lunedì 27 marzo 2017

Il sistema bancario europeo, le prime 20 banche: un quarto dei profitti proviene dai paradisi fiscali



da: Il Fatto Quotidiano

Paradisi fiscali, da lì un quarto dei profitti delle prime 20 banche europee. Tra le italiane, Intesa e Unicredit
Il rapporto di Oxfam "Aprite i caveau" quantifica in 25 miliardi di euro i profitti ottenuti nel 2015 dai principali istituti in Paesi a tassazione agevolata. Il caso estremo dei 628 milioni incassati in luoghi dove non è presente neppure un dipendente. Lussemburgo, Irlanda e Hong Kong le "mete" principali. Tutto legale, ma a rimetterci sono le casse pubbliche dei Paesi dove gli istituti operano davvero
di Lorenzo Bagnoli

Le 20 principali banche europee dichiarano che un quarto dei loro profitti proviene dalle loro società controllate con sede nei paradisi fiscali: oltre 25 miliardi di euro nel 2015. Eppure nelle sedi offshore le banche producono solo il 12% del fatturato e hanno il 7% dei dipendenti. Qualcosa non torna e il motivo è semplice: i profitti nei paradisi fiscali subiscono una tassazione molto minore che nel proprio Paese. Nulla di illegale: a rimetterci, però, sono le casse dei Paesi dove effettivamente le banche svolgono la maggior parte delle loro attività. Lo scrivono le organizzazioni internazionali Oxfam e Fair Finance Guide International nel rapporto “Aprite i caveau”. Per la prima volta, le ong hanno messo in fila i dati

mercoledì 22 marzo 2017

Vitalizi ai parlamentari, la rivolta dei Cinque Stelle alla Camera



da: Corriere della Sera

In Aula la protesta dei deputati pentastellati, con cartelli e tentativi di irruzione nell’ufficio di presidenza: dopo la sospensione della seduta, è stata bocciata la mozione M5S sui vitalizi parlamentari
di Dino Martirano, Valentina Santarpia


Bagarre alla Camera sui vitalizi dei parlamentari, con irruzione dei deputati grillini nella sede dell’Ufficio di presidenza (che ha reintrodotto il contributo di solidarietà sulle pensioni erogate a deputati e senatori) e successiva manifestazione in piazza Montecitorio dei pentastellati con Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio che, rivolti al Pd, hanno detto alle 2-300 persone radunate davanti alla Camera: «Con questa mossa disperata di oggi è sicuro che governeremo questo Paese...E il nostro primo atto sarà quello di abolire tutto questo schifo di privilegio». La presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, boccia la protesta dei Cinque Stelle parlando di «episodi gravi e inaccettabili»: «Chi irresponsabilmente sta alzando i toni dello scontro sappia comunque che la Camera garantirà la dialettica democratica e non si farà intimidire da questi metodi», sottolinea Boldrini. Il capogruppo Dem, Ettore Rosato, ha parlato di «violenza verbale e fisica del M5S che hanno fatto irruzione nell’Ufficio di presidenza. Un episodio di una gravità immensa».

lunedì 20 marzo 2017

Amici 2017: si può fare peggio dell’edizione (mediocre) precedente….


Per Mediaset sta diventando una specialità: fare peggio della stagione precedente. Che sia una fiction, che sia un altro programma. Anche della numero uno della tv commerciale: Maria De Filippi, la signora Fascino, Mariiiaaahhh…per bimbominkia (non solo di giovane età e non solo femmine) urlanti…

Si può fare un’edizione di Amici più mediocre di quella del 2016. Sì: Amici 2017. Non solo il livello dei concorrenti cantanti è mediocre, ma pure quello dei ballerini.
Ci sono state edizioni del programma della signora Fascino nelle quali la danza era qualitativamente superiore al canto. Evidentemente, la De Filippi ha chiesto equità: scarso livello nel canto, scarso livello nella danza.
Sì, Sebastian e Oliviero troveranno lavoro fuori da Amici, ma in altre edizioni del programma c’era un maggior numero di ballerini di buon livello e alcuni mostrarono da subito di non essere distanti dai più esperti professionisti. Giusto per fare qualche nome: Francesco Mariottini, Massimiliano Pironti, Nicolò Noto, Virgina Tomarchio, Klaudia Pepa.

Che il livello dei ballerini non sia né abbondante né spettacolare come in altre edizioni, lo dimostra il fatto che la scelta per l’ammissione al serale è stata fatta da Giuliano Peparini. Data la mediocrità, voleva sincerarsi che almeno gli

21 marzo 2017: la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno contro le mafie




Si svolgerà a Locri il 21 marzo e in contemporanea in 4000 luoghi in tutta Italia la XXII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con la Rai Responsabilità Sociale, Conferenza Episcopale Calabra e con il patrocinio del Comune di Locri e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il tema della giornata, "Luoghi di speranza e testimoni di bellezza", richiama proprio l'importanza di saldare la cura dell'ambiente e dei territori con l'impegno per la dignità e la libertà delle persone. Esercitando al contempo le nostre responsabilità di persone, di cittadini, di abitanti - ospiti e custodi - della Terra.

Locri, come piazza principale, per stare vicino a chi - in Calabria , come in altre regioni - non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. Per la forza e l'attualità della 'ndrangheta, che oggi è l'organizzazione criminale più attiva. Ed è la più forte non solo per il numero degli affiliati, ma anche per il consenso che riesce ad avere in molti strati sociali. È l'organizzazione criminale italiana più diffusa nel mondo e quella che meglio può riciclare all'estero i profitti illeciti. Perché Libera, che a quella terra è particolarmente legata, vuole testimoniare e valorizzare il positivo di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone. Una edizione quest'anno, importante , perché lo scorso 1 marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie".

sabato 18 marzo 2017

La Porta Rossa, serie tv originale e di qualità: aspettando il finale…






La quinta puntata de La Porta Rossa è stata la migliore in assoluto.
Mi aspetto che il finale sia all’altezza di quanto visto finora dove il meccanismo principale è stato: ti presento un presunto colpevole ma alla fine della puntata te lo mostro come innocente. Nella quinta puntata il colpevole di turno è Piras (Ettore Bassi) il magistrato collega di Anna (Gabriella Pession), moglie di Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), il poliziotto ammazzato e che gli sceneggiatori – tra cui Carlo Lucarelli – fanno rivivere come fantasma.

In questa fiction – di rara originalità e qualità  - tutto si incastra perfettamente: sceneggiatura, regia, fotografia, interpretazione, colonna sonora.

E continuo a non capire perché non sia andata in onda su Rai1.

Chi non l’avesse vista vada su RaiPlay. Non guardi l’ultima puntata. Sarebbe un crimine!. Si guardi tutte le puntate precedenti prima di arrivare all’ultima…

immagine da: tvzap

Beppegrillo.it: chi rivendica libertà nei blog deve assumersi anche le responsabilità



Condivido ciò che scrive Guido Scorza e, in particolare, il rischio che si usi questa “deresponsabilizzazione” di Grillo per presentare nuove leggi bavaglio. Per cui…a Giuseppe Piero Grillo va il mio più sentito vaffanculo…


da: Il Fatto Quotidiano – di Guido Scorza

Ha infiammato il web e la scena politica la polemica scoppiata dopo la notizia che Beppe Grillo si è difeso da una querela presentata, nei suoi confronti, dal Partito Democratico a seguito della pubblicazione di un post sul “suo” (il possessivo è tra virgolette perché è parte del problema, ndr) blog, sostenendo che non sarebbe lui a gestirlo e che beppegrillo.it è, in realtà, una community aperta al pubblico; lui, dunque, risponderebbe esclusivamente dei post a sua firma mentre quello oggetto della querela non lo era.

Apriti cielo.

“La tua difesa è ridicola, se vuoi parlare a milioni di persone abbine rispetto e assumiti la responsabilità delle cose che dici e scrivi di fronte a loro e di fronte alla legge”, lo ha incalzato Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd e firmatario della querela. “Il Pd rosica perché ha perso il giudizio” (che, in realtà, è ancora alle battute iniziali, ndr), ha risposto il leader del movimento pentastellato.

Alessandro Gilioli: Sparite voi e i vostri lavoretti…



da: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/

Le cronache della politica raccontano oggi della determinazione assoluta con cui il governo e la sua maggioranza stanno lavorando per impedire il referendum sui voucher, che in teoria si dovrebbe svolgere il 28 maggio.

Non è difficile vedere le ragioni di questa corsa per impedirci di votare.

Una è quasi ovvia: c'è il rischio che anche questo referendum, così come quello sulla Riforma Boschi, si trasformi in un giudizio sul Pd. E su Renzi, che nel Jobs Act ha alzato del 40 per cento il tetto dei voucher, aumentandone la diffusione. Un bis del 4 dicembre non sarebbe esattamente utile a confermare la narrazione del "ricominciamo", "ci rialziamo", "ora rimontiamo come il Barcellona" che l'ex premier e i suoi hanno inaugurato al Lingotto.

Ma ce ne sono altre due, di ragioni per cui vogliono evitare il referendum, anche se meno visibili.

La prima è che la sinistra di questo Paese - allo stato dispersa e derisa -

Marco Travaglio: Minzolotti




da: Il Fatto Quotidiano

Tecnicamente, quello inscenato ieri in Senato da Pd, Forza Italia e frattaglie varie è un atto eversivo, un abuso di potere, un colpo di Stato contro la Costituzione, svuotata di uno dei suoi principi cardine: l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Un golpe nero che abolisce lo Stato di diritto e legittima l’arbitrio del più arrogante, torcendo in senso antidemocratico la regola delle democrazie parlamentari fondate sulla maggioranza. Il voto di scambio non potrebbe essere più plateale: mercoledì FI, verdiniani di Ala e àscari centristi salvano il ministro Pd Luca Lotti dalla sfiducia a 5Stelle e giovedì il Pd regala a FI, verdiniani di Ala e àscari centristi i voti necessari (l’elenco della vergogna è qui a fianco, così gli elettori sanno chi li ha traditi) a salvare la poltrona e la pensione del senatore forzista cioè pregiudicato Augusto Minzolini. Sette mesi fa l’ex direttore del Tg1 è stato condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi per peculato nel processo sulle spese personali pagate con la carta di credito della Rai. E una legge dello Stato, la Severino, approvata nel 2012 da tutti i partiti, stabilisce che i parlamentari condannati a più di 2 anni decadono ipso facto dal seggio, rimpiazzati dal primo dei non eletti: il voto della Camera di appartenenza è una semplice presa d’atto della sentenza e delle conseguenze, senz’alcun margine di discrezionalità (come il Pd sbandierava ai quattro venti nel 2013, quando cacciò B. da Palazzo Madama). Dunque da sette mesi Minzolini incassa stipendi e accumula contributi pensionistici abusivi. E, col voto di ieri, continuerà a farlo sedendo sullo scranno di un altro: le sue dimissioni sono fumo negli occhi, visto che non scatteranno finché non saranno approvate dall’aula, che di solito le respinge (almeno al primo scrutinio). Campa cavallo: intanto finirà la legislatura.

venerdì 17 marzo 2017

Martin Luther King: Se non puoi essere un pino



Se non puoi essere un pino su un monte
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina sulla sponda del ruscello.

Se non puoi essere un albero
sii un cespuglio.

Se non puoi essere un'autostrada
sii un sentiero.

Se non puoi essere il sole
sii una stella.

Sii sempre il meglio di ciò che sei.

Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere
poi mettiti con passione e realizzalo nella vita.

mercoledì 15 marzo 2017

La maratona dei diritti umani di Amnesty International, che ci riguarda tutti



da: http://www.glistatigenerali.com/

Il 10 dicembre del 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta nella storia dell’umanità era stato prodotto un documento che riguardava tutte le persone del mondo senza distinzioni. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione è disattesa, perché ancora troppo sconosciuta. Amnesty International dal 1961 si impegna perché per tutti siano garantiti questi diritti. Sempre.

Il Movimento, mettendo in evidenza le ingiustizie perpetuate nel mondo, dà voce a chi non ne ha, cambiando la vita delle persone. Amnesty ha contribuito a ridare libertà e dignità a oltre cinquantamila persone, salvando, fino ad oggi, tre vite al giorno, perché “ogni ingiustizia ci riguarda personalmente” e il percorso affinché i diritti umani siano davvero garantiti a tutti è ancora lungo. Ne abbiamo parlato con Laura Perrotta, direttrice raccolta fondi di Amnesty International Italia.

Quanti soci e attivisti conta Amnesty oggi?
Amnesty International in Italia nel 2016 ha contato 117 mila persone che si sono mobilitate in difesa dei diritti umani. A questi si aggiungono duemila attivisti veri e propri, cioè coloro che dedicano molto del loro tempo e lavoro ad Amnesty International; sono le persone che sono presenti in ogni città di Italia in maniera capillare. Abbiamo infatti sedi in moltissime città del paese, circa 150 e la sede ufficiale è a Roma.

Ed Sheeran: Shape of you


lunedì 13 marzo 2017

Povero paese: Leopolda, Lingotto e altro...



da: http://unoenessuno.blogspot.it/

Rottamato il PD, il partito a vocazione maggioritaria che doveva essere progressista e che si è rivelato l'amalgama a freddo di correnti e capi-partito, la corrente renziana è riuscita solo a rottamare la sua Leopolda diventata Lingotto.
Costretta a questa rottamazione per ritrovare quella linfa, forse, o magari solo per rifarsi la facciata in attesa di quelle primarie che, per l'ex segretario, si riveleranno forse più complicate di quello che si aspettava.

Ma, se non si hanno idee e visioni (se non quelle degli sponsor dietro il grande partito del fu centro sinistra), dentro il sacco della politica rimane ben poco. Solo slogan, parole dal suono vuoto, pure false.

I reduci di una battaglia.
La battaglia contro chi?
Contro gli italiani che in maggioranza hanno votato no alla riforma.
Contro la minoranza PD, costretta a votare fiducie su fiducie e pure sbeffeggiata.

Vigliacchi.
Vigliacchi quelli che cambiano partito, dice Chiamparino. L'ex politico poi banchiere e poi di nuovo politico.

lunedì 6 marzo 2017

Delrio, ministro col vizio delle grandi opere inutili



da: Il Fatto Quotidiano

I più importanti esperti di infrastrutture chiedono all’ex sindaco di Reggio Emilia di fare almeno analisi di costi e benefici prima di fare gli investimenti. Ma il ministero sembra paralizzato dalle vecchie logiche

È in corso un grande rilancio politico delle “Grandi Opere”. I denari pubblici in gioco sono moltissimi, pari a circa 70 miliardi. Una cifra enorme se si pensa agli stretti vincoli di bilancio e tutti concentrati su un numero limitato di grandi interventi, a cui si sommano le risorse dei Contratti di Programma con Fsi e Anas. Il costo complessivo dei soli interventi ferroviari ammonta a quasi 26 miliardi di euro (Allegato al Def 2016), equivalente a oltre un terzo di quello complessivo di tutte le opere “strategiche”. Esistono in ambito internazionale consolidate regole di valutazione economico-finanziaria, ma in Italia sono state finora ignorate. Per nessuna delle opere sopra citate c’è stata una valida analisi, pubblicamente disponibile al momento della decisione, che ne dimostrasse l’utilità sociale. Solo per alcune (il Brennero ad esempio), sono stati pubblicati documenti, peraltro oggetto di critiche metodologiche, solo dopo che la decisione era stata presa. Lo stesso vale per grandi progetti stradali, come la Pedemontana veneta, quella lombarda, e la Livorno-Civitavecchia.

Il Delrio politico, un’opera incompiuta pure al ministero



da: Il Fatto Quotidiano – di Giorgio Meletti e Carlo Tecce

La parabola: Renzi l’ha usato per la scalata, poi illuso e infine esiliato alle Infrastrutture, che non ha rivoluzionato dopo l’era Incalza: dagli investimenti alle concessioni, fino alle nomine

Una volta, quasi vent’anni fa, Graziano Delrio ha usato il coraggio in politica. Poi ha smesso. Il medico endocrinologo, padre di nove figli, sfidò il candidato di Pierluigi Castagnetti per la Regione Emilia Romagna, prese oltre 4 mila preferenze e fu eletto consigliere. Il mite presidente dell’associazione Giorgio La Pira partì da lì per strappare agli ex comunisti il Comune di Reggio Emilia. Anche se La Pira non c’entra niente, la carriera di Delrio passa per Firenze. Con il supporto di un Matteo Renzi agli esordi sullo scenario nazionale, cinque anni fa, il medico scala pure l’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani e da lì costruisce la sua piccola corrente con Sergio Chiamparino e Angelo Rughetti.

GRAZIANO considera Matteo un fratello minore, vorrebbe far valere la differenza d’esperienza, ma il ragazzotto di Pontassieve detesta i pigmalioni. Lo sfrutta per conquistare i palazzi romani e lo piazza ministro nel governo di Enrico Letta. Quando il tenero esecutivo lettiano va in difficoltà dopo la condanna di Silvio Berlusconi e la scissione nel centrodestra, Renzi continua a ripetere a Delrio: soltanto tu puoi prendere il posto di Letta. Poi il posto

domenica 5 marzo 2017

Marco Travaglio: Memorie di Tiziano



da: Il Fatto Quotidiano

Dobbiamo prepararci a porgere le nostre scuse a B. e all’avvocato Ghedini. Da anni sghignazziamo sulla loro linea difensiva in Mignottopoli, imperniata su quattro capisaldi: B. credeva che Ruby, marocchina, fosse nipote di Mubarak, egiziano; ad Arcore nessun bungabunga, solo cene eleganti; lui pagava la giovane prostituta perché non si prostituisse e le olgettine perché disoccupate a causa della sua persecuzione giudiziaria; e comunque è innocente perché fu al massimo l’utilizzatore finale delle mignotte. Ma ora, dinanzi alle difese di babbo Renzi e dei compagni di merende, dobbiamo cospargerci il capo di cenere: B. al confronto aveva un alibi di ferro. Anzi, di acciaio inox.
Il padre pellegrino. Il renziano Luigi Marroni, ad di Consip nominato da Renzi, racconta ai pm di aver incontrato babbo Tiziano che, con Carlo Russo, gli fece pressioni e ricatti per favorire Alfredo Romeo in un mega appalto; e che ad avvertire i vertici Consip delle indagini furono i generali Del Sette e Saltalamacchia, il sottosegretario Lotti e il presidente di Publiacqua Vannoni (che conferma), così lui fece rimuovere dagli uffici le microspie piazzate due giorni prima e rovinò l’indagine. Ma babbo Renzi nega pressioni e ricatti, giura di non conoscere Romeo (invece il commercialista di Romeo parla di un pranzo fra i due in una bettola) e accusa Russo di “abuso del mio cognome”. Poi cala l’arma segreta: incontrò due volte Marroni, ma per parlargli della Madonna di Medjugorje e aiutarlo col parroco che lo guardava storto perché separato dalla moglie. La prima chiese a Marroni di “mettere una statua della Madonna di Medjugorje davanti all’ospedale pediatrico di Firenze”. La seconda, dopo oltre

venerdì 3 marzo 2017

A Otto e mezzo c'è il solito Renzi: una garanzia...



Matteo Renzi era a Otto e Mezzo: nervi scoperti per le domande sul padre, solito effluvio di parole per interrompere, cosa che si potrebbe risparmiare perché la Gruber non fa domande scomode. Manco Cerno. Che ha l’attenuante che Renzi lo interrompe.

Matteo Renzi è una garanzia: è il fanfarone di sempre. Questa volta non più solo come “un uomo solo al comando” perchè si ripresenterà con “la squadra”, cioè la sua slide parlante Maria Elena Boschi il suo amico Lotti e qualche altro del suo cerchio magico. Garanzia su garanzia!

Però è simpatico!...soprattutto quando dice che è stato nella Locride e in altre zone d’Italia a sue spese per conoscere la realtà del paese. Insomma: sta facendo quello che si è guardato bene dal fare quando era presidente del consiglio perché non gli piaceva essere fischiato. 

Se non è simpatico sto fanfarone…sempre più grasso....sempre più somigliante a Pinocchio...