le nuove norme stabiliscono che l’esclusione del segreto sussista «anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti» e che «non può essere imposto alcun vincolo di silenzio a chi effettua la segnalazione» di un caso, nonché «alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni».

Quanto alle conseguenze dell’Istruzione, l’abolizione del segreto pontificio se da un lato modifica l’ordinamento giuridico canonico, dall'altro significa che diventa più facile la collaborazione con le autorità civili, qualora una legge dello Stato preveda l’obbligo di denuncia da parte di chi sia a conoscenza dei fatti.

martedì 17 dicembre 2019

I fedelissimi di Francesco per le finanze vaticane



Da Guerrero Alves fino a Tagle: chi sono e che compiti avranno gli uomini messi dal papa in posti chiave della Curia. Dove continua a ridursi la presenza italiana.

Il Vaticano ha da qualche settimana un nuovo super ministro per l’economia, Juan Antonio Guerrero Alves, gesuita, spagnolo di 60 anni che ha ricoperto nel tempo diversi incarichi organizzativi e di governo nella Compagnia di Gesù. È quello che si può definire un uomo di fiducia del papa, un ministro più ‘politico’ che ‘tecnico’; evidentemente dopo tanti ‘stop and go’ nel cammino di riforma delle finanze d’Oltretevere, Francesco ha deciso che sono davvero pochi quelli di cui ci si può fidare: fra questi rientrano certamente i gesuiti il cui ruolo, non a caso, sta crescendo sia in Curia che nel collegio cardinalizio.

LA SFIDA DI GUERRERO E MARX
Il compito primario di padre Guerrero è quello di portare a termine uno dei passaggi chiave nel percorso di trasformazione delle finanze vaticane, ovvero la pubblicazione dei bilanci del piccolo Stato del papa. Un tassello che manca da diversi anni, nonostante gli annunci e le promesse fatte a partire dal 2014. Per far questo, tuttavia, il nuovo prefetto della segreteria per l’Economia dovrà riuscire a pianificare e razionalizzare le spese, verificare gli sprechi e le necessità reali di ogni ufficio vaticano, coordinare entrate e uscite. Queste attività sono esercitate dalla segreteria in collaborazione con un altro importante organismo, figlio anch’esso della riforma istituzionale voluta dal Papa: vale a dire il Consiglio per l’economia guidato dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e capo della Conferenza episcopale tedesca.

Le larghissime intese di Salvini anti-Conte le vuole anche Renzi


da: Il Fatto Quotidiano - di Wanda Marra


Nelle conversazioni settimanali tra Matteo Salvini e Matteo Renzi è entrata anche la possibilità di un governo di unità nazionale.

La convenienza per il fu Rottamatore è evidente: scongiurerebbe le elezioni, che comunque continuano a essere un’ipotesi sul tavolo, dopo la manovra e dopo l’Emilia-Romagna. E si riposizionerebbe con il centrodestra in maniera graduale e non troppo smaccata. Più complicata la condizione di Salvini. Per lui, la strada maestra sono le urne. Ma potrebbe ancora una volta non riuscire a ottenerle, persino nel caso della caduta del governo giallorosso. Troppo forti le resistenze del Parlamento ad auto-sciogliersi. E allora, lo scenario da scongiurare con forza è quello di una legislatura che continua, con lui fuori dai giochi. Perché se le elezioni sono dietro l’angolo, può capitalizzare gli insuccessi del Conte 2. Altrimenti, il logoramento avanza.

“Mettiamoci tutti intorno a un tavolo e risolviamo le emergenze nazionali. E poi si vota”. Così ieri il leader della Lega ha ribadito la svolta riformista, dopo che sabato a Milano, con una mossa a sorpresa, aveva lanciato l’idea di un comitato di salvezza per l’Italia su cinque priorità (risparmio, infrastrutture, burocrazia, politiche di crescita e tutela della salute). Peraltro, “supportata” da un’intervista di Giancarlo Giorgetti a La Stampa, che si spinge a evocare per la guida di questo (ipotetico) esecutivo Mario Draghi.

L’ex sottosegretario l’idea di un comitato nazionale l’aveva lanciata già due mesi fa. Allora, il leader del Carroccio lo aveva sconfessato, ora sembra sposare le sue posizioni. In realtà, i

lunedì 16 dicembre 2019

È ufficiale: il M5S è morto, nasce il PDC cioè il Partito Di Maio-Casaleggio



Il capo politico e l’erede del fondatore ristrutturano il Movimento come un partito della prima repubblica, ma utilizzando neologismi distopici a buon uso degli allocchi. Recuperano pure Taverna e Toninelli, non potrà che essere un successo

Non chiamatelo più Movimento cinque stelle, ma PDC il Partito Di Maio Casaleggio. Questo è il dato centrale della ristrutturazione interna avvenuta nelle scorse ore nel partito di maggioranza relativa. Il vento “movimentista” delle sardine non ha attecchito dalle parti di Luigi Di Maio, nonostante le parole di pubblico apprezzamento, anzi ne ha acuito la deriva personalistica e aziendale.

Nelle scorse ore, una platea assai scarsa, solo un quarto degli aventi diritto, ha votato la prima grande riforma interna del partito di Casaleggio. È stata una risposta a tante emergenze: ai sei milioni di voti persi tra le Politiche e le Europee, al fallimento del governo con Salvini, alle difficoltà del governo e a un certo attivismo del cosiddetto “Partito di Conte”.

La nuova organizzazione prevede una squadra di sei persone accanto al Capo politico, Luigi Di Maio, referenti per le funzioni organizzative tipiche di qualsiasi organizzazione politica: Campagne elettorali, Attivismo, Comunicazione, Enti locali, Coordinamento e Affari interni, Formazione e Personale. Un tempo si sarebbe chiamata “segreteria nazionale” ma la liturgia aziendalista incarnata dall’Erede-Fondatore Davide Casaleggio costringe al neologismo. La soluzione è che i membri della segreteria nazionale si chiameranno “facilitatori organizzativi nazionali”.

Popolare di Bari (ma non solo) ci risiamo: altra pessima gestione aziendale, altro salvataggio pubblico


Siamo alle solite: ennesimo crac bancario, ennesimo salvataggio a spese degli italiani. Solo di quelli che pagano le tasse, ovviamente.

Orbene (si fa per dire):
- ammesso e non concesso che la Banca d’Italia abbia fatto ispezioni e rilevato l’inosservanza di norme che dovevano garantire trasparenza, correttezza, nell’esercizio dell’attività bancaria;
- posto che, gli organi di vigilanza - dalla Banca d’Italia all’ente più inutile, cioè la Consob - non possono sostituire un cda di “famiglia” con un cda di amministratori competenti  e onesti;
- perché siamo sempre alle solite, vale a dire: perché cattivi amministratori possono mandare a scatafascio un’azienda mettendo a rischio posti di lavoro e/o risparmi, come nel caso di un’azienda bancaria, e si deve ricorrere a interventi pubblici che costano alla collettività incolpevole.

Quando vedremo in questo paese presunti manager (strapagati) pagare per la loro incapacità e/o disonestà? Le invocate nazionalizzazioni non sono certo la risposta. Se le aziende private e pubbliche, non sono gestite con criteri effettivamente manageriali, da persone competenti e responsabili, nazionalizzare significa buttare soldi pubblici.

Cio che serve, ciò che manca sono: criteri, regole, controlli, norme che attribuiscano responsabilità e consentano di rimuovere vertici aziendali incapaci o disonesti. Ci vogliono strutture aziendali adeguate, ruoli aziendali assegnati a competenti, ricambio dei primi e secondo livelli aziendali, una delle condizioni per limitare il rischio di politiche gestionali

Salvataggio Popolare Bari: fatti, amnesie e ipocrisie


da: https://www.startmag.it/ - di Michele Arnese 

Il decreto salva Popolare di Bari approvato dal consiglio dei ministri sta provocando dibattito e polemiche. 
Il decreto salva Popolare di Bari approvato ieri sera dal consiglio dei ministri ha provocato dibattito e polemiche (anche se i contorni dell’operazione non sono del tutto chiari e non si sa ancora se e come il Fondo interbancario di tutela dei depositi interverrà).

Il governo ha approvato un decreto che stanzia 900 milioni per la holding pubblica Invitalia (controllata al 100% dal ministero dell’Economia) perché finanzi il Microcredito centrale (di proprietà di Invitalia) con l’obiettivo di acquisire quote della Banca Popolare di Bari, commissariata venerdì scorso dalla Banca d’Italia. Tra i fini, c’è quello di creare una banca d’investimento con l’impegno di sostenere le imprese del Mezzogiorno, dice l’esecutivo giallo-rosso.

C’è chi si è stracciato le vesti per la “nazionalizzazione” di una banca. Se così fosse, non sarebbe la prima volta. In Italia esiste già una banca dello Stato: è il Monte dei Paschi di Siena. Il ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ha il 68,247% del gruppo Mps. Certo, gli impegni assunti dal Tesoro con la Commissione di Bruxelles prevedono che dal 2021 il Mef molli la presa, ma per ora lo Stato italiano – ha calcolato il Sole 24 Ore – sta perdendo 5,5 miliardi dei 6,9 investiti in Mps.

Banca Popolare Bari, ecco i compensi di De Bustis e Jacobini


da: https://www.startmag.it/ - di Gianluca Zappa

Tutti i dettagli sui compensi del consiglio di amministrazione della Popolare di Bari, ora commissariata, quando era guidata da Vincenzo De Bustis. Nomi, tabella e importi

Arriva il salvataggio della Banca popolare di Bari: ieri sera il governo ha approvato un decreto che stanzia 900 milioni per Invitalia (100% Mef) perché finanzi il Microcredito centrale (controllato da Invitalia) e gli consenta di acquisire quote della banca.

Tra gli obiettivi c’è quello – secondo l’esecutivo giallo-rosso – di creare una banca d’investimento, che nascerebbe dalla ‘scissione’ delle acquisizioni fatte dal Mediocredito centrale: l’impegno è sostenere le imprese del Mezzogiorno.

“Il governo è al fianco dei risparmiatori e dei dipendenti della banca”, ha dichiarato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd).

Nei prossimi giorni saranno definiti i termini del piano industriale per il rilancio dai commissari della banca, Mediocredito centrale e Fondo mcc e il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che interverrà con sue risorse. La fumata bianca arriva dopo due giorni di scontro e tensioni nel governo.

Il sistema bancario italiano: Bankitalia e Consob hanno dormito sui casini della Popolare di Bari?


da: https://www.startmag.it/ - di Nicola Borzi

L’agonia della Popolare di Bari è avvenuta sotto lo sguardo sostanzialmente indifferente delle autorità di vigilanza. Il post di Nicola Borzi, già giornalista del Sole 24 Ore esperto di finanza e ora free-lance, su Facebook

La quarta fase della crisi bancaria italiana si avvia a esplodere.

Dopo le quattro risoluzioni del 22 novembre 2015 di altrettante banche di dimensioni medio piccole (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti), dopo il crack di Mps a fine 2016 e la fine di Popolare Vicenza e Veneto Banca del 2017, ora è il turno di Carige, di Popolare di Bari e nuovamente di Mps.

Il tutto avviene sotto lo sguardo indifferente delle autorità di vigilanza. Né Banca d’Italia, per le questioni creditizie, né Consob, per quelle di salvaguardia degli investitori, hanno trovato niente da dire sulla sospensione delle azioni illiquide della Popolare di Bari, che coinvolge oltre 70mila azionisti collocati quasi totalmente in un’area del Sud Italia che un tempo era in ripresa e che ora invece si troverà a subire i contraccolpi di questa crisi.

domenica 15 dicembre 2019

Aforismi e Pensieri: Abramo Lincoln



Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo.