domenica 22 dicembre 2019

Antonio Padellaro: Rai, Salini cacci la politica prima che la politica cacci lui


da: Il Fatto Quotidiano

Gentile dottor Salini, chiunque leggendo la sua gravissima denuncia sulla indegna gabbia nella quale i partiti (o meglio le conventicole che si richiamano a questo o a quel capataz) tengono prigioniera la Rai potrebbe chiedersi se da parte sua non sia inevitabile un gesto definitivo. Perché non convoca quanto prima il Cda per comunicare la sue autonome e inappellabili decisioni sulle nomine, prendere o lasciare?
Se i consiglieri decidessero di votarle contro si assumerebbero essi davanti al Paese la pesantissima responsabilità di avere compromesso il presente e il futuro dell’azienda, e di avere mortificato il proprio ruolo per squallide beghe da bottega. Ma neppure si può escludere che di fronte a un ultimatum secco e senza appello questi signori (ma soprattutto i loro dante causa) ci penserebbero parecchio prima di mandare in frantumi l’attuale assetto di potere, e soprattutto le loro poltrone.

Lei ha dichiarato di non avere proceduto alla nomine “per tenere unito un consiglio che vive le stesse divisioni della politica”. Mi scusi, ma non riesco trovare nella frase un nesso coerente tra il disperato tentativo di tenere unito un consesso specchio delle “divisioni della politica”, con il successivo grido di dolore sulla “politica che deve restare fuori”. Perché della due l’una. O si decide a cacciare la politica lontano dalle decisioni che spettano ai vertici aziendali, e dunque a lei in prima persona. O la “politica”, quella peggiore, alla fine troverà il modo di liberarsi di lei, magari con la scusa che non è all’altezza del compito. Infatti, alla sua denuncia la prima reazione del solito, molesto Anzaldi (che parla a nome del Pd senza essere mai smentito) ha il suono di un ceffone: “Non faccia la vittima, lavori se ne è capace”.

A questo punto, ne converrà, diventa difficile per l’opinione pubblica assistere allo spettacolo
di un mercato delle vacche (e dei direttori di tg) sempre più al ribasso senza pensare che l’ad non ne sia in qualche modo partecipe. Metta le carte in tavola, eserciti fino in fondo gli ampi poteri che la legge le conferisce, faccia valere la sua autorevolezza di manager competente e rispettato.

Perdoni il tono della perorazione, ma sono un cittadino che paga il canone come milioni di altri cittadini e lo fa perché la Rai non è un’azienda qualsiasi, ma rappresenta, o dovrebbe rappresentare, una delle poche realtà ancora esistenti di servizio pubblico. O meglio, di servizio al pubblico. La paralisi di cui lei si dichiara vittima non è solo intollerabile, ma anche illegittima. Che diritto hanno i partiti di mettere le mani su un patrimonio che appartiene alla collettività? Come vede, evito qualsiasi riferimento ai preoccupanti dati di ascolto e al progressivo vuoto di potere che dissangua reti e strutture. E stendo anche un velo pietoso sul tragicomico raggiro che ha coinvolto il presidente Rai Marcello Foa, degno di “Totòtruffa”.

Insisto: lei è sicuramente in grado di proporre le nomine per esperienza e competenza a suo giudizio più adatte. Dunque, lo faccia. Ma se per senso di responsabilità non se la sentisse di giungere alla resa dei conti, allora ne tragga le conseguenze. Mi creda: meglio una fine dignitosa che questa farsa infinita.

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