venerdì 24 gennaio 2020

Luigi Di Maio come Renzi: nel loro dizionario non esiste la parola autocritica




Uno lascia un incarico (temporaneamente, in politica i ritiri sono eccezioni delle eccezioni) nello stesso modo, con lo stesso stile, con lo stesso acume, ecc..ecc. che aveva durante il suo esercizio politico, il suo mandato.

Ergo: se non eri dotato in “vita”, non lo sarai neppure in “morte apparente”.

Luigi Di Maio ha lasciato l’incarico di “capo politico” alcuni giorni prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria quando il M5S riceverà l’ennesima batosta elettorale. Lascia per evitare di essere assimilato a quei politici, segretari (rarissimi), che danno dimissioni dopo un risultato elettorale. Lui si è dimesso prima. Come se l’ex capo politico del M5S non avesse nessuna responsabilità sui risultati elettorali.

Di Maio ha un problema serio. Nella sua testa ha due convinzioni.
La prima è che se il M5S ha preso il 33% dei voti alle elezioni del marzo 2018 è per merito suo. La seconda convinzione è che se il M5S sta precipitando di elezioni in elezioni, il demerito è di altri. Traditori, fuoco amico, ecc…ecc..
Che gli abbiano creato difficoltà, che non tutti gli onorevoli e senatori (e pure qualche “esterno”) non gli abbiano reso la vita facile, sarà vero. Può essere che alcune delle
decisioni, delle scelte effettuate dal capo politico del M5S daranno risultati tra qualche tempo. Ma è mai possibile che Di Maio non abbia nessun rapporto con l’autocritica. Non da qualche giorno. Da mesi. Mai un’analisi del suo operato né una assunzione di responsabilità delle conseguenze.

Di Maio lascia come Renzi. Il fanfarone pericoloso che non ha mai fatto autocritica. Che non ha mai spiegato per quale motivo il Pd - di cui era l’uomo solo al comando con annesso giglio magico - sia stato trombato dagli elettori.

Nel lasciare il suo incarico il giovane Di Maio ha dimostrato di essere come quei vecchi, consumati politici da prima e seconda repubblica. Quelli che il M5S doveva spazzare via.

Fino a quando non si toglierà dalla testa le sue due convinzioni, che hanno solo una piccola quota di verità, non crescerà mentalmente e politicamente. E il fatto che non esista all’interno del M5S una leadership in grado di far diventare adulto il M5S, non lo renderà certo un politico capace. Se non c’è gara, se non c’è confronto, la vittoria è facile. Vincere facile è roba per stolti.

Nessun commento:

Posta un commento