Occhio a non
schiantare.
Il Pd - nel medio termine – ha più da perdere che
da guadagnare appoggiando il governo Monti che, in tema di riforma del lavoro, otterrà
in Parlamento la fiducia del “nuovo” centro destra: Pdl e Udc. Ma più che dei
Bersani, l’Italia è fatta di lavoratori – non assenteisti e ladri – che non
vogliono più essere presi per i fondelli da nessun governo.
L’esecutivo deve dimostrare
che la riforma del lavoro che sta preparando e sulla quale vuole procedere non
badando al Pd, non sia scritta sotto dettatura da interessi di profitto di capitali italiani ed esteri che vogliono “mano libera” per esercitare
pressione sui lavoratori - non
assenteisti e ladri - già sottoposti in molte aziende a “condizionamenti”.
Perché è questo il
punto sul quale, personalmente (ma non solo) valuterò il governo Monti: se le
soluzioni proposte abbiano i requisiti per creare nuova occupazione, per
risolvere iniquità, per mantenere diritti sacrosanti, per eliminare disparità e
favoritismi.
Al momento, di là
di efficaci slogan da slide di power point, non ho la sensazione che le
proposte del governo Monti siano nel senso sopra indicato, ma solo un’occasione
per concedere ai padroni - qui il termine
ci sta tutto, soprattutto da me che mai sono stata comunista bensì lavoratrice –
un modo per esercitare ulteriori pressioni e condizionamenti proprio su chi
lavora. Non certo su assenteisti e ladri.
La maggioranza dei
lavoratori di questo paese, pur con le diversità innegabili tra Nord e Sud,
sono ben consapevoli degli errori dei sindacati ma, altrettanto, delle logiche
aziendali di pressione, condizionamento, mobilità. Lo sanno soprattutto coloro
che sono dipendenti di aziende piccole e medie dove è più facile per dirigenti,
i padroni, esercitare ricatti in cambio
del mantenimento del posto di lavoro o del rispetto degli accordi contrattuali.
Pertanto, il ministro Fornero e il presidente del consiglio Monti non si
permettano di spacciare ai lavoratori – non assenteisti e ladri – norme per la
crescita quando invece, approfittando dei compitini assegnatici dal Merkel e
Sarkozy, potrebbe trattarsi dell’introduzione o eliminazione di norme che
consentiranno la crescita dei soli profitti aziendali e, conseguentemente, di
stock option per i dirigenti e di esportazione di capitali all’estero, anziché di
investimento e reinvestimento. E, tanto meno, di condivisione degli utili come
avviene in uno dei paesi “maestri” che ci hanno assegnato il compitino: la
Germania.
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