mercoledì 29 febbraio 2012

Finivest: dividendi in netto calo


da: la Repubblica – Affari e Finanza

Il Cavaliere senza cedole e senza vergogna
di Massimo Giannini

È dura per tutti. Persino per Silvio Berlusconi, uno degli uomini più ricchi del mondo, già presidente del Consiglio della povera Italia. La campagna dividendi 2011 è un bagno di sangue anche per lui. Mentre un anno fa di questi tempi la famiglia del Cavaliere si spartiva allegramente il gigantesco tesoro delle cedole staccate dalla cassaforte Fininvest alle sette società che la controllano, quest’anno padre e figli sono costretti a una dolorosa penitenza. Allora il monte dividendi da dividere era pari a ben 175 milioni. Oggi quella montagna di soldi si è ridotta ad un «misero» mucchietto di 33 milioni, messo insieme attingendo direttamente alle riserve.
Nell’insieme, l’ex premier ha comunque incamerato circa 13,5 milioni, di cui 4,8 riferiti all’intero utile della Holding Italiana Prima, 1,1 milioni alla Seconda (in perdita per 191.399 euro), 6,6 milioni alla Terza (in perdita per circa 2.000 euro) e 1,1 milioni alla Ottava (in utile per poco più di 2 milioni). La figlia primogenita, Marina, ha fatto la stessa cosa, incamerando dalle riserve della sua Holding Quarta una cedola complessiva di 5 milioni. I tre figli che Silvio ha avuto con Veronica hanno seguito a ruota, portandosi a casa dividendi totali per 15 milioni, di cui 13 pescati direttamente dalla riserva straordinaria. Il secondo figlio Piersilvio, al contrario, non ha seguito le orme paterne: per lui niente dividendi, l’utile di 1,3 milioni della sua Holding Quinta è stato dirottato interamente a riserva.
Insomma, la dinastia berlusconiana non è alla canna del gas. Non ha il problema della quarta settimana. Ma certo sente i morsi della crisi generale, e di quella particolare che pesa su Mediaset. Questo spiega le preoccupazioni del Cavaliere. Lasciata la poltrona di Palazzo Chigi, ha tutto da perdere. Anche per questo non vuole «regalare Monti alla sinistra», come lui stesso dichiara alle sue truppe cammellate, che ormai procedono confuse e in ordine sparso. Le decisioni del nuovo governo sulla Rai e sull’asta per le frequenze tv possono dare il colpo di grazia a un impero industriale e mediatico ormai in pericoloso declino.
Ma proprio per questo il Professore non deve cedere al ricatto implicito del Cavaliere. Sulla riforma della governance del servizio pubblico servono scelte di rottura, finalmente orientate al ripristino di un livello minimo di concorrenza, oltre che di decenza. Sulle frequenze tv, dopo la sospensione del beauty contest decisa dal Consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso, Passera si è dato 90 giorni per stabilire il destino delle frequenze. Secondo logica, dovrebbero essere riassegnate al mercato con un’asta, come imporrebbero le regole di buon senso e di buona amministrazione. Manca poco più di un mese e mezzo alla scadenza: aspettiamo con ansia le decisioni del ministro dello Sviluppo. 

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