Poveri (non di reddito) figli di
mammà e papà che vivono con la monotonia del posto fisso.
Sia chiaro. L’avranno
ottenuto e mantenuto per merito e non per “diritto di sangue” o casta (baronia
universitaria).
Rimane il fatto
che Silvia Deaglio ha un posto fisso nell’ateneo torinese dove mamma Elsa
Fornero e papà Mario Deaglio sono docenti.
La monotonia regna
sovrana in famiglia…
da: http://www.ilsalvagente.it/index.jsp
Il ''posto fisso'' della Fornero jr: a 36 anni nell'Ateneo di mammà
La polemica: è professore associato vicino a casa. La replica del ministero.
Un governo
elitario che ragiona come se tutti i giovani fossero aspiranti manager e scienziati
(e gli operai? mandiamo anche loro ad Harvard a specializzarsi?). Che disprezza
il “posto fisso” e quelli che lo cercano, (magari perché serve loro per
ottenere un mutuo) che sbeffeggia quelli che il lavoro lo cercano “vicino a mamma e papà”. Ma, soprattutto,
che parla bene e razzola male. Malissimo. Alle punzecchiature dei professori di
governo la rete risponde. Sui blog e sui social network il popolo dei
bamboccioni si indigna e ricambia.
Precari e sfigati, ma da quale pulpito...
C’è chi racconta
la propria storia, ricercatori precari a mille euro al mese, professori da
decenni con incarichi annuali, in perenne pellegrinaggio da una scuola
all’altra. Chi fa notare al governo che “l’Italia non è la Bocconi”, chi fa
presente che il sistema sbagliato non è solo quello degli “sfigati” (altra
boutade del governo, il copyright questa volta è del sottosegretario Martone,
enfant prodige dal curriculum chiacchierato), ma è anche quella dei Renzo Bossi
e di tutti gli altri figli di.
Il "posto fisso" di Silvia Deaglio
E c’è chi, come al
solito, la mette sul personale. Così da un po’ circola in rete la storia di
Silvia Deaglio, 37 anni, scienziata con un pedigree mica da poco: la ragazza è
figlia di Elsa Fornero, docente di Economia all’Università di Torino prima che
ministro del Welfare, e Mario Deaglio, economista e professore nella stessa
Università oltre che editorialista de La Stampa.
"Figlia di", e parte il gioco al massacro
Pare che la storia
del "posto" della giovane docente (qui il link al cv integrale della
Deaglio) sia stato tirato fuori da un giornalista, Alessandro Robecchi, ma sono
bastate poche ore perché finisse su tutti i giornali, arricchendosi di
particolari sempre nuovi. Sulla studiosa è cominciato il gioco al massacro, e
non per caso: nonostante abbia un curriculum di tutto rispetto, la sua storia
professionale sembra fatta apposta per ridicolizzare le esternazioni degli
esponenti del governo, e mostrare in tutta evidenza tutte le contraddizioni del
nostro Belpaese.
Due lavori sono meglio di uno
“Monotonia del
posto fisso”, l’ha chiamata Monti. Ebbene la figlia del ministro di posti fissi
pare ne abbia due, alla faccia di chi dice che cambiare è stimolante:
l’incarico come professore associato di Genetica medica all’Università torinese
(la stessa di mamma e papà, si badi bene), e capo dell’unità di ricerca di
Immunogenetica dell’Hugef, fondazione finanziata dalla Compagnia di San Paolo,
di cui la madre è stata vicepresidente dal 2008 al 2010.
Il ministero: "un solo stipendio", l'assunzione a 36 anni
Dal ministero del
Lavoro precisano che la professoressa non è pagata per l'incarico alla
fondazione, ma poco conta. La scienziata, un curriculum di tutto rispetto,
lavora quindi vicino ai propri genitori, come nel peggiore stereotipo tirato
fuori dalla Cancellieri, stessa città, stesso ateneo.
A 30 anni, scrive
Libero, la ragazza già insegnava, e a 36 è diventata professore associato,
miracolo che la maggior parte dei ricercatori se lo sogna. Negli anni però ha
fatto molto di più, riuscendo a ottenere cospicui fondi per la ricerca dai
ministeri della Salute e della Ricerca, dalla Regione Piemonte, dalla
Fondazione Sanpaolo, di cui, sottolineano in tanti , la mamma era
vicepresidente.
“Voler vivere nel luogo delle proprie origini e vicino alla propria mamma è una delle cose più belle e naturali che ci siano”, scrive Guido su Twitter, e Silvia lo sa bene. Ma quanta rabbia.
“Voler vivere nel luogo delle proprie origini e vicino alla propria mamma è una delle cose più belle e naturali che ci siano”, scrive Guido su Twitter, e Silvia lo sa bene. Ma quanta rabbia.
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