mercoledì 22 febbraio 2012

‘Vanity Fair’, Noemi: Adele, Noemi e la nota segreta


Interessante, questa parte del servizio di 'Vanity Fair ' su Noemi.
La parte musicale iniziale di Sono solo parole mi piace molto. Perché mi fa presagire che stanno per arrivare parole che chiedono attenzione, che hanno un suono. Per questo sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che questo psicologo degli effetti della musica descriva proprio la parte iniziale come qualcosa di significativo del brano.

da: Vanity Fair

Adele, Noemi e la nota segreta
Si chiama appoggiatura, ci riduce le lacrime. E la cantante di Sono solo parole, come quella di Someone Like You, la sua usare.
di Luca Ventura

«Non parlo italiano, ma capisco lo stesso quello che Noemi cerca di dirmi: c’è qualcosa che non va, vuole che anch’io senta la stessa rabbia, la stessa tristezza che prova lei adesso. E ci riesce, grazie all’appoggiatura».
Il trucco – spiega John Sloboda, docente emerito di Psicologia all’Università di Keele in Inghilterra  - sta tutto in due note. La prima si discosta dall’armonia quel tanto che basta a creare un leggero senso di smarrimento, la seconda ritorna immediatamente sul tracciato prestabilito, segnalando all’ascoltatore che l’emergenza è cessata e che può riprendere il fiato. Nel linguaggio tecnico, appunto, si chiama «appoggiatura», e secondo Sloboda, che 20 anni fa è stato il primo a studiarne gli strani effetti sulla psiche, può avere, se associata a un bel testo e alla voce giusta, effetti deflagranti: pelle d’oca, battito cardiaco accelerato, persino il pianto.
Un esempio da manuale è Someone Like You di Adele, che di appoggiature ne ha in quantità: la più esplosiva, quando la cantante inglese indugia, nel ritornello, sulla «u» finale. A Sanremo, invece, la regina delle appoggiature è «Noemi, che ne fa un uso particolarmente affascinante: la ripetizione si traduce in un’urgente richiesta di attenzione».
Anche Martin Guhn, docente di Psicologia della British Columbia, a Vancouver, Canada, studia da anni l’effetto della musica sulle emozioni: le canzoni che ci danno i brividi, dice, di solito includono variazioni inattese di timbro, volume e armonia. «Da questo punto di vista il brano di Noemi è molto interessante, specie nella parte iniziale. Mentre il riverbero delle tastiere crea una sensazione di spazio, la voce trasmette un’idea di vicinanza e intimità, se non di tristezza e solitudine. L’uso frequente dell’appoggiatura, insieme alla ripetizione della frase musicale, è molto coinvolgente: quando l’armonia cambia e la strumentazione si arricchisce, siamo pronti a seguire Noemi ovunque la sua voce ci voglia condurre».
Sloboda non ha ancora trovato una spiegazione al fenomeno: «Posso solo dire che le canzoni che ci fanno emozionare di solito sono le più lente, e le più ricche di appoggiature: in 18 casi su 20, i passaggi che ci commuovono ne contengono almeno una». Un’ipotesi la offre un team di neurologi della McGill University di Montreal: l’ascolto di questo tipo di pezzi, secondo le loro ricerche, induce il rilascio di dopamina nel sistema di ricompensa del cervello. Esattamente come avviene nel caso di cibo, sesso e droga. 

2 commenti:

  1. Ciao! Io vengo dalla Grecia. Sto facendo una ricerca su Noemi. Sto studiando come usa i gesti nelle sue live. sono uno psicologo. Possiamo collaborare? Sto cercando un sito o un blog per pubblicare i risultati

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  2. Ciao...hai contattato Noemi sulla sua pagina facebook o instagram...penso che lei potrebbe essere interessata alla tua analisi

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