giovedì 9 febbraio 2012

L’Amaca di Michele Serra


La polemica ‘Twitter-Crozza” non mi riguarda e concordo con Michele Serra che la comicità è rischiare la faccia davanti a un riflettore.
Ritengo, però, che sarebbe di buon gusto, ogni tanto, giusto per fare qualcosa di diverso, ammettere che si svolazza qua e là nel web – dai social network alla “moda” ad altri siti di approfondimento – per capire che “aria tira” e trovare, tra l’altro, anche qualche spunto da proporre in prima serata.
Se non è il caso di citare la fonte non mi pare neppure il caso di fingere di non conoscere twitter, facebook e spacciare il modo di proporsi in tv esclusivamente come farina del proprio sacco.
Ovviamente, buon gusto e buon senso non possono essere unilaterali. Anche coloro che “cinguettano” in Twitter, dovrebbero rendersi conto che non sempre è un esercizio di “copia e incolla”. In merito ad alcuni personaggi, argomenti, si hanno medesime reazioni. Certo, se l’espressione della reazione è identica, “puzza” un po’ di: prendo dagli altri senza neppure dire “ho letto in giro per il web”.
Martedì scorso ho visto l’inizio di ‘Ballarò’. Floris ha iniziato mostrando le ultime dichiarazioni in materia di posto fisso da parte di Monti e di alcuni suoi ministri. La stessa cosa avevo fatto io, la mattina, con un post.
Non mi è passata neppure per l’anticamera del cervello che Floris avesse copiato da me. Anche perché…manco conosce questo blog!.
Questo per dire, che si possono avere idee in comune nel proporre l’informazione, nell’approfondire e che non tutto ciò che ritroviamo rappresentato e citato deve per forza essere roba nostra copiata da altri.
Certi “cinguettatori” vedano di ridurre la loro megalomania…


L'Amaca di Michele Serra - da 'la Repubblica'

Internet è, molto spesso, il modo più nuovo per dire le cose più vecchie. Vedi l’acida polemichetta (su Twitter) a proposito di Maurizio Crozza, accusato di “copiare le battute”, uno degli argomenti prediletti, nel sottobosco teatrale, dai tempi di Aristofane. Comici e autori di satira si accusano da sempre, già tra di loro, di rubare le battute. E’ una polemica stucchevole e soprattutto capziosa, basata assai più sul devastante narcisismo degli artisti (più o meno mancati) che sull’oggettività dell’accusa, perché una buona parte delle battute comiche è “res nullius” come i pesci del mare. Nascono da un mix inestricabile di tradizione popolare, motti di spirito orecchiabili, meccanismi comici riadattati, limati, modificati, rovesciati. Ciò che fa poi la differenza è il loro uso, il contesto nel quale vengono inserite, e soprattutto la maniera di dirle, che è poi il successo dell’arte comica. Il bravo comico (per esempio Crozza) sa rendere comica, usandola nel modo giusto e al momento giusto, anche una battuta media; il cattivo comico rende loffia e inerte anche una  buona battuta, per esempio scrivendola su Twitter. La comicità è rischiare la faccia davanti a un riflettore. Il resto è diceria nell’ombra, mormorio degli assenti.

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