Conti correnti gratis ai pensionati e mutui. Cosa cambia? La protesta
delle banche: un danno da un miliardo di euro
di Vito Lops
L'austerity delle due manovre sinora approvate dal Governo Monti (decreto salva-Italia e decreto sulle liberalizzazioni che nei prossimi giorni attende la conversione in legge) colpisce anche le banche. O
almeno ha suscitato le critiche anche degli istituti di credito, finora
considerati privilegiati da molti che hanno definito bancocentriche alcune
scelte compiute dalla squadra del premier.
La protesta degli istituti di credito riguarda in particolare il tema
dell'azzeramento delle spese di apertura e gestione per conti correnti rivolti
ai pensionati con assegni fino a 1.500 euro (quelle di chiusura sono state già
azzerate, su tutti i conti correnti, dalla lenzuolata di Bersani del 2007).
Contestato in particolare l'emendamento al decreto sulle
liberalizzazioni che mira a integrare/modificare l'articolo 12 del decreto
salva-Italia (decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214). L'emendamento aggiorna
l'articolo 27 della legge in approvazione sulle liberalizzazioni con il
seguente testo: «Dovrà in ogni caso essere garantita la gratuità delle spese di
apertura e di gestione dei conti di pagamento di base destinati all'accredito e
al prelievo della pensione del titolare per gli aventi diritto a trattamenti
pensionistici fino a 1.500 euro mensili, ferma restando l'onerosità di
eventuali servizi aggiuntivi richiesti dal titolare».
Le banche non hanno tardato a fare i calcoli. Considerando che in
Italia
la massa critica di pensionati è di 16,7 milioni, di cui 9
milioni percepiscono l'assegno pensionistico sul conto corrente bancario; e
considerando costi medi di un conto corrente di 110 euro euro, le banche
stimano in 1 miliardo di euro all'anno l'impatto della manovra sui
bilanci. E non ci stanno. «Sembra che il decreto liberalizzazioni si declini
nei confronti delle banche in maniera opposta, aumentando i vincoli», ha detto
nei giorni scorsi direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini.
La prossima settimana, quando è atteso il voto sulla legge da parte
del Parlamento, sarà decisiva per capire chi - tra banche e parti sociali -
l'avrà spuntata. Nel frattempo resta da chiarire se i 1.500 euro indicati nella
norma sono lordi o netti. E resta da chiarire la posizione dei pensionati
"non bancarizzati", ovvero quelli che attualmente si fanno
accreditare l'assegno pensionistico su altri prodotti (2 milioni utilizzano
Banco Posta, 4,7 il libretto postale, e 850mila ritirano la pensione in
contanti)
Ma non finisce qui. Altro punto oggetto di emendamenti riguarda l'articolo
29. Un emendamento presentato dai relatori Filippo Bubblico (Pd, nella
foto) e Simona Vicari (Pdl), prevede che l'erogazione di un mutuo non potrá
essere vincolata «all'apertura di un conto corrente presso la medesima banca,
istituto o intermediario».
Lo stesso emandamento aggiorna il delicato tema delle assicurazioni Cpi
(Credit protection insurance) sui mutui, quelle che coprono il rimborso delle
rate in caso di perdita del posto del lavoro, problemi di salute e morte.
L'emendamento prevede che le banche devono presentare al cliente
«almeno due preventivi di due differenti gruppi assicurativi non riconducibili
alle banche, agli istituti di credito e agli intermediari finanziari stessi».
Il cliente sará comunque libero di «scegliere sul mercato la polizza sulla vita
più conveniente che la banca è obbligata ad accettare senza variare le
condizioni offerte per l'erogazione del mutuo».
In questa caso, la storia sarebbe un po' diversa rispetto alla prima
versione dell'articolo 29 che introduce, senza ulteriori specifiche, la
novità dei due preventivi obbligatori offerti dalla banca.
Va pur detto che sia la prima che la nuova (eventuale) versione
prevedono esplicitamente che le banche possono condizionare l'erogazione del mutuo alla firma di una polizza
assicurativa. Il che, a dirla proprio tutta, sembra tutt'altro che una
misura non bancocentrica.
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