Grillo
sbaglia: il buonista Fazio fa guadagnare la Rai
Per
ogni euro speso per pagare il conduttore, Rai 3 ne guadagna dieci. L’effetto su
editoria e film
di Antonio
Vanuzzo
Dopo Matteo Renzi,il più odiato da Beppe
Grillo è lui. Fabio Fazio, conduttore di Che tempo che fa? e del Festival di
Sanremo, stipendio pari a 5,4 milioni di euro a stagione per il triennio
2014-2017 più 600mila per presentare la storica kermesse della canzone d’autore
italiana. Tanto? In termini assoluti sì. Eppure, per ogni euro che viale
Mazzini spende per remunerare l’ex frontman di Quelli che il calcio, il
servizio pubblico ne guadagna dieci.
È il “fattore F”. Dia fastidio o meno il
suo piglio perbenista di sinistra, il conduttore ligure – e la Endemol che
produce lo show – ha di fatto creato una filiera. Gli addetti ai lavori delle
case editrici riconoscono l’effetto benefico in termini di vendite delle
interviste agli autori su Rai 3, anche se misurarle numericamente è impresa
ardua. Eppure, ad un’osservazione empirica il fattore F non è affatto una
leggenda, come racconta a Linkiesta un dipendente della libreria Il Trittico
del quartiere Sant’Ambrogio, a Milano, che spiega come i clienti che chiedono
espressamente «quel libro di cui ha parlato Fazio ieri sera» siano sempre di
più.
Lasciando da parte gli alti e bassi di
Sanremo, evento comparabile soltanto con le sue passate edizioni, e prendendo
invece a riferimento l’ascolto medio del terzo canale Rai dal lunedì al venerdì
nella medesima fascia oraria, Che tempo che fa? segna un bel +41%, in termini
di share medio tra sabato e domenica. Da ottobre a maggio, quando va in onda il
programma, lo share medio settimanale di Rai 3 è del 7,6%, numero che si
impenna a 9,1% il sabato e a 12,6% la domenica. Nei weekend estivi da giugno a
settembre lo share del canale guidato da Andrea Vianello si abbassa al 4,3 per
cento.
Rai
3 e il fattore ‘F’
E dunque, quanto vale il fattore F? Sul
sito di Rai pubblicità, 30 secondi di spot su Che tempo che fa? costano in
media 60mila euro. È una misura tabellare, alla quale va applicato uno sconto
dell’80%, secondo quanto risulta a un operatore del settore interpellato da
sotto garanzia di anonimato. Come scrive Giornalettismo, i blocchi pubblicitari
per la puntata del sabato, prevista tra le 20.10 e le 21.30, sono quattro, alle
ore 20.25, 20.50, 21.15 e l’uscita alle 21.30, mentre la domenica salgono a
cinque.
Non tutti hanno lo stesso prezzo, che
dipende dalla fascia oraria e dal periodo invernale (dal 5 gennaio al 29 marzo)
e primaverile (dal 30 marzo al 31 maggio). Sui nove spazi pubblicitari di
sabato e domenica, dunque, che durano in media quattro minuti ciascuno, la Rai
guadagnerebbe teoricamente 4 milioni di euro, 860mila euro applicando lo
sconto. Moltiplicando per 64 puntate fa 55 milioni di euro. Il tutto a fronte
di un costo pari a 10,4 milioni – compreso il cachet di Fazio – stando alle
stime pubblicate nel 2011 da Il Giornale. Beppe Grillo e prima di lui Renato
Brunetta hanno dunque torto: il fattore F è vitale per le casse della
disastrata Rai. Il problema, denuncia chi di cultura si occupa quotidianamente,
è semmai un altro: che tipo di autori, di ospiti e di pellicole, di temi
passano da Fazio? Quest’ultima, tuttavia, è questione che attiene ben poco
all’economia.
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