Scrive Travaglio nel suo articolo: “È la terza volta, da quando Napolitano è
presidente, che un governo cade senza il voto del Parlamento, cioè dell’unico
organo democratico deputato a sfiduciarlo” e chiude con questa domanda: “chi sono
gli eversori che profanano il sacro suolo del Parlamento?
Faccio mio quanto sopra. E aspetto una
risposta seria da chi ama la democrazia in ogni sua fase e momento. Democrazia
non è solo andare a votare. Democrazia è ogni atto della vita pubblica che ci
riguarda, direttamente e indirettamente. Vedo solo profanatori di democrazia.
Questo non depone bene per nessuno. A cominciare da Giorgio Napolitano e da Matteo
Renzi.
da: Il Fatto Quotidiano
Due settimane fa la presidente della Camera, Laura Boldrini, faceva il giro delle sette
tv per difendere l’onore violato del Parlamento, paragonare i 5Stelle ai fascisti e definirli “eversori”.
Il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano si diceva “molto preoccupato per il Parlamento”. Le altre
cariche dello Stato e i partiti unanimi facevano quadrato attorno ai sacri
palazzi minacciati dalle squadracce pentastellate.
Poi nello scorso weekend il neosegretario
Pd Matteo Renzi, raccogliendo l’appello di tutto il partito, cuperliani
inclusi, decideva di prendere il posto di Enrico Letta, giudicando il suo
governo una jattura per il Pd e per l’Italia. Mossa comprensibile e legittima
(anche senza passare dal voto: nemmeno Letta era stato scelto dagli italiani),
anche se incoerente con le sue dichiarazioni degli ultimi mesi. E il primo a
esserne informato era Napolitano, nel corso di una cena tête-à-tête lunedì 10
febbraio. Ma il contenuto del colloquio di due ore non veniva comunicato né al
Parlamento né agli italiani.
Martedì
11 mattina il premier Letta veniva ricevuto al Quirinale per pochi minuti, e ancora una volta il
Parlamento e gli italiani venivano
tenuti all’oscuro delle cose dette, anche se lo striminzito comunicato del
Colle sul “rapido incontro” era una campana a morto per il premier. Tantopiù
che qualche ora dopo il capo dello Stato, da Lisbona, faceva sapere che la
sorte del governo era affare del Pd. Eppure, nelle democrazie parlamentari,
l’unica fonte di legittimazione del governo è il Parlamento che lo sostiene a
nome di tutto il popolo.
Mercoledì
12 mattina Letta e Renzi s’incontravano nella sede del Pd, senza informare né il Parlamento né i
cittadini del contenuto del colloquio.
Da indiscrezioni si apprendeva però che Renzi aveva comunicato le sue
intenzioni a Letta, il quale gli aveva dato la sua disponibilità a farsi da
parte. Poi però convocava la stampa nel pomeriggio per sciorinare un programma
di legislatura, abborracciato in quattro e quattr’otto “fino a cinque minuti
fa”, ragion per cui non aveva potuto mostrarlo a Renzi in mattinata. E sfidava
il segretario a uscire allo scoperto: “Chi vuole il mio posto lo dica”. Tranne
gli esegeti del sanscrito politichese, né i cittadini né il Parlamento erano in
grado di tradurre quei segnali di fumo.
Giovedì
13
si riuniva la direzione del Pd, cioè
un’associazione privata, e sfiduciava il governo Letta 136 a 16. Il tutto,
ancora una volta, all’insaputa delle Camere.
Venerdì
14 Letta riuniva l’ultimo Consiglio dei ministri, poi saliva al
Colle per dimettersi nelle mani di Napolitano. Il quale escludeva esplicitamente un passaggio del
governo Letta in Parlamento. Napolitano fissava per l’indomani il
calendario delle consultazioni fra i partiti, due dei quali – M5S e Lega –
decidevano di non partecipare visto che tutti i giochi erano già fatti. Vivo
rammarico del Quirinale, ma solo per l’assenza della lega. È la terza volta, da quando Napolitano è presidente, che un governo
cade senza il voto del Parlamento, cioè dell’unico organo democratico deputato
a sfiduciarlo. E sarebbe la quarta
se Romano Prodi, nel 2008, non avesse
respinto le pressioni di Napolitano (raccontate nei diari di Tommaso Padoa
Schioppa) a ignorare le Camere e non vi si fosse invece presentato per chiedere
la fiducia (poi negata). Nel novembre 2001 fu la volta di Berlusconi, che andò
a dimettersi al Quirinale senza farsi sfiduciare dal Parlamento. Poi toccò a
Monti, che nel dicembre 2012 si dimise nelle mani di Napolitano all’insaputa
del Parlamento, solo perché Alfano (a nome del Pdl) aveva dichiarato conclusa
la sua esperienza di governo. In una Repubblica parlamentare, anche l’altroieri
il capo dello Stato avrebbe rinviato Letta alle Camere per verificare se il suo
governo avesse ancora (o meno) una maggioranza. Invece, per l’ennesima volta,
non l’ha fatto. E i presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, non hanno avuto
neppure la dignità di chiederlo. Domandina facile facile: chi sono gli eversori che profanano il sacro suolo del Parlamento?
Non è una novità!
RispondiEliminaMi chiedo quando mai nel nostro paese ha funzionato la "DEMOCRAZIA".
Tutti quelli che si riempiono la bocca di paroloni democratici, sanno che è solo aria in gola e fumo negli occhi e nella mente della gente.
L' importante per loro è il potere per poter ricattare gli altri. Questo è il concetto di politica