venerdì 28 febbraio 2014

Noemi, album Made in London: ‘Alba’

Musica, ‘Made in London’: la crescita musciale di Noemi in un album di qualità (dove il meglio non sono i brani di Sanremo)




In un post di qualche giorno fa (clicca qui) avevo scritto dell’impressione che le due canzoni presentate a Sanremo non fossero il meglio dell’album. Ho ascoltato i brani un paio di volte. Impressione confermata.
Mi chiedo chi abbia fatto la scelta dei pezzi per il Festival. Noemi, da sola o in compartecipazione – come logica discografica vorrebbe – con la Sony?

Vincere un festival non è fondamentale, ma visto che ci si va in prossimità dell’uscita di un album, il pezzo per Sanremo dev’essere rappresentativo, deve attirare l’attenzione e invogliare ad ascoltare i brani del nuovo lavoro. E’ vero che “Bagnati dal sole” è radiofonico, ma questa caratteristica, in sé, non significa: andiamo in massa all’ascolto. Anzi. Il rischio è che ci si fermi lì.

Detto ciò, questo ‘Made in London’ segna indubbiamente una diversa Noemi. Sicuramente dal punto di vista musicale.
Le recensioni che ho letto sono abbastanza concordi. Personalmente mi ritrovo, in particolare, con alcune valutazioni fatte in Rockol. L’autore della recensione definisce le canzoni di Sanremo come non significative dell’album. Con parole diverse siamo arrivati alla medesima conclusione. Concordo anche con la

Noemi, album ‘Made in London’: recensione Rockol



da: Rockol
di Pop Topoi 

 
Noemi è una delle interpreti italiane che negli ultimi anni hanno avuto più fortuna nella lotteria degli autori. Lasciando per un attimo da parte doti vocali e immagine, che di certo influiscono sui risultati, le ottime canzoni che le sono toccate o che ha scelto (tra tutte, "L'amore si odia", "Per tutta la vita", "Sono solo parole", "Vuoto a perdere") sono andate a costruire un piccolo ma solidissimo repertorio in poche stagioni. Col terzo album in studio e il terzo Sanremo, Noemi ha però bisogno di imporsi come un'interprete non solo credibile ma anche contemporanea (un aggettivo molto caro a questo festival). I collaboratori stranieri e il viaggio all'estero sottolineano un cambiamento necessario e permettono di promuovere quest'album classificandolo come "di ricerca" o usando definizioni artificiose come "sound di Londra". Premesso che il sound di Londra, ammesso che esista, oggi andrebbe cercato nei territori di Rudimental o Katy B (e di certo non si cattura con un biglietto Ryanair), "Made in London" è un album convincente e molto curato. Lo si intuisce già dal progetto grafico del sempre bravo Paolo De Francesco, lo si capisce già sulle prime note di "Acciaio". È una Noemi nuova, più aggressiva e più sicura malgrado testi in italiano ancora un po' ingenui e la pronuncia imperfetta in quelli inglesi.
Innanzitutto, stupisce che le canzoni sanremesi "Un uomo è un albero" e "Bagnati dal sole" non siano molto rappresentative dell'album. La prima, ricca di ottoni, era quella che aveva più senso proporre con un'orchestra, ma quel testo un po’ rétro (e un po' hippie) forse non ha fatto centro; la seconda, meno originale nella struttura e nei suoni ma più trascinante (Noemi è riuscita nella difficile impresa di fare battere le mani a tempo alla platea dell'Ariston), continua a crescere dopo la tiepida accoglienza del pubblico al televoto, e i passaggi radiofonici che va accumulando ne sono la prova.
È apprezzabile che la cantante si sia presentata con due brani carichi di ottimismo sul palco delle pene d'amore per eccellenza, ma l'album offriva opzioni migliori oltreché più immediate: "Se tu fossi qui" e "Alba" sono ballate classiche ma molto suggestive, "Sempre in viaggio" e "Don't get me wrong" potevano essere due buone scelte uptempo e avrebbero comunque rappresentato una rottura per Noemi ("Don't get me wrong", che parte con un'introduzione coldplayana e si chiude con qualche azzeccato accenno di elettronica, si avvale della collaborazione di Dimitri Tikovoi, il produttore che, tra le altre cose, cambiò il sound dei Placebo).
Ci sono momenti più deboli, come l'esperimento in inglese "Passenger" (scritta da Jamie Hartman, autore che spazia da Christina Aguilera ai Westlife: non proprio una garanzia) e "Tutto l'oro del mondo" (firmata dall'ex compagno di X Factor Daniele Magro), ma nel complesso "Made in London" rappresenta una svolta per nulla scontata per Noemi. E, per ambizione e coraggio, spazza via tutti i dischi incisi nell'ultimo anno dalle sue colleghe senza cognome.

TRACKLIST:
Acciaio
Sempre in viaggio
Passenger
Se tu fossi qui
Don't get me wrong
Bagnati dal sole
Tutto l'oro del mondo
Per cosa vivere
Un fiore in una scatola
Un uomo è un albero
Alba

Decreto Bankitalia: Bruxelles chiede chiarimenti



da: Il Sole 24 Ore

Rivalutazione Bankitalia, Bruxelles chiede chiarimenti sulla legge
di Laura Serafini

Un nuovo fronte incandescente si apre per il neo governo guidato da Matteo Renzi. La Commissione europea ha confermato l'invio al ministero dell'Economia di una lettera con una richiesta di chiarimenti sulla legge con la quale è stata disposta la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, operazione che nelle scorse settimane aveva infuocato il dibattito politico con la strenua opposizione del Movimento 5 stelle. Bruxelles è uscita allo scoperto dopo le indiscrezioni pubblicate sulla stampa italiana.

La Commissione Ue ha chiesto alle autorità italiane maggiori informazioni sul decreto legge del 30 novembre 2013 che introduce cambiamenti nel capitale e negli azionisti di Bankitalia, per valutare se contiene aiuti di Stato ad alcune banche» ha fatto sapere in mattinata l'antitrust Ue, spiegando che per ora è solo una richiesta di chiarimenti. Nel frattempo anche fonti del ministero dell'Economia hanno confermato l'arrivo della lettera, precisando che il nuovo ministro Pier Carlo Padoan «sta ora valutando la missiva».

Mostre, Palazzo dei Diamanti a Ferrara: Henri Matisse

da: Lettera 43

Henri Matisse in mostra a Ferrara
Ha cambiato il corso dell’arte del Novecento. Con la vitalità dei suoi colori. E l’ossessione per la figura femminile. Ora Palazzo dei Diamanti ne celebra il genio. Fino al 15 giugno.



Gustave Moreau disse un giorno al giovane Henri Matisse, allora studente alla Scuola di Arti decorative di Parigi: «Voi riuscirete a semplificare la pittura».
Il tempo avrebbe dato ragione al maestro, che ebbe il merito di indirizzare l’allievo allo studio dei classici, pur lasciandolo libero di seguire la sua indole.
Innamorato del colore, rivoluzionario nella rappresentazione dei piani e delle superfici, Matisse mise al centro della sua arte la rappresentazione della figura, quella femminile in primis, a cui dedicò tutta la vita, in una sperimentazione incessante attraverso tecniche diverse. I punti cardine della sua arte sono al centro della mostra Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore, a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 22 febbraio al 15 giugno (tutti i giorni, compresi festivi: 9-19. Per info: http://www.palazzodiamanti.it/1203).

Decreto Bankitalia: le fesserie di Giuseppe Piero Grillo…

da: Il Fatto Quotidiano

Il Decreto Bankitalia non è un furto agli italiani
di Bruno Tinti

Incollo qui di seguito un (lungo) post del mio amico Antonio Carlucci.
E’ una persona molto intelligente e informata e – soprattutto – persona che, prima di parlare, pensa e si documenta.
La rete non è il posto migliore per chiedere riflessione e obiettività; ma, hai visto mai, qualcuno potrebbe comprendere la differenza tra informazione e propaganda. 

Girano in rete affermazioni, filmati, servizi tv, articoli dove da semplici cittadini, da giornalisti, da conduttori di talk show, da influencer sconosciuti vengono asserite terribili verità e terribili conseguenze a seguito del decreto Banca d’Italia.
Il decreto era lì da tre mesi e tutti questi esperti se ne sono accorti solo ora, a seguito delle chiassate dei M5S che, per tre mesi, evidentemente, neanche sapevano che esistesse, sennò si sarebbero attivati in tempo per opporsi e spiegare le loro ragioni, visto che al Senato, dove è stato approvato senza colpo ferire, i numeri della maggioranza di governo sono estremamente scarni e facilmente attaccabili.

giovedì 27 febbraio 2014

Marco Antonio Matteo Renzi: “farò una riforma al mese”..e io faccio una previsione




Marco Antonio Matteo Renzi ha dichiarato che presenterà una riforma al mese. Sarà vero? Come andrà?
Azzardo una previsione. Poiché non sono Otelma Casaleggio, che prevede il futuro, sa quando finirà il mondo, da quando si voterà solo on line, ecc.., ci sono parecchie possibilità che mi sbagli. Cosa che non mi dispiacerebbe affatto.

Renzi presenterà ogni mese un decreto legge o disegno di legge sui temi che ha enunciato. La stampa “compiacente”  - quotidiani e tg - farà da cassa di risonanza con titoli “fuorvianti” che indurranno l’opinione pubblica a credere che le riforme siano entrate in vigore (salvo poi chiedersi nel tempo: “ma non avevano detto che…”ma, come, non era stato approvato?...e via dicendo).
I decreti legge o disegni di legge, come sancito dalla Costituzione, finiranno in Parlamento che dovrà approvarli, convertirli in legge.
Con gli attuali meccanismi parlamentari, i decreti legge e/o disegni di legge del governo Napolitano III-Renzicchio I, ufficialmente esecutivo di Matteo Renzi, si areneranno. L’opinione pubblica che non segue con costanza o non conosce le prerogative del potere esecutivo (governo) e del potere legislativo (Camera e Senato), penserà che le riforme siano state attuate. Saranno invece abortite tra una commissione e l’altra, tra migliaia di emendamenti.

Milano, inquinamento: “Lo smog di serie B dimenticato dal Comune”

da: Il Fatto Quotidiano

Lo smog di serie B dimenticato dal Comune di Milano
di Davide D’Antoni

Come andare in apnea. Prendere una grossa boccata d’ossigeno e poi andar giù negli abissi della città di Milano fino alla banchina della metropolitana. Pochi metri di profondità e si trova l’aria più inquinata d’Italia. I numeri sono impressionanti e sono stati certificati dall’Arpa Lombardia in uno studio pubblicato 1 anno fa (complimenti ai ricercatori dell’Arpa per l’accuratezza dei risultati e la vasta campionatura adottata).

Ecco i risultati. Nel periodo 23 marzo – 2 aprile la media del pm10 rilevata in superficie (centralina Verziere) è stata di 38 microgrammi per metro cubo, nelle banchine delle fermate Piola 187, Cadorna 105, Duomo (linea rossa) 182, Porta Venezia 108, Duomo (linea gialla) 264, Crocetta 283. Proprio quest’ultima è la stazione dove si trovano gli accumuli più alti con punte di 327 microgrammi, 10 volte in più dell’esterno. Ruote, freni e binari contribuiscono a produrre fino al 73% del pm10 accumulato. All’esterno il vento e la pioggia disperdono gli inquinanti, nell’ambiente chiuso delle metropolitane no.

Marco Travaglio: “Peccatori e verginelle”

da: Il Fatto Quotidiano

Diciamo subito che espellere quattro senatori perché dissentono dalle scelte del loro movimento, dei loro leader e della maggioranza dei loro gruppi parlamentari, ma senza aver violato la cosiddetta “disciplina di partito” (o di non-partito), è una pratica assurda e antidemocratica, anche se è stata votata a maggioranza e ratificata dagli iscritti al blog di Grillo. E, se anche fosse vero che è prevista dal regolamento o dal non-statuto che dir si voglia, vorrebbe dire che è sbagliato e antidemocratico il regolamento, o il non-statuto che dir si voglia.

Lo scrivemmo quando toccò alla senatrice Gambaro e lo ripetiamo a proposito dei senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana. Se Grillo e Casaleggio hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero riunirsi con gli eletti e scrivere un altro non-statuto, più elastico e meno autolesionista, riaprendo le porte agli espulsi per “reato di opinione”. E, se gli eletti hanno un po’ di sale in zucca, dovrebbero chiamare i due leader a Roma e pretenderlo.

È trascorso un anno da quando i 5Stelle entrarono in Parlamento con 163 rappresentanti, sicuramente troppi per la gracile struttura di un movimento

Massimo Ranieri e Francesco De Gregori, ‘Sogno e son desto’: video

Media: le alternative a Whatsapp


da: Lettera 43

Whatsapp, le alternative all'app di Facebook che tutelano la privacy
Ceduta a Zuckerberg è finita offline. E temendo gli hacker, gli utenti sono scappati. Scegliendo altre chat. Come Telegram.

Rivali di Whatsapp crescono. All'indomani dell'acquisto del servizio di messaggi da parte di Facebook e del pesante blackout del 22 e 23 febbraio, altre piattaforme di comunicazione hanno iniziato a minare il 'monopolio' della messaggeria istantanea made in Usa.
Per esempio molti utenti hanno deciso di utilizzare Telegram Messenger, app che permette di scambiarsi messaggi criptati e che si autodistruggono dopo un determinato periodo di tempo.

LA SCALATA DI TELEGRAM. Con lo scandalo Datagate che ha allarmato tutti gli utenti di smartphone e web e in una società costretta a vivere con la paura costante di essere spiati, Telegram Messenger in poco tempo ha scalato le classifiche delle app più scaricate. Tanto che se Jan Koum, l'amministratore delegato di Whatsup, ha spiegato che la sua creatura continua a macinare nuovi utenti (ha parlato di 15 milioni di nuovi clienti dopo la cessione a Facebook), in

Movimento 5 Stelle: tra espulsioni e probabili scissioni



Litigi & Scissioni, fine della diversità grillina
Correnti, faide interne e cavilli regolamentari. Al Senato la resa dei conti: «Siamo stravolti»
di Marco Fattorini e Marco Sarti

Correnti, scissioni, faide interne e minoranze che promettono battaglia. C’era una volta il grillismo. Oggi il Movimento Cinque Stelle scopre di essere un partito a tutti gli effetti. A far deflagrare lo psicodramma collettivo è l’espulsione di quattro senatori. «Dopo svariate segnalazioni dal territorio di ragazzi, di attivisti, che dicevano che Battista, Bocchino, Campanella e Orellana si vedevano poco e male - scrive Beppe Grillo sul suo blog - i parlamentari del M5S hanno fatto un’assemblea congiunta decidendo l’espulsione dei suddetti senatori». Alle 19 di ieri gli iscritti al Movimento hanno votato in Rete e deciso l’espulsione di tutti e quattro i senatori: 29.883 sì contro 13.485 no.
Intanto il M5S si scopre partito. Attorno ai quattro dissidenti si coalizza una corrente di critici. Sul tavolo vengono messe le dimissioni di altri sei parlamentari. Nel pomeriggio i senatori pentastellati si incontrano nell’aula della commissione Esteri di Palazzo Madama per fare il punto della situazione. Le urla

mercoledì 26 febbraio 2014

Marco Travaglio: “Ma ci è o ci fa”

da: Il Fatto Quotidiano

È straordinaria la capacità della politica e della stampa al seguito di concentrarsi sulle scemenze per non affrontare le cose serie. Ora, per esempio, pare che i peccati mortali di Renzi davanti alle Camere siano la prolissità dei discorsi, le mani in tasca, l’omesso Mezzogiorno e soprattutto i mancati salamelecchi a Sua Maestà re Giorgio I e II. In realtà – visti i danni o il nulla combinati dai suoi predecessori nel pieno rispetto del galateo formale, delle promesse parolaie al Sud, ma anche al Nord, ai giovani, agli anziani, le donne, i bambini e i signori di mezza età, con scappellamenti continui all’indirizzo del Colle – di questi stantii rituali possiamo tranquillamente infischiarci.

Le questioni che restano aperte dopo il doppio passaggio del premier alle Camere sono ben altre e ben più serie, tanto da suscitare un dilemma inquietante: o Renzi è un genio incompreso che dissimula abilmente le sue virtù salvifiche, oppure è il più grande bluff mai visto nella pur ricca tradizione italiana. Cerchiamo di spiegare il perché.

1) Il famoso “foglio excel” con il cronoprogramma dettagliato del suo governo che aspira a durare quattro anni e con le relative cifre di copertura finanziaria per le sue promesse da 100 miliardi di euro mal contati, dov’è?

Rai1, la fiction che piace: Braccialetti Rossi

da: Cadoinpiedi

Braccialetti Rossi, ascolti da record per la fiction tv

L'Italia conquistata dalla storia tratta dall'omonimo lavoro di Albert Espinosa pubblicato in Italia da Salani. Nella puntata del 23 febbraio la media di pubblico è cresciuta di quasi 500 mila spettatori, per uno share del 24,84%.
È il fenomeno televisivo della stagione: "Braccialetti Rossi" continua a macinare ascolti domenica dopo domenica. Nella puntata del 23 febbraio la media di pubblico è cresciuta di quasi 500 mila spettatori rispetto alla scorsa settimana, raggiungendo  6.733.000 telespettatori per uno share del 24,84%. Le storie dei ragazzi che hanno appassionato il pubblico televisivo e telematico nelle scorse settimane continuano dunque ad attirare anche spettatori che non hanno seguito le prime puntate.

LA SERIE TRATTA DAL LIBRO DI ESPINOSA Tutto merito del tam tam nato sulla rete intorno alla straordinaria storia di un gruppo di ragazzini ammalati di cancro che in ospedale affrontano la vita con tanta forza d'animo e allegria, un racconto in parte autobiografico, tratto dall'omonimo libro Braccialetti Rossi (Salani, 2014) di Albert Espinosa (leggi l'intervista).

Fiducia alla Camera: scambio di “pizzini” (alla Camera) tra Marco Antonio Matteo Renzi e Luigi Di Maio (M5S)

Nell’era tecnologica, dei cinguettii e delle pagine di facebook, Marco Antonio Matteo Renzi manda dei “pizzini” a Luigi Di Maio nell’aula della Camera. Che gli risponde.


 Renzi: Scusa l'ingenuità, caro Luigi. Ma voi fate sempre così? Io mi ero fatto l'idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci. Ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è SEMPRE così ed è impossibile confrontarsi? Giusto per capire. Sul serio, senza alcuna polemica. Buon lavoro. Matteo Renzi".

Di Maio a Renzi: “Ciao, 1) Guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati quando qualcuno parla in Aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La Boldrini doveva richiamare la Polverini. Non lo ha fatto. 2) Forse non è chiaro che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare in 10 mesi: - 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine - 7,5 miliardi di euro alle banche - 50 miliardi di euro per gli F-35. Che ti aspettavi gli applausi? Luigi Di Maio".

martedì 25 febbraio 2014

Barbara Spinelli: “Il potere e il virus del tradimento”

da: Il Fatto Quotidiano

È fatale: una volta che hai scelto Tony Blair come modello, per forza approdi al tradimento. Tradimento della sinistra e dell’Europa che pretendi risuscitare, tradimento di promesse fatte nelle primarie o nei congressi.

Non dimentichiamo il nomignolo che fu dato al leader laburista, negli anni della guerra in Iraq: lo chiamarono il “poodle di Bush jr”, il barboncino-lacchè sempre scodinzolante davanti alla finte vittorie annunciate dal boss d’oltre Atlantico.
Non dimentichiamo, noi che ci siamo imbarcati nel bastimento della Lista Tsipras, come Blair lavorò, di lena, per distruggere il poco di Unione europea che esisteva e il poco che si voleva cambiare. 
Fu lui a non volere che il Trattato di Lisbona divenisse una vera Costituzione, di quelle che cominciano, come la Carta degli Stati Uniti, con le parole: “Noi, il popolo…”.
Fu lui che si oppose a ogni piano di maggiore solidarietà dell’Unione, e rifiutò ogni progetto di un’Europa politica, che controbilanciasse il potere solo economico esercitato dai mercati e in modo speciale dalla City.

Stefano Feltri: “Debiti di Stato, fisco e scuole, 100 miliardi di promesse"

da: il Fatto Quotidiano

Riciclato il programma economico di Letta con pochi numeri precisi dietro gli annunci.

Parla di un “cambio radicale delle politiche economiche”, ma il presidente del Consiglio Matteo Renzi non spiega come. Nel suo discorso al Senato non c’è l’annuncio della revisione dell’aliquota sui rendimenti dei titoli di Stato, evocato da Graziano Delrio domenica, non c’è l’annuncio esplicito di sfondare il vincolo europeo del 3 per rapporto tra deficit e Pil, nessun accenno alle grandi storie aziendali (Electrolux, Telecom, Monte Paschi, Fiat) mancano numeri precisi e – ma questo è un classico dei discorsi di insediamento – ogni riferimento alle coperture necessarie per mantenere le promesse. 

Il discorso al Senato di Renzi parla del Pil perso, nove punti tra 2008 e 2013 “mentre qualcuno si divertiva”, della disoccupazione al 12,6 per cento, “sono i numeri di un tracollo”. Ma le risposte che offre Renzi a questo disastro sono le stesse di cui hanno parlato gli ultimi due premier, Enrico Letta e Mario Monti. Il primo punto del programma è “lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della Pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi

Noemi, album Made in London: Acciaio


Cinema: ’12 anni schiavo’ e ‘The Square’

da: Il Sole 24 Ore

Emoziona «12 anni schiavo» di Steve McQueen e scuote «The Square» di Jehane Noujaim
di Andrea Chimento

Profumo di Oscar nelle sale italiane: tra le uscite svetta «12 anni schiavo» che, forte di 9 nomination, è uno dei grandi favoriti nella corsa ai prossimi Academy Awards. In lizza per le prestigiose statuette anche lo sconvolgente documentario «The Square», diretto dall'egiziana Jehane Noujaim. In seconda fila, da segnalare due commedie: «Saving Mr. Banks» di John Lee Hancock e «The Lego Movie» di Phil Lord e Christopher Miller.

Indubbiamente, il film più atteso e importante è «12 anni schiavo» di Steve McQueen.
Tratta da una storia vera, la pellicola è ispirata alle memorie di Solomon Northup, uomo di colore nato libero e successivamente ridotto in schiavitù negli Stati Uniti di metà ‘800.
Vincitore del Golden Globe per il miglior lungometraggio drammatico, «12 anni schiavo» è un film che dimostra ancora una volta lo straordinario talento di

Governo Napolitano III-Renzicchio I: Marco Antonio Matteo Renzi al Senato per la fiducia

da: Lettera 43

Governo Renzi, l'agenda del premier
Molte parole. Ma anche programmi precisi. Dai debiti Pa al taglio del cuneo e scuola. Il piano di Matteo vale 100 mld.
di Gabriella Colarusso


Nessun canovaccio, addio ghost writer. Parla a braccio, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nel suo primo discorso al parlamento. Sessantotto minuti di fila - qualche senatore sbadigliava, i giornalisti si annoiavano, i più smaliziati già commentavano via social network il primo “flop” del nuovo premier - e tiene dentro un po' di tutto: la scuola e l'Europa, l'innovazione digitale che non c'è e il cuneo fiscale da tagliare, le inefficienze della pubblica amministrazione, della giustizia, della burocrazia.

DISCORSO DA SINDACO. Un discorso da sindaco, concreto. Ma che a molti è apparso piatto e non all'altezza del contesto e del ruolo, privo del necessario spessore programmatico e culturale.

lunedì 24 febbraio 2014

Sanremo 2014, serata finale: video, Ligabue ‘Il sale sulla terra’ e ‘Per sempre’

Sanremo 2014, serata finale: video, Ligabue ‘Certe notti’ e ‘Il dolore che uno ha’

Rai, il fattore ‘F’: Grillo sbaglia, il “buonista” Fazio fa guadagnare la Rai


Grillo sbaglia: il buonista Fazio fa guadagnare la Rai
Per ogni euro speso per pagare il conduttore, Rai 3 ne guadagna dieci. L’effetto su editoria e film
di Antonio Vanuzzo

Dopo Matteo Renzi,il più odiato da Beppe Grillo è lui. Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa? e del Festival di Sanremo, stipendio pari a 5,4 milioni di euro a stagione per il triennio 2014-2017 più 600mila per presentare la storica kermesse della canzone d’autore italiana. Tanto? In termini assoluti sì. Eppure, per ogni euro che viale Mazzini spende per remunerare l’ex frontman di Quelli che il calcio, il servizio pubblico ne guadagna dieci.
È il “fattore F”. Dia fastidio o meno il suo piglio perbenista di sinistra, il conduttore ligure – e la Endemol che produce lo show – ha di fatto creato una filiera. Gli addetti ai lavori delle case editrici riconoscono l’effetto benefico in termini di vendite delle interviste agli autori su Rai 3, anche se misurarle numericamente è impresa ardua. Eppure, ad un’osservazione empirica il fattore F non è affatto una leggenda, come racconta a Linkiesta un dipendente della libreria Il Trittico del quartiere Sant’Ambrogio, a Milano, che spiega come i clienti che chiedono espressamente «quel libro di cui ha parlato Fazio ieri sera» siano sempre di più.

Marco Travaglio: “Il Vangelo secondo Matteo”

da: Il Fatto Quotidiano

Il governo delle facce nuove” (La Stampa). “Più donne e giovani” (Corriere). “La nuova generazione”, “Le signore della competenza” (la Repubblica). “I due partiti maggiori… stanno compiendo un atto coraggioso. Sanno che per loro questa è l’ultima chiamata. Sanno che non possono fallire” (Pigi Battista, Corriere). “Questa è l’ultima spiaggia della Penisola: più in là c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso… L’Italia ha voglia di novità. È primavera: bisogna cambiare aria nelle stanze e nel cervello” (Beppe Severgnini, Corriere). “L’Italia, paese considerato gerontocratico, fa un salto in avanti inatteso e si colloca all’avanguardia in Europa” (Aldo Cazzullo, Corriere). “Il risultato corrisponde pienamente all’impegno preso… con una presenza femminile mai verificata prima… Se i fatti corrisponderanno alle parole molte sofferenze saranno lenite e molte speranze riaccese” (Eugenio Scalfari, Repubblica). Ecco, questi erano i commenti di dieci mesi fa sul governo Letta.

Viceversa, ecco quelli sul Renzicchio. “Giovani e donne: nasce il Renzi-1” (Sole-24 ore). “Un governo giovane e di donne” (l’Unità). “Giovani e donne, il governo Renzi” (La Stampa). Negli editoriali, oltre al concetto di ultima spiaggia già usati per Monti e Letta, si nota lo sforzo sovrumano di rendere credibile l’excusatio

L’Amaca di Michele Serra

da: la Repubblica

Se fossi consulente all’immagine di Matteo Renzi gli suggerirei di sorridere un poco meno e gongolare solo a tratti, perché la sua troppo evidente contentezza di governare rischia di urtare lo stato d’animo prevalente nel Paese: che non è di letizia. Per giunta, nel continuo sfoggio di se stesso cui è costretto un uomo pubblico, abusare di sorrisi, battutine e piacionerie conduce inevitabilmente al paragone con il più inesausto piacione di tutti i tempi, che è Berlusconi. Paragone del tutto infausto per almeno i due terzi dell’elettorato di Renzi, ai quali il solo sospetto che il renzismo possa essere un derivato del berlusconismo mette i brividi.
Si intende che l’ottimismo, specie di questi tempi, è un bene prezioso; che un’espressione lugubre, un sembiante depresso non sono opportuni, specie in una persona chiamata ad incarnare istituzionalmente le buone intenzioni: ma troppo smalto stona perfino sulle unghie. Usciamo da un ventennio al tempo stesso ingenuo e burino, dove mostrare la dentiera alle telecamere e dire «guardate quanto sono figo» pareva l’essenza stessa della politica. Visto che lei parla sempre di futuro ci aiuti, gentile Matteo, a uscire dal passato. 

Salvatore Cannavò e Stefano Feltri: “La rete d’affati delle coop (Tav, Eataly…) è al Lavoro”

da: Il Fatto Quotidiano

C’erano molte ragioni per nominare Giuliano Poletti ministro del Lavoro. Ma ce n’erano anche tante per non farlo: come presidente dell’Alleanza della cooperative (Coop rosse più coop bianche) e storico presidente della Lega coop nazionale è il terminale di un intreccio imprenditoriale e politico che, a voler essere rigorosi sui potenziali conflitti di interesse, praticamente gli impedirebbe di toccare qualunque dossier. Perché la rete delle Coop arriva ovunque: per esempio c’è Obiettivo Lavoro, un’agenzia di servizi per il lavoro creata nel 1997 dalle larghe intese tra Coop e Compagnia delle opere (Comunione e liberazione).
Ma le cooperative di cui lui è stato per anni il più alto rappresentante con la Compagnia delle opere si dividono anche gli appalti per Expo 2015 a Milano e alcuni dei grandi colossi cooperativi delle costruzioni sono attivi in progetti ad alta sensibilità politica, come la Cmc di Ravenna che si occupa dei tunnel Tav Torino-Lione. Per passare dal macro al micro, tre grandi coop di consumo (Liguria, la piemontese Nova coop e Coop Adriatica) sono socie di Eataly distribuzione, una delle parti del gruppo alimentare di Oscar Farinetti, imprenditore molto vicino a Matteo Renzi. E con Eataly le coop collaborando in tante librerie, tra letteratura e gastronomia.

Ucraina: Timoshenko libera, Ianukovic in fuga, una crisi economica da affrontare

da: Lettera 43

Ucraina, il Paese cerca di superare la crisi politica ed economica
Si apre la transizione. Timoshenko libera. Il braccio destro Turcinov presidente ad interim. E il partito di Yanukovich lo scarica: «Responsabile dei morti, ha tradito il Paese». Mentre la sua villa torna allo Stato.

Lo zar è caduto e i fedelissimi gli hanno subito voltato le spalle. A un giorno dalla fuga del presidente ucraino Viktor Ianukovich all'Est e dalla liberazione dell'oppositrice Iulia Timoshenko, il partito delle Regioni dell'ormai ex capo dello Stato ha scaricato il suo leader indicando lui e i suoi più stretti collaboratori come «responsabili» delle violenze di Kiev in cui, tra agenti e insorti, sono morte almeno 82 persone e 645 sono rimaste ferite.
Nelle piazze e nelle strade della capitale ucraina si prova faticosamente a voltare pagina. E nei suoi palazzi oppositori e dirigenti di un tempo si scambiano i ruoli. I simboli cadono, il potere sta cambiando di mano e a quanto pare tutti vogliono essere pronti alla transizione. Che non si preannuncia facile né politicamente né economicamente. Anche se dal G20 di Sidney la numero uno dell'Fmi, Christine Lagarde, si è detta pronta a offrire fondi alle casse vuote della nazione finita sull'orlo della guerra civile.

domenica 23 febbraio 2014

Sanremo 2014: vince Arisa con ‘Controvento’



Arisa ha vinto il Festival di Sanremo 2014 con ‘Controvento’. Al secondo Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots con ‘Liberi o no’. Terzo classificato Renzo Rubino con ‘Ora’ che si aggiudica anche il premio della critica come miglior arrangiamento. Il premo della Sala Stampa Radio Tv Web ‘Lucio Dalla’ va ai Perturbazone con ‘L'unica’. Cristiano De Andrè vince il premio 'Mia Martini' e il Premio 'Bardotti' come miglior testo con ‘Invisibili’.

sabato 22 febbraio 2014

Sanremo 2014, serata finale: Noemi, ‘Bagnati dal sole’…si merita molto di più del nono posto

Sanremo 2014, le perle della quarta serata: video, Noemi ‘La Costruzione di un Amore’ (I.Fossati)

Sanremo 2014, le perle della quarta serata: video, Renzo Rubino e Simona Molinari ‘Non arrossire’ (G.Gaber)

Sanremo 2014, le perle della quarta serata: video, Ron ‘Cara’ (L.Dalla)

Sanremo 2014, le perle della quarta serata: video, Marco Mengoni ‘Io che amo solo te’ (S.Endrigo)

Sanremo 2014: serata finale, gara e ospiti


da: Tvblog

Sanremo 2014, serata finale: cantanti in gara e ospiti. Chi vincerà?

Il regolamento della finale
Il sistema di votazione adottato per stabilire la classifica parziale delle canzoni in gara prevede un 25% derivante dal televoto, un 25% dalla classifica parziale elaborata alla fine delle esibizioni di giovedì e un 50% deciso dalla Giuria di Qualità, presieduta da Paolo Virzì e composta da Paolo Jannacci, Silvia Avallone, Piero Maranghi, Aldo Nove, Lucia Ocone, Silvio Orlando, Giorgia Surina, Rocco Tanica e Anna Tifu.
Le prime tre canzoni classificate saranno sottoposte a un’ultima votazione: resettati i televoti precedenti, si procederà a un nuovo televoto e l’ordine del podio sarà stabilito al 50% dai telespettatori e al 50% dalla Giuria di Qualità. Nel caso di perfetto al quarto decimale sarà il Presidente di Giuria a stabilire il vincitore. In pratica non si ammette un ex-aequo.

I pronostici della finale
E vediamo la classifica parziale derivata dal televoto di giovedì, che tante proteste ha suscitato all’Ariston:

Chi ha posto un veto su Nicola Gratteri ministro della Giustizia è un deficiente o un farabutto


Nicola Gratteri è procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria. Per il suo impegno contro la criminalità organizzata calabrese, vive da molti anni sotto scorta. Qualche anno fa, nella piana di Gioia Tauro, fu scoperto un asernale di armi da utillizzare per un attentato alla sua persona.

Oltre a ciò, di Nicola Gratteri ricordo, in particolare, le sue idee e le sue proposte su come cambiare la macchina della giustizia. Uno dei pochi magistrati non malato di visibilità – diversamente dagli Ingroia, De Magistris (ora sindaco di Napoli) e Woodcock – competente sulla questione fondamentale: come dovrebbe essere, per funzionare, la macchina della giustizia.

Quindi, ribadisco quanto scritto nel titolo: chi ha posto un veto alla sua nomina- sia egli Napolitano o Alfano o Berlusconi o chiunque altro -, è un deficiente o un farabutto. O entrambe le cose.

Di certo, chi ha lo eliminato dalla lista dei ministri dovrebbe provare una

Marco Travaglio: “Il Renzicchio”


“Ora mi gioco la faccia”, ha detto Renzi. Già fatto.

da: Il Fatto Quotidiano

Bando alle ciance sul premier più giovane e sul governo più rosa della storia italiana. Chissenefrega della propaganda: il governo Letta vantava il record dell’età media più bassa, infatti è durato meno di una gravidanza. Fino a oggi avevamo concesso a Matteo Renzi – come sempre facciamo, senza preconcetti – il sacrosanto diritto di fare le sue scelte prima di essere giudicato. Ora che le ha fatte possiamo tranquillamente dire che il suo governicchio è un Letta-bis, cioè un Napolitano-ter che potrebbe addirittura riuscire nell’ardua impresa di far rimpiangere quelli che l’hanno preceduto.

Già la lista con cui è entrato al Quirinale presentava poche novità vere, anzi una sola: quella del magistrato antimafia Nicola Gratteri alla Giustizia. Quella che ne è uscita dopo due ore e mezza di cancellature a opera di Napolitano è un brodino di pollo lesso che delude anche le più tiepide aspettative di svolta. E il fatto che la scure di Sua Maestà si sia abbattuta proprio su Gratteri la dice lunga sul livello di non detto dei patti inconfessabili che Renzi ha voluto o dovuto stringere col partito trasversale del Gattopardo.