domenica 28 febbraio 2021

Propaganda Live: Il Pojana deluso da Salvini...

 

😂😂😂😂 🏆🏆🏆🏆

 

Matteo Renzi si deve dimettere

 


Che il fanfarone, nonché Sfascista Matteo Renzi, senatore pagato dai contribuenti italiani, prenda soldi dall'Arabia Saudita, paese campione nella violenza dei diritti umani è un'aggravante. Se anziché all'Arabia Saudita, le sue consulenze (?!) fossero fornite a un paese democratico, la sostanza non cambierebbe: è inaccettabile che un senatore della Repubblica – pagato dai contribuenti italiani – si faccia pagare per altri servizi, qualsiasi sia il paese al quale li rende.

Ergo: si deve dimettere.

Dal board del Future Investment Initiative (Fii)??

Stefano Feltri: Porte troppo girevoli, servono limiti ai passaggi tra politica e affari

 


da: Domani

Perché   nessuno   si  scandalizza, tra parlamento e partiti, se Matteo Renzi lavora per migliorare l’immagine del principe saudita Mohammed bin Salman accusato da Stati Uniti e Onu di essere il mandante dello smembramento del giornalista Jamal Khashoggi?  Perché nel rapporto tra politica e affari è caduto ogni limite.

I Cinque stelle hanno imposto il tema  della  “casta”  convinti  che  conquistare una “poltrona” fosse il punto di arrivo di una carriera, la garanzia di uno stipendio alto e privilegi. Ma dai tempi dei Vaffa- day le cose sono cambiate: ora un passaggio in parlamento o al governo è una fase transitoria per accumulare relazioni e informazioni che poi verranno ben remunerate dal settore privato.

L’ultimo caso è quello di Marco Minniti. Già ministro dell’Interno nel governo Gentiloni e sottosegretario ai servizi segreti in quelli di Enrico Letta e Matteo Renzi, oggi è deputato del Pd, ma viene assunto  da  Leonardo-Finmeccanica, l’azienda leader in Italia per la tecnologia militare. E viene assunto mentre è in carica, senza neanche aspettare la fine del mandato. Andrà a guidare una specie di diplomazia aziendale di Leonardo, la fondazione Med-Or che si occuperà di rapporti con medio oriente e altre aree dove Minniti è stato molto attivo da ministro e interessato da deputato, in quanto membro della commissione Esteri. A Leonardo  troverà  come  presidente l’ex capo del

I bar-librerie: dove incontri e scambi non hanno smesso di accadere

 


da: https://www.glistatigenerali.com/ - di Caterina Orsenigo

“Una libreria con il flipper. Lo aveva fatto mettere Feltrinelli, naturalmente, e, quando arrivava, per prima cosa si metteva a giocare con quegli aggeggi […] e accanto al flipper il baraccone della Coca-Cola, il tiro a segno con le freccette, tanti manifesti alle pareti e anche un juke-box.”

Carlo Feltrinelli ricorda così, nel suo Senior Service, la prima importante rivoluzione attuata da suo padre nel mondo delle librerie. Erano gli anni ’60, leggere era un atto politico e perché un atto politico sia fertile – allora era evidente – c’è bisogno di confronto e di scambio. Una libreria con il flipper, i manifesti alle pareti e il juke-box era un posto in cui fermarsi, passare del tempo, incontrare qualcuno e magari discutere di letture e di rivoluzioni.

Feltrinelli aveva insomma intuito che la libreria doveva diventare una piazza, perché è lì, nel “fare piazza”, il momento e il luogo in cui vengono nuove idee: è lì che ci si mischia, si chiacchiera, si discute, si allarga il cerchio.

Negli ultimi cinque o sei anni, più o meno mentre fuori si svuotavano le vere piazze (non solo Colonne a Milano, ma anche i Murazzi a Torino, via Zamboni a Bologna, San Lorenzo a Roma), il testimone è tornato in mano ai librai: hanno colto un’esigenza nell’aria e una nuova

Ernia: Gemelli

 

Ernia: Superclassico

 

Daniele Mencarelli: Guardaci

 


Siamo noi, guardaci,
rifugiati nelle case
a guardarci da lontano
salutarci dai video senza carne
né profumo di figlio, o padre,
né mano di madre
che stringe carezzando.

Siamo noi, guardaci,
in questa immobile battaglia
senza terra o corpo da combattere
davanti a un nemico fatto d’aria
che si mangia il tuo respiro
troppo piccolo per sparargli
infame divoratore di nonni
mai più tornati dall’ospedale
senza dargli nemmeno un addio.

Siamo noi, guardaci,
medici che fino a ieri

Maurizio De Giovanni: Fiori / 2

 


È diversa dalle altre primavere, quella di Pizzofalcone. Perché il quartiere è uguale a tutti gli altri e differente al tempo stesso. È una collina, ha la sua sommità e i suoi pendii che le vie strette e gli alti palazzi antichi hanno cercato di nascondere, e che sono tuttavia visibili e sensati, in direzione del mare o dell’angusta strada dei negozi che aprono e chiudono nel volgere di due stagioni, o della grande piazza monumentale e semideserta; è una collina, perciò il vento colpisce o accarezza, sibila o sussurra, rinfresca o riscalda a seconda del punto dove vi collocherete ad ascoltare la primavera, in alto, a mezza strada o a valle. Ed è abilissimo a disorientarvi, Pizzofalcone, perché proporrà una curva, poi un’altra e un’altra ancora, in maniera da costringervi a dimenticare la direzione che stavate percorrendo, e rassegnati passeggerete incerti e comunque ammirati dai muri scrostati e dai portoni immensi, che talvolta si aprono su meravigliosi giardini incolti.

Rinunciate a una meta, se siete a Pizzofalcone in primavera. Diventate sensoriali, andate a vela. Affidatevi alla pelle, alle orecchie, al naso. Scoprirete il glicine in fioritura, sul muro borbonico all’inizio del viale, di fronte all’oratorio vecchio. Compare mescolandosi all’edera che non se n’è mai andata, a presidio della posizione anche durante il freddo e la stagione delle finestre sbarrate e del silenzio, in guerra contro le raffiche di tramontana; e adesso i grappoli viola sembrano un premio alla costanza, per aver coperto le scanalature nel piperno che un tempo facevano da rastrelliere ai moschetti.

sabato 27 febbraio 2021

Banche a confronto: nel 2020 Intesa ha spinto le commissioni, Unicredit ha puntato sugli interessi. Ma i ricavi sono comunque calati

 


 

da: https://it.businessinsider.com - di Carlotta Scozzari

Nel 2021 sono principalmente due le fonti di ricavo di una banca: la differenza tra interessi attivi e passivi e le commissioni. Ed è curioso notare come i due maggiori istituti di credito italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, usino approcci differenti alla questione. Se, infatti, per il gruppo milanese guidato da Carlo Messina ormai da tempo le commissioni esercitano il peso maggiore all’interno della voce ricavi, quello che attende l’arrivo del nuovo timoniere Andrea Orcel continua a puntare sul margine d’interesse per spingere i proventi.

Il fatto è che, negli ultimi anni, complice il costo del denaro ai minimi storici, la forbice tra interessi e attivi e passivi che storicamente rappresentava la principale fonte di entrate della banca commerciale tradizionale si è compressa fortemente, spingendo in molti casi il settore del credito a cercare ricavi altrove.

Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo, con riferimento al 2020, ha annunciato ricavi preliminari netti di 19.023 milioni, di cui 1.614 riconducibili a Ubi Banca, ottenuti principalmente grazie a 8.303 milioni di commissioni, mentre il contributo degli interessi netti si è limitato a 7.783 milioni (7.070 senza Ubi).

Governo Draghi, toh...chi si rivede: i DPCM, che quando c'era Conte erano un "golpe giuridico"...

 

Ma, secondo gli "autorevoli giornalisti", con il vezzo di esaurire la saliva a furia di leccare il culo, non doveva emanare decreti? Vista la maggioranza bulgara i decreti verrebbero approvati in un nano secondo. E, invece, inizia con i DPCM... 


da: Il Fatto Quotidiano – di Marco Procopio

Quando c’era Conte i dpcm erano un “golpe giuridico”. Ora li firma anche Draghi e Forza Italia, Lega, renziani tacciono

Dopo la firma del primo decreto del neopresidente del Consiglio, nessun commento dal Carroccio o da Renzi che prima parlava di "diritti costituzionali calpestati". Mentre l'azzurra Gelmini è passata dal definirlo uno “strumento discutibile” a trattarne i contenuti con le Regioni

È stato utilizzato come arma contundente contro il governo Conte durante tutta la gestione della pandemia. Il leghista Riccardo Molinari ha più volte gridato al “golpe giuridico“, Matteo Renzi ha parlato di “diritti costituzionali calpestati” e poi c’è chi, come Sabino Cassese, ha auspicato l’intervento della Consulta o chi ha strattonato direttamente il capo dello Stato. Tutti contro i famigerati dpcm, provvedimenti emanati d’urgenza dal presidente del Consiglio per rispondere in modo tempestivo al coronavirus e bollati dal centrodestra, renziani e anche da una parte del Pd come incostituzionali. Ora che a Palazzo Chigi c’è Mario Draghi, però, ed è in arrivo un dpcm che durerà addirittura fino a Pasqua, chi ieri era sulle barricate e oggi fa parte della squadra di governo ha deposto le armi, la neoministra Mariastella Gelmini di Forza Italia è passata dal definirlo uno “strumento discutibile” a trattarne i contenuti con le Regioni e gli emeriti costituzionalisti che per mesi hanno

Governo extralarge, libertà di stampa sempre più stretta

 

da: Il Fatto Quotidiano - di Giovanni Valentini

Bisogna evitare TV e Giornaloni, vere armi di mortificazione dell’intelligenza collettiva

“I mezzi di informazione italiani si sono adattati all’aria che tira e hanno cominciato ad autocensurarsi, sia sulla stampa sia in televisione”. (da L’ombra del potere di David Lane – Laterza, 2004 – pag. 205). Non abbiamo fatto in tempo a dichiarare qui sabato scorso il timore che il professor Draghi, a capo del suo governo extralarge, non riuscirà a fare una riforma della Rai per le resistenze della partitocrazia ed ecco che il presidente del Consiglio affida la delega sull’Editoria a Forza Italia, nella persona del sottosegretario Giuseppe Moles, uno dei fondatori del partito-azienda. Che si tratti di una precisa scelta politica a favore di Silvio Berlusconi, anche a prescindere dalle persone, lo dimostra il fatto che inizialmente a quell’incarico era stato designato Giorgio Mulè, già direttore del settimanale Panorama (Mondadori); capogruppo di FI nella Commissione di Vigilanza sulla Rai e portavoce unico dei rispettivi gruppi parlamentari alla Camera e al Senato; trasferito poi all’ultimo momento alla Difesa. E la circostanza è tanto più rivelatrice perché l’opposizione di Pd e M5S a un uomo del Biscione come Mulè, senz’altro più competente di Moles in materia, non è riuscita a impedire la rimozione del dem Andrea Martella che aveva dimostrato impegno e capacità nel precedente governo Conte bis.

Non è certamente questo l’unico sfregio inferto all’immagine e alla credibilità della variegata compagine guidata da Mario Draghi. E non è neppure il più grave. Ma lancia comunque un

giovedì 25 febbraio 2021

Mengoni a Bergamo, canta «L'anno che verrà» di Dalla per le vittime del covid

 

Il lato oscuro della passata di pomodoro a 49 centesimi

 


da: Domani – di Fabio Ciconte

Una passata di pomodoro a 49 centesimi, l’anguria venduta a 1 centesimo al chilo, l’offerta imperdibile nel volantino promozionale del  supermercato. Per capire il fenomeno del caporalato, lo sfruttamento di migliaia di uomini e donne costretti a lavorare con paghe da fame e in condizioni inumane, con paghe da fame e in condizioni inumane, dobbiamo osservare il cibo che viene venduto sugli scaffali dei supermercati o quello che percorre migliaia di chilometri tra una nazione e l’altra per arrivare nelle nostre case, spesso a un prezzo stracciato. Non tutti i prodotti venduti sottocosto vengono dallo sfruttamento, ma tutte le situazioni di sfruttamento sono collegate a una politica del cibo che ha fatto degli sconti e del sottocosto, la sua bandiera. È un problema solo italiano? Oggi possiamo dire di no e il rapporto E(U)xploitation di Terra! lo dimostra. L’indagine sul campo che abbraccia i tre paesi, Italia, Spagna e Grecia, restituisce una fotografia dai contorni omogenei dove prevalgono le stesse distorsioni che in questi anni abbiamo raccontato e denunciato in Italia. E gli stessi drammi. Come la tragica morte di Eleazar Blandón, avvenuta lo scorso agosto a Lorca, nella regione spagnola di Murcia, mentre raccoglieva cocomeri con una temperatura di 44 gradi. In quegli stessi giorni, in Italia, uno dei più importanti discount italiani lanciava  un’offerta promozionale proponendo l’anguria in vendita a un centesimo al chilo.

Piero Ignazi: Il protagonismo delle regioni è una minaccia per la salute

 


da: Domani

Da un anno a questa parte i presidenti di regione hanno improvvisamente trovato un ruolo. E che ruolo, perché la durante la pandemia sono diventati gli interlocutori e i terminali del governo centrale.

Questo balzo improvviso sul palcoscenico della politica nazionale li ha portati a rivendicare una responsabilità diretta nella gestione della crisi sanitaria.

In realtà, come ha ricordato spesso Sabino Cassese, l’articolo 117 della Costituzione riserva allo stato i compiti in materia di profilassi internazionale e il 120 consente al governo di sostituirsi alle regioni in casi di pericolo grave per l’incolumità. Inoltre la legge 833 del 1978 assegna al ministro della Salute il compito di intervenire in caso di epidemie.

Eppure, alcuni presidenti di regione, in primis quello della Lombardia, Attilio Fontana, hanno ripetutamente e a lungo contestato, per ragioni squisitamente politiche, i provvedimenti del governo. In questi ultimi giorni assistiamo ad una nuova fiammata di protagonismo con girandola di dichiarazioni che sconfinano con il delirio di onnipotenza.

Chiusa maxi indagine sui rider: 60mila vanno assunti

 


da: https://www.avvenire.it/ - di Cinzia Arena

Il procuratore di Milano Greco: le piattaforme devono stipulare i contratti di collaborazione, multe per 733 milioni per mancata tutela della sicurezza dei lavoratori

«Non è più il tempo di dire sono schiavi ma è il tempo di dire che sono cittadini». E come tali hanno diritto ad un contratto di lavoro, compensi equi e tutele adeguate. Non è più rinviabile un «approccio giuridico» oltre che morale complessivo che metta fine ad una situazione di illegalità diffusa che colpisce soprattutto gli immigrati. Non fa sconti il procuratore di Milano Francesco Greco nel fare il punto sulla prima fase delle indagini partite la scorsa primavera su ciclo-fattorini e nell’annunciare una nuova inchiesta, questa volta fiscale, su Uber Eats.

In questo anno di pandemia la presenza dei rider sulle strade delle nostre città si è fatta ancora più evidente, insieme alle troppe contraddizioni su un business in continua espansione e dai contorni poco trasparenti. Gli ordini e le consegne sono aumentati almeno del 30%, ma i diritti sono rimasti solo sulla carta. I rider hanno svolto «una funzione fondamentale» ha sottolineato Greco perché hanno consegnato i pasti a casa dei cittadini e hanno permesso a «molte imprese di non chiudere».

In seguito alle indagini partite dalla procura milanese, coordinate dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti, ed estese in tutta Italia grazie al Nucleo tutela lavoro dei

Tommaso Merlo: Berlusconi e lo spirito di unità e responsabilità nazionale

 


da: https://repubblicaeuropea.wordpress.com/

È per spirito di unità e responsabilità nazionale che il redivivo Berlusconi piazza suoi sottosegretari alla giustizia e all’editoria. Ci mancherebbe altro.

In un momento così drammatico per il nostro paese è sacrosanto mettere da parte gli interessi personali e sacrificarsi per il bene della comunità nazionale. Assolutamente sì. Ed è per le stesse nobili ragioni che i partiti si son scannati fino all’ultimo prima di sfornare la lista dei sottosegretari migliori, in nome del destino comune che ci affratella in questa epocale emergenza.

Altro che ritorno della vecchia politica. Spirito di sacrificio. Altro che capibastone e spartizioni poltronistiche. Unità. Responsabilità nazionale. Assolutamente sì e ci mancherebbe altro. Le malelingue straparlano di continuità e di ritorno al passato, ma grazie a Draghi sta già andando tutto molto meglio. Assolutamente sì. Tornano i vecchi partiti ingiustamente puniti nelle urne. Tornano le vecchie caste, le vecchie lobby. Tornano le vecchie logiche, tornano i tecnocrati, tornano le idee turbocapitalistiche. Si torna indietro insomma. Basta con sta fregnaccia del cambiamento radicale dopo decenni di malapolitica e malaffare. Ma dove? Ma quando?

Quella del 4 marzo è stata solo una sbornia populista. Solo se il popolino vota bene è democrazia. E poi la sbornia è passata dopo tre anni nei palazzi. Adesso bisogna tornare alle

Nomina sottosegratari: Draghi in continuità con il manuale Cencelli, Renzi si ripiglia le poltrone dimissionate nel Conte 2

 


da: https://www.ansa.it/

Nominati 39 sottosegretari, le donne sono 19, i viceministri 6. A Franco Gabrielli la delega ai servizi segreti. Sullo sport si rinvia.

I veti reciproci e il pressing dei partiti della larga maggioranza complicano fino all'ultimo la partita dei sottosegretari che, comunque, alla fine viene chiusa, attraverso un Consiglio dei ministri non privo di tensioni. La riunione è caratterizzata da turbolenze sui nomi, da veti incrociati e da qualche richiesta disattesa.

Tanto che a un certo punto il Cdm viene sospeso, addirittura con l'ipotesi di uno slittamento al giorno dopo. Poi, finalmente, la chiusura del cerchio. Della squadra fa parte il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che ha la delega ai servizi segreti. Mentre sulla casella dell'Editoria lo scontro va avanti fino all'ultimo minuto. Nutrita la compagine femminile: quasi la metà, 19, sono donne. Anche lo sport resta uno dei nodi da sciogliere: la delega, viene spiegato, sarà assegnata successivamente. In giornata, il presidente del consiglio Mario Draghi decide di accelerare e nel pomeriggio modifica l'ordine del giorno di un Consiglio dei ministri già convocato, per inserire la decisione sulla squadra di governo.

La lista, limata a Palazzo Chigi a partire dalle rose di nomi presentate dai partiti, viene resa nota solo all'ultimo, ma non tutto quadra: in Cdm emergono dubbi su alcuni nomi e caselle,

mercoledì 24 febbraio 2021

La grande spartizione politica intorno a Tim e alla rete unica

 


da: Domani – di Giovanna Faggionato

Il nuovo capitalismo di stato rinasce nella società telefonica, in un intreccio di ambizioni e conflitti di interesse, grazie all’investimento della Cassa depositi e prestiti. L’unico che vince sempre è Berlusconi

Neanche  il  tempo  di decidere il riordino dei ministeri e le loro deleghe che il neo governo di Mario Draghi si trova  già  confezionato  uno  dei  più complicati grovigli tra pubblico e privato da sbrogliare.

Con l’ufficializzazione del consiglio di amministrazione di ieri, per la prima volta Tim ha deciso di presentare una lista per il rinnovo del suo consiglio di amministrazione che comprende anche gli azionisti di minoranza e quindi anche la Cassa depositi  e prestiti, controllata dal Tesoro. Formalmente si tratta di una procedura tipica delle società a partecipazione diffusa, ma Tim non si era mai avvalsa di questa opzione. In questo caso significa nominare Giovanni Gorno Tempini, cioè il presidente di Cdp, società azionista - presto azionista di maggioranza – di Open Fiber, concorrente di Tim sul mercato all’ingrosso della fibra e l’azienda che con Tim ha in corso una due diligence incrociata per la creazione della rete unica.

Gianfranco Pasquino: I Cinque stelle servono ancora a qualcosa?

 


da: Domani

Raramente un Movimento politico è stato tanto ferocemente e quasi unanimemente criticato come il Movimento 5 stelle. Quelle critiche non rendono giustizia al ruolo complessivamente svolto dai Cinque stelle nel sistema politico italiano di ieri, di oggi e di domani.

“Vaffa” non è mai stato il mio modo di esprimere una valutazione della classe politica italiana. Che, però, Beppe Grillo traducesse in quell’invito la grande e diffusa insoddisfazione di una larga parte degli italiani è oramai accertato. 

Meno noto è che grazie alle liste delle Cinque stelle nel 2013 una parte consistente di elettori che, altrimenti, si sarebbero astenuti, scelse di andare alle urne. Con il loro voto quegli elettori hanno comunicato la richiesta di cambiamenti profondi ancorché, inevitabilmente, non molto precisi. Selezionare fra le domande è, per qualsiasi classe politica, uno dei principali compii da adempiere. Che un Movimento votato da un italiano su tre nel 2018 sia molto composito è inevitabile proprio come anche che la sua leadership sia divisa su non poche scelte rilevanti. 

Qualcuno, e mi colloco fra questi, ritiene che la dialettica di posizioni è un contributo importante al funzionamento di un sistema politico e, se mantenuta entro (in)certi limiti,

Dopo il Mes, i Servizi: Renzi ammaina un’altra bandierina anti-Conte

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Lorenzo Giarelli

Autocastrazione. Dall’Ilva alla prescrizione e adesso gli 007, Italia Viva cambia ancora: delega al premier e tutti muti sui pieni poteri

Mancavano giusto i Servizi segreti. Dopo il Mes, la prescrizione, l’Ilva e i vaccini, Matteo Renzi e i suoi – insieme al resto della maggioranza – si preparano ad ammainare un’altra delle bandiere con cui per un mese avevano riempito giornali e tv nel tentativo – poi riuscito – di far cadere il governo Conte.

Proprio all’ex premier era stato imputato di voler rincorrere “i pieni poteri”, di non “rispettare le regole democratiche”, e tutto perché aveva intenzione di tenere per sé la delega all’intelligence. Un orientamento condiviso adesso da Mario Draghi, che pare intenzionato a occuparsi in prima persona degli 007, senza che nessuno della sua maggioranza alzi un dito per chiedere spiegazioni.

Magari alla fine non se ne farà nulla e Draghi cambierà idea all’ultimo minuto, ma le diverse anticipazioni uscite sui giornali sarebbero dovute bastare per stanare eventuali pasdaran delle deleghe, come era stato a dicembre con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Oggi invece non c’è traccia delle accuse di un tempo. E pensare che il 17 gennaio, sulla questione dei servizi, Renzi era netto: “Penso che si debbano rispettare le

Maurizio De Giovanni: Fiori / 1

 


Prima di morire, dovreste regalarvi un giorno di primavera a Pizzofalcone.

L’ideale sarebbe il primo, perché gustereste per intero il passaggio di testimone dall’inverno; l’attimo in cui l’aria acquista una vena di dolcezza, un retrogusto appena percettibile di altri profumi, e qualche suono che ancora non c’era e adesso giunge alle orecchie tese all’ascolto.

Ma è impossibile da prevedere, la primavera non manda gioiose partecipazioni della propria venuta per posta o con un messaggio in chat, corredato di fiorellini e note musicali che facciano pensare a una marcetta allegra. E la gente nemmeno se ne accorge, presa com’è a combattere la quotidiana battaglia per la sopravvivenza, perché si sa, Pizzofalcone è un posto articolato e sedimentario dove a pochi metri da chi naviga in un’immeritata ricchezza ci sono quelli che devono trovare il modo, qualsiasi modo, di dare da mangiare ai figli, e di arrivare vivi e vegeti all’indomani nella giungla urbana in cui il quartiere è incastonato come una pacchiana e mal tagliata pietra preziosa.

Non potrete individuare il primo giorno di primavera, è chiaro. Quindi è difficile che il nuovo vento giri e vi colga pronti ad apprezzarne i contenuti sensoriali che, senza motivo, vi disporranno al buonumore, perché ci si potrà disfare delle coperte e non si guarderà più con fastidio e preoccupazione agli spifferi penetrati dalla finestra che non chiude bene, o con frammenti di odio a chi esce lasciando la porta aperta. Perché tra non molto, sapete, l’aria inaspettata che giunge sotto forma di corrente non sarà più una minaccia alla salute, ma un lieve stimolo a uscire e a guardare il mondo in faccia.

martedì 23 febbraio 2021

Ovetto De Angelis (Huffington Post) e la "discontinuità" di Draghi

 


 

Ovetto De Angelis, all'anagrafe: Alessandro De Angelis, vice direttore Huffington Post, uno dei giornalisti (?!) che hanno più in "odio" (insieme a Christian Rocca) Giuseppe Conte, continua a ripetere che il governo Draghi sta "marcando una discontinuità".

Quella della comunicazione. Diversamente da Conte, che ad ogni DPCM appariva in tv ben dopo la fine dei tg per enunciare il contenuto dei decreti, Draghi non parla. Non appare in tv.

Ma non solo. Altro "marcamento di discontinuità" sarebbe l'uso dei Decreti Leggi anziché dei DPCM per stabilire le regole anti-covid.

Ovetto De Angelis, vabbè che ti sei liberato di Conte e insieme a Myrta Merlino, Christian Rocca, Libero quotidiano, Il Giornale, ecc...ecc...vivi in un orgasmo, probabilmente mai conosciuto fino ad oggi (intendo in senso politico, in altro senso, godrai spesso..o no?), ma ci sei o ci fai?

Certo. Il primo consiglio dei ministri si è tenuto alle 9 del mattino (o 9,20?) mentre Conte iniziava alle 21 quando non oltre. Vabbè che Draghi conosce il detto: un bel tacer non fu mai scritto, ma uno che ha una maggioranza bulgara non ha bisogno di DPCM. Gli basta

Miracolo Draghi: Non c'è più la dittatura sanitaria

 


da: Il Fatto Quotidiano - di Giacomo Salvini

Sulle misure anti-Covid il governo Draghi agisce in piena continuità con quello di Giuseppe Conte. Linea del rigore sugli spostamenti tra regioni e chiusure dove necessario. Un decreto, quello licenziato ieri in Consiglio dei ministri, approvato anche grazie a ministri del centrodestra e a quelli della Lega (Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia), partito che dall’inizio della pandemia predica un solo verbo: “Riaprire, riaprire, riaprire”. 

E così la decisione di ieri – che ha il volto anche della ministra degli Affari Regionali di Forza Italia, Mariastella Gelmini – non va giù a Matteo Salvini, che però si deve limitare a chiedere “un cambio di passo” e di “riaprire piscine, palestre e i ristoranti la sera”. Ma non oltre, perché stavolta al governo non ci sono più Conte e i giallorosa, ma anche la Lega e Forza Italia.

E allora è utile ricordare quando sia Salvini che Renzi negli ultimi mesi si siano affiancati ai teorici della dittatura sanitaria chiedendo di riaprire tutto e subito. Il leader della Lega, a una settimana dalla scoperta del paziente zero a Codogno, già twittava: “Chiediamo al governo di accelerare, riaprire, aiutare, sostenere. Accelerare, riaprire, ripartire”.

Congo, l'uccisione di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci: la regione del Kivu tra guerre, violenze e povertà

 


da: https://m.famigliacristiana.it/ - di Luciano Scalettari

Luca Attanasio, il nostro diplomatico, è finito vittima dell’assalto di un commando per ragioni tutte da chiarire sulla strada che porta al cuore dei Virunga. Il parco naturale dove vivono gli ultimi gorilla di montagna, ma dove si rifugiano anche alcuni dei gruppi armati che insanguinano da molto tempo le regioni orientali del Paese africano. La causa di tutto? Le sue immense ricchezze naturali

Il nostro ambasciatore, Luca Attanasio, stava viaggiando lungo una “strada maledetta”, specie per noi italiani: è lungo quella pista, solo un po’ più a nord, che furono massacrati i sei volontari di Mondo Giusto, nell’ ormai lontano 1995. La strada che dalla città di Goma, adagiata sulle sponde nord del lago Kivu, sale su, dentro il Parco dei Virunga, dove vivono gli ultimi esemplari dei gorilla di montagna, e prosegue poi verso le città di Butembo e Beni, oppure, verso ovest, in direzione di Kisangani, la città di “Cuore di tenebra”, il romanzo di Konrad.

Siamo nell’ estremo est della Repubblica Democratica del Congo, quello che fu il Paese di Mobutu, poi dei Kabila padre e figlio, e ora di Felix Tshisekedi, l’ attuale presidente.

Ma Kinshasa, la capitale, dove sta il presidente e il potere politico, è a 2.500 chilometri da Goma e dai vulcani dei Virunga. L’ambasciatore Attanasio era in missione. Due giorni fa, sabato, aveva passato il pomeriggio e la cena con un gruppo di italiani che vivono a Bukavu, la città congolese affacciata anch’ essa sul lago Kivu, ma sul lato sud. Domenica mattina si era spostato a Goma, e l’ aveva fatto seguendo il percorso più sicuro, ossia con il battello che attraversa il lago. Da Goma in poi, per andare a nord verso la cittadina di Rutshuru, l’ unico mezzo utilizzabile è la macchina.

La crisi politica è finita, ora Renzi deve rispondere sui soldi sauditi

 


da: Domani - di Emanuele Felice

Il leader di Italia viva Matteo Renzi aveva promesso che sui suoi rapporti con l’Arabia Saudita avrebbe dato spiegazioni una volta chiusa la crisi di governo. La vicenda è piuttosto seria e forse, proprio per questo, andrebbe tenuta distinta da ogni calcolo contingente, sganciata dai secondi fini della politica italiana.

La questione saudita è su un altro piano e, da questo punto di vista, Renzi in fondo ha ragione: è proprio adesso che dobbiamo parlarne. Proprio adesso che la crisi è alle spalle. Nel modo più oggettivo possibile.

A quel che sappiamo, il nostro ex presidente  del  Consiglio  riceve  (da un paio d’anni) cospicui pagamenti dal regime saudita, come compensi per conferenze o per la partecipazione al board di una fondazione del regime; contemporaneamente, in  diverse  occasioni pubbliche l’ex premier italiano si è prodigato in lodi generose per quel regime.

Tutto legale, naturalmente. Inopportuno, certo, che lo faccia un se natore in carica, scelto e pagato dai cittadini per sedere in parlamento. In potenziale conflitto di interessi. Ma anche questo in fondo non è il tema centrale. Il punto vero è che l’Arabia Saudita è uno dei regimi più oppressivi e feroci che ci siano al mondo. Quel regime è nella lista nera di tutte le organizzazioni umanitarie. È annoverato fra i dieci paesi

Si fa presto a dire transizione ecologica

 


da: https://www.lavoce.info – di Alessandro Lanza

Istituire il ministero della Transizione ecologica è una buona idea. Ma chiarire struttura e competenze del nuovo dicastero non è l’unico problema. Perché il concetto stesso di transizione ecologica non è semplice da definire. Tante le sfide.

Cosa sarà il ministero della Transizione ecologica?

Tra le questioni aperte dopo la formazione del governo Draghi, quella sul ministero della Transizione ecologica appare particolarmente rilevante, non foss’altro perché parte dei fondi del Recovery and Resilience Facility e della sua traduzione nel nostrano Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) verranno gestiti attraverso questo dicastero. Qualcuno l’ha definito uno “scalpo” grillino, cioè il prezzo da pagare per il necessario sostegno a una maggioranza che altrimenti non ci sarebbe stata. In realtà, si tratta di una buona idea, che però avremmo dovuto realizzare dieci anni fa. Ora, uno dei rischi è dato dalle difficoltà di istituire un perimetro coerente nel ritagliare competenze prese da ministeri diversi.

È per fortuna presto tramontata l’ipotesi infausta secondo cui il ministero della Transizione ecologica sarebbe nato dalla fusione di tre ministeri: Sviluppo economico, Ambiente e tutela del territorio e del mare, Infrastrutture e trasporti. Sarebbe stata una scelta infausta perché avrebbe creato un ministero monstre totalmente ingestibile, con oltre 10 mila dipendenti.

lunedì 22 febbraio 2021

Billie Eilish: Bud Guy (canzone spot Seat Leon)


Giorgio Meletti: Draghi metterà un freno allo stato (pessimo) imprenditore?

 

 

da: Domani

Non c’è memoria di una posizione di Mario Draghi trasmessa all’opinione pubblica sotto forma di indiscrezione, con formule del tipo “avrebbe detto ai suoi più stretti collaboratori”. Draghi parla dritto e sempre in forma ufficiale, non è per forza un pregio, è un fatto.

Nel suo discorso programmatico al Senato (17 febbraio) il presidente del Consiglio ha pronunciato la parola “stato” 15 volte. In 13 casi è stato un participio come quello che avete appena letto. Solo in una frase ha chiamato in causa lo stato: «Il ruolo dello stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione».

La sua idea dell’intervento pubblico necessario a condurre l’economia fuori da una crisi profonda — e antica, la pandemia l’ha solo aggravata — non lascia spazio allo stato imprenditore. In un altro punto del discorso ha fatto una significativa specificazione: «Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche». Il passaggio fa discutere, ma niente induce a identificare la protezione selettiva di attività economiche al finanziamento di singole imprese.

Alessandro Di Battista: Altro che Governo dei migliori, è il Governo dei conflitti di interessi

 


da: https://www.tpi.it/

Mi rendo conto che a chi ha abbassato le saracinesche del proprio negozio (e oggi non sa se e quando le tirerà su), a chi ha paura che le banche gli portino via la casa che ha impegnato per comprare nuovi macchinari per la sua azienda o ai titolari di palestre e piscine (e a tutti i loro dipendenti) – tra le categorie più martoriate degli ultimi mesi – importi poco o nulla del conflitto di interessi.

Tuttavia è bene sapere che conflitto di interessi significa accentramento di potere, significa prevaricazione economica di taluni su altri, significa spreco di denaro pubblico. Essere in conflitto di interessi può determinare gli stessi effetti di corrompere, solo che nel nostro Paese è legale.

È legale essere il presidente di una forza politica al governo e, contemporaneamente, possedere un impero mediatico capace di influenzare opinioni e diffamare avversari.

È legale che un ministro della Repubblica si occupi della banca dove il padre è vice-presidente. È legale che un ex-Presidente del Consiglio, nonché segretario di un partito anch’esso al governo, nonché senatore della Repubblica, riceva fiumi di denaro da organizzazioni estere per “deliziare” platee estere, in conferenze estere.

È legale che ministri dell’economia e delle finanze, nonché sottosegretari