da: Il Fatto Quotidiano
È straordinaria la capacità della politica
e della stampa al seguito di concentrarsi sulle scemenze per non affrontare le
cose serie. Ora, per esempio, pare che i peccati mortali di Renzi davanti alle
Camere siano la prolissità dei discorsi, le mani in tasca, l’omesso Mezzogiorno
e soprattutto i mancati salamelecchi a Sua Maestà re Giorgio I e II. In realtà
– visti i danni o il nulla combinati dai suoi predecessori nel pieno rispetto
del galateo formale, delle promesse parolaie al Sud, ma anche al Nord, ai giovani,
agli anziani, le donne, i bambini e i signori di mezza età, con scappellamenti
continui all’indirizzo del Colle – di questi stantii rituali possiamo
tranquillamente infischiarci.
Le questioni che restano aperte dopo il
doppio passaggio del premier alle Camere sono ben altre e ben più serie, tanto
da suscitare un dilemma inquietante: o Renzi è un genio incompreso che
dissimula abilmente le sue virtù salvifiche, oppure è il più grande bluff mai
visto nella pur ricca tradizione italiana. Cerchiamo di spiegare il perché.
1) Il famoso “foglio excel” con il
cronoprogramma dettagliato del suo governo che aspira a durare quattro anni e
con le relative cifre di copertura finanziaria per le sue promesse da 100
miliardi di euro mal contati, dov’è?
2) È senz’altro nobile che Renzi ripeta “se
falliremo sarà colpa mia”, “mi gioco la faccia” e così via: siccome però, se
fallirà, a pagarne le conseguenze sarà soprattutto, per l’ennesima volta, il popolo
italiano, non sarebbe più onesto e prudente evitare di prendere mille impegni
da megalomane su ogni settore dello scibile umano e concentrarsi su poche cose,
concrete e fattibili in tempi brevi, tanto per cominciare con il piede giusto e
darci qualche assaggio di novità?
3) Nei suoi brevi, anzi lunghi cenni
sull’Universo, detratte le appropriazioni indebite di stanziamenti fatti da chi
l’ha preceduto, gli unici impegni precisi riguardano le riforme costituzionali
(Senato e Titolo V) e quella elettorale. Ma queste sono materie squisitamente
parlamentari: nessun governo si è mai occupato di Costituzione e legge
elettorale. Per il resto, il programma di governo somiglia pericolosamente a
quello di Letta, da cui lui ha ereditato la stessa maggioranza e 6 elementi su
16. Diciamo pure che l’unica vera novità è il premier: davvero Renzi pensa che
un paese complesso come l’Italia possa essere salvato grazie all’ennesimo “uomo
solo al comando”? Davvero vuol farci credere che l’improvviso e improvvido
cambio della guardia a Palazzo Chigi mirava a sostituire il lumacone Letta col
pie’ veloce Renzi, o c’è qualcosa in più che ancora ci sfugge?
4) Regnante Letta, Renzi polemizzò con i
partiti che facevano melina sulla legge elettorale per tenere in vita
artificialmente un governo morto con la scusa che non si poteva votare. Ora,
con Renzi, rischia di riprodursi la stessa situazione: come il premier ripete,
il peraltro pessimo Italicum è indissolubilmente vincolato all’approvazione
delle riforme costituzionali, che non vedranno la luce prima di due anni. Gli
pare corretto comprarsi la fiducia dei parlamentari (specie senatori) che
vogliono tenersi la poltrona fino al 2018 per conservare la sua per quattro
anni?
5) Fra conflitti d’interessi reali e
potenziali, diversi neoministri rappresentano una serie impressionante di lobby
private: da Cl alle coop rosse, dalle banche alla partitocrazia, da
Confindustria al partito trasversale degli inquisiti. Davvero pensa che basti
la sua personale “vigilanza” a evitare marchette e automarchette? E questi
interessi c’entrano qualcosa col fatto che nei suoi discorsi al Parlamento non
c’è traccia di proposte contro mafie, evasione fiscale, corruzione,
riciclaggio, criminalità finanziaria? Davvero un premier che aspira a “cambiare
verso” deve omaggiare come eroi nazionali i due marò imputati in India per aver
accoppato due pescatori anziché i magistrati come Nino Di Matteo che rischiano
ogni giorno la pelle nelle trincee dell’antimafia?
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