«Ecco, firmate»
Lavorando
giorno e notte, gli avvocati del Tesoro avevano preparato il piano di bailout
che i nove banchieri avrebbero dovuto sottoscrivere. Hank Paulson fu molto
spiccio, perfino brusco. Andare subito al sodo era d’obbligo, fuori la guerra
infuriava. A ciascuno di loro fu consegnato un solo foglio, poche righe, zero
allegati e niente note. C’era scritto che le loro rispettive banche accettavano
la vendita delle proprie azioni al governo degli Stati Uniti. Il ministro,
senza perdere tempo, disse: ≪Ecco,
firmate≫.
E i potenti Ceo obbedirono. Pochi secondi, e
il golpe soft era compiuto, le maggiori banche statunitensi erano salve. Il
governo di Washington entrava in forza nel capitale di giganti bancari
sull’orlo del fallimento. Il sistema non sarebbe crollato, il capitalismo aveva
vinto un’altra battaglia, anche se con l’infamia, utilizzando il denaro
pubblico degli ignari contribuenti. Una dozzina di persone, nove banchieri, più
i vertici di Fed e Tesoro, quel 13 ottobre 2008 avevano riscritto la storia economica.
Il patto prevedeva l’acquisto di azioni
privilegiate da parte del governo. Cioè, in pratica, il Tesoro statunitense
prestava denaro alle banche a un tasso d’interesse annuale iniziale del 5 per
cento (molto piu basso rispetto a quello di mercato, anche se era previsto che
salisse al 9 per cento dopo cinque anni) per un periodo di tempo ≪perpetuo≫. Le banche non avrebbero
dovuto restituire il prestito, se non avessero voluto.
Fu quindi un ex banchiere di Goldman Sachs a
generare il mostro che tuttora spadroneggia e ci ricatta. In un sussulto
scaturito dall’emergenza e dall’istinto di sopravvivenza, subito prima
dell’ineluttabile implosione del sistema, Paulson, la massima autorità politica
e monetaria degli Stati Uniti, sotto la regia della Federal Reserve, con un
atto senza precedenti decise di salvare il capitalismo americano e mondiale
correndo in soccorso a un super network di banche che avrebbero dovuto quasi
tutte portare i libri in tribunale. Erano nate le ≪Tbtf≫ (Too Big To Fail), un
Frankenstein finanziario che continua a fare danni, diretti e collaterali, di
proporzioni colossali, di cui tutti paghiamo le conseguenze.
Dal settembre del 2008, quindi, gli istituti
di credito, anche se mal gestiti, indebitati e zeppi di titoli tossici, sono
diventati ≪troppo
grandi per fallire≫.
Da oltre cinque anni, l’abnorme creatura e un monumento all’inefficienza, al
rischio, all’azzardo morale, all’antieconomicita, all’asservimento ai poteri
forti e – diciamolo – al sonno della ragione. Un moloch che sbeffeggia la
pattuglia di estremisti fautori del libero mercato per i quali sarebbe stato
meglio, in quei giorni da apocalisse, far collassare il sistema bancario
americano, lasciando fallire gli istituti ormai compromessi. Darwinismo in
economia, anche a costo di alterare per sempre lo scenario e i rapporti di
forza. Si poteva azzerare e ripartire. Invece Tbtf e oggi il vero strumento
grazie al quale i bankster prosperano e si arricchiscono impuniti, mentre la
gente comune soffre. Un totem medievale di cui liberarsi.
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