da: Il
Fatto Quotidiano
Il
Biscione spende 700 milioni per l’esclusiva: il futuro di Mediaset passa per la
Champions League
di Carlo Tecce
Mediaset Premium
batte Sky Italia per un centinaio di milioni di euro: ne offre 700 per un
triennio (2015-18) e s’aggiudica l’esclusiva per le partite di Champions
League. A Sky resta l’Europa League. Poche righe, ecco, e la notizia è servita.
Se non fosse più concitata, più intricata o, senza esagerare, quasi epocale.
La famiglia
Berlusconi trasmette un messaggio, per la concorrenza e per la finanza: il
Biscione è pronto a sacrificare un pezzo (Mediaset Premium) per non rischiare
di perdere il corpo intero. Questi 700 milioni di euro sono spropositati per
l’attuale valore e le attuali capacità di Mediaset Premium: una televisione a
pagamento che, con 2,2 milioni di abbonati e ricavi da mezzo miliardo di euro
(410 mln a novembre 2013), viene sballottata dai capitali che i Murdoch possono
investire su Sky Italia. Questi 700 milioni di euro, un impegno pesante per un
gruppo che ha tagliato 500 milioni di costi in due anni, servono a lanciare il
vero modello spagnolo dei Berlusconi: l’alleanza con Telefónica, la
multinazionale con sede a Madrid che già sta prendendo il controllo di Telecom
Italia. Cosa c’entrano le telecomunicazioni con la televisione e le giocate di
Lionel Messi?
Telefónica e
Mediaset sono azioniste di minoranza di Digital+ (o Canal+), il circuito
spagnolo a pagamento: possiedono il 44 per cento di quote, 22 a testa, la
maggioranza è di Prisa, la società editrice di El Paìs. Prisa vuole (e deve)
vendere: il prezzo fissato è un miliardo di euro. Ma Mediaset e Telefónica
possono trattare perché vantano il diritto di veto sui nuovi ingressi, il
diritto di prelazione in caso di cessione e, soprattutto, Prisa ha bisogno di
ristrutturare il debito e deve fare cassa. Cologno Monzese non attraversa un
periodo entusiasmante, il mercato pubblicitario è stagnante e i canali
generalisti vanno maluccio, e così Telefónica è il serbatoio che può
introiettare liquidità per inglobare Digital+. Un passo fondamentale per
plasmare una società di comunicazione italo-spagnola, cioè Mediaset Premium e Digital+,
che può spadroneggiare nell’Europa dei prodotti a pagamento: il Biscione prende
fiato e Telefónica guadagna potere. Il debutto è in agenda prima di giugno e la
quotazione in Borsa è ancora da valutare. Non è un segreto inviolabile che
l’operazione Telefónica-Mediaset sia benedetta da Mediobanca, regista dei soci
italiani che stanno consegnando Telecom agli spagnoli.
Che c’entra Sky
Italia? Un anno fa, stagione di larghe intese e patti di non belligeranza,
Cologno Monzese invitava lo squalo Murdoch a studiare i conti di Mediaset
Premium, a valutare uno scambio equo: Sky non ha ostacoli per la tv a
pagamento, il Biscione conserva l’antico monopolio con Canale5 e sorelle. E
faceva sorridere l’improvvisa amicizia fra Pier Silvio Berlusconi e Andrea Zappia,
l’amministratore delegato di Sky Italia. La sintonia ritrovata, e in
particolare evocata dai Berlusconi e da Confalonieri, ha generato “l’inciucio”
con il comodo baratto fra diritti per l’Europa League (Mediaset) e per la
Champions League (Sky). Non è escluso che possa accadere per l’anno prossimo e,
ancora, per il triennio che vede trionfante Mediaset.
Il calcio non è
soltanto un gioco, in questi scenari da miliardi sonanti, è un pretesto: un
effetto, non una causa. A Sky Italia devono digerire la sconfitta e, ancora più
delicato, scoprire la strategia dei rivali. A Mediaset vogliono accorciare i
tempi per far esordire il sodalizio italo-spagnolo con Telefónica (e magari
anche con i munifici arabi di Al Jazeera o i tedeschi di Rtl). C’è bisogno di un
clima mite. Di una politica rilassata. E poi persino i Murdoch potrebbero
affiancare l’impresa. Perché il calcio sarà fede, però il denaro non ha odore.
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