giovedì 23 febbraio 2012

Governo Monti, lavoro: una riforma per aumentare i profitti di alcuni o per creare lavoro garantendo diritti?

La Fornero, non senza l’approvazione di Monti, ha dichiarato che il governo andrà avanti anche senza il consenso del Pd.
Occhio a non schiantare.

Il Pd  - nel medio termine – ha più da perdere che da guadagnare appoggiando il governo Monti che, in tema di riforma del lavoro, otterrà in Parlamento la fiducia del “nuovo” centro destra: Pdl e Udc. Ma più che dei Bersani, l’Italia è fatta di lavoratori – non assenteisti e ladri – che non vogliono più essere presi per i fondelli da nessun governo.

L’esecutivo deve dimostrare che la riforma del lavoro che sta preparando e sulla quale vuole procedere non badando al Pd, non sia scritta sotto dettatura da interessi di profitto di capitali italiani ed esteri che vogliono “mano libera” per esercitare pressione sui lavoratori  - non assenteisti e ladri - già sottoposti in molte aziende a “condizionamenti”.
Perché è questo il punto sul quale, personalmente (ma non solo) valuterò il governo Monti: se le soluzioni proposte abbiano i requisiti per creare nuova occupazione, per risolvere iniquità, per mantenere diritti sacrosanti, per eliminare disparità e favoritismi.
Al momento, di là di efficaci slogan da slide di power point, non ho la sensazione che le proposte del governo Monti siano nel senso sopra indicato, ma solo un’occasione per concedere ai padroni  - qui il termine ci sta tutto, soprattutto da me che mai sono stata comunista bensì lavoratrice – un modo per esercitare ulteriori pressioni e condizionamenti proprio su chi lavora. Non certo su assenteisti e ladri.

La maggioranza dei lavoratori di questo paese, pur con le diversità innegabili tra Nord e Sud, sono ben consapevoli degli errori dei sindacati ma, altrettanto, delle logiche aziendali di pressione, condizionamento, mobilità. Lo sanno soprattutto coloro che sono dipendenti di aziende piccole e medie dove è più facile per dirigenti, i padroni, esercitare ricatti in cambio del mantenimento del posto di lavoro o del rispetto degli accordi contrattuali. Pertanto, il ministro Fornero e il presidente del consiglio Monti non si permettano di spacciare ai lavoratori – non assenteisti e ladri – norme per la crescita quando invece, approfittando dei compitini assegnatici dal Merkel e Sarkozy, potrebbe trattarsi dell’introduzione o eliminazione di norme che consentiranno la crescita dei soli profitti aziendali e, conseguentemente, di stock option per i dirigenti e di esportazione di capitali all’estero, anziché di investimento e reinvestimento. E, tanto meno, di condivisione degli utili come avviene in uno dei paesi “maestri” che ci hanno assegnato il compitino: la Germania. 

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