lunedì 27 febbraio 2012

Governo, Imu sulle attività commerciali della Chiesa: i Salesiani (scuole cattoliche) contrari



Chiesa: «Con l'Ici addio a scuole cattoliche»
Il Vaticano teme per istruzione e sanità privata. L'attacco del Pdl.

Con un blitz al decreto liberalizzazioni, varato il 24 febbraio da Palazzo Chigi, Mario Monti ha inserito l'emendamento sull'Imu (la nuova Ici) per gli enti non commerciali come la Chiesa. Immancabili le reazioni al comma che dispone «l'abrogazione immediata delle norme sull'esenzione per immobili, dove l'attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente». E mantiene, invece, «l'esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un'attività non commerciale».
Avvenire: «A rischio scuole cattoliche». A rischio, secondo la Chiesa e l'associazionismo cattolico, soprattutto le scuole paritarie religiose. «In parte, rispetto al passato, sembra cambiare poco. Per gli immobili a uso commerciale si pagherà domani come si pagava ieri» ha scritto Avvenire, anche se «chi evadeva l'imposta avrà meno scappatoie». Tuttavia, per il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei), parte del mondo no profit potrebbe «ancora restare con il fiato sospeso. Il caso più evidente è quello delle scuole paritarie, non statali, che svolgono un servizio pubblico».
Nell'editoriale Avvenire ha ricordato come, per «innumerevoli scuole dell'infanzia, che già oggi vivono di stenti (non pochi parroci e non poche associazioni che le tengono in piedi sono allo stremo)», un'imposta in più «sarebbe il colpo di grazia».
L'allarme dei Salesiani. Un allarme lanciato anche da don Alberto Zanini, segretario nazionale Salesiani scuola. «L'Imu ci obbliga alla chiusura. Già adesso stiamo vendendo le case di don Bosco, per pagare la messa in sicurezza degli edifici. Se il governo ci tartassa pure
con questa imposta iniqua dovremo chiudere i nostri istituti e licenziare gli insegnanti, che lavorano gratuitamente con le categorie disagiate».

Pdl contro l'emendamento: «Tassata la solidarietà»

Compatto, nel mondo politico, il fuoco di fila all'emendamento del Popolo delle Libertà. «Saranno tassate anche solidarietà e sussidiarietà? Il governo chiarisca. Sarebbe inaccettabile che un asilo nido parrocchiale, che svolge da sempre funzione pubblica, pagasse l'imu. È una questione di civiltà, non di privilegi», ha dichiarato il vice presidente Pdl alla Camera Maurizio Lupi, dalla parte della Chiesa.
«Errato penalizzare chi si occupa di poveri o di educazione», anche per capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, secondo cui «le decisioni sull'Ici alla Chiesa erano attese. Ma va chiarito che le attività di assistenza, carità e istruzione hanno una finalità non commerciale». Per la compagna di partito Isabella Bertolini, del Pdl, «tassare le scuole paritarie» equivale addirittura a mettere «un'ipoteca sull'istruzione».
Casini: «Gusto pagare le tasse». Più cauto il cattolico Pier Ferdinando Casini, presidente dell'Udc. «Mi sembra giusto che tutti paghino le tasse, inclusi gli edifici della Chiesa adibiti ad attività commerciali. Si è fatta una tempesta in un bicchiere d'acqua. La decisione di Monti è ineccepibile». Fermo restando, ha pecisato Casini, che non si tocchi «l'esenzione agli enti assistenziali che alleviano le ferite aperte nella società italiana, offrendo un servizio straordinario, di supplenza alla latitanza del pubblico».
Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ricordato come «il mosaico degli istituti religiosi costituisce una grande riserva di energie spirituali e competenze professionali, in una logica di sussidiarietà».
Bertone: «Chiesa parte del welfare». Citando l'enciclica Caritas in veritates, il segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato i circa «15 mila i servizi attraverso cui la Chiesa contribuisce al welfare italiano». Nel Paese, secondo i dati del Censimento 2011 delle opere della Chiesa, sono 14.246 i servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali, direttamente o indirettamente collegati al Vaticano.
Concentrata soprattutto al nord, la rete della carità impiega oltre 420 mila tra laici e religiosi, dipendenti e volontari. In generale, il 47,9% dei servizi si trova al Nord, il 23,6% nel Centro e il 28,6% al Sud e nelle isole. La regione con più welfare cattolico è la Lombardia (1.862). Seguono Emilia Romagna (1.512), Toscana (1.492) e Veneto (1.227).


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