mercoledì 10 febbraio 2021

Da Padoan a Conte a Siena si misura la confusione del Pd

 


da: Domani - di Giorgio Meletti

Per dare un posto all’ormai ex premier, i giallorossi vorrebbero candidarlo nel collegio dove già avevano paracadutato Padoan, poi fuggito a Unicredit dopo poco più di due anni

Abbiamo  appreso  dai  libri  di  scuola i fasti della “volpe del deserto”, il generale tedesco Erwin Rommel che fu peraltro sderenato in Libia insieme agli alleati italiani. Esattamente 25 anni fa Luigi Pintor sul Manifesto battezzò “volpe del Tavoliere” l’apparentemente astuto Massimo D’Alema:  «Fa  ormai  pensare  a  una parodia, a un’involontaria presa in giro di sé e degli altri. Somiglia sempre di più, con tutto il rispetto, a Peppino De Filippo». Adesso non ci resta che conoscere  la  “volpe  del  Chianti”  che ha pensato di candidare Giuseppe Conte alle elezioni suppletive della città del Palio. C’è infatti da scegliere il deputato per sostituire Pier Carlo Padoan, che tre mesi fa ha preferito la presidenza dell’Unicredit.

Non c’è conferma alle indiscrezioni, ma il solo fatto che se ne parli ci costringe a fare i conti con un sistema politico trasformato in una specie di videogioco, una sala Bingo dove le estrazioni sono continue. La posta in palio non sono più gli interessi della nazione, o delle classi sociali, ma i punteggi che ciascuna squadra accumula nei sondaggi e nelle tornate elettorali, oltre , beninteso, a carriera e reddito dei singoli giocatori.

Perseverare nell’errore

Nel  caso  della  candidatura  di  Conte a Siena, parlare di scollamento dalla realtà non è una semplificazione. Sono i fatti presenti e passati che parlano e talvolta urlano. Come già urla la sinistra senese,  già sul  piede di guerra: Padoan humanum, Conte diabolicum, dicono. «Ci trattano come un Mugello qualsiasi». In Toscana è così. Il Mugello è periferia di Firenze e quindi un remoto altrove disprezzato dai senesi per i quali già Monteriggioni - 20 chilometri da piazza del Campo - è contado senza pregio. L’archetipo è Antonio Di Pietro. Nel 1996 diventa ministro dei Lavori pubblici del primo governo Prodi, subito dopo viene aggredito da un’inchiesta farlocca e, anziché dichiararsi sereno in attesa della Cassazione, si dimette. L’inchiesta si sgonfia e l’alleanza dell’Ulivo lo rimette in pista facendolo eleggere alle suppletive del Mugello, 600 chilometri dalla sua Montenero di Bisaccia.

Alle politiche del 2018 l’effetto Mugello colpisce Siena. Il segre- tario del Pd Matteo Renzi impone la candidatura di Padoan. Il ministro dell’Economia fa credere di aver salvato il Monte dei Paschi dalla sua crisi disastrosa vaccinandola con un numero imprecisato di miliardi pubblici. Nel collegio uninominale il ministro salvatore (romano) vince con 53mila voti contro il no-euro  leghista  Claudio  Borghi (milanese) che si ferma a 47 mila. Incassata  la  vittoria,  Padoan giura agli elettori senesi che andrà a Montecitorio  (testuale) «a promuovere l’occupazione e la crescita inclusiva per ridurre le diseguaglianze».

Due anni e mezzo dopo saluta come Alberto Sordi in I vitelloni («Lavoratori!...») e promuove l’occupazione e crescita  inclusiva di sé facendosi cooptare nel cda Unicredit . In più azzera con un colpo deciso la diseguaglianza tra il suo reddito e quello degli altri banchieri, che è anche questa una forma di giustizia sociale, sia pure di dettaglio.

La volpe del Chianti

Adesso la volpe del Chianti, probabilmente un soggetto collettivo, pensa di usare Siena come “laboratorio” della nuova alleanza Pd-M5s al cui leader autonominato serve il lavacro elettorale. Il segretario del Pd senese Andrea Valenti non ci sta a essere usato come laboratorio degli affari di Conte e chiede che sia ri- spettata «la linea che il partito locale segue da sempre: il candidato deve essere espressione del territorio». Territorio contro laboratorio? Subito c’è chi fa notare che il candidato del territorio a cui pensa Valenti è sé stesso, ma questo capita in un partito in cui ci si vuole bene a pur di non litigare si fa una scissione. Il vero paradosso è però che Conte è a piedi perché l’ha disarcionato Matteo Renzi. E nella provincia  di  Siena, alle regionali del 20 settembre scorso, Italia Viva  ha  preso  7.917  voti,  il  M5s  7.454. Con chi si allea la volpe del Chianti? Con l’unico partito che è riuscito a prendere meno voti di Renzi. Il quale, verosimilmente, per fare un nuovo sgambetto a Conte non esiterà a mobilitare le sue truppe animate dal consigliere regionale Stefano  Scaramelli,  ex  sindaco  di  Chiusi.

Tutto per non candidare Gianni Cuperlo, unico senza poltrona nell’esecutivo Pd, che alle elezioni 2018 rinunciò al seggio sicuro a Sassuolo, dando ragione alla protesta del Pd locale contro i paracadutati. Poi gli hanno promesso  l’elezione  suppletiva  al  posto di Paolo Gentiloni e alla fine hanno dato il posto al ministro   dell’Economia   Roberto  Gualtieri.

Poi gli hanno ripromesso e ritolto la candidatura a Siena. Dove, paracadutato per paracadutato, tra  gli  elettori  toscani  ancora  rossicci se non proprio rossi, un uomo di sinistra come Cuperlo magari qualche voto in più lo prenderebbe.

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