da: la Repubblica
Se fossi consulente all’immagine di Matteo
Renzi gli suggerirei di sorridere un poco meno e gongolare solo a tratti,
perché la sua troppo evidente contentezza di governare rischia di urtare lo
stato d’animo prevalente nel Paese: che non è di letizia. Per giunta, nel
continuo sfoggio di se stesso cui è costretto un uomo pubblico, abusare di
sorrisi, battutine e piacionerie conduce inevitabilmente al paragone con il più
inesausto piacione di tutti i tempi, che è Berlusconi. Paragone del tutto
infausto per almeno i due terzi dell’elettorato di Renzi, ai quali il solo
sospetto che il renzismo possa essere un derivato del berlusconismo mette i
brividi.
Si intende che l’ottimismo, specie di
questi tempi, è un bene prezioso; che un’espressione lugubre, un sembiante
depresso non sono opportuni, specie in una persona chiamata ad incarnare
istituzionalmente le buone intenzioni: ma troppo smalto stona perfino sulle
unghie. Usciamo da un ventennio al tempo stesso ingenuo e burino, dove mostrare
la dentiera alle telecamere e dire «guardate quanto sono figo» pareva l’essenza
stessa della politica. Visto che lei parla sempre di futuro ci aiuti, gentile
Matteo, a uscire dal passato.
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