Cara, ti scrivo nel giorno degli innamorati perché è arrivato il momento di uscire dalla palude e aprire una pagina nuova. Tra noi le cose non vanno, serve un cambiamento radicale. Siamo stati due settimane intere senza sentirci. Dopo l’incontro di ieri avevo sperato che tu accettassi la situazione e ti facessi da parte, anziché ostinarti a mettere in piazza i nostri problemi. Invece hai convocato addirittura una conferenza stampa.
Fin dall’inizio di questa storia ti ho detto e ridetto che il mio obiettivo non era farla fallire, ma farla funzionarèe (scusa il toscanismo). E io ci ho provato, alla luce del sole. Non ho mai tramato contro di te, è ingeneroso sentirselo dire. Le mie critiche erano un modo di darti una mano. Avrei tanto desiderato che il nostro amore durasse di più, almeno fino alla primavera del 2015. Non avevo fretta di altre avventure: sono giovane, posso aspettarèe. Poi però la palude ci ha inghiottiti. Da troppo tempo non voliamo più, cara. Dietro i tuoi occhiali non vedo brillare la passione, ma la paura. Non la voglia romantica di rischiarèe, ma il calcolo meschino di durarèe. Mi piaceva la vita con te. Ma uno inizia a diventare grande quando smette di fare solo le cose che gli piacciono.
L’ho detto anche ieri ai nostri amici e mi hanno dato ragione. Tu mi hai accusato di avere un’ambizione smisurata. Non lo nego: ho l’ambizione smisurata di vederti felice. Sarà più facile, se adesso ci separiamo per un po’: da qui al 2018, per cominciarèe. Ti pregherei di lasciarmi le chiavi in portineria. Buon San Valentino e mi raccomando, Enrica: stai serena. Tuo Matteo.
L’ho detto anche ieri ai nostri amici e mi hanno dato ragione. Tu mi hai accusato di avere un’ambizione smisurata. Non lo nego: ho l’ambizione smisurata di vederti felice. Sarà più facile, se adesso ci separiamo per un po’: da qui al 2018, per cominciarèe. Ti pregherei di lasciarmi le chiavi in portineria. Buon San Valentino e mi raccomando, Enrica: stai serena. Tuo Matteo.
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