venerdì 31 gennaio 2020

Il nuovo coronavirus, spiegato bene





Tutte le cose da sapere sul virus che in Cina ha causato la morte di oltre cento persone, e che continua a diffondersi tra la popolazione

A causa del nuovo coronavirus (2019-nCoV), in Cina sono morte oltre 100 persone e sono state ormai segnalate migliaia di casi confermati di persone che si sono ammalate a causa del virus. La situazione continua a essere difficile soprattutto a Wuhan, città della Cina centrale dove alla fine del 2019 erano partite le prime segnalazioni di pazienti con gravi polmoniti, che hanno poi portato alla scoperta del coronavirus. Il governo cinese ha disposto l’isolamento di Wuhan e di diverse altre città, misure che interessano decine di milioni di persone e con lo scopo di ridurre il rischio di nuovi contagi.

Che cos’è un coronavirus?
I coronavirus sono un particolare tipo di virus appartenente alla famiglia Coronaviridae. In generale, i virus sono entità biologiche particolari: non sono esseri viventi veri e propri, ma hanno la capacità di invadere un organismo e sfruttarne le risorse per prosperare e moltiplicarsi, come fanno i parassiti. Per farlo, si legano alle cellule degli organismi, eludono le difese delle loro membrane e si aprono un varco attraverso il quale ne modificano le caratteristiche genetiche.

I coronavirus utilizzano come materiale genetico l’RNA, cioè l’acido ribonucleico: una versione “semplificata” del DNA, che assolve al medesimo scopo di codificare e trasmettere le informazioni genetiche. Questi tipi di virus si chiamano così perché i loro virioni (la parte infettiva) appaiono al microscopio elettronico come piccoli globuli, sui quali ci sono tante piccole punte che ricordano quelle di una corona.

Banca Popolare di Bari: arresti domiciliari per Marco e Gianluca Jacobini, ex presidente e vice direttore





Banca Popolare di Bari, due arresti. Marco e Gianluca Jacobini per falso
Padre e figlio sono accusati di falso in bilancio e ostacolo alla Vigilanza

La Guardia di Finanza di Bari ha notificato un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, il primo ex presidente del Cda e amministratore di fatto della Banca Popolare di Bari e il secondo vice direttore generale e direttore generale di fatto dell'istituto di credito barese. Agli indagati sono contestati a vario titolo i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza.

L'inchiesta della Procura di Bari riguarda la presunta malagestione della banca, commissariata il 13 dicembre scorso. L'indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dai pm Federico Perrone Capano e Savina Toscani. Agli arresti domiciliari è finito anche Elia Circelli, accusato di un episodio di falso in bilancio e falso in prospetto, tuttora responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione della Direzione Operations della Popolare di Bari, "pertanto è presumibile - ritiene il gip Francesco Pellecchia, che ha firmato il provvedimento cautelare - che cercherà di nascondere i dati contabili al fine di evitare che emerga la falsità dei precedenti bilanci".

L'interdizione ad esercitare per 12 mesi l'attività di dirigente di istituti bancari e di uffici direttivi di imprese è stata disposta per l'ex amministratore delegato della Banca Popolare di Bari Vincenzo De Bustis Figarola. Questi è stato Dg della banca dal 2011 al 2015 e dal dicembre 2018 fino al commissariamento. La misura è stata disposta

Primo Levi: Agli amici




Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’anima, l’animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.

Immagine da: Famiglia Cristiana

Non ci sono demoni,
gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi,
hanno il nostro viso, ci rassomigliano.
Non hanno sangue diverso dal nostro,
ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa,
la strada dell’ossequio e del consenso,
che è senza ritorno.

Michael Jackson: I Just Can't Stop Loving You


giovedì 30 gennaio 2020

Governo Conte 2, taglio del cuneo fiscale?: no, mancetta..




da: https://www.lettera43.it/ - di L’Alieno Gentile*

Non chiamiamolo taglio del cuneo: è una mancetta
Riflessioni in bicicletta. Il provvedimento appena varato è un rimborso fiscale. Non riduce il costo del lavoro, non crea occupazione e non libera risorse per l'innovazione. Ancora una volta invece di pensare agli interessi del Paese, la politica decide di tutelare solo una categoria di lavoratori. Un elettorato anziché un altro.

Il governo Conte II ha annunciato in tono solenne, e appena prima della scadenza elettorale di domenica scorsa, l’introduzione di un taglio del cuneo fiscale che permette di estendere il bonus di 80 euro ideato da Matteo Renzi (introdotto dall’art. 1 del D.L. n. 66/2014, e confermato a regime dalla legge di Stabilità 2015) sia nell’entità – giungendo a un valore massimo di 100 euro – sia nella platea dei beneficiati: oltre 700 mila lavoratori in più.

Siamo ovviamente compiaciuti che a quasi 16 milioni di lavoratori giunga un piccolo sgravio, ma ci sono almeno due cose che proprio non vanno in questa vicenda, e la seconda discende dalla prima.

È SOLO UN RIMBORSO FISCALE
Il governo può prendersi la libertà di chiamare le cose come vuole, ma un buon giornalismo dovrebbe porsi il problema di capire se le definizioni date dal governo siano corrette o no. Il taglio del cuneo fiscale è stato accettato passivamente

mercoledì 29 gennaio 2020

Luca Ricolfi: La società signorile di massa / 6



4. Stagnazione e società a somma zero
Condizione 3: il sistema economico ha cessato di crescere.
Una possibile definizione statistica è la seguente: diciamo che una società ha cessato di crescere se il suo tasso di crescita di medio periodo, calcolato in un orizzonte di cinque anni, è negativo o prossimo a zero (inferiore all’1% annuo).
L’economia italiana, dopo la seconda guerra mondiale, per circa mezzo secolo, ossia dal 1945 al 1995, ha avuto sempre un tasso di crescita di medio periodo non solo positivo, ma superiore a quello delle altre economie occidentali. Come e più della maggior parte di esse, siamo stati – per dirla con Lévi-Strauss – una società calda, in cui la ricchezza aumentava costantemente e, con la crescita della ricchezza, tutto si modificava: paesaggio, abitudini, consumi, mentalità.
A un certo punto, però, questo regime è cambiato. Una prima svolta si è avuta nei primi anni novanta quando, abbastanza improvvisamente, il tasso di crescita dell’Italia è divenuto minore di quello degli altri paesi occidentali. Ma la svolta decisiva, il colpo di grazia verrebbe da dire, si è avuta con la doppia recessione del 2008-2009 e del 2011-2012. Dal 2009 il tasso di crescita medio quinquennale dell’Italia, che non era mai sceso al di sotto dell’1%, è diventato negativo, e solo negli ultimi anni si è faticosamente riportato in prossimità dello zero.
Con ciò il processo di transizione alla società signorile di massa può dirsi concluso. Per l’intero decennio 2009-2018 l’Italia si è comportata come le società fredde del passato, in cui la crescita era assente, o impercettibile, o negativa. Alla fine del 2019, il tasso quinquennale di crescita resta al di sotto dell’1%. A quanto pare, siamo entrati in un regime di stagnazione.

lunedì 27 gennaio 2020

Elezioni in Emilia Romagna: Salvini ha perso, ma Conte non ha da esultare



Il governo Conte 2, in primis in Giuseppi, non ha da esultare. La vittoria di Bonaccini non metterà al riparo Giuseppe Conte da traballamenti. Il PD sta già annunciando - con il solito linguaggio politichese - che ci dovrà essere un “riequilibrio” all’interno della compagine governativa. Il M5S sta peggio dei cinesi con il coranvirus. E poi c’è Renzi. Che non si può permettere le elezioni a breve ma, non si può neppure permettere che il governo Conte 2 faccia qualche riforma, indovini qualche progetto. La presunzione di Renzi non contempla che altri possano fare anche solo mezza cosuccia più o meglio di lui.

No. Giuseppe Conte non starà più tranquillo di quanto non lo sarebbe stato se il PD avesse perso l’Emilia Romagna.

Matteo Salvini ha perso. Può raccontare che è soddisfatto perché nella roccaforte di sinistra che è storicamente l’Emilia Romagna, c’è “stata partita”. Si dà il caso che le partite si perdono o si vincono, il pareggio è nel calcio.
Matteo Salvini ha perso nella sua presunzione di credere che la sua presenza in lungo e in largo potesse portare alla vittoria la sua “valletta”: Lucia Borgonzoni. Salvini ha perso. Punto e stop. Ma non è ancora in parabola discendente.

Il motivo per cui Salvini è cresciuto nei sondaggi da mesi a questa parte è perché a molti

Emilia-Romagna: Bonaccini batte Borgonzoni 51,4% a 43,6%, Salvini sconfitto. In Calabria vince Santelli





In Emilia-Romagna la Lega non riesce nell’impresa: il candidato del centrosinistra Bonaccini batte Lucia Borgonzoni. In Calabria netta vittoria del centrodestra con Jole Santelli

Il governatore uscente Stefano Bonaccini batte Lucia Borgonzoni nella corsa per la presidenza dell’Emilia-Romagna, una sfida che ha assunto significati politici nazionali. Le proiezioni Swg e le indicazioni fornite da Opinio, che hanno subito visto il candidato governatore del centrosinistra in netto vantaggio sulla leghista, sono state confermate dai risultati dello spoglio reale. A scrutinio concluso Bonaccini è al 51,4% e Borgonzoni al 43,6%. Terzo, a distanza siderale rispetto agli altri due, il pentastellato Simone Benini (3,5%). In Calabria invece la candidata del centrodestra Jole Santelli ha vinto con un ampio vantaggio: 55,4% contro il 30,1% del candidato indipendente di centrosinistra Filippo Callipo (sostenuto dal Pd). Mentre l’M5s Francesco Aiello si è fermato al 7,3%.

Boom affluenza in Emilia-Romagna
Il dato che emerge in maniera forte è quello dell’affluenza: dopo anni in cui è stata in caduta libera, in questa tornata elettorale è tornata a crescere in modo significativo. Alle ore 23 l'affluenza alle urne per le elezioni regionali in Emilia Romagna è stata del 67,67%, 30 punti in più rispetto al 37,76% della precedente consultazione di riferimento del 2014. L’affluenza in Calabria è stata del 44,32%: il dato è praticamente stabile rispetto al 44,16% della precedente consultazione di riferimento. Nel complesso quasi 5,5 milioni gli elettori che sono stati chiamati al voto: oltre 3,5 milioni in Emilia-Romagna; circa 1,8 milioni in Calabria.

E.Romagna: da primi dati pesante effetto “voto disgiunto”

domenica 26 gennaio 2020

Luca Ricolfi: La società signorile di massa / 5



3. Surplus e consumo opulento
Condizione 2: la condizione signorile, ovvero l’accesso a consumi opulenti da parte di cittadini che non lavorano, diventa di massa.
Più complessa, e certamente più arbitraria, è la specificazione della seconda condizione. Essa tuttavia è cruciale. Per parlare di consumo signorile occorre infatti non solo che il surplus consumato senza erogare alcun lavoro riguardi almeno metà della popolazione, ma che per una parte non trascurabile tale consumo sia cospicuo, ovvero capace di soddisfare esigenze che, tipicamente, in passato solo i “signori” potevano permettersi.
Se fossimo ancora negli anni sessanta, ne segnalerei almeno una quindicina: le cure mediche, l’istruzione, un’alimentazione completa (non solo la domenica), la luce elettrica, l’acqua potabile, i servizi igienici in casa, il telefono, gli elettrodomestici, l’abitazione di proprietà, l’automobile, la villeggiatura, i viaggi di piacere, il cinema, la fruizione della cultura. Si tratta di conquiste che ora ci appaiono naturali o scontate ma che in Italia, anche solo una cinquantina di anni fa, all’apice del miracolo economico (1963), non lo erano affatto, perché coinvolgevano solo una minoranza della popolazione, l’élite dei borghesi e – appunto – dei “signori”. Ancora nel 1961, anno del secondo censimento dopo la fine della guerra e in pieno boom economico, le famiglie che vivono in abitazioni dotate di elettricità, acqua corrente e bagno sono appena il 28%. Quelle che sono proprietarie della casa in cui abitano sono meno del 50%, e così quelle che hanno un televisore in casa. Quelle che possono permettersi un breve periodo di ferie sono appena il 15%. Quanto all’automobile, sono meno del 7% gli italiani che ne posseggono una.

venerdì 24 gennaio 2020

Luigi Di Maio come Renzi: nel loro dizionario non esiste la parola autocritica




Uno lascia un incarico (temporaneamente, in politica i ritiri sono eccezioni delle eccezioni) nello stesso modo, con lo stesso stile, con lo stesso acume, ecc..ecc. che aveva durante il suo esercizio politico, il suo mandato.

Ergo: se non eri dotato in “vita”, non lo sarai neppure in “morte apparente”.

Luigi Di Maio ha lasciato l’incarico di “capo politico” alcuni giorni prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria quando il M5S riceverà l’ennesima batosta elettorale. Lascia per evitare di essere assimilato a quei politici, segretari (rarissimi), che danno dimissioni dopo un risultato elettorale. Lui si è dimesso prima. Come se l’ex capo politico del M5S non avesse nessuna responsabilità sui risultati elettorali.

Di Maio ha un problema serio. Nella sua testa ha due convinzioni.
La prima è che se il M5S ha preso il 33% dei voti alle elezioni del marzo 2018 è per merito suo. La seconda convinzione è che se il M5S sta precipitando di elezioni in elezioni, il demerito è di altri. Traditori, fuoco amico, ecc…ecc..
Che gli abbiano creato difficoltà, che non tutti gli onorevoli e senatori (e pure qualche “esterno”) non gli abbiano reso la vita facile, sarà vero. Può essere che alcune delle

The Cardigans: Erase / Rewind


mercoledì 22 gennaio 2020

Luca Ricolfi: La società signorile di massa / 4



2. Il non-lavoro dei più
Una formulazione statistica precisa della condizione 1 è la seguente: fra i cittadini italiani ultraquattordicenni la percentuale di quanti non svolgono alcun lavoro supera il 50%.
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, questo passaggio cruciale non avviene in tempi recenti ma risale addirittura al 1964, l’anno della “congiuntura”, ovvero della prima recessione dell’economia italiana dopo la fine della seconda guerra mondiale. In quell’anno, nel sistema economico italiano si producono due mutazioni cruciali.
La prima è che gli occupati a tempo pieno, che erano cresciuti senza sosta dall’inizio degli anni cinquanta, interrompono bruscamente la loro corsa, ed entrano in una traiettoria di declino che, fra qualche oscillazione, perdura fino ai giorni nostri.
La seconda mutazione è che il numero di cittadini italiani del tutto inoccupati, che non hanno né un lavoro a tempo pieno né un lavoro a tempo parziale, diventano più numerosi dei cittadini occupati.
Una svolta, quella del 1964, che animerà un decennio di dibattiti sul mercato del lavoro fra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni settanta. A partire dal 1964, infatti, accade qualcosa di singolare, che colpisce profondamente gli studiosi del mercato del lavoro: l’occupazione diminuisce, perché le imprese riducono drasticamente il ricorso alle fasce deboli della forza-lavoro (giovani, donne, anziani), ma la disoccupazione non aumenta, o aumenta molto meno di quanto si riducano i posti di lavoro.

domenica 19 gennaio 2020

Luca Ricolfi: La società signorile di massa / 3



1. Che cos’è la società signorile di massa

1. Verso una definizione analitica
Per formulare una definizione precisa di società signorile di massa, occorre partire da una distinzione importante. Nelle società occidentali odierne i cittadini, dotati del diritto di voto e più in generale di tutti i diritti di cittadinanza, sono solo una parte della popolazione residente (la parte restante è costituita dagli stranieri immigrati). Questa porzione della società, costituita dai cittadini (“nativi” o acquisiti), a sua volta è costituita in minima parte da persone che vivono al di sotto della soglia di povertà assoluta, e in massima parte da persone che possono essere più o meno ricche, ma comunque non sono povere. Tradotto in termini marxisti: stiamo parlando di quanti, nella misura in cui vivono al di sopra del livello di sussistenza, partecipano alla suddivisione del surplus prodotto dal sistema economico. In una società come quella italiana, che ha 5 milioni di non-cittadini (gli immigrati) e circa 3 milioni di poveri di nazionalità italiana, i cittadini non-poveri sono più o meno 52 milioni di individui (su 55), e ovviamente si distribuiscono su un amplissimo spettro di condizioni economiche e sociali, dall’operaio che guadagna poco più dello stretto necessario per vivere, al manager che guadagna parecchi milioni di euro l’anno.
Ebbene, per definire la società signorile di massa è innanzitutto ai cittadini non-poveri che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione. È infatti la speciale condizione dei cittadini italiani che vivono al di sopra della soglia di povertà (l’87% dei residenti, ma ben il 94% di quanti hanno la cittadinanza italiana) che mi induce a parlare di società signorile di massa. Se la nostra società è diventata “signorile di massa” è precisamente per come è cambiata la condizione dei suoi membri italiani e non-poveri, ovvero dei suoi cittadini forti. O, se preferite, per come i cittadini forti hanno scelto di comportarsi e di vivere.

sabato 18 gennaio 2020

Milano, Sala: il sindaco cui piacciono i grandi eventi, si occupa del fumo all’aperto ma non delle buche stradali



Mentre a Milano l’aria è irrespirabile e gole e bronchi sono infiammati, il sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato che entro il 2030 non sarà più permesso fumare all’aperto.

Da non fumatrice (mai fumato), dico a Sala che farebbe meglio a occuparsi - non entro il 2030, ma SUBITO - della manutenzione delle strade. Le buche non sono una prerogativa di Roma.
Nonché, del degrado di alcune zone periferiche.

Per quanto riguarda il fumo, mi chiedo. Una volta stabilito in un regolamento municipale che non si può fumare neppure all’aperto che succederà a chi non rispetterà il divieto. La stessa cosa che succede agli automobilisti che parlano, smanettano al cellulare mentre guidano. Cioè nulla. Non saranno visti. Se saranno visti non saranno multati. Figuriamoci poi l’atteggiamento della Polizia Locale in prossimità dei bar che frequentano. Di certo, non vedranno coloro che fuori dal bar fumeranno.

Introdurre divieti senza accertare con controlli il rispetto è una presa per il sedere. Ma prendere per il sedere è un esercizio che riesce bene al  sindaco cui

Ryan Pourjam gives a moving speech in Memory of His father (victim of Flight PS752)


Massimo Gramellini: Rayn Pourjam ricorda suo padre morto nell’incidente aereo iraniano



Diceva mi padre

Ryan Pourjam è un ragazzino canadese che ha parlato di suo padre come ogni padre, e in genere ogni adulto, vorrebbe che un ragazzino parlasse di lui. Il padre di Ryan si chiamava Mansour ed era tra i 176 passeggeri dell’aereo che due missili degli ayatollah hanno spedito per sbaglio all’altro mondo. Possiamo solo immaginare i sentimenti di un adolescente verso chi ti ha scippato il padre in modo tanto infame. Quando Ryan ha iniziato a parlare all’università di Ottawa, qualunque parola orribile fosse uscita dalle sue labbra sarebbe apparsa giustificata. Invece ne ha pronunciata una sola: forte. Questo era mio padre, ha detto. Forte e positivo, nonostante nella vita avesse attraversato muri e tragedie: se fosse morto un altro al suo posto, adesso lui non parlerebbe delle cose negative e quindi non lo farò nemmeno io. Mi sembra di stare dentro un brutto sogno, ha aggiunto Ryan, inghiottendo un sospiro. Ma so, ha concluso, che se adesso mi svegliassi da quel sogno, papà mi direbbe «Andrà tutto bene» e così sarà.

Che discorso da brividi. Il dolore è sempre un momento di svolta: puoi rimuoverlo, o provare a nasconderlo sotto l’odio per chi te lo ha procurato. Ma puoi anche attraversarlo, ed è stata la scelta di Ryan, suggeritagli dal padre con il suo esempio. I ragazzini ci ascoltano, persino

Il privilegio ingiustificato a cui la politica non vuole rinunciare: la doppia pensione, pagata dai cittadini


da: https://it.businessinsider.com/ - di Giuliano Balestreri

La riforma delle pensioni colpisce tutti gli italiani, ma non sfiora neppure i parlamentari – e con loro tutti gli ex dipendenti eletti a qualunque carica pubblica. E così, mentre i lavoratori sono costretti a fare quadrare i conti tra una vita lavorativa che si allunga, un assegno pensionistico che si fa più leggero e la necessità di investire in qualche forma di previdenza integrativa; gli eletti si tengono stretto il privilegio della doppia pensione a carico della collettività.

Tra le tante storture in salsa italiana c’è, infatti, il privilegio dei dipendenti eletti a carica pubblica che in aspettativa non retribuita possono farsi versare dall’Inps i contributi figurativi: un’operazione interamente a carico delle casse dello stato che costa diverse decine di milioni di euro, oltre 40 milioni nell’arco di una legislatura. “L’Inps – ha scritto su Repubblica Tito Boeri, ex presidente dell’Istituto di Previdenza – è oggi tenuto ad accreditare contributi figurativi ai parlamentari che ne facciano richiesta durante il loro mandato”.

Di privilegio si tratta perché solo grazie a una legge del 1977, i vitalizi dei parlamentari non sono considerate una gestione previdenziale. Una norma in totale contraddizione con i regolamenti della Camera nei quali si parla chiaramente di “trattamenti previdenziali”. Senza questa leggina di poche righe varata durante uno dei tanti governi Andreotti e promulgata dall’allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone, i vitalizi sarebbero stati correttamente equiparati a una pensione e in base all’articolo 31 dello Statuto del Lavoratori gli eletti non avrebbero potuto accumulare contributi figurativi.

Franco Bechis: Sull'Iva il governo ha bluffato, il gioco delle tre carte del Conte bis



L'esecutivo è nato spacciando l'emergenza di 23 miliardi di aumenti da scongiurare. Era falso. Ben 20 miliardi sono stati trovati facendo deficit. Altri tre tagliando quota 100 e flat tax di Salvini

Nel giorno in cui Giuseppe Conte, per fare un po’ di propaganda elettorale alla vigilia delle regionali in Emilia Romagna, ha convocato le parti sociali a palazzo Chigi per spiegare come verranno spesi da luglio (non da domani) i 3 miliardi destinati alla riduzione del cuneo fiscale, salta fuori il grande bluff del governo.
E' contenuto nella tabella riassuntiva della manovra 2020 che gli uffici studi hanno preparato indicando le misure adottate e le fonti di copertura. Con chiarezza emerge quel che è stato nascosto e annegato fra fiumi di retorica: per disattivare le celebri clausole di salvaguardia che avrebbero fatto scattare gli aumenti Iva il governo ha usato la soluzione più semplice del mondo: andare in deficit. Non proprio per tutto, ma dei 23 miliardi che andavano coperti ben 20, 131 sono diventati deficit di bilancio. Non c'era ovviamente bisogno di grandi esperti, di professionisti dell'economia, di vertici ministeriali, di terribili grida: per coprire una spesa andando in deficit basta un bambino che schiacci un bottone. Certo, ne restavano meno di 3 da trovare. Ma è solo in questa cifra che si trova tutta l'emergenza che una pioggia di panzane è stata inventata per motivare la nascita contro natura del governo rossogiallo con il Conte bis alla guida.

Ci hanno detto per mesi che l'Italia era in emergenza finanziaria, che rischiava l'esercizio provvisorio, e con aria seria e volto corrucciato per la gravità della situazione in ogni salotto

giovedì 16 gennaio 2020

Carlo Panella: Mandare i nostri soldati in Libia sarebbe un atto suicida e inutile



Chiunque abbia una minima frequentazione con i fatti di guerra sa bene che non è possibile fare da interposizione in un contesto di guerriglia urbana come quella in atto a Tripoli. Chiunque tranne il nostro governo. 


Alla fase delle gaffe degli incontri a vuoto con i leader libici, alla quale non è sfuggito neppure Vladimir Putin, ora l’Italia di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (e l’Ue con loro) fa seguire quella che non possiamo che chiamare la fase delle farneticazioni avventuriste.

Altro termine non c’è, infatti, per definire la proposta partita dal nostro ineffabile e indefinibile ministro degli Esteri di inviare a Tripoli una forza militare di interposizione Ue (con perno sull’Italia) sul modello della Unifil libanese.

Chiunque abbia una minima, minimissima, frequentazione con i fatti di guerra sa bene infatti che non è possibile fare da interposizione in un contesto di conflitto e guerriglia urbana, come è quella in atto a Tripoli, se non al prezzo di pagare pesantissime perdite di soldati (anche italiani), con un esito peraltro fallimentare. Né ha il minimo la precondizione posta da Di Maio e da Conte di un intervento militare boots on the ground solo dopo la firma di una tregua tra le parti.

TERRITORIO URBANO TROPPO PERICOLOSO PER TRUPPE DI TERRA
Ammesso e non concesso che Haftar e al Serraj siglino questa tregua, non si sfugge a un dato di fatto: la forza militare di interposizione si deve, si dovrà disporre dentro uno spazio urbano (i quartieri periferici di Tripoli), letteralmente tra strade e palazzi,

mercoledì 15 gennaio 2020

Luca Ricolfi: La società signorile di massa / 2


La tesi che vorrei difendere in questo libro è che l’Italia non è una società del benessere afflitta da alcune imperfezioni, in via di più o meno rapido riassorbimento, ma è un tipo nuovo, forse unico, di configurazione sociale. La chiamerò “società signorile di massa” perché essa è il prodotto dell’innesto, sul suo corpo principale, che resta capitalistico, di elementi tipici delle società signorili del passato, feudale e precapitalistico. Per società signorile di massa intendo una società opulenta in cui l’economia non cresce più e i cittadini che accedono al surplus senza lavorare sono più numerosi dei cittadini che lavorano.
Con questo, sia ben chiaro, non intendo esprimere alcun giudizio di valore, come perlopiù hanno fatto quanti hanno provato a condensare in una singola espressione quel che ci distingue dalle società del passato. La società signorile di massa è un tutto unico, internamente coerente, che va innanzitutto compreso nelle sue strutture e nel suo funzionamento, al di là di ogni giudizio politico o morale, che inevitabilmente dipende dalle preferenze e inclinazioni di ciascuno.
Devo subito dire, a questo punto, che l’uso dell’aggettivo “signorile” per qualificare il tratto distintivo dell’Italia di oggi deve molto a quel che, da giovane, mi è accaduto di recepire dell’insegnamento di Claudio Napoleoni, un maestro di cui ho avuto la fortuna di essere allievo, e che ha segnato profondamente il mio modo di vedere l’Italia.
I concetti di “società signorile” e di “consumo signorile”, negli anni in cui ebbi l’occasione di frequentare i suoi corsi, erano centrali nel suo pensiero. Il punto su cui non cessò mai di insistere è che l’essenza della società signorile è l’esistenza di un gruppo sociale, in passato

martedì 14 gennaio 2020

Rai1, La guerra è finita: una fiction di valore con un magistrale Michele Riondino


Michele Riondino non è uno dei migliori attori italiani, ma uno dei più grandi attori al mondo.


da: https://www.davidemaggio.it/ - di Stefania Stefanelli 

immagine da: https://primaonline.it

  
La Guerra (non) è Finita

Ci sono molti modi per raccontare una storia, e mostrarne duri e crudi dettagli è quello che di solito aiuta a scavare più a fondo. Quando poi l’argomento centrale è la guerra, la violenza la fa spesso da padrona, perchè la messa in scena certosina di ciò che è stato aiuta a testimoniare e non dimenticare. Ebbene, nella nuova fiction di Rai 1 La Guerra è Finita questo non avviene, perchè, proprio come spiega il titolo, si racconta ciò che accadde dopo il secondo conflitto mondiale. Ma quel che non si vede fa ancora più male, perchè ne vengono indagate le conseguenze.

La Guerra è Finita: un racconto delicato, ben diretto ed interpretato
La guerra non c’è più ma il silenzio causato dalla fine degli spari e dei bombardamenti, grida. Grida nella mente dei bambini sfuggiti ai campi di concentramento, nei ricordi, nei loro occhi atterriti, negli sguardi persi e nella diffidenza verso tutto e tutti che i giovanissimi attori, diretti da Michele Soavi, rendono perfettamente. Supportati da un magistrale Michele Riondino, che qui interpreta un uomo al quale le leggi razziali hanno portato via moglie e figlio.

Con grande delicatezza la fiction racconta gli stati d’animo e il dolore di chi ha

Celibato dei preti, libro del card. Sarah e Papa Emerito: Ratzinger modello Ponzio…


Io ho “colto” quanto segue. Sul celibato dei preti Ratzinger ha una posizione diversa, diciamo: che non prevede distinguo, diversamente da Papa Francesco. Ma le conclusioni del libro, le affermazioni nette sono del card. Sarah.
E’ come dire: io la penso così; traete voi le conclusioni delle mie osservazioni, opinioni, ma non dite o scrivete che la penso come le vostre conclusioni.
Vediamo un po’…
C’è nel Vangelo, nella vita di Cristo qualcosa o qualcuno che mi ricorda l’atteggiamento di Ratzinger (grande scrittore, di questo non discuto).
Ah….sì…quello che se ne lavava le mani. E non perchè fosse igienista. Tale Ponzio Pilato


da: https://www.avvenire.it - di Mimmo Muolo

Celibato dei preti. Gaenswein: «Ratzinger ritira la firma del libro»

Il segretario particolare di Benedetto XVI interviene per spiegare il «malinteso» sulla pubblicazione del volume a doppia firma con il cardinale Sarah. In un tweet l'imbarazzo del porporato

Monsignor Georg Gaenswein in merito alla pubblicazione del libro a doppia firma con il cardinale Sarah ha dichiarato: «Posso confermare che questa mattina su indicazione del Papa emerito ho chiesto al cardinale Robert Sarah di contattare gli editori del libro pregandoli di togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro stesso e di togliere anche la sua firma dall'introduzione e dalle conclusioni».

Inoltre ha aggiunto che «il Papa emerito sapeva che il cardinale stava preparando un libro e aveva inviato un suo testo sul sacerdozio autorizzandolo a farne l'uso

Cellulare e tumori, Corte di appello di Torino conferma: “Nesso tra uso e cancro all’orecchio. Spesso studiosi sono in conflitto d’interesse”


da: https://www.ilfattoquotidiano.it/ - di Andrea Tundo

Le 36 pagine rappresentano un verdetto storico, perché per la prima volta un lavoratore ha ottenuto due sentenze di merito favorevoli in casi simili: Roberto Romeo, ex dipendente Telecom, trascorreva almeno 4 ore al giorno al cellulare. Come accaduto in primo grado, nuovi consulenti hanno ribadito che esiste un "nesso eziologico tra la prolungata e cospicua esposizione lavorativa a radiofrequenza emesse da telefono cellulare e la malattia denunciata"

Il tumore al nervo acustico dell’orecchio destro che ha colpito Roberto Romeo è stato causato dall’uso del cellulare. La Corte di appello di Torino ha confermato la sentenza del giudice Luca Fadda, che nell’aprile 2017 aveva condannato l’Inail a riconoscere una rendita da malattia professionale all’ex tecnico della Telecom per l’uso “abnorme” del telefonino, dovuto al suo lavoro, nel periodo 1995-2010.

“Letteratura scientifica in conflitto d’interessi”
E nelle motivazioni della sentenza, emessa lo scorso 3 dicembre, il collegio ribadisce anche i sospetti sull’imparzialità di alcuni studi ‘tranquillizzanti’: “Buona parte della letteratura scientifica che esclude la cancerogenicità dell’esposizione a radiofrequenze (…) versa in posizione di conflitto d’interessi, peraltro non sempre dichiarato”, scrivono i giudici della sezione Lavoro Rita Mancuso, Caterina Baisi e Silvia Casarino, sulla base delle conclusioni dei consulenti Carolina Marino e Angelo D’Errico, nominati per rianalizzare il materiale probatorio già soppesato dal ctu del giudice di Ivrea, Maurizio Crosignani.

“Solidi elementi” sul ruolo causale dell’uso

La polveriera del Sudamerica


da: https://messaggerosantantonio.it/ - di Marinellys Tremamunno

Oltre un milione 600 mila italiani vivono in un Sudamerica che sta soffrendo una fase di «fatica democratica», con un continuo aumento delle tensioni sociali.

Da qualche mese il Sudamerica è in fiamme, con le proteste in Cile e i cambiamenti politici in corso anche in altri Paesi come Bolivia e Argentina. Secondo alcuni analisti, l’intera regione latino-americana è sconvolta dall’azione di una regia di matrice castro-chavista nata dal Forum di San Paolo, che ha colpito anche Ecuador e Colombia, con il ritorno alle armi delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie.

In questo difficile contesto vivono più di 1.600.000 italiani, secondo il registro dell’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero.

L’Argentina è al primo posto della classifica mondiale delle nazioni con il più alto numero di italiani (819.899 persone). Loro come vivono queste tensioni sociali? «Con preoccupazione – afferma Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, il Consiglio generale degli italiani all’estero –. Le rivolte popolari in Sudamerica confermano come il continente stia attraversando una profonda crisi democratica».

Il politologo argentino Daniel Zovatto ribadisce che la regione sta soffrendo una «fatica democratica» in mezzo a una crescita economica «anemica» che ha portato «deficit economico-sociale» e «crisi di rappresentanza».

Tuttavia, ogni Paese è una realtà diversa che va analizzata separatamente. Dal trionfo di

domenica 12 gennaio 2020

Amici 2020: Andrea Conti “critico musicale” del Fatto Quotidiano, alla corte di Maria…


Non tutte le ciambelle riescono con il buco. Non tutti i giornalisti di un quotidiano sono allo stesso livello.

Prendiamo Il Fatto Quotidiano. Un conto è Antonio Padellaro…un conto è Andrea Conti.

  
L’aspirazione di Conti è quella di entrare nelle grazie di Maria De Filippi come Paolo Giordano e Platinette. Due che vedono i talenti in mezzo a una pletora di patacche. E li vedono al naturale. Non sono né ubriachi né fanno uso di sostanze chimiche.

Navigando sul sito del Fatto Quotidiano m’imbatto in questo titolo del “giornalista critico musicale” Andrea Conti dopo la sua partecipazione al circo pomeridiano di Amici: “Amici 19, rivoluzione tra eliminazioni con Michelangelo che va via tra le lacrime e new entry, la commissione dei giornalisti incorona gli allievi più bravi. Ecco chi.

Che simpatico che è Conti. Stai a vedere che ci crede veramente a ciò che scrive.

“Rivoluzione?”. “La commissione dei giornalisti incorona gli allievi più bravi”? Accidenti. Ma che programma mi sto perdendo! Strano. Perché leggendo commenti qua e là di gente che non deve nulla alla De Filippi non ho trovato entusiasmo nella rivoluzione di Mariiiaaahhh.

Chi e come arriverà al serale e alla vittoria lo decidono le case discografiche, Maria e il pongo regolamento. Sarà il caso che le case discografiche e Maria ci azzecchino meglio che negli ultimi anni. I due coccoli di Maria: Alberto Urso e Giordana Angi non hanno certo sbancato le classifiche FIMI.
Vabbè…Alberto d’Urso lo faranno risalire in classifica dopo la partecipazione a Sanremo

La “commissione di giornalisti” o è fatta di mononeuronici che non hanno ancora capito i

sabato 11 gennaio 2020

Rai1, Il Cantante Mascherato: format accattivante, ma la versione italiana non sarà il solito prevedibile riciclo?




Premesso: non guardo i programmi di Milly Carlucci e chi legge il mio blog ha sicuramente “percepito” che non sono tra coloro che idealizzano Mariiiaaahhh e i suoi meccanismi sempre prevedibili, i pongo regolamenti di Amici, la mediocrità dei concorrenti. Per non parlare di C’è Posta per te. Un programma con gente che va a raccontare i cazzi suoi non è proprio il mio genere. E le ospitate vip per mostrare quanto è brava la De Filippi nel raccontare e nell’emozionare non mi prende.

Non partecipo a quella imbecille “guerriglia web” tra “mariani” e “millyani. L’unica opinione che ho in comune con Aldo Grasso è proprio quella su queste due “signore della tv” che ho pubblicato in questo post.
Sono uguali. Per questo si “odiano” (fra virgolette, ovviamente).

Ieri sera ho però guardato il Cantante Mascherato perché trovo sia uno dei pochi format in circolazione accattivanti. E’ una sorta di giallo. Sì. Nelle edizioni estere.
Nell’edizione italiana, la prima puntata è iniziata e ha mantenuto un certo mistero ma proseguendo nella visione ha cominciato a palesarmi la sensazione che il mistero si scioglierà prima del tempo.
Cioè che questo format perderà la sua principale caratteristica.

Un format di questo tipo richiede personaggi non solo della provincia italiana e soprattutto che non siano prevedibili, cioè di cui non si conoscano certe caratteristiche. Che nessuno mi tocchi Orietta Berti. Ma non mi pare certo una scelta di cast nuova e sorprendente. E non sarà che ci troveremo Albano (Leone) e l’onnipresente Baudo.

Aerei abbattuti: Iran e Ustica

Milano, automobilisti che usano il cellulare: la Polizia Locale ne becca mai qualcuno?



Avrei una domanda che temo non troverà risposta tra i cosiddetti organi di informazione. Di certo, non troverà risposta nel Corriere della Sera…

A Milano, quante sono le multe date agli automobilisti che mentre guidano usano il cellulare?
Io penso che siano pari a ZERO.

Molti cittadini milanesi vedono giornalemente automobilisti che smanettano smartphone. La Polizia Locale ne vede mai qualcuno? Dove sono. Che fanno. Alcuni sono più presenti nei bar che altrove.

A Milano non si multano i cafoni ignoranti che non raccolgono la merda dei loro cani, non si multano i coglioni che spargono mangime ai piccioni. Molte zone di Milano - escluderei quella in cui abita il sindaco Sala - sono invase da piccioni. Gli uccelli più stupidi e putridi che ci siano. A Milano non si multano gli automobilisti che mentre guidano smanettano il cellulare.

Ovviamente, attendo - con dati certi - di essere smentita.

Ah…una cosa giusta Salvini l’ha detta. Milano è piena zeppa di buche. E non si venga