martedì 28 febbraio 2012

Il nuovo mercato della cocaina


dall’inchiesta del quotidiano la Repubblica: i mestieri della cocaina

Ecco i cocainomani da lavoro
ma ora lo sballo non c'entra
I dopati della cocaina appartengono a tutte le categorie professionali. Dopo i camionisti e i cottimisti, l'ultima novità sono gli artigiani. Idraulici, elettricisti, imbianchini. Gente che magari non ha particolari problemi ma che crede di rendere di più prendendo la sostanza. La coca promette molto, ti offre chiavi di accesso ma poi, al massimo dopo un anno, inizia a presentarti il conto

Come agisce la psiche di chi sniffa per lavorare? "Il periodo della coca intesa come sostanza di moda sta finendo  -  ragiona Riccardo Gatti, capo dell'Asl 1 di Milano, uno dei massimi esperti italiani di tossicodipendenze  -  La sovraesposizione iniziata con lo yuppismo e il post yuppismo ha lasciato il posto anche a usi "altri". Utilizzi comuni, come quelli del doping sul lavoro. Nessuna categoria esclusa". Il cuoco che a forza di tirare non ricorda più gli ordini che arrivano in cucina. La baby sitter che crede di essere più vigile e attenta. Il pilota che si spara l'eroina per spegnere la fiamma della coca. Il camionista che per stare sveglio alterna le strisce bianche con le meno care anfetamine. Il campione di motociclismo che, nonostante o forse proprio a causa della fama e del successo, cede alla tentazione dell'additivo chimico. "Da una parte  -  continua Gatti  -  c'è la convinzione di potere resistere a una fatica oggettiva, o percepita come tale. Dall'altra, partendo da un'insicurezza di base, ci si illude di riuscire ad ottenere da se stessi più di quello che si è".

Dimenticate l'immagine, tanto cara al cinema, del broker di Borsa che come i suoi colleghi "lupi" di Wall Strett diventa un aspirapolvere per essere carico e seguire H-24 l'andamento dei mercati mondiali. Appare stantia anche l'idea che la coca imbianchi solo poche e ben remunerate professioni (i luoghi comuni erano abitati dai mondi della finanza, della moda, dell'arte, dello spettacolo). Dice Roberto Bertolli, direttore della casa di cura "Le Betulle" di Appiano Gentile (assieme a Furio Ravera, autore di "Un fiume di coca"): "C'è un allargamento a tutte le categorie professionali. Dopo i camionisti e i cottimisti,
l'ultima novità sono gli artigiani. Idraulici, elettricisti, imbianchini. Gente che magari non ha particolari problemi ma che crede di rendere di più prendendo la sostanza. La coca promette molto, ti offre chiavi di accesso ma poi, al massimo dopo un anno, inizia a presentarti il conto".

TRAPPOLA TRASVERSALE
Dall'autista al medico, dal pilota al giornalista, dal carpentiere al tecnico di laboratorio, i dopati della cocaina stanno sul bordo delle statistiche ufficiali. In Italia sono censiti 2 milioni di cocainomani abituali, 700mila saltuari, il 20% della popolazione l'ha provata tra i 15 e i 23 anni e il 5% dei minorenni la usa frequentemente. Ma loro, i cocainomani da lavoro, difficilmente entrano nei numeri. Si nascondono a se stessi, la "dichiarazione di consumo", per loro, è ultima spiaggia. Più di quanto lo sia per il tipico cocainomane da sballo. Fissare percentuali è impossibile. Ma c'è chi ritiene che il rapporto di un lavoratore ogni cinque  -  nelle categorie più esposte  -  sia tutt'altro che imprudente. Esempi? I muratori a cottimo nel triangolo dell'edilizia (Milano, Bergamo, Brescia), un distretto nel quale, secondo i medici del lavoro, il consumo di sostanze è cresciuto, negli ultimi dieci anni, di quasi il 50%.

Da Nord a Sud: a Lanciano, la metà degli utenti del Sert è costituita da operai della vicina Fiat-Sevel. Racconta Fabio Rancati, amministratore delegato di Crest: "Mi chiama un grosso imprenditore. La normativa lo obbliga a sottoporre al test delle urine anche i mulettisti e lui non sa come comportarsi. Gli dico: lo devi fare. Fa fare i test, e quattro operai risultano positivi alla coca. In base alla legge avrebbe dovuto segnalarli e farli curare. E invece... C'è molta sottovalutazione del rischio di danni che un lavoratore che si droga  -  a prescindere che sia un manager o un operaio  -  può procurare all'azienda. Io il test lo estenderei a tutte e le categorie".

Maschio, over 35enne, disposto a pagare
spesso affetto da insicurezze e patologie
A scegliere la 'bianca' sono perlopiù uomini. L'età varia tra i 35 e i 50 anni. Trasversalità sociale ed economica. L'identikit del tossico che si fa per lavorare abbraccia tipologie umane e storie straordinariamente varie. A volte la coca è solo una spinta. Altre volte è un cemento che salda insicurezze e patologie

Maschio. Età media tra i 35 e i 50 anni. Trasversalità sociale ed economica. L'identikit del tossico che si fa per lavorare abbraccia tipologie umane e storie straordinariamente varie. A volte la coca è solo una spinta. Altre volte è un cemento che salda insicurezze e patologie. Gli abissi di Vincenzo, il ginecologo di Napoli che in nove mesi ha pagato il suo pusher mille volte, sono finiti sui giornali. Se non aveva la striscia da stendere sotto il naso, di operare non se ne parlava nemmeno. "Ehi, è passata più di mezz'ora... come te lo devo spiegare, io non posso stare fermo", protestava al telefono con lo spacciatore di fiducia. Giulio, avvocato di successo, esercita a Milano.

La coca per lui non era solo il modo per sentirsi un leone durante l'arringa. Era anche l'unica molla che gli permetteva di masturbarsi facendo fantasie erotiche sulla figlia tredicenne. Corrado faceva il poliziotto. Alto, palestrato, pieno di tatuaggi, aggressivo. Si è fatto il G8 e qualche anno di ordine pubblico. Quella che all'inizio gli sembrava una compagna di lavoro gestibile, è diventata un drago. Arrestato per spaccio, dopo un passaggio nel carcere di San Vittore, Corrado si è curato. Oggi fa l'operaio in un'azienda metalmeccanica.

Medio e lungo raggio. Erano le tratte aeree di uno dei non pochi piloti entrati nei percorsi di disintossicazione. "Per lui tirare la cocaina era come bere un bianchino la mattina  -  racconta Tanzi del Crest  -  . Si sentiva più sicuro, ma una volta atterrato, specie nei viaggi più lunghi, per cercare di conciliarsi con il fuso orario fumava eroina. Il mix era diventato devastante, alla fine ha dovuto smettere di volare".

UN GRAMMO 70 EURO Quanto costa il doping della polvere bianca? Settanta-cento euro al grammo. E' il prezzo standard della cocaina. Una media che tiene dentro il costo di una "pallina" acquistata a Scampia con una venduta a Roma a Milano o a Verona. Ma oggi la droga più diffusa sul mercato non si vende più solo al grammo. Ci sono le mini dosi (dal mezzo grammo in giù). I pusher te le offrono a 15-20-30 euro. Dipende dalle città, dalle zone di spaccio, e anche dalle fasce orarie (nelle notti dello sballo più ci si avvicina all'alba e più la coca è in saldo). Pasquale fa il muratore cottimista nella provincia di Brescia. Racconta che la coca gli porta via quasi la metà dei soldi che guadagna: 1200 euro è il budget mensile (su uno stipendio di 2.600 euro) destinato alle strisce. "Ma la compro buona, non le schifezze che girano adesso, piene di anfetamina". Facendo una media di 70-100 euro a grammo, Pasquale sniffa tra i 15 e i 20 grammi al mese. "Un uso tutto sommato moderato  -  spiega un esperto  -  visto che, in generale, chi finisce in questo vortice ha bisogno di più di un grammo al giorno". Per abbattere i costi della spesa, molti optano per la cocaina da fumare. Meno cara. O il crack, la "base" ricavata dalla coca che si inala.

"Vanno forte anche le anfetamine  -  aggiunge Roberto Bertolli  -  Le usano soprattutto i camionisti. Costano molto meno della cocaina e hanno lo stesso effetto: nel senso che ti tengono sveglio e ti fanno passare anche la fame". Quando Michele si mette in viaggio con il suo autotreno per Monaco di Baviera si porta dietro una dozzina di grammi. Gli devono bastare tutta la settimana. E' autotrasportatore in proprio ma lavora da due anni per una ditta. Parte dalla Brianza, morde l'asfalto fino in Germania. Così per tutta la settimana. Gli basta mezz'ora di sosta in autogrill da sbriciolare tra andata e ritorno: il resto del tempo è sempre al volante. Dorme ogni ventiquattro ore. Come lui fanno tanti. Camionisti, padroncini, autisti di autobus turistici, di tram e di mezzi pubblici. Adam Pelizzari oggi è un uomo libero (il gip di Mantova ha revocato la misura degli arresti domiciliari). Il 5 luglio dell'anno scorso, alla guida del suo camion carico di maiali, ha travolto a Mantova il Suv di Ornella Galfredi, 45 anni, uccidendo lei e la figlia, Benedetta Sinico, 9 anni. Accusato di duplice omicidio colposo, era risultato positivo alla cocaina.

TEST OBBLIGATORI Per quali categorie sono obbligatori i test anti-droga? Funzionano? La normativa che rende obbligatori i test nelle categorie professionali più a rischio è entrata in vigore (a regime) un anno fa. In teoria  -  perché la pratica è un po' diversa  -  autisti, camionisti, addetti ai trasporti interni alle aziende (mulettisti), conducenti di treni, piloti, dovrebbero essere sottoposti regolarmente a analisi da parte delle aziende. "Finora però i risultati sono stati poco incoraggianti  -  dice Piero Apostoli, presidente della Società italiana medicina del lavoro  -  . In caso di positività le aziende sono obbligate a segnalare il lavoratore al Sert sottoponendolo a cure. Ma siccome per tutta la durata del trattamento hanno anche l'obbligo di tenerlo in carico, finisce che molte aziende non hanno un grande interesse a stanare chi assume sostanze... ". La stessa normativa presenta poi delle lacune. Il settore della sanità, per esempio, non è ancora tenuto a sottostare ai controlli. Medici e infermieri, insomma, se sniffano possono continuare a sperare di farla franca.

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