giovedì 18 febbraio 2021

Rivedere il metodo ristori per le imprese

 


da: https://www.oggitreviso.it/ - di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)

La Germania ha modificato i criteri

LAVORO - Con l’inasprimento delle misure restrittive, nuovo lockdown, decretato dal governo della cancelliera Merkel per il periodo natalizio, che prevede la chiusura anche dei negozi, ad esclusione di quelli del settore alimentare, il governo tedesco sta ridefinendo gli aiuti alle imprese. Si tratta del pacchetto “aiuti ponte III”.

Gli aiuti mirano a sostenere le aziende colpite dal lockdown, sia direttamente sia indirettamente e riguardano anche ai negozi di vendita al dettaglio come ristoranti, bar, alberghi, ecc. che durante il lockdown leggero erano rimasti aperti. La cosa interessante è che il metodo per il rimborso, per quasi tutte le categorie di imprese, non è il fatturato ma bensì i costi fissi. Se guardiamo ad esempio ristoranti, bar e alberghi, i principali costi fissi sono quelli relativi agli affitti e locazioni, ai costi di finanziamento (interessi e spese bancarie), ammortamenti dei beni e altri costi operativi correnti tra cui i costi del personale dipendente.

Tralasciando le misure e la portata dei rimborsi, altro elemento da sottolineare sono i tempi per la richiesta dei contributi, perché sarà possibile presentare la domanda per tutta la prima metà del 2021. Contro questo metodo, rimborso sui costi fissi e non sulla perdita di

ricavi, hanno ovviamente protestato, coloro che svolgono attività che hanno costi fissi molto bassi o quasi inesistenti, come ad esempio giornalisti, artisti, professionisti che operano direttamente senza una struttura e anche i piccoli negozianti. Questa tipologia di operatori chiede un rimborso in base al calo delle vendite, rapportate al mese dell’anno precedente (esempio: novembre 2020 su novembre 2019, dicembre 2020 su dicembre 2019, ecc.).

Cosa accade invece nel nostro paese? In Italia il metodo per i ristori, per avere diritto al rimborso, è il calo di fatturato dentro alcune soglie percentuali. L’unico elemento che in parte copre i costi fissi per il personale, si può avere con la richiesta della cassa integrazione e per una parte degli affitti, per i quali non è previsto un rimborso ma un credito d’imposta.

Come avevo già scritto in questo articolo del 21 novembre 2020, il metodo ristori sul calo di fatturato spesso non soddisfa le attese di molte imprese e crea una iniquità sulla erogazione dei rimborsi. Nell’articolo veniva messo in evidenza l’importanza dei costi fissi, (quelli che non variano al variare dei ricavi) perché la loro entità, per il cosiddetto effetto “leva” crea una grande perdita all’impresa quando diminuiscono i ricavi, così come crea grandi utili quando i ricavi aumentano anche se non di molto.

Se per esempio l’impresa UNO, ha ricavi per 500.000 euro, costi variabili per 120.000 euro, e costi fissi per 350.000 euro, quindi con un reddito operativo di 30.000 euro, se subisce un calo dei ricavi pari al 30% (350.000 euro contro i 500.000 dell’anno precedente), chiude con una perdita di 84.000 euro. Se l’impresa DUE, ad esempio, con gli stessi ricavi di 500.000 euro, con costi variabili di 300.000 euro, costi fissi di 170.000 euro e un reddito di 30.000 euro, con un calo di ricavi sempre del 30%, chiude con una perdita di 30.000 euro.

In questo esempio, se ci fosse un rimborso del 40% sul calo dei ricavi, ad entrambe le aziende andrebbe la somma di euro 60.000 (40% di 150.000) e, in questo caso l’impresa UNO rimane con una perdita di 24.000 euro (-84.000+60.000), mentre l’impresa DUE andrebbe in utile di 30.000 euro (-30.000+60.000).

Se invece il rimborso fosse ad esempio il 20% dei costi fissi, l’impresa UNO riceverebbe 70.000 euro (20% di 350.000) e chiuderebbe con una perdita di 14.000 euro (-84.000+70.000), mentre l’impresa DUE riceverebbe 34.000 euro (20% di 170.000) e chiuderebbe con un utile di 4.000 euro (-30.000+34.000).

Come si vede, il metodo del rimborso basato sui costi fissi risulta più equo in quanto l’impresa UNO chiude con una perdita più contenuta e l’impresa DUE con un utile inferiore di quello basato sui rimborsi calcolati sul calo dei ricavi. Credo sia questo il motivo di fondo per cui la Germania, per questo “aiuti ponte III”, abbia deciso di utilizzare il metodo dei costi fissi e non solo quello del calo del fatturato per calcolare il rimborso alle imprese. Sarebbe giusto che per i ristori, in base alle tipologie di aziende e/o settori, ci fossero due metodi, uno basato sul calo del fatturato e uno sui costi fissi, per dare dei rimborsi più equi e soprattutto utili alle imprese.

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