Qualcuno, parecchi anni fa, ha cominciato a minare le
fondamenta di un sistema per lungo tempo solido, preferendogliene uno fondato
sul debito e sulla moltiplicazione degli strumenti speculativi. Da quel momento
il capitalismo finanziario è cresciuto a dismisura e poi, diventando pravalente
sull’economia reale, è degenerato. E’ nel 1995 che si deve andare a cercare il
vero punto di svolta. Il personaggio chiave si chiama Blythe Masters e
all’epoca lavorava in una delle banche d’affari più ambiziose e aggressive al
mondo, la JPMorgan Chase. La Masters fece da catalizzatore, fu lei a dare vita
al mostro, quando creò un nuovo prodotto finanziario che chiamò «credit default
swap» (cds), una sorta di polizza assicurativa aperta su un prestito con un
valore predefinito alla cui scadenza va restituito.
Facciamo un esempio concreto riferito al paese che è
stato strangolato da questi cds, la Grecia. Diciamo che una banca
internazionale o europea, presta 100 miliardi di euro ad Atene (per assurdo: si
tratta di una cifra enorme). I greci promettono di ripagare quella somma di
denaro entro un certo periodo di tempo, con l’aggiunta ovviamente di un tasso
di interesse. I cds consentono alla
banca internazionale di tutelarsi dal
rischio che la cifra prestata non sarà più restituita. Il problema dei derivati
e della gigantesca bolla di debiti che grava su molte nazioni, con i testa i
paesi periferici dell’Europa, i Piigs, viene in parole povere proprio da questo
meccanismo, per cui il debito iniziale può essere riutilizzato molte altre
volte. Cioè per ogni euro prestato alla Grecia ce ne sono fin a 100 di
«scomessa», rappresentata da un cds, creato con un’impostazione predefinita, in
base al presupposto che quella somma non sarà mai resa. Quindi, ora si dispone
di 10.000 miliardi (10 trilioni) di euro a «leva» contro il default di un
prestito di 100 miliardi di dollari. Se la Grecia non può rimborsare il
prestito, fa scattare i cds del default, e tutte le banche che hanno comprato
il derivato per «coprirsi» vogliono essere pagate perché hanno vinto la
scommessa. Il problema successivo è che alle istituzioni finanziarie che hanno
venduto questi prodotti basta avere una riserva solo del 10 per cento, quindi
in realtà esse hanno in cassa appena 0,10 centesimi per ogni euro. Nei casi di
crisi finanziaria dovuta a panico o a estreme turbolenze, i bankster (nota
dell’autore: banchieri + gangster=bankster) non sarebbero mai in grado di
mettere sul piatto l’intera cifra. Ecco il segreto dei salvataggi bancari
europei nei confronti dei paesi in emergenza: i bailout sono studiati in modo
che a nessuno sia permesso di fallire, affinchè sia impossibile far scattare i
maledetti crediti default swap.
E’ successo così per Portogallo, Irlanda e Grecia, cui
si è aggiunta Cipro, e se per caso lo scenario macroeconomico peggiorasse
potrebbe valere per i Piigs più grossi, come la Spagna e l’Italia. Insomma, il
debito originale viene mantenuto tramite il pagamento di interessi su un debito
«di nuova costituzione». E’ un sistema folle, al punto che i soldi per pagare
tali obbligazioni non esistono ancora, non ci sono.
Il meccanismo è perverso e totalmente fuori controllo.
Un intreccio malsano tra debiti governativi e passivo del bilancio delle banche
che continuerà a pesare per decenni sulle spalle dei cittadini inermi, vessati
da classi politiche miopi se non corrotte. E’ scandaloso che per il solo saldo
di interessi su debiti che crescono a dismisura, e non saranno mai estinti, le
economie nazionali come quella greca o italiana siano ingabbiate nella non
crescita e le popolazioni debbano sopportare una micidiale doppietta di tasse
alte e taglio dei servizi essenziali. Il meccanismo voluto dai bankster è fuori
controllo a meno che non si intervenga drasticamente con radicali proposte di
riforma.
Una catena di
Sant’Antonio
Facciamo un
esempio all’italiana. Diciamo che Giuseppe vuole comprare un appartamento in
provincia di Varese, a Gallarate. Va dal suo amico Franco della banca A e gli
dice: «Mi fai un prestito di 200.000 euro per comprare questa casa?». Franco
gli risponde: «Ecco, questi sono i tuoi 200.000, che mi puoi restituire nel
tempo pagando un tasso di interesse del…». Poi, però, Franco pensa: «Ma se poi
Giuseppe non riesce a ripagarmi, io sarò fuori di 200.000 euro». E così
telefona a Giovanni, che lavora nella compagnia di assicurazioni Z, e gli dice:
«Senti Giovanni, voglio stipulare una polizza in modo da coprirmi su un
prestito di 200.000 euro, nel caso Giuseppe non sia in grado di restituirmeli».
Detto, fatto, Giovanni gli risponde: «Eccoti la polizza per un valore di
200.000 euro, si chiama credit default swap». Solo che, appena chiusa la
telefonata con Franco, tra sé e sé Giovanni riflette: «Ma, aspetta un attimo: e
se Franco poi non mi paga?». Ed ecco che Giovanni chiama Pasquale, della
compagnia di assicurazione X, e gli dice: «Ehi, Pasquale, ho bisogno di una
polizza del valore di 200.000 euro, in modo che io possa coprirmi e incassare
nel caso in cui Franco non fosse in grado di ripagarmi». Pasquale non perde
tempo: «Ti preparo un cds per 200.000 euro». Non è passato un minuto e Pasquale
comincia a preoccuparsi: «Aspetta un attimo. E se Giovanni non fosse in grado
di pagare?». E così, prende il telefono e chiama Bruce, un suo amico finanziere
emigrato a Lugano, piuttosto aggressivo. «Ho bisogno di acquistare una polizza,
o un’altra forma di assicurazione finanziaria, che mi tuteli dal mancato
pagamento di un cds, relativo a un’altra polizza, su un mutuo di 200.000 euro.
Fate questo tipo di operazioni?». Ovviamente, Bruce dice sì. E la catena di
Sant’Antonio non finisce mai, perché poi Bruce chiamerà Tolyo, e dal Giappone
telefoneranno a Hong Kong, e da lì contatteranno Singapore, e così via per
decine e decine di passaggi.
Ecco spiegato in parole banali il meccanismo.
Supponiamo per un momento che i passaggi corrispondano a 20 contratti cds:
quello che abbiamo è un totale di 4.000.000 di euro di credit default swap
firmati per un debito iniziale di 200.000. L’effetto leva è dalle 20 alle 33
volte, calcolato a spanne.
La bolla ha un altro effetto perverso perché nessuna
delle istituzioni finanziarie coinvolte inserirà a bilancio i valori effettivi
del bene reale, cioè quell’appartamento di Gallarate, del quale ormai si sono
perse le tracce. Infatti, come suggerisce la parola stessa, il prodotto «è
derivato da» qualcos’altro, e quindi esiste solo in riferimento a un
«sottostante». Può essere un indice o un titolo azionario, un’obbligazione,
un’opzione (sui futures, sui tassi d’interesse, sulle valute, ecc.), ma nel
nostro esempio è come distribuire cento fotocopie della fotografia della casa
di Gallarate: alla centesima, dell’immobile si è persa qualsiasi traccia,
l’oggetto reale ha contorni confusi, non nitidi. Esso giace in un altro
universo, parallelo, lontano mille anni luce.
Nessun commento:
Posta un commento