martedì 4 febbraio 2014

Primati italiani nell’Unione Europea: corruzione


da: Lettera 43

Corruzione, le mazzette in Italia valgono il 4% del Pil
La Ue pubblica il primo report sulla corruzione. E'Italia ne esce male. A partire dalla «scarsa integrità dei politici».

Bocciati da Bruxelles. Su tangenti, integrità dei politici e leggi ad personam, l'Italia non passa l'esame.
Nel primo report europeo anti-corruzione, presentato il 3 febbraio dal commissario Cecilia Malmstrom, le motivazioni sono spiegate in modo molto chiaro: dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento, «i tentativi» di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati «più volte ostacolati da leggi ad personam».
IN EUROPA COSTA 120 MILIARDI L'ANNO. Non solo. Nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012 e «gli sforzi notevoli profusi dall'Italia» per combattere il fenomeno, questo «rimane preoccupante».
Bruxelles non vuole prendersi la responsabilità di quantificare i danni, ma le stime italiane hanno sempre misurato la corruzione in 60 miliardi sottratti allo Stato ogni anno. Per capire l'entità della perdita, basti dire che i calcoli della Commissione sul valore complessivo della corruzione in Europa è pari a 120 miliardi: una totale ottenuto usando altri parametri di calcolo, come hanno tenuto a specificare proprio dalla Ue, ma che comunque serve ad avere un'idea.

INCANDIDABILITÀ PASSO IN AVANTI. Qualche passo avanti è stato fatto, come ha riconosciuto Bruxelles. Per esempio la nuova legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive. Soprattutto perché, come hanno segnalato a Bruxelles certamente facendo fischiare le orecchie a qualcuno, la norma è stata applicata «nel caso della decadenza da senatore di un ex premier».
Ma la nuova legge contro la corruzione «lascia irrisolti» vari problemi perché «non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio, l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio». Anche il conflitto di interessi è uno dei temi su cui l'Ue spinge perché vengano fatte delle modifiche.
INSUFFICIENTI NORME CONTRO CORRUZIONE PRIVATI. Bruxelles ha suggerito di perfezionare la legge anticorruzione perché «frammenta» le disposizioni sulla concussione e la corruzione «rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale». Sono inoltre «ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti».
Preoccupano prescrizioni rapide, corruzione della politica e legami con la criminalità
Anche il diparanarsi lento e intricato della giustizia italiana è finito nel mirino Ue. A partire dalla prescrizione, un problema «particolarmente serio» perché termini, regole e metodi di calcolo, sommati alla lunghezza dei processi, «determinano L'Ue ribadisce la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione e ha raccomandato inoltre di «estendere i poteri e sviluppare la capacità dell'autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale».
I LEGAMI TRA POLITICA E MALAFFARE. Nel report europeo è poi emerso che «in Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione».
La relazione di Bruxelles ha rilevato come «negli ultimi anni sono state portate all'attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale». Come caso degno di nota si segnala quello di «un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi»: il riferimento è a Nicola Cosentino, preso come esempio senza però essere citato espressamente.
SCIOLTI 201 COMUNI. La relazione ha infine sottolineato come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.

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