[…] L’Umbria è la
regione italiana che ha un indice di frequenza delle morti sul lavoro – ovvero
le morti messe in relazione agli occupati – maggiore di quasi il 47% rispetto
alla media nazionale. E il motivo strutturale è da individuarsi proprio nel
fatto che lì operano per lo più imprese di piccole dimensioni e a carattere
artigianale, e percentualmente più forte è la presenza del settore edile.
Allo stesso tempo,
però, in Umbria c’è stata un’esperienza che ha qualcosa da insegnare.
Il 26 settembre
1997, tra l’Umbria e le Marche, la terra trema. Il terremoto è devastante. Si
tratta di ricostruire un’area molto vasta. Lo Stato mette a disposizione
risorse straordinarie. Ma una ricostruzione può dare occasione di altrettanto
straordinarie speculazioni, e occorrono allora regole precise. Due gli
strumenti essenziali. Uno, quello che poi diventerà legge dello Stato con il
nome di Durc, Documento unico di regolarità contributiva, un’attestazione che
le imprese siano in regola con gli obblighi contrattuali e legislativi: che
insomma siano stati pagati gli stipendi e i contributi a Inps, Inail e Cassa
edile. Solo se l’impresa era in regola si poteva procedere alle fasi successive
dei lavori col finanziamento della Regione. Due, cosa ancor più importante, non
si è lavorato con gli appalti al massimo ribasso. Un tabellario regionale
stabiliva il costo del lavoro (sulla base dei contratti collettivi) e il costo
del materiale, e dunque si andava a stabilire, per ogni lavoro, una soglia
minima sotto alla quale non era possibile scendere, un «vincolo di congruità».
Dati poi una serie di parametri, si sceglieva l’impresa appaltatrice in base al
suo curriculum, in base al modo in cui essa era in grado di soddisfare quei
parametri. Così anche il privato non poteva dare il suo appalto a un’impresa
che gli prendesse meno, altrimenti non avrebbe avuto il finanziamento
regionale. Questo fatto, insieme all’intensificazione dei controlli, ha
permesso di raggiungere un risultato davvero straordinario: mentre nel resto
della regione si continuava a morire, nelle aree terremotate, dove i cantieri
edili per dieci anni hanno proliferato, c’è stato un solo morto.
Mi raccontano
tutto questo nella sede della Cgil di Perugia. E mi chiedo perché non diviene
legge dello Stato anche l’abolizione del massimo ribasso. Sarebbe possibile
studiare la cosa anche per gli appalti privati, incentivando con agevolazioni fiscali
magari.
E poi, come mi
fanno notare, questa vicenda ha dimostrato anche che non è vero che la
sicurezza costa troppo: questo è stato l’unico terremoto della storia d’Italia
in cui il costo finale è stato inferiore a quello preventivato.
Nessun commento:
Posta un commento