mercoledì 29 febbraio 2012

Google: da domani la “nuova privacy” tra richieste di sospensione



Domani la "nuova privacy" di Google. Chiesto uno stop

L'altolà a Google, questa volta, arriva dal governo francese. Mancano infatti poche ore all'applicazione delle nuove regole sulla privacy e la gestione dei dati personali degli utenti (dovrebbero entrare in vigore domani 1 marzo) che la società di Mountain View ha illustrato nelle scorse settimane.
La società fondata da Larry Page e Sergey Brin aveva gettato acqua sul fuoco spiegando che l'approccio usato d'ora in avanti ha come obiettivo quello di riunire in un'unica soluzione tutte le varie policy sulla privacy pubblicate, nel corso degli anni, da Google per l'impiego di ciascuno dei suoi servizi. I chiarimenti erano giunti, all'inizio del mese, da Peter Fleischer, uno dei responsabili delle politiche adottate da Google in materia di privacy e tutela dei dati personali, in risposta alla richiesta di chiarimenti pervenuta dalla Commissione Europea (ved. questo nostro articolo di approfondimento).

A distanza di poche ore dal varo delle nuove disposizioni, è il CNIL - autorità francese che si occupa di tutela della privacy - che chiede a Google di posticiparne l'applicazione. La richiesta è stata indirizzata direttamente al CEO di Google, Larry Page, rimarcando nuovamente le preoccupazioni emerse in sede europea. Secondo la visione del CNIL, la policy presentata da Google non rispetterebbe "i requisiti contenuti nella direttiva europea sulla protezione dei dati". Stando all'autorità d'Oltralpe, per l'utente medio sarebbe praticamente impossibile comprendere il nuovo impianto e come i dati vengono raccolti. La nuova impostazione, inoltre, farebbe emergere dubbi sulle pratiche di Google soprattutto per ciò che riguarda l'utilizzo

Politica e Media: anche con Monti sulla Tv decidono gli amici di Berlusconi

da: Il Fatto Quotidiano

Anche con Monti sulla Tv decidono gli amici di B.

A 75 anni l’emozione è un sentimento usurato. E il sottosegretario Massimo Vari, a un convegno su televisioni locali e riforme di governo, ha diluito le parole di circostanza: “Questa è la mia prima uscita pubblica con le deleghe per le Telecomunicazioni”. Ormai il segreto non funzionava più, il ministro Corrado Passera (Sviluppo economico) ha sempre inviato il sottosegretario Vari ai complicati e infiniti incontri per cambiare un sistema televisivo che appare immodificabile.

All’annuncio inaspettato di Vari, un avvocato e magistrato di poche e concise dichiarazioni, qualcuno in platea si è guardato intorno per cercare uno sguardo di conforto, e poi riflettere: “A questo punto, potevano lasciare Paolo Romani – dice un editore di un gruppo televisivo importante – il fantasioso inventore del beauty contest”, il concorso di bellezza che regalava le frequenze a Mediaset, momentaneamente congelato (non cancellato). Massimo Vari, ex vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, non si è mai occupato di televisioni, tralicci, canali, digitale terrestro o tecnologia analogica. Ma ha il curriculum giusto per la poltrona, secondo i parametri italici: sei anni fa era tra i favoriti di Forza Italia per la nomina al vertice di Agcom, l’Autorità garante per le Telecomunicazione distrutta in questi anni da inchieste e manipolazioni.

Tra i suoi innumerevoli incarichi, durante una carriera nei posti di potere in cui apparire conta quasi zero, Vari è stato consigliere di Stato per il Vaticano. Anche Giancarlo Innocenzi, considerato da molti un suo carico amico, godeva di ottimi uffici con la Chiesa (tant’è che a Roma abitava in una casa di Propaganda Fide, il braccio immobiliare del Vaticano, che affaccia su piazza San Pietro). Vari e Innocenzi si sono conosciuti in Vaticano, potevano continuare il sodalizio all’Autorità, ma poi Silvio Berlusconi

Marco Rovelli: Lavorare uccide


[…] L’Umbria è la regione italiana che ha un indice di frequenza delle morti sul lavoro – ovvero le morti messe in relazione agli occupati – maggiore di quasi il 47% rispetto alla media nazionale. E il motivo strutturale è da individuarsi proprio nel fatto che lì operano per lo più imprese di piccole dimensioni e a carattere artigianale, e percentualmente più forte è la presenza del settore edile.
Allo stesso tempo, però, in Umbria c’è stata un’esperienza che ha qualcosa da insegnare.

Il 26 settembre 1997, tra l’Umbria e le Marche, la terra trema. Il terremoto è devastante. Si tratta di ricostruire un’area molto vasta. Lo Stato mette a disposizione risorse straordinarie. Ma una ricostruzione può dare occasione di altrettanto straordinarie speculazioni, e occorrono allora regole precise. Due gli strumenti essenziali. Uno, quello che poi diventerà legge dello Stato con il nome di Durc, Documento unico di regolarità contributiva, un’attestazione che le imprese siano in regola con gli obblighi contrattuali e legislativi: che insomma siano stati pagati gli stipendi e i contributi a Inps, Inail e Cassa edile. Solo se l’impresa era in regola si poteva procedere alle fasi successive dei lavori col finanziamento della Regione. Due, cosa ancor più importante, non si è lavorato con gli appalti al massimo ribasso. Un tabellario regionale stabiliva il costo del lavoro (sulla base dei contratti collettivi) e il costo del materiale, e dunque si andava a stabilire, per ogni lavoro, una soglia minima sotto alla quale non era possibile scendere, un «vincolo di congruità». Dati poi una serie di parametri, si sceglieva l’impresa appaltatrice in base al suo curriculum, in base al modo in cui essa era in grado di soddisfare quei parametri. Così anche il privato non poteva dare il suo appalto a un’impresa che gli prendesse meno, altrimenti non avrebbe avuto il finanziamento regionale. Questo fatto, insieme all’intensificazione dei controlli, ha permesso di raggiungere un risultato davvero straordinario: mentre nel resto della regione si continuava a morire, nelle aree terremotate, dove i cantieri edili per dieci anni hanno proliferato, c’è stato un solo morto.
Mi raccontano tutto questo nella sede della Cgil di Perugia. E mi chiedo perché non diviene legge dello Stato anche l’abolizione del massimo ribasso. Sarebbe possibile studiare la cosa anche per gli appalti privati, incentivando con agevolazioni fiscali magari.
E poi, come mi fanno notare, questa vicenda ha dimostrato anche che non è vero che la sicurezza costa troppo: questo è stato l’unico terremoto della storia d’Italia in cui il costo finale è stato inferiore a quello preventivato. 

Rai2, The Good Wife, finale della seconda stagione: ‘Closing Arguments’


Ieri sera, dalle 22.40, Rai2 ha trasmesso l’ultima puntata della seconda serie. Rivedere gli ultimi minuti finali mi ha fatto nuovamente sorridere e apprezzare i “crudeli” King.
Riporto il post che scrissi allora, a commento della puntata che vidi in lingua originale (che preferisco…)


The Good Wife, finale seconda stagione: ‘Closing Arguments’, classe, verità e ironia…

Sono degli adorabili bastardi i King, creatori della serie “The Good Wife”, che ha come protagonista la più volte premiata Julianna Margulies.
Hanno una certa crudeltà e non sempre la capacità di gestire con la giusta misura di realismo e fantasia le situazioni del privato dei protagonisti. Ma, improvvisamente, come capita solo a quelli bravi (che ovviamente non devono necessariamente essere perfetti) ecco il colpo di classe che fa dimenticare qualche difettuccio. 

Gli ultimi minuti dell’ultimo episodio della seconda stagione: Closing Arguments valgono l’intera stagione che conferma ‘The Good Wife’ come una serie decisamente di buon livello.
Sono minuti imperdibili; non tanto perché la coppia Alicia & Will – dopo puntate e puntate (si sa…i King sono bastardi) - sta per trovare il suo momento (carnale), ma per come ci si arriva. E’ il modo di narrare e rappresentare il loro momento (“anche se solo per un’ora”) che vale la visione della serie.
 
Come potrei non apprezzare l’ironia della situazione nel rappresentare l’arrivo del momento topico. Ironia, sia chiaro, rivolta anche ai fans della coppia Alicia & Will che tanto bramavano perché i due arrivassero almeno all’inizio di un “dunque”.
Dopo tentennamenti, cose non dette e…qualcuno che ci ha messo lo zampino, ecco che i King – ovviamente all’ultimo episodio e ancor più ovviamente negli ultimi minuti – fanno cogliere a Will e Alicia “l’eccezionale momento”.
Ma i due, si sa, sono un po’ sfigatelli. La reception dell’albergo non collabora (non ci sono stanze disponibili, causa convention). Beh..una ci sarebbe. La costosissima suite presidenziale al modico prezzo di $7,800.
Alicia vale il prezzo? Ma certo. Non foss’altro perché Will l’ama o crede di amarla dai tempi di Georgetown. E allora, ecco la coppia da “almeno un’ora” arrivare all'ascensore. Che…non è propriamente di quelli che collaborano! Ma....il luogo non certo angusto, trattandosi di un ascensore che porta a una suite mai in saldo, "predispone" all'inizio di qualche preliminare. Niente di hard. Classico..

Siamo arrivati davanti alla porta della costosissima suite presidenziale.
Ci siamo? No.
Ti pare che la key card possa collaborare? No. Ti pare che un uomo, in certe situazioni, mantenga sangue freddo non dico nei pantaloni...lì....è comprensibile che ci sia una certa "agitazione"...ma in testa? 
Certo che no!


E gli adorabili bastardi King possono smentirsi, possono perdere colpi?
Certo che no.
Zampata finale.

Ci mostrano in pochi secondi, con gli sguardi di Alicia, con l’ansia di Will, un’assoluta verità del rapporto uomo-donna. Quando l’uomo non ce la fa (spesso…) deve intervenire la donna. Per risolvere la situazione.
E Alicia, non più sfuggente ma disponibile al “contatto”, con calma a precisione fa quello che lui non riesce a fare: introduce la key card (che avevate capito?!). Luce verde. Via libera.
Lo sguardo paziente e ironico di Alicia e lo sguardo autoironico di Will quando la porta si apre sono imperdibili. Se mai Will avesse avuto anche solo un dubbio, è svanito: Ha bisogno di Alicia. In tutto e per tutto.



Questa è la verità assoluta. Un uomo ha bisogno di avere accanto un certo tipo di donna…Che lo conosce, che sia complementare a lui. Lo dicono una porta e una key card. Guardare per credere.





La porta si chiude.


La seconda serie di ‘The Good Wife’ è finita.
I fans del team Alicia & Will dovranno aspettare la terza serie per “assistere alla consumazione”. Beh…sempre se quegli adorabili bastardi dei King la vorranno mostrare…

Canal Grande di Antonio Dipollina: fiction Walter Chiari


da: la Repubblica

Un talento inestimabile dentro una persona che disprezza regole e convenzioni, o meglio non le ritiene minimamente importanti. Forse non è arrivata nel momento giusto la fiction Walter Chiari-Fino all’ultima risata (Raiuno). In epoca in cui fa capolino – incredibilmente – l’idea che se fai un guaio lo paghi, difficile parteggiare senza se e ma per l’istrione Walter, con tutta la comprensione umana, l’estrazione operaia, lo sfoggio affabulatorio di una cultura di suggestioni, raccolta qui e là.
Ma gli autori, e il produttore Barbareschi, tenevano assai all’eroe negletto: grandi ambiguità sulla consistenza delle vicende giudiziarie, sempre tra demonio e santità. La vita dell’attore esattamente come la vogliono i rotocalchi: c’è lo sfregio finale a Venezia, c’è la discesa agli inferi delle tv locali, non c’è il Beckett con Rascel. Scelte. Quasi inquietante Alessio Boni nel rendere somiglianza, ghigni, sorrisi, tragedie umane, amori da favola in una vita tra sogno e incubo. 

Giappone: primo anniversario del terremoto visto da Ridley Scott



Giappone/ Primo anniversario del terremoto visto da Ridley Scott

"Giappone in una giornata" sarà montato da video amatoriali


Ridley Scott parteciperà a un progetto di documentario sulla giornata del primo anniversario del sisma e dello tsunami che colpirono il Giappone l'11 marzo del 2010. Il regista britannico guiderà il montaggio di "Giappone in una giornata", un film sulle commemorazione della catastrofe che ha ucciso oltre 19mila persone e che ha provocato il più grave incidente nucleare del Giappone presso la centrale di Fukushima Daiichi.

Il documentario sarà coprodotto dalla rete giapponese Fuji Television e dalla società di produzione britannica Scott Free a partire dai video offerti dai cittadini giapponesi e dalle immagini raccolte dalle telecamere che la Fuji posizionerà nelle zone sinistrate.

Scott, autore di film culto come "Alien", "Blade Runner" e "Il gladiatore", ha da poco realizzato un documentario collettivo (La vita in un giorno) a partire dai video provenienti da 80.000 persone di 192 paesi. "Giappone in un giorno" dovrebbe essere sugli schermi giapponesi già a partire da questo autunno e i profitti saranno destinati alle vittime della catastrofe.

Finivest: dividendi in netto calo


da: la Repubblica – Affari e Finanza

Il Cavaliere senza cedole e senza vergogna
di Massimo Giannini

È dura per tutti. Persino per Silvio Berlusconi, uno degli uomini più ricchi del mondo, già presidente del Consiglio della povera Italia. La campagna dividendi 2011 è un bagno di sangue anche per lui. Mentre un anno fa di questi tempi la famiglia del Cavaliere si spartiva allegramente il gigantesco tesoro delle cedole staccate dalla cassaforte Fininvest alle sette società che la controllano, quest’anno padre e figli sono costretti a una dolorosa penitenza. Allora il monte dividendi da dividere era pari a ben 175 milioni. Oggi quella montagna di soldi si è ridotta ad un «misero» mucchietto di 33 milioni, messo insieme attingendo direttamente alle riserve.
Nell’insieme, l’ex premier ha comunque incamerato circa 13,5 milioni, di cui 4,8 riferiti all’intero utile della Holding Italiana Prima, 1,1 milioni alla Seconda (in perdita per 191.399 euro), 6,6 milioni alla Terza (in perdita per circa 2.000 euro) e 1,1 milioni alla Ottava (in utile per poco più di 2 milioni). La figlia primogenita, Marina, ha fatto la stessa cosa, incamerando dalle riserve della sua Holding Quarta una cedola complessiva di 5 milioni. I tre figli che Silvio ha avuto con Veronica hanno seguito a ruota, portandosi a casa dividendi totali per 15 milioni, di cui 13 pescati direttamente dalla riserva straordinaria. Il secondo figlio Piersilvio, al contrario, non ha seguito le orme paterne: per lui niente dividendi, l’utile di 1,3 milioni della sua Holding Quinta è stato dirottato interamente a riserva.
Insomma, la dinastia berlusconiana non è alla canna del gas. Non ha il problema della quarta settimana. Ma certo sente i morsi della crisi generale, e di quella particolare che pesa su Mediaset. Questo spiega le preoccupazioni del Cavaliere. Lasciata la poltrona di Palazzo Chigi, ha tutto da perdere. Anche per questo non vuole «regalare Monti alla sinistra», come lui stesso dichiara alle sue truppe cammellate, che ormai procedono confuse e in ordine sparso. Le decisioni del nuovo governo sulla Rai e sull’asta per le frequenze tv possono dare il colpo di grazia a un impero industriale e mediatico ormai in pericoloso declino.
Ma proprio per questo il Professore non deve cedere al ricatto implicito del Cavaliere. Sulla riforma della governance del servizio pubblico servono scelte di rottura, finalmente orientate al ripristino di un livello minimo di concorrenza, oltre che di decenza. Sulle frequenze tv, dopo la sospensione del beauty contest decisa dal Consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso, Passera si è dato 90 giorni per stabilire il destino delle frequenze. Secondo logica, dovrebbero essere riassegnate al mercato con un’asta, come imporrebbero le regole di buon senso e di buona amministrazione. Manca poco più di un mese e mezzo alla scadenza: aspettiamo con ansia le decisioni del ministro dello Sviluppo. 

Imprenditori italiani (?), Marchionne: da socialdemocratico (??) a demolitore..



La parabola di Marchionne, da “innovatore socialdemocratico” ad “anti-italiano”

Dalle fanfare che accompagnarono il suo insediamento al capo del Lingotto nel 2004, alla promessa di investire 20 miliardi nelle fabbriche italiane, fino al recente annuncio di voler chiudere altri due stabilimenti. In mezzo la battaglia contro la Fiom, i referendum “con la pistola puntata alla tempia” a Mirafiori e Pomigliano e la clamorosa uscita dalla Confindustria di Emma Marcegaglia. Ecco le tappe principali della parabola dell’imprenditore in maglioncino, l’italo-canadese Sergio Marchionne: da ‘uomo nuovo’ a liquidatore dell’industria del Belpaese. Sì, perché se solo otto anni fa il patron del Lingotto prometteva che la Fiat sarebbe tornata “ciò che è stata”, oggi (come ha ribadito in un’intervista al Corriere) la partita per la sua sopravvivenza si gioca solo sulla capacità di “esportare negli Stati Uniti”.

2004, la speranza. Fassino: “Lui sì che è un vero socialdemocratico”
“Fiat ce la farà e tornerà a essere quella che è stata”. Così esordisce Sergio Marchionne, il giorno in cui il Cda della Fiat lo nomina nuovo amministratore delegato. È il primo giugno del 2004 e intorno all’homo novus si moltiplicano gli elogi sperticati. “Un manager indicato per capacità e professionalità da Umberto Agnelli” garantisce il presidente della casa automobilistica, Luca Cordero di Montezemolo. Italo-canadese, 52 anni, alla guida del gruppo svizzero Sgs, colosso delle certificazioni industriali, Marchionne ha fama di “manager operativo, specializzato in rilanci”. Sette giorni dopo la nomina, il nuovo ad visita Mirafiori e assicura “la priorità all’auto”. Nel 2007, Giuliano Amato gli dà del “miracoloso”; Piero Fassino, futuro sindaco di Torino, appoggia la “sfida all’innovazione” e si dice pronto ad allearsi con Marchionne: “Lui sì – afferma fiducioso – che è un vero socialdemocratico”.

2007, il trionfatore in 500. Il primo (e unico) modello di vero successo
Dopo il divorzio da General Motors, la popolarità del “maglioncino blu” del Lingotto sale ancora. “Così ci siamo ripresi la libertà”, annuncia festante nei primi mesi del 2005. Due anni più tardi

Il modello sanitario della Regione Lombardia: “paziente, mi costi…ma quanto mi costi..”


da: la Repubblica

Ospedali, dopo il ricovero il conto
"Ecco quanto ci è costato curarvi"
Da giovedì le strutture lombarde dovranno comunicare ai pazienti il costo delle prestazioni erogate: "Operazione trasparenza". L'Ordine dei medici: "Decisione esecrabile e umiliante"
di Andrea Montanari

Da marzo, sarà la Regione a dire ai pazienti, anche quelli che pagano i ticket, quanto sono costati alla sanità lombarda. Tra ricoveri, esami e prestazioni specialistiche che le casse del Pirellone hanno dovuto rimborsare agli ospedali e alle cliniche convenzionate. Una sorta di conto all’incontrario già pagato che ogni cittadino da ora in poi riceverà al momento delle dimissioni da un ricovero o insieme ai risultati degli esami, in caso di semplice prestazione ambulatoriale. «È un’operazione di trasparenza e informazione assolutamente positiva  spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani  Avere consapevolezza dei costi pubblici e sapere ciò che lo Stato, cioè tutti noi, spendiamo per curarci. L’importante è evitare strumentalizzazioni. Chi ha usufruito di servizi sanitari di cui aveva necessità non viene colpevolizzato. Ma tutti i cittadini, dai malati ai medici, devono responsabilizzarsi».

Le regole. Venerdì scorso tutti i direttori generali delle Asl e degli ospedali lombardi hanno ricevuto una lettera del direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, con le istruzioni. In caso di ricovero, il paziente, al momento delle dimissioni riceverà una lettera con di seguito «il valore esposto, espresso in euro, che rappresenta il rimborso corrisposto mediamente agli ospedali lombardi per il costo sostenuto per tipologie di attività e di prestazioni simili a quelle che ha usufruito durante il suo ricovero». Nel caso, invece, di semplici esami, il paziente riceverà una comunicazione scritta più articolata. Con il valore del rimborso per i costi sostenuti suddiviso, però, tra la quota coperta dall’eventuale ticket sanitario. Quella relativa alla eventuale ulteriore spesa per la quota fissa della ricetta. E quella eventualmente riconosciuta dal Servizio sanitario regionale alla struttura ambulatoriale a saldo.

La media. La cifra relativa al rimborso, in realtà, sarà calcolata su una media, non sul costo della prestazione di quel paziente. In base a una media di valore calcolata in base alle prestazioni erogate nel corso del 2011. Questo perché, in genere, al momento delle dimissioni dall’ospedale, non è ancora possibile fare un conto finale dei costi della cura di un paziente.

Le prestazioni. Con la consegna del referto degli esami fatti, ad esempio, un paziente scoprirà che per la liberazione del tunnel carpale la Regione rimborsa all’ambulatorio 898,42 euro. Per la correzione di retrazione della palpebra, 1166,60 euro (come per la ricostruzione). Ogni asportazione del sacco delle vie lacrimali costa ben 369,47 euro. Un solo trattamento di Cross linking cornerale per rafforzare la cornea ha un rimorso di 1850 euro. Quello per la legatura e lo stripping delle vene varicose è di 1.461 euro. Per la circoncisione è di 1.065 euro. Mentre per la biopsia dell’utero con dilatazione del canale cervicale è di 945 euro. Solo un’artroscopia carpocarpale vale 1750 euro, mentre un’asportazione artroscopia di cartilagine del ginocchio oltre 2000 euro. Tutti esami molto diffusi e molto spesso prescritti dai medici di famiglia o dagli specialisti.

La filosofia. Per la Regione i costi del sistema sono rimborsi corrisposti alla strutture e quindi sono questi i valori da comunicare ai cittadini. «È infatti inopportuno - scrive il direttore generale Lucchina - che ogni struttura cerchi di stimare i propri costi di produzione con l’esito di avere una grande eterogeneità di informazioni, poco verificabili, fornite dai cittadini con il risultato di generale di grande confusione».

Lo scopo. L’obiettivo della comunicazione è quello di sensibilizzare i cittadini, ma soprattutto di responsabilizzare i medici che prescrivono troppi esami.

Liberalizzazioni, opinioni: “Al mercato serve un’intesa modello Imu”


Riporto e dissento sul modello Imu per gli edifici religiosi come scritto ieri: http://taccuinodiunamarziana.blogspot.com/2012/02/ici-scuole-cattoliche-lalgoritmo-di.html
Il concetto che si debbano trovare criteri sensati e di ragionevole applicazione è ovviamente scontato. La politica è questo. Che i politici e/o tecnici ci riescano, è altro paio di maniche.



Al mercato serve un'intesa modello Imu
di Stefano Lepri

Il primo scopo delle liberalizzazioni è far pagare un po’ meno certi beni e certi servizi. Su gas, benzina, farmaci, prestazioni professionali, servizi bancari ed assicurativi, in teoria potremmo risparmiare qualcosa nei prossimi mesi. In Parlamento, l’assalto delle lobby al decreto «Cresci Italia» ha prodotto danni limitati. Ma di misure di questo tipo è soprattutto importante curare l’attuazione.

Alcune norme avranno bisogno di regolamenti: è bene che la burocrazia non perda tempo. Altre sono affidate alla sorveglianza di organismi di controllo che devono essere messi in condizione di lavorare bene. Il potere degli interessi privilegiati in Italia si estende ben oltre il folclore di certi personaggi che si aggirano nei corridoi di Montecitorio e di Palazzo Madama e degli emendamenti da loro ispirati sottoscritti da certi parlamentari. Sa farsi sentire anche nelle stanze dei ministeri.

Perciò sarebbe opportuno che, nei prossimi mesi, il governo ci informasse regolarmente se sono rispettate le scadenze amministrative; e, più in là, se esistono già risultati misurabili.

Fare le cose a metà può essere dannoso, perché molte misure non producono effetti istantanei.

martedì 28 febbraio 2012

Noemi a ‘Domenica In’, 26 febbraio 2012: ‘Sono solo parole’

dal “tubo” di Hemtonys


Premi Oscar: ritorno alle origini



Oscar, lo stupore del cinema primitivo
di Alberto Barbera

Non è mai stata prodiga, l’Academy di Hollywood, con i registi innovatori. Per questo motivo non stupisce che l’unico film in lizza - L’albero della vita , di Terrence Malick - autenticamente proiettato nel futuro di un cinema libero dagli schemi del passato e dedito alla ricerca di un linguaggio tanto esclusivo quanto personale, sia uscito a mani vuote dalla cerimonia degli Oscar. Le dieci statuette, equamente suddivise fra The Artist eHugo Cabret ¸ sono il trionfo della nostalgia. In un’epoca di grandi trasformazioni, che implicano sconvolgimenti di gusti e abitudini consolidate, non stupisce che gli ultrasettantenni membri dell’Academy si siano fatti travolgere dall’emozione di due film che esaltano il piacere intatto del cinema delle origini, ancora non contaminato dalle superfetazioni del gusto e dalle raffinatezza estetiche accumulate nel corso del Novecento. D’altro canto, non sembra la nostalgia il tono dominante delle celebrazioni artistiche contemporanee, con poche eccezioni assai più dedite a ripercorrere strade battute e decantare i fasti dei decenni trascorsi, più di quanto non siano votate alla ricerca del nuovo e dell’ignoto? A meno che non si tratti, nel cinema almeno, delle inedite meraviglie del digitale e degli effetti speciali, dietro i quali traspare quasi sempre il vuoto di contenuti innovatori o, quantomeno, non del tutto stantii.

Successo annunciato, dunque, e comunque non demeritato. Perché entrambi i film - quello muto e in bianco e nero di Hazanavicius, e quello di Scorsese, ipercinetico e stracolorato - sono due ottimi film. Con molte cose in comune, al di là di ciò che in tutta evidenza li separa. Se, infatti, il primo

Il nuovo mercato della cocaina: Milano, la capitale della ‘bamba’



Milano la capitale della 'bamba'
ci sono 125mila i consumatori
Autisti, camionisti, piloti, medici, infermieri, professionisti della finanza (broker), imprenditori, muratori cottimisti, artigiani. Un lavoratore su cinque che usa coca appartiene alle categorie a rischio

1 su 5
I lavoratori che usano coca nelle categorie più a rischio
 
Categorie più a rischio:
autisti, camionisti, piloti, medici, infermieri, professionisti della finanza (broker), imprenditori, muratori cottimisti, artigiani.

70-100 euro
il costo al grammo della coca di qualità

20-30 euro
il costo della minidose (da mezzo grammo in giù)

2 milioni
i cocainomani abituali in Italia

700mila
i cocainomani saltuari

20%
gli italiani tra i 15 e i 23 anni che l'hanno provata
 
5%
i minorenni che la usano frequentemente

30%
i lavoratori che sanno dove comperarla

125mila
i consumatori a Milano (capitale italiana e europea nel consumo di coca)     

Il nuovo mercato della cocaina


dall’inchiesta del quotidiano la Repubblica: i mestieri della cocaina

Ecco i cocainomani da lavoro
ma ora lo sballo non c'entra
I dopati della cocaina appartengono a tutte le categorie professionali. Dopo i camionisti e i cottimisti, l'ultima novità sono gli artigiani. Idraulici, elettricisti, imbianchini. Gente che magari non ha particolari problemi ma che crede di rendere di più prendendo la sostanza. La coca promette molto, ti offre chiavi di accesso ma poi, al massimo dopo un anno, inizia a presentarti il conto

Come agisce la psiche di chi sniffa per lavorare? "Il periodo della coca intesa come sostanza di moda sta finendo  -  ragiona Riccardo Gatti, capo dell'Asl 1 di Milano, uno dei massimi esperti italiani di tossicodipendenze  -  La sovraesposizione iniziata con lo yuppismo e il post yuppismo ha lasciato il posto anche a usi "altri". Utilizzi comuni, come quelli del doping sul lavoro. Nessuna categoria esclusa". Il cuoco che a forza di tirare non ricorda più gli ordini che arrivano in cucina. La baby sitter che crede di essere più vigile e attenta. Il pilota che si spara l'eroina per spegnere la fiamma della coca. Il camionista che per stare sveglio alterna le strisce bianche con le meno care anfetamine. Il campione di motociclismo che, nonostante o forse proprio a causa della fama e del successo, cede alla tentazione dell'additivo chimico. "Da una parte  -  continua Gatti  -  c'è la convinzione di potere resistere a una fatica oggettiva, o percepita come tale. Dall'altra, partendo da un'insicurezza di base, ci si illude di riuscire ad ottenere da se stessi più di quello che si è".

Dimenticate l'immagine, tanto cara al cinema, del broker di Borsa che come i suoi colleghi "lupi" di Wall Strett diventa un aspirapolvere per essere carico e seguire H-24 l'andamento dei mercati mondiali. Appare stantia anche l'idea che la coca imbianchi solo poche e ben remunerate professioni (i luoghi comuni erano abitati dai mondi della finanza, della moda, dell'arte, dello spettacolo). Dice Roberto Bertolli, direttore della casa di cura "Le Betulle" di Appiano Gentile (assieme a Furio Ravera, autore di "Un fiume di coca"): "C'è un allargamento a tutte le categorie professionali. Dopo i camionisti e i cottimisti,

Ici, scuole cattoliche: l’”algoritmo” di Monti per esentare la Chiesa


Ho letto, e riportato nel post precedente, l’articolo nel quale si descrive l’”algoritmo” pensato dal bocconiano Monti per esentare le scuole cattoliche dalla nuova Ici, cioè l’Imu. Uno dei parametri dell’algoritmo dell’esenzione è il seguente: “l’eventuale avanzo sarà destinato all’attività didattica”.

Mi chiedo…

Per stabilire se una scuola cattolica non esercita attività commerciale, cioè se gli incassi non vengono accantonati a profitti ma reinvestiti nella gestione di un’attività no profit, Monti ha intenzione di affidarsi all’autocertificazione, vale a dire: gli istituti scolastici cattolici potranno dichiarare anche il falso, oppure Monti pensa che i bilanci debbano essere verificati. Da chi, come? Beh….con tutti i bocconiani laureati in Economia e Commercio ci sarà qualcuno da usare per verificare frodi – involontarie – per scansare l’Imu. Perché i bocconiani sanno leggere e “sgamare” un bilancio falso. O no?

Ovviamente, non saranno posti in essere meccanismi di verifica. Siamo il paese che ignora regole e controlli. E, comunque, certi controlli risulterebbero laboriosi e costosi. Sarebbe più semplice – e quindi non si farà – applicare la tassa Imu agli immobili della Chiesa perché sono numerosissimi i casi di commistione. Vale a dire: in uno stesso stesso edificio ci si occupa dello spirito, del sociale e….della pecunia. Per  sottrarre all’applicazione quella parte di attività sociale che si svolge nella proprietà immobiliare, basterebbero l’introduzione di agevolazioni, esenzioni parziali. Spetterebbero alle Chiese, agli enti ecclesiastici, il dimostrare che l’immobile oggetto di Imu è destinato ad attività sociale totale o parziale e che, quindi, hanno diritto ad una detrazione o all’esenzione.
Insomma, l’onere della prova, o meglio: l’onere del diritto d’esenzione spetta al proprietario ecclesiastico. La modalità trovata da Monti è una cagata. O meglio: è il modo truffa con il quale si “accontenta” il Vaticano riducendo così delle entrate che servirebbero e sarebbero eque, facendo credere agli italiani che anche per questo provvedimento il governo Monti ha fatto ciò che altri governi – sia di centro destra, sia di centro sinistra – non hanno fatto.
Entrate che il governo Monti attinge – senza elaborati “algoritmi” di esenzione  - dalle tasche dei proprietari immobiliari italiani che hanno messo i loro risparmi nel mattone, quando ancora non stanno ancora pagando il mutuo d’acquisto per la loro abitazione dove l’attività sociale consiste nel ricevere gli amici, gli amici dei figli e il prete quando viene per la benedizione Natalizia (con busta per raccogliere l’offerta destinata ad attività sociale).

Ma, di là delle scuole. Ci sarebbero gli oratori. O meglio….
Come vogliamo considerare gli oratori nei quali ci sono bar, sale cinema e si affittano locali ai privati per assemblee condominiali e altro. Ah…già. Gli incassi vengono reimpiegati per attività sociali.
E’ per questo che le banche sono piene di conti correnti intestati a organi ecclesiastici ed esiste un comitato finanza in Vaticano che decide degli investimenti finanziari della Chiesa. Creando buchi di bilancio.
Monti ha anche un algoritmo di calcolo anche per esentare le proprietà immobiliari ad uso oratorio ma non solo?

Governo, Ici alla Chiesa: “esenti scuole cattoliche non commerciali”



Ici alla Chiesa, Monti: "Esenti solo scuole cattoliche non commerciali"
La commissione Industria del Senato approva all'unanimità il testo presentato dal governo. Il premier ha indicato i "parametri": servizio assimilabile a quello pubblico, in particolare sul piano dei programmi, applicazione dei contratti nazionali. Inoltre il bilancio dovrà essere "tale da preservare in modo chiaro la modalità non lucrativa" e quindi "l'eventuale avanzo sarà destinato all'attività didattica".

“Per le scuole è necessario precisare. Sono esenti dall’Imu quelle che svolgono attività secondo modalità non commerciali”. Così il presidente del Consiglio Mario Monti, intervenendo – primo premier della storia repubblicana che partecipa ai lavori di una sede referente – in commissione Industria al Senato. Monti ha spiegato l’emendamento del governo che impone il pagamento dell’Imu sugli immobili con utilizzo commerciale della Chiesa. Parlando specificamente delle scuole, il presidente del Consiglio ha affermato che “non è corretto chiedersi se le scuole in quanto tali siano esenti” dal pagamento dell’Imu, “bensì quali siano esenti e quali sottoposte alla disciplina” introdotta con l’emendamento. “La risposta è univoca – ha aggiunto Monti – sono esenti quelle che svolgono la propria attività in modo concretamente non commerciale”.

Il premier ha indicato i “parametri” per considerare non commerciali le scuole: “L’attività paritaria è valutata positivamente

lunedì 27 febbraio 2012

Valsusa, protesta No-Tav: Luca Abbà cade dal traliccio, è grave



Leader No Tav cade da traliccio in Valsusa: è grave
Ferito Luca Abbà, uno dei simboli dell'opposizione alla Torino-Lione. Tam tam tra i manifestanti che si stanno radunando

Grave incidente al cantiere della Maddalena di Chiomonte, in provincia di Torino, dove sono iniziati i lavori di ampliamento della delimitazione del perimetro dell'area di interesse strategico nazionale. Luca Abbà, uno dei leader del movimento No Tav, appartenente alle frange anarchiche, si è arrampicato su un traliccio dell'alta tensione vicino alla baita Clarea ed è caduto al suolo: il 37enne versa in condizioni critiche al Cto di Torino, dov'è stato trasportato in elicottero. La tensione sta salendo alle stelle e il presidente della comunità montana Val Susa e Val Sangone, Sandro Plano, ha chiesto la sospensione delle operazioni.

Stamane mentre erano in corso le operazioni di ampliamento del cantiere della Torino-Lione, iniziate sui terreni appartenenti ai No Tav intorno alle 8, Abbà è sbucato all'improvviso dai boschi, nei pressi della baita Clarea, e si è arrampicato su un traliccio dell'alta tensione. Rimasto folgorato è precipitato da un'altezza di circa 15 metri.

Dopo il grave incidente è partito il tam tam di sms e telefonate dei No Tav che si sono dati appuntamento a Giaglione nei pressi del cantiere e a Bussoleno

Media e Politica, digitale terrestre: moltiplicazione dell’offerta per Mediaset e Rai, chiusura per alcune tv locali


da: Il Messaggero

C’erano una volta le tv locali
la metà rischia di chiudere
Le frequenze saranno riservate a internet, finisce un’epoca. Si può scegliere tra l’indennizzo e il trasloco.
di Alberto Guarnieri

Nell’Italia dei mille campanili ci sono oltre seicento tv locali. Ma, se fatichiamo a ridurre le province, di qui a pochi mesi le emittenti saranno invece dimezzate. La necessità di lanciare finalmente la banda larga ha infatti portato il governo a recuperare le preziosissime frequenze tv (dalla 61 alla 69, le migliori) e a preannunciare lo sfratto ad alcune emittenti storiche. Le più famose, quelle che hanno fatto, dagli anni Settanta, la storia delle tv «libere» italiane. Tra esse il circuito lombardo di Sandro Parenzo (quello che trasmette Michele Santoro) e alcune storiche tv private romane: da Tele Oro a Teleroma 56, da Roma1 a Televita, da Telestudio a Tvr Voxson, per citarne solo alcune.
Le emittenti potrebbero continuare a vivere, almeno in buona parte, con una nuova collocazione nell’etere. Ma, per chi ha già subito uno spostamento (di banda e soprattutto di telecomando) col passaggio al digitale terrestre, un nuovo trasloco porterebbe a una perdita di visibilità e audience che sarebbe difficilmente sopportabile.
Il governo offre alle emittenti che decidono di chiudere un indennizzo che per il Lazio è circa un milione e 600mila euro ciascuna e nazionalmente di poco diverso. Una cifra concessa indiscriminatamente a chi ha cento dipendenti e a chi ne ha due, a chi fa programmazione di qualità e a chi vive di aste di quadri.
Chiaro che i piccoli accetteranno, difficile la scelta per i grandi. Il «digitale era nato per moltiplicare l’offerta – spiega Daniela Tersigni, amministratrice delegata di Rete Oro – abbiamo dovuto investire per coprire i tre canali a nostra disposizione con la nuova tecnologia. Ora ci troviamo con una trentina di dipendenti e ci offrono gli stessi soldi di chi trasmette oroscopi con due o tre addetti oppure di trasferirci chissà dove. Già non c’è una posizione chiara sul telecomando per la situazione attuale. Figuriamoci poi come potranno trovarci i nostri telespettatori». «E’ una truffa», aggiunge lapidario Sandro Parenzo, presidente di Mediapason (240 dipendenti), il terzo gruppo televisivo italiano privato. «Faremo ricorso in tutte le sedi».

Morgan, album ‘Italian Songbook volume 2’: recensione nel web


Non ho ancora ascoltati i brani; il primo volume mi era piaciuto.
Riporto questa opinione che ho trovato nel web. Con una sola osservazione: non è Morgan che deve mollare Castoldi ma…il contrario….Marco Castoldi che deve mollare Morgan. Per quanto, questa mia considerazione ha più che vedere con X Factor. Musicalmente parlando, ricordo e apprezzo i Bluvertigo ma….preferivo Andy!


Recensione: Italian Songbook Vol.2 di Morgan

Malgrado la mia passione per la musica sia infinita, non sono un grande frequentatore di concerti. Con certezza, però, credo che uno dei migliori mai ascoltato fu quello di Morgan allo Zythum di Milano del 27 febbraio 2010. Morgan possiede una capacità di analisi non comune. Ascolta, spezza le note in tanti campioni che poi rimette assieme secondo il suo gusto. Lavora freneticamente. Sul palco fuma e beve. Sembra scendere da una Time Machine proveniente dagli anni settanta.

In questi giorni è uscito il suo nuovo lavoro Italian Songbook Vol.2. in cui, nuovamente, Morgan preferisce dare largo spazio ai brani di altri. Il risultato è un lavoro complicato. Al primo ascolto si è sballottati tra diverse armonie e progressioni che arrivano dagli anni sessanta, settanta e ottanta 90 100 1000, per giungere attraverso il mix di Morgan stesso ai giorni nostri. Al secondo ascolto si è (s)travolti: Morgan sembra cercare solo e soltanto un gioco di stile. Più le cose sono cattive e difficili, più lui gode. Mescolando malinconia e depressione. Suicidi. Giochi infantili da film horror.

Per dimostrare cosa?

Nell'inferno ricostruito da Morgan, dopo l'anacronistica e techno Il Gioco Del Cavallo a Dondolo si sbuca nel purgatorio

Morgan, album ‘Italian Songbook volume 2’


Dopo lunghe “traversie” è uscito – nel completo silenzio, come se Sony se ne vergognasse o vi sia stata costretta - il secondo volume di Italian Songbook. L’album presenta due canzoni inedite di Morgan: ‘Desolazione’ e ‘Una nuova canzone’, gli altri brani sono cover.

 

1- Desolazione (canzone inedita di Morgan)
2- Marianne (cover della canzone di Sergio Endrigo; primo singolo di lancio del nuovo album di Morgan)
3- Si può morire (Morgan e i Cluster; cover della canzone de I Gufi)
4- Io che non vivo / english version (cover della canzone di Pino Donaggio)
5- Hobby (cover della canzone di Luigi Tenco)
6- Il gioco del cavallo a dondolo (cover della canzone di Roberto De Simone)
7- Abbracciami (cover della canzone di Charles Aznavour)
8- Donna bella non mi va (cover della canzone di Rodolfo De Angelis)
9- Speak softly love (cover della canzone di Larry Kusic e Nino Rota; Love Theme from The Godfather)
10- Sole Malato (cover della canzone di Domenico Modugno)
11- Una nuova canzone (brano inedito di Morgan)
12- Non insegnate ai bambini (cover della canzone di Giorgio Gaber)
13- Io Che Non Vivo / Senza Te
14- Sole malato / english version
15- Parla Più Piano (musica di Nino Rota, testo italiano di Gianni Boncompagni) 

Oscar 2012: tutti i vincitori


Nel blog di Sara, il post con la lista dei vincitori dell’Oscar 2012


Oscar 2012: ‘The Artist’ miglior film



The Artist trionfa agli Oscar, spazio anche per l'Italia
Film muto strappa 3 premi pesanti a Hugo Cabret. Premiati Ferretti-Lo Schiavo per la migliore scenografia

Cala il sipario sull'84esima edizione degli Academy Awards. Billy Crystal, un veterano degli Oscar chiamato a fare dimenticare il flop dell'anno scorso della giovane coppia Anne Hathaway-James Franco, ha tenuto alto il tono di una serata lunghissima e non sempre brillante. A tenere alto l'onore degli italiani ci hanno pensato Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, che, al loro terzo Oscar, hanno vinto per la migliore scenografia con "Hugo Cabret", mentre è rimasto a mani vuote Enrico Casarosa, in corsa per il miglior cortometraggio d'animazione con "La Luna". "Grazie Martin", ha detto Ferretti in italiano, mentre la moglie ha aggiunto, in inglese, "Martin questo è per te ed è per l'Italia".

Alla fine, anche se l'annunciato duello tra "The Artist" (primo film muto a vincere dal 1929 e il primo in bianco e nero da Schindler's List nel 1994) e "Hugo Cabret" di Martin Scorsese è numericamente finito in parità (cinque statuette a testa), a trionfare è stato proprio "The Artist", che ha portato a casa l'Oscar nelle tre categorie più importanti (miglior film, miglior attore protagonista a Jean Dujardin e miglior regia a Michel Hazanavicius).

Se a "The Artist" è andata benissimo (ha portato a casa anche la statuetta per i migliori costumi e la migliore colonna sonora) e a "Hugo Cabret" è andata bene (miglior fotografia, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, migliori effetti speciali e migliore scenografia), non altrettanto si può dire per "Paradiso Amaro",

Il paese reale, stipendi dei lavoratori italiani: tra i più bassi d’Europa



Stipendi, l'Italia resta al palo
meglio di noi anche Spagna e Grecia
Il valore medio della retribuzione annua per un lavoratore dell'industria o dei servizi è pari a 23.406: metà della Germania.
Si riduce il "gap" uomini-donne Fornero: empasse da scardinare

L’Italia in Europa risulta tra i paesi con le retribuzioni lorde annue più basse, secondo una rilevazione di Eurostat, che fa riferimento a dati del 2009, la Penisola si piazza in dodicesima posizione nell’area euro, fanno meglio anche Irlanda, Grecia, Spagna e Cipro. Soprattutto il valore dello stipendio annuo per un lavoratore di un’azienda dell’industria o dei servizi (con almeno 10 dipendenti) è pari a 23.406 euro, ovvero la metà di quanto si guadagna in Lussemburgo (48.914), Olanda (44.412) o Germania (41.100). Insomma anche guardando ai cosiddetti Pigs, l’Italia riesce a superare solo il Portogallo (17.129).
Eurostat riporta l’elenco delle paghe lorde medie annue dei Paesi dell’Unione europea, nell’ultimo rapporto diffuso ’Labour market Statistics’, anche per gli anni precedenti all’ultimo aggiornamento (2009), così da poter anche osservare la crescita delle retribuzioni. L’avanzamento per l’Italia risulta tra i più ridotti: in quattro anni (dal 2005) il rialzo è stato del 3,3%, molto distante dal +29,4% della Spagna, dal +22% del Portogallo. E anche i Paesi che partivano da livelli già alti hanno messo a segno rialzi rilevanti: Lussemburgo (+16,1%), Olanda (+14,7%), Belgio (+11,0%) e Francia (+10,0%) e Germania (+6,2%).

Una buona notizia per l’Italia, invece, arriva dalle differenze di retribuzioni tra uomini e donne,

Manovra governo Monti: conti correnti gratis ai pensionati, banche contro.



Conti correnti gratis ai pensionati e mutui. Cosa cambia? La protesta delle banche: un danno da un miliardo di euro
di Vito Lops

L'austerity delle due manovre sinora approvate dal Governo Monti (decreto salva-Italia e decreto sulle liberalizzazioni che nei prossimi giorni attende la conversione in legge) colpisce anche le banche. O almeno ha suscitato le critiche anche degli istituti di credito, finora considerati privilegiati da molti che hanno definito bancocentriche alcune scelte compiute dalla squadra del premier.
La protesta degli istituti di credito riguarda in particolare il tema dell'azzeramento delle spese di apertura e gestione per conti correnti rivolti ai pensionati con assegni fino a 1.500 euro (quelle di chiusura sono state già azzerate, su tutti i conti correnti, dalla lenzuolata di Bersani del 2007).
Errore. L'argomento parametro è sconosciuto.
Contestato in particolare l'emendamento al decreto sulle liberalizzazioni che mira a integrare/modificare l'articolo 12 del decreto salva-Italia (decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214). L'emendamento aggiorna l'articolo 27 della legge in approvazione sulle liberalizzazioni con il seguente testo: «Dovrà in ogni caso essere garantita la gratuità delle spese di apertura e di gestione dei conti di pagamento di base destinati all'accredito e al prelievo della pensione del titolare per gli aventi diritto a trattamenti pensionistici fino a 1.500 euro mensili, ferma restando l'onerosità di eventuali servizi aggiuntivi richiesti dal titolare».
Le banche non hanno tardato a fare i calcoli. Considerando che in Italia

Governo, Imu sulle attività commerciali della Chiesa: i Salesiani (scuole cattoliche) contrari



Chiesa: «Con l'Ici addio a scuole cattoliche»
Il Vaticano teme per istruzione e sanità privata. L'attacco del Pdl.

Con un blitz al decreto liberalizzazioni, varato il 24 febbraio da Palazzo Chigi, Mario Monti ha inserito l'emendamento sull'Imu (la nuova Ici) per gli enti non commerciali come la Chiesa. Immancabili le reazioni al comma che dispone «l'abrogazione immediata delle norme sull'esenzione per immobili, dove l'attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente». E mantiene, invece, «l'esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un'attività non commerciale».
Avvenire: «A rischio scuole cattoliche». A rischio, secondo la Chiesa e l'associazionismo cattolico, soprattutto le scuole paritarie religiose. «In parte, rispetto al passato, sembra cambiare poco. Per gli immobili a uso commerciale si pagherà domani come si pagava ieri» ha scritto Avvenire, anche se «chi evadeva l'imposta avrà meno scappatoie». Tuttavia, per il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei), parte del mondo no profit potrebbe «ancora restare con il fiato sospeso. Il caso più evidente è quello delle scuole paritarie, non statali, che svolgono un servizio pubblico».
Nell'editoriale Avvenire ha ricordato come, per «innumerevoli scuole dell'infanzia, che già oggi vivono di stenti (non pochi parroci e non poche associazioni che le tengono in piedi sono allo stremo)», un'imposta in più «sarebbe il colpo di grazia».
L'allarme dei Salesiani. Un allarme lanciato anche da don Alberto Zanini, segretario nazionale Salesiani scuola. «L'Imu ci obbliga alla chiusura. Già adesso stiamo vendendo le case di don Bosco, per pagare la messa in sicurezza degli edifici. Se il governo ci tartassa pure

Processo caso Mills: prescrizione per Berlusconi grazie a leggi ad personam


da: la Repubblica

Un lasciapassare ad personam
di Massimo Giannini 

Le sentenze si rispettano. Sempre. Sia quando esaudiscono un´aspettativa, sia quando la frustrano. Promanano dai tribunali della Repubblica, dunque da un potere riconosciuto dalla Costituzione. Per questo, anche la sentenza che ha salvato Silvio Berlusconi dalla condanna per il caso Mills merita rispetto. Ciò non toglie che anche questa, come molte altre che l´hanno preceduta, sia l´ultima ferita allo Stato di diritto. L´ennesino salvacondotto “ad personam”, che ha permesso all´ex presidente del Consiglio di sottrarsi al suo giudice naturale. I luogotenenti della propaganda arcoriana sono già all´opera. Raccontano la solita favola, che purtroppo abbiamo imparato a conoscere in questi quasi vent´anni di eclissi della ragione. «È finita la folle corsa dei pubblici ministeri», esulta Ghedini. «La persecuzione è fallita, ho subito oltre 100 processi e sono stato sempre assolto», ripete il Cavaliere. Manipolazioni e mistificazioni, ad uso e consumo di un´opinione pubblica narcotizzata e di un´informazione addomesticata.
La prima bugia. La corsa dei pm non è stata affatto «folle». Nella vicenda Mills, come la sentenza della Corte di Cassazione ha già certificato nell' aprile 2010, confermando sul punto le due precedenti pronunce di primo e secondo grado, è scritto nero su bianco: Berlusconi fu il «corruttore» dell´avvocato inglese, che ricevette 600 mila dollari per testimoniare il falso nelle inchieste sui fondi neri depositati nelle società offshore della galassia Mediaset. Ora sarà necessario aspettare il deposito delle motivazioni, ma anche quest´ultima pronuncia del tribunale di Milano riconferma quell´impianto accusatorio.

Processo caso Mills: Berlusconi prosciolto per prescrizione


Prosciolto perché il reato è caduto in prescrizione, non significa prosciolto per non aver commesso il fatto, cioè dichiarato innocente.
Precisazione per Marina Berlusconi, fratello Piersilvio, Emilio Fede, Sallusti, Belpietro, Alfano, ecc..ecc...l’elenco di parenti, amici e lacchè che manipolano le sentenze sarebbe troppo lungo a riportare…


da: la Repubblica

Caso Mills, Berlusconi prosciolto
il reato è caduto in prescrizione
L'ex presidente del Consiglio era accusato di corruzione in atti giudiziari. L'accusa aveva chiesto una condanna a cinque anni di carcere. La difesa: "Una sentenza da impugnare"

Silvio Berlusconi, imputato per corruzione in atti giudiziari, è stato prosciolto per prescrizione dai giudici della decima sezione penale del Tribunale penale di Milano, al termine del processo sul caso Mills. Il dibattimento è durato cinque anni.


Questo significa che i giudici non hanno ravvisato le condizioni per assolvere l'imputato perché, in quel caso, avrebbero dovuto farlo con la formula più favorevole. Il pubblico ministero aveva chiesto cinque anni di reclusione. La difesa, nella sua arringa, aveva puntato sulla "assoluzione perché il fatto non sussiste".

Respinta quindi la tesi esposta dalla pubblica accusa che in una memoria depositata nei giorni scorsi sosteneva l'impossibilità di sottoporre a indagine l'avvocato inglese David Mills 3 già nel 1995, Advertisement
come sostiene la difesa di Berlusconi nel chiedere la prescrizione, perché solo a distanza di anni si scoprì che il legale inglese creatore del sistema offshore utilizzato dalla Fininvest aveva falsificato documenti a favore del gruppo. La tesi dei legali dell'ex premier è sempre stata, invece, che se Mills fosse stato indagato nel 1995 e sentito in tale veste, poi non sarebbe stato possibile accusarlo di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari.

"Inutile commentare...", è stata l'unica riposta data ai giornalisti dal pm Fabio De Pasquale dopo la lettura in aula del verdetto. Insoddisfatta anche la difesa di Berlusconi, che oggi non era presente in tribunale. "Una sentenza così la impugno tutta la vita", ha detto Piero Longo, uno dei legali del leader del Pdl. "Noi abbiamo l'auspicio di avere una assoluzione piena, perché crediamo che il presidente Berlusconi se la meriti", gli ha fatto eco Niccolò Ghedini, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se la difesa presenterà ricorso.