da: la Repubblica
Un talento
inestimabile dentro una persona che disprezza regole e convenzioni, o meglio
non le ritiene minimamente importanti. Forse non è arrivata nel momento giusto
la fiction Walter Chiari-Fino all’ultima
risata (Raiuno). In epoca in cui fa capolino – incredibilmente – l’idea che
se fai un guaio lo paghi, difficile parteggiare senza se e ma per l’istrione
Walter, con tutta la comprensione umana, l’estrazione operaia, lo sfoggio
affabulatorio di una cultura di suggestioni, raccolta qui e là.
Ma gli autori, e
il produttore Barbareschi, tenevano assai all’eroe negletto: grandi ambiguità
sulla consistenza delle vicende giudiziarie, sempre tra demonio e santità. La
vita dell’attore esattamente come la vogliono i rotocalchi: c’è lo sfregio
finale a Venezia, c’è la discesa agli inferi delle tv locali, non c’è il
Beckett con Rascel. Scelte. Quasi inquietante Alessio Boni nel rendere
somiglianza, ghigni, sorrisi, tragedie umane, amori da favola in una vita tra
sogno e incubo.
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