da: la Repubblica
Berlusconi
e l’assillo di Mediaset “Il Governo tuteli le mie aziende”
La
strategia del Cavaliere per non rompere il patto con Renz. Toni concilianti e
disponibilità a dare uma mano su alcune leggi, ma a certe condizioni
di Carmelo
Lopapa
Garanzie per Mediaset. «Un patrimonio
italiano, prima ancora che di Silvio Berlusconi»: il Cavaliere il messaggio lo
ha recapitato a Matteo Renzi. Dal governo che sta per nascere il patron si
attende protezione per un’azienda, la sua, che vanta oltre 6 mila dipendenti e
che è funestata al pari di altre dalla crisi. Pubblicità in netto calo, ascolti
in declino a beneficio della Rai, conti che non tornano. Berlusconi non ci ha
pensato due volte a perorare la causa delle sue «creature» a chi si appresta a
governare con una discreta chance di durata. Aveva fatto la stessa cosa nel
1996 quando Massimo D’Alema andò a visitare gli studi Fininvest.
Insomma, non è stato solo in ossequio al santo festeggiato ieri (San Mansueto), se l’ex premier si è presentato in veste più che conciliante nella Sala del Cavaliere. Garanzie vuol dire tante cose, tanto per cominciare un ministro delle
Se certe garanzie saranno rispettate, se lo status quo dovesse essere salvaguardato, allora ci sarà da parte di Forza Italia quell’ampia disponibilità a dare una mano d’aiuto al governo. E non solo sulla legge elettorale e la riforma del Senato. «Se ti dovessero mancare i voti anche per altri provvedimenti importanti, se questi del Nuovo centrodestra dovessero farsi da parte, potresti contare su di noi» è stato il ragionamento
di Berlusconi che ha lasciato stupito perfino Renzi. Il Cavaliere li elencherà anche fuori, a beneficio delle telecamere, le leggi sulle quali vorrebbe dare un contributo: lavoro, fisco, pensioni, giustizia. Le riforme economiche in blocco. Mano offerta assieme a un pacco di suggerimenti non richiesti eppure elargiti dal leader di Forza Italia. Su come farsi valere in Europa, soprattutto, poi sui Marò, su Alitalia. E non solo. «Mi permetto perché hai la metà dei miei anni e ho qualche esperienza di governo: fatti una squadra del tutto nuova, ma soprattutto metti uomini tuoi, di fiducia. Non fare come me che avevo ministri dei quali non sapevo nemmeno cosa facessero e poi si è visto com’è andata a finire» ha alluso senza mai citare Alfano, Lupi e gli altri. Ma a far scattare fin dal pomeriggio l’allarme rosso nella compagine del Nuovo centrodestra sono stati quei cinque minuti a quattr’occhi tra Renzi e il Cavaliere. La blindatura della legge elettorale contro l’abbassamento della soglia di sbarramento che gli alfaniani pretendono da giorni.
Tra Berlusconi e il governo nascente tuttavia la partita che il primo vorrebbe aprire è molto più ampia. L’ex premier coi suoi non fa mistero di voler dire la sua anche sull’imponente (e imminente) infornata di nomine di boiardi di Stato. Il settore che gli sta più a cuore è quello dell’energia, del Gas, che porta dritto ai vertici Eni, per esempio. Al rientro a Palazzo Grazioli dopo le consultazioni, il capo forzista incontra Giovanni Toti, Gianni Letta e Denis Verdini, prima di pranzare con la truppa di eurodeputati già in campagna elettorale. «Il ragazzo è sveglio, è furbo — confesserà agli ospiti — A me piace, può bruciarsi solo per l’eccessiva ambizione». Poi conferma la volontà di candidarsi all’Europarlamento nonostante l’interdizione, con tanto di nome nel simbolo, e di voler volare a Dublino per il vertice Ppe di marzo. «Ghedini mi ha detto che nell’area Schengen posso, anche se privato del passaporto». Chiederà comunque il permesso al Tribunale di Milano.
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