mercoledì 26 febbraio 2014

Fiducia alla Camera: scambio di “pizzini” (alla Camera) tra Marco Antonio Matteo Renzi e Luigi Di Maio (M5S)

Nell’era tecnologica, dei cinguettii e delle pagine di facebook, Marco Antonio Matteo Renzi manda dei “pizzini” a Luigi Di Maio nell’aula della Camera. Che gli risponde.


 Renzi: Scusa l'ingenuità, caro Luigi. Ma voi fate sempre così? Io mi ero fatto l'idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci. Ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è SEMPRE così ed è impossibile confrontarsi? Giusto per capire. Sul serio, senza alcuna polemica. Buon lavoro. Matteo Renzi".

Di Maio a Renzi: “Ciao, 1) Guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati quando qualcuno parla in Aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La Boldrini doveva richiamare la Polverini. Non lo ha fatto. 2) Forse non è chiaro che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare in 10 mesi: - 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine - 7,5 miliardi di euro alle banche - 50 miliardi di euro per gli F-35. Che ti aspettavi gli applausi? Luigi Di Maio".


Renzi replica a Di Maio (con pennarello rosso): “Capisco. Se vedi occasioni REALI di dialogo nell'interesse dei cittadini (a me della parte mediatica interessa il giusto: ognuno fa la sua parte), fammi sapere. So che parli con GIACHETTI. Se ti va bene utilizziamo lui come contatto. Se ci sono cose fattibili INSIEME, alla luce del sole, nell'interesse degli italiani, io ci sono. Buon lavoro. Matteo". 

Di Maio risponde:
 “"Io parlo con Giachetti perché lavoriamo insieme ogni giorno. Come tanti nostri colleghi che lavorano in commissione. Il parlamento serve a questo. Però ora basta con questi biglietti berlusconiani. Ci vediamo alla prova dei voti, in Aula, davanti al Paese intero. Luigi Di Maio". 

Nulla di eclatante in questo scambio epistolare. A parte un pennarello rosso e Giachetti.
Uno di pizzini che Renzi da recapitare a Di Maio è scritto con il pennarello rosso. Stai a vedere che siamo già in pieno discontinuità da Letta. Che sia entrata in vigore la spending review di Cottarelli colpendo la cancelleria?
Si sa, le penne rosse rimangono quanto le nere e le blu sono tagliate dal controllo costi.

Roberto Giachetti è un deputato del Pd. Colui che mesi fa – per schiodare il Parlamento dall’inerzia sulla riforma elettorale – presentò una mozione per ripristinare il Mattarellum. Mozione che fu bocciata proprio grazie ai suoi compagni di partito e votata dal M5S. La sua battaglia sulla legge elettorale è continuata con un digiuno di 69 giorni fatto per indurre la Camera ad occuparsi dell'argomento.  

Evidentemente, Marco Antonio Matteo Renzi ha visto la puntata di Bersaglio Mobile della scorsa settimana nella quale erano ospiti Di Maio e Giachetti. Confronto interessante. Che deve aver suscitato un po’ di invidia – sana, s’intende – a Renzi. Con lui, nessuno dei grillini mostra l’ascolto, la considerazione che Di Maio mostrava all’interlocutore con cui dialogava. Già, ma l’interlocutore era Giachetti. Più credibile di Renzi.
Anche se, ascoltando un po’ di quel diceva Giachetti mi chiedevo: ma questo che ci sta a fare nel Pd. La stessa domanda che mi pongo con Renzi.
Ma in senso inversamente proporzionale.


Ah…dimenticavo. Quel fra parentesi di Marco Antonio Matteo: “a me della parte mediatica interessa il giusto: ognuno fa la sua parte”, non è al livello di “Beppe, esce da questo blog” ma fa ridere…

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