mercoledì 31 ottobre 2012

Il paese reale, posti di lavoro: Milano, San Raffaele, licenziamenti per 244 dipendenti


da: Rainews

San Raffaele: avviata la procedura di licenziamento per 244

Il San Raffaele ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che riguarda 244 dipendenti. Lo annuncia una nota del gruppo ospedaliero.

L'ospedale San Raffaele, da qualche mese passato nelle mani di Giuseppe Rotelli, patron del gruppo San Donato, precisa che "si e' cercato di contenere al massimo la riduzione di personale che, inizialmente prevista in 450 unita', e' stata limitata a 244 unita"'.

"Tale risultato - commenta l'azienda - e' stato reso possibile grazie all'impegno dell'amministrazione ad intensificare ed estendere ulteriormente le capillari ed energiche azioni di razionalizzazione e di efficientamento tempestivamente intraprese a partire dall'11 maggio 2012".

Infine, "la riduzione di organico, operata nel piu' rigoroso rispetto dei requisiti di accreditamento stabiliti dalla normativa vigente, non intacca e non intacchera' in alcun modo la qualita' delle prestazioni e dei servizi, anche in quanto non riguarda infermieri professionali, tecnici sanitari, medici e ricercatori".

L'avvio della procedura per il licenziamento di 244 dipendenti "si e' reso necessario a causa del perdurare di un' ingente perdita, che ha carattere strutturale, e che non puo' essere eliminata senza una riduzione dei costi inerenti il personale". Lo afferma l'ospedale in una nota, in merito al taglio del personale.

Solita Italia: Frecciarossa fa fermata straordinaria per la Roma calcio



Treno devia a Parma
per i giocatori della Roma
Il Codacons ha presentato un esposto in Procura sul caso. "L'episodio ha causato al Frecciarossa 40 minuti di ritardo"

Un Frecciarossa partito da Napoli e diretto a Milano avrebbe fatto una tappa non prevista nella stazione di Parma per far scendere in città i giocatori della Roma, che scenderanno in campo stasera al Tardini. Per questo episodio, che ha causato al treno 40 minuti di ritardo e le proteste dei passeggeri, il Codacons ha presentato oggi un esposto alla Procura della Repubblica di Parma. Ecco il comunicato diramato dall'associazione a difesa dei consumatori:

"Come riportato oggi dal quotidiano Metro alcuni passeggeri hanno denunciato un increscioso episodio avvenuto sul treno FRECCIAROSSA 9544 del 30 ottobre,  con partenza da Napoli alle 14.50, fermate a Roma, Firenze e Bologna, arrivo a Milano centrale alle 19.40. Risulterebbe infatti che il convoglio  abbia accumulato un ritardo di oltre 40 minuti poiché, a quasi un'ora dalla fine dell'itinerario programmato, il treno avrebbe abbandonato la linea dell'alta velocità per dirigersi verso Parma. I passeggeri avrebbero chiesto al controllore il motivo della sosta nella Stazione di Parma per ricevere in risposta che: "Il motivo della sosta, e del ritardo che ci sarà, è far scendere la Roma qui a Parma".

Effettuata la "sosta straordinaria" il treno sarebbe giunto, poi, alla stazione di Milano con un ritardo di 40 minuti, e molti passeggeri hanno denunciato l'accaduto alla  Polfer e all'ufficio reclami di Trenitalia. In particolare i viaggiatori hanno

Vendita La7: perdite in aumento per TI Media


da: Sole 24 Ore

Perdite in aumento per Ti Media
L’andamento dei ricavi risente della flessione nella raccolta pubblicitaria. L’indebitamento finanziario sale a 224 milioni di euro

Telecom Italia Media archivia in perdita i primi 9 mesi dell’anno, mentre si avvicina la data (il 19 novembre) entro la quale i soggetti interessati ad acquisire il controllo dell’azienda potranno presentare le offerte vincolanti. I conti di fine settembre si sono chiusi con perdite per 53,8 milioni di euro, in peggioramento di 38,9 milioni sul 2011 (-14,9 milioni). In discesa anche il margine operativo lordo: negativo per 26,4 milioni (in calo di 53,5 milioni rispetto allo stesso periodo del 2011, a 27,1 milioni), mentre hanno avuto una flessione, i ricavi consolidati a quota 160,7 milioni (nello stesso periodo del 2011 erano 169,6 milioni). Sale infine l’indebitamento finanziario netto: a 224,1 milioni, in aumento di 854 milioni sul 2011 (138,7 milioni).
Sull’andamento del giro d’affari hanno inciso i mancati ricavi relativi alle attività di competence center che nei primi nove mesi del 2011 avevano generato ricavi per 13,3 milioni. Hanno inoltre pesato i minori ricavi del gruppo Mtv (-13,5 milioni) per effetto della contrazione della raccolta pubblicitaria: in parte compensati dalla maggiore raccolta pubblicitaria lorda complessiva dei canali La7 (+8,1 milioni, +6,6%) e dall’incremento del fatturato dell’operazione di rete Timb (+15,6 milioni).
La redditività è stata influenzata inoltre dal significativo incremento dei costi di palinsesto di La7. Il cda della società ha infine costituito un comitato consultivo, composto in maggioranza da amministratori indipendenti, che avrà il compito di supportare il board di Telecom Italia Media nel processo di dismissione in corso. Ne fanno parte i componenti del comitato per il controllo interno e per la corporate governance: Adriano De Maio, Lorenzo Gorgoni e Sergio Ristuccia, il presidente Severino Salvemini e il consigliere Piergiorgio Peluso, chief financial officer di Telecom Italia. Tra i soggetti che potrebbero presentare offerte per TiMedia entro il prossimo 19 novembre ci sono Cairo (interessato solo alla tv), Clessidra (330 milioni per La7 e i multiplex), Discovery Channel (100 milioni per La7) e H3g (250 milioni per la tv e i multiplex). 

Pd, primarie: “I conflitti d’interesse di Renzi, tra amici, aziende e famiglia”


La “storia” recente della politica insegna che…certi parenti possono farti “evaporare” politicamente



da: Il Fatto Quotidiano

I conflitti d’interesse di Renzi, tra amici, aziende e famiglia
di Marco Lillo e Sara Frangini

Matteo Renzi ha un cognato. Si chiama Andrea Conticini, agente di commercio per i clienti (non istituzionali, tiene a precisare lui) della Dot Media, società che da un lato prende appalti dal Comune e dalle sue municipalizzate e dall’altro cura la campagna per le primarie del sindaco. Il cognato è agente anche della società della famiglia Renzi, la Eventi6 Srl, che ha fatturato quasi 4 milioni di euro nel 2011 curando anche la distribuzione e lo strillonaggio dei quotidiani a Firenze.
Eventi6 è la società erede della storica Chil Srl, fondata da papà Tiziano Renzi, della quale Matteo Renzi è stato a lungo dirigente e socio fino al 2003. Eventi6 ha rilevato l’azienda della Chil nel 2010 e ha sede a Rignano sull’Arno, dove risiede la famiglia di origine di Matteo Renzi e anche Andrea Conticini, 31 anni, bolognese laureato in teologia, che non è solo il marito di Matilde Renzi, socia e consigliere delegato della Eventi6, ma anche il fratello di Alessandro Conticini, socio sia della Dot Media sia della Eventi 6 con una quota del 20 per cento.
Il Fatto si è già occupato del fratello maggiore, 36anni, “l’unico socio di Eventi6 a non essere parente del sindaco”, avevamo scritto l’8 ottobre scorso. E invece l’ex direttore dell’Unicef di Addis Abeba, tuttora residente in Africa dove dirige

Marco Travaglio: “Due o tre cose su Di Pietro”


da: Il Fatto Quotidiano

Come ciclicamente gli accade, da quando è un personaggio pubblico, cioè esattamente da vent’anni, Antonio Di Pietro viene dato per morto. Politicamente, s’intende. Gli capitò nel ’94, quando dovette dimettersi da pm per i ricatti della banda B. Poi nel ‘95, quando subì sei processi a Brescia per una trentina di capi d’imputazione (sempre prosciolto). Poi nel ‘96 quando si dimise da ministro per le calunnie sull’affaire Pacini Battaglia-D’Adamo. Poi nel 2001, quando la neonata Idv fu estromessa dal centrosinistra e per qualche decimale restò fuori dal Parlamento. Poi ancora quando il figlio Cristiano finì nei guai nell’inchiesta Romeo a Napoli; quando i suoi De Gregorio, Scilipoti e Razzi passarono a miglior partito; quando alcuni ex dipietristi rancorosi lo denunciarono per presunti abusi sui rimborsi elettorali e sull’acquisto di immobili; quando una campagna di stampa insinuò chissà quale retroscena su un invito a cena con alti ufficiali dell’Arma alla presenza di Contrada; quando le presunte rivelazioni dell’ex ambasciatore americano, ovviamente morto, misero in dubbio la correttezza di Mani Pulite. Ogni volta che finiva nella polvere, Di Pietro trovava il modo di rialzarsi.   

Ora siamo all’ennesimo replay, con le indagini sui suoi uomini di punta nelle regioni Lazio, Emilia, Liguria, mentre il centrosinistra lo taglia fuori un’altra volta, Grillo fa man bassa nel suo elettorato più movimentista e Report ricicla le accuse degli “ex” sui rimborsi e sulle case. Si rimetterà in piedi anche stavolta, o il vento anti-partiti che soffia impetuoso nel Paese spazzerà via anche il suo?
Cominciamo da Report, programma benemerito da tutti apprezzato: domenica sera Di Pietro è apparso in difficoltà, davanti ai microfoni dell’inviata di Milena Gabanelli. Ma in difficoltà perché? Per scarsa abilità dialettica o perché avesse qualcosa da nascondere, magari di inedito e inconfessabile? A leggere (per noi, rileggere) le carte che l’altroieri ha messo a disposizione sul suo sito, si direbbe di no: decine di sentenze, penali e civili, hanno accertato che non un euro di finanziamento pubblico è mai entrato nelle tasche di Di Pietro o della sua famiglia. E nemmeno

Gianluigi Nuzzi: Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI / 7


San Raffaele, entra in scena Corrado Passera

Rimanere o uscire di scena? Anche quest’ultima strada comporta dei rischi. Il Santo Padre finisce così al centro di pressioni opposte. A padre Georg Gänswein, Gotti Tedeschi invia alcuni memo di aggiornamento sulla complicata situazione. Il 15 settembre il presidente dello Ior prospetta al pontefice le perplessità delle banche a una fuoriuscita del Vaticano. In gioco ci sono centinaia di milioni di euro.
Si muove, in particolare, la prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, che vanta 120 milioni di crediti. Gotti Tedeschi incontra l’amministratore delegato Corrado Passera, che due mesi dopo diventerà vice del premier Mario Monti, e subito riferisce con toni allarmati al pontefice tramite il segretario:

Memo riservato e confidenziale. Progetto San Raffaele – Aggiornamento 15 novembre 2011. Vorrei evidenziare una nuova, e ancor più complessa preoccupazione, riferita all’immagine della Santa Sede,

Google: musica, Android 4.2 e nuovi tablet Nexus


da: Il Sole 24 Ore

Google rilancia a tutto campo: musica (anche in Italia), Android 4.2 e nuovi tablet Nexus
di Luca Dello Iacovo

Google è una galassia in espansione e gioca una partita che attraversa musica, sistemi operativi e tablet. Anche in Italia arriveranno dal mese prossimo i brani sulla vetrina di Google Play. Vara, inoltre, la versione 4.2 del suo sistema operativo Android per dispositivi mobili. E, all'estero, amplia la famiglia dei suoi tablet con Nexus 4 e Nexus 10. In questo modo, Google rilancia una competizione su territori cruciali nell'evoluzione di internet e dell'accesso in mobilità.
Su Google Play la musica sbarca in Europa dal 13 novembre: gli utenti potranno scegliere brani, archiviarli senza doverli necessariamente scaricare, e ascoltarli da dispositivi con sistema operativo Android, come smartphone e tablet, oppure attraverso browser. In particolare, consentirà di acquistare musica e raccogliere su cloud fino a 20mila canzoni provenienti dalle precedenti collezioni di un utente, mediante uno strumento per cercare quali brani sono già nella propria libreria e aggiungerli a un catalogo digitale su cloud. Diventa un juke-box raggiungibile ovunque, con una connessione a internet. Sarà accessibile anche da altre quattro nazioni in Europa (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna). Rilancia la sfida all'iTunes diApple e al Cloud Player varato da Amazon. Alla partita dell'ascolto musicale Google affianca i video. In tre paesi europei (Francia, Regno Unito, Spagna) apre all'acquisto di film, attraverso gli scaffali di Google Play.

A debuttare è anche Android 4.2: il nome resta Jelly Bean, come per la precedente versione 4.1. Incorpora un'evoluzione dell'assistente personale Google Now

Morire di spettacolo: mega palchi


da: la Repubblica

Mega palchi alti come grattacieli
Li vuole lo show, sono pericolosissimi
Si chiamano ground support, sono i modelli di ultime generazione. Si montano come un gigantesco tavolo, sulle cui gambe, ad altezze di alcune decine di metri, uomini ragno specializzati appoggiano un mostro metallico pesante svariate tonnellate. Dopo le morti di Trieste e Reggio Calabria e alcuni incidenti meno noti anche all'estero, sta emergendo quanto sia rischioso costruirli
di Alberto Custodero

Quando crolla un palco di un concerto, e magari ci scappa il morto com'è successo a distanza di appena tre mesi uno dall'altro a Trieste e a Reggio Calabria ai tour di Jovanotti e della Pausini, è facile dare la colpa agli operai che quel palco lo stanno costruendo. Accusandoli, magari, di fare uso di cocaina per stare svegli. Per reggere la fatica dei turni massacranti di lavoro. Per fare in fretta. È talmente diffusa questa convinzione che sul cadavere di Matteo Armellini, morto il 5 marzo 2012 sotto il crollo del palco della Pausini al PalaCalafiore di Reggio Calabria, la procura ha disposto la perizia tossicologica, quasi a dire che avrebbe potuto essere colpa di una sniffata di coca se gli sono piombate addosso alcune tonnellate di acciaio. Ma quell'esame ha avuto esito negativo. Matteo non si drogava. Perché allora i palchi crollano?

Dalle perizie della magistratura, quelle tecniche, stanno emergendo le vere cause di quegli incidenti. Cause che tutti sanno nel mondo dello spettacolo, ma che tutti tacciono. Il male oscuro del mondo dei montatori dei palchi è ben noto agli addetti

Federico Orsi: da consulente aziendale a viticoltore


da: Lettera 43

Orsi, l'archeologo del vino
Da consulente aziendale a viticoltore.
di Antonietta Demurtas

Nel 2005 Federico Orsi, dopo una laurea in ingegneria gestionale e un lavoro come consulente aziendale, non è stato certo «choosy» (schizzinoso), come direbbe il ministro Elsa Fornero, ma piuttosto «foolish» (folle). Perché, come consigliava Steve Jobs, ha creduto in un'idea e ha fatto di tutto per realizzarla.



LA TENUTA SUI COLLI BOLOGNESI.Con l’aiuto della sua famiglia Federico a soli 30 anni ha comprato una tenuta di 14 ettari sui colli bolognesi ed è diventato agricoltore.
«Mi ero rotto le scatole di lavorare per gli altri, volevo costruire qualcosa per me, raccogliere i frutti del mio lavoro», dice a Lettera43.it. E così grazie alla passione per il vino, che coltivava nel tempo libero facendo il sommelier, ha deciso di creare la sua azienda.
VITIGNI AUTOCTONI PLURIMPREMIATI. Ora Vigneto San Vito di Monteveglio (in provincia di Bologna) produce 80 mila bottiglie l'anno e conta di chiudere il 2012 con un fatturato di 500 mila euro.
Nel 2011 con il vino Vigna del Grotto 2009 ha vinto il premio i Tre bicchieri del Gambero rosso; l’annata 2010 si è aggiudicata il premio Eccellenza della guida dell’Espresso ed è uno dei vini slow presentati domenica 28 ottobre a Slow wine, in occasione della rassegna torinese Terra madre.

Associazione Libera: “L’usura, il Bot delle mafie”


da: Lettera 43

Usura, dossier Libera: “Tassi fino al 1500%. Ai clan sequestrati 150 milioni”
Lo denuncia il rapporto “L'usura, il Bot delle mafie” presentato dall'associazione: “Non c’è nessun patto di stabilità che tenga dinanzi all’urgenza di denaro di tanti imprenditori”. La fotografia è quella di un'Italia strozzata dalla criminalità, dai mercati della Calabria alle aziende del Veneto, con imprenditori abbandonati dalle banche che diventano facile preda
di Elena Ciccarello

Mentre prestiti e mutui alle famiglie crollano sotto il peso della crisi, il vecchio reato d’usura è tornato a godere di ottima salute. Lo denuncia il rapporto “L’usura, il Bot delle mafie” presentato a Roma dall’associazione Libera. La fotografia è quella di un’Italia strozzata dalla criminalità organizzata, dai mercati della Calabria alle aziende del Veneto, con imprenditori abbandonati dalle banche che diventano facile preda dei cravattari: “Se non fosse stato per loro ora il mio negozio sarebbe sparito”, sono le parole di una vittima di fronte ai giudici.
Negli ultimi due anni sono stati ben 54 i clan mafiosi entrati nel mirino delle procure di tutt’Italia per questo genere di delitti. Da nord a sud, la criminalità organizzata ha rastrellato risorse sul territorio applicando tassi fino al 1500% annui, cifra registrata a Roma e che segna il record nazionale. Ma altre città non sono state da meno: secondo le indagini più recenti nel basso Lazio, ad Aprilia, gli usurai mafiosi hanno applicato un tasso di poco superiore al 1000%, il 400% è toccato invece a Firenze, seguita dal vibonese (270%), dal padovano (180%) e dalla città di Milano (150%). I clan coinvolti sono i nomi grossi dell’universo mafioso, cui si aggiungono gregari e gruppuscoli di ogni sorta: dai Casalesi al clan D’Alessandro, dai Cordì ai Casamonica, passando per i calabresi Cosco e De Stefano, fino ai clan Terracciano e i Fasciani, i Mancuso, i Parisi, i Mangialupi e gli esponenti della Stidda.  

Il Buongiorno di Massimo Gramellini


Ovviamente…concordo con Gramellini su Renzi: se solo si candidasse alle primarie giuste...


da: La Stampa

Compagni di Beppe

La stragrande maggioranza degli elettori di Grillo proviene dai partiti di centrosinistra. L’analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi del voto siciliano smonta un luogo comune. Ad accendere le Cinque Stelle non è il popolo deluso da Berlusconi, che in Sicilia si è astenuto in massa. Sono il lettore del «Fatto», lo spettatore di Santoro, il progressista stremato dai ghirigori della nomenclatura rossa e rosé, in particolare da quella del Pd, che in cinque anni è passato da 505 mila a 257 mila voti: un trionfo davvero storico. Chiunque si sia preso la briga di togliere l’audio all’ugola di Grillo per leggerne i programmi, si sarà imbattuto in parole come «ambiente», «moralità della politica», «scuola pubblica», «bene comune». Il vocabolario del perfetto democratico. Gli stessi attivisti del movimento, che detestano essere chiamati «grillini», detestano forse ancora di più passare per conservatori, liberali o populisti, le tre tribù (le prime due largamente minoritarie) accampate da vent’anni intorno al totem berlusconiano. 

Il voto siciliano racconta un’Italia nauseata che vorrebbe sfasciare i vecchi partiti, ma non è altrettanto d’accordo nella scelta del rottamatore. Il nauseato di sinistra preferisce Grillo. Il nauseato di destra, temo, la Santanché. Mentre l’avvocato, il dentista, il piccolo artigiano che hanno votato Berlusconi o Bossi turandosi il naso, adesso se lo sturerebbero volentieri per votare Renzi. Se solo si candidasse alle primarie giuste.  

martedì 30 ottobre 2012

Sky, All News: in rivolta contro Sarah Varetto


da: Lettera 43 

Sky, la solitudine di Varetto
La redazione dell'All news in rivolta contro il direttore

Doveva essere la stagione della svolta. Con il cambio di studio, il nuovo modello di conduzione, il restyling del contenitore del mattino e l’edizione serale più aggressiva.
Invece, l’autunno di SkyTg24 rischia di trasformarsi nella Caporetto dell’attuale direttore del canale All news della piattaforma satellitare.



LA REDAZIONE CONTRO SARAH. Sarah Varetto, la bionda rampante che ha preso il posto di Emilio Carelli al vertice della testata, dopo solo due mesi di rodaggio del nuovo format si è ritrovata a fare i conti con una redazione in rivolta, scontenta per il nuovo modo di lavorare da lei impostato.
Troppo dispersivo e poco accattivante per un pubblico che vuole immediatezza e facilità di comprensione, sostengono i detrattori del “progetto Varetto”.
CONDUZIONE MENO PALUDATA. Nel mirino, in particolare, il cambio delle luci e il modo di porgere la notizia. Una parte dei giornalisti vorrebbe essere meno ancorato allo schema da “servizio pubblico” imposto dal direttore, virando verso una conduzione più hard e meno paludata.

Le larghe intese della politica: Pd, Pdl e Udc, uniti sulla legge elettorale blocca M5S


da: Lettera 43

Voto, riforma anti-Grillo
Legge elettorale: il piano di Pd, Pdl e Udc per arginare l'M5s.

Una legge elettorale per fermare il ciclone Grillo. Il risultato delle elezioni in Sicilia, con l’inatteso exploit del Movimento 5 stelle, potrebbe essere la molla capace di sbloccare l’impasse sulla riforma elettorale. 


Sì perché i principali partiti si sono resi conto che il vero pericolo, ora, si chiama Grillo. E il test siciliano potrebbe essere la prova generale di quanto accadrà alle elezioni politiche. Dunque, urge trovare il modo per arginare il fenomeno. A questo scopo, la legge elettorale può essere un’arma fondamentale. Magari non sufficiente, ma utile di sicuro.

NO AL PREMIO DI PARTITO. Per questo, tra lunedì 29 e martedì 30 ottobre, le trattative informali tra Pdl, Pd e Udc sulla riforma hanno avuto un’accelerata. All’insegna di una parola d’ordine: fermare Grillo. In Sicilia, il M5s è ufficialmente il primo partito. Se accadesse lo stesso a livello nazionale e fosse previsto un premio al partito rischierebbe di fare il pieno di deputati, mettendo insieme il gruppo parlamentare più numeroso. Ipotesi da evitare in tutti i modi. Meglio, a questo punto, il premio di coalizione. Il M5s, infatti, ha sempre ripetuto di non volersi alleare con nessuno. Mentre sia Pd, sia Pdl sono in grado di dar vita a delle coalizioni.

Elezioni in Sicilia: Ilvo Diamanti “La maggioranza dei non elettori”


da: la Repubblica

La maggioranza dei non elettori
di Ilvo Diamanti

Fa una certa impressione vedere la partecipazione elettorale scendere sotto il 50%. Anche in una Regione, come la Sicilia, dove l'affluenza non è mai stata molto elevata, neppure in passato: 5-10 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale (e a volte anche oltre), a seconda del tipo di consultazione.

Però neppure in Sicilia, in passato, l'astensione era stata così alta. Da ciò la tentazione di decretare, in modo sommario, la crisi della democrazia e il distacco dei cittadini dalla politica. Valutazioni, peraltro, non del tutto ingiustificate. A condizione di chiarire il significato di questo comportamento. Perché l'astensione può avere ragioni diverse e perfino opposte. Alle elezioni presidenziali americane, ad esempio, l'affluenza alle urne, da oltre quarant'anni, non raggiunge il 60%. Ma è, anzi, più vicina al 50%. Senza che nessuno si sogni di parlare di democrazia in crisi e di crisi della democrazia. Al contrario. Un basso livello di partecipazione (non solo elettorale), secondo alcuni studiosi influenti (per tutti: Samuel Huntington), può venire letto come un atto di "fiducia" verso il sistema. Disponibilità ad "affidarsi" a chi è scelto dai cittadini. Mentre una partecipazione "troppo" elevata e accesa potrebbe complicare la "governabilità".

Non è lo stesso in Italia, ovviamente. Tanto meno in Sicilia e in molte aree del Mezzogiorno (ma non solo). Dove il voto viene, di frequente, espresso in base a logiche clientelari e particolaristiche. E il non-voto riflette indifferenza politica.

Pier Paolo Pasolini: mostra a Roma, 'PPP, una polemica inversa’


da: La Stampa

L’omaggio degli artisti contemporanei all’opera poetica di Pasolini
«PPP. Una polemica inversa» 
In mostra a Roma le creazioni ispirate ai suoi componimenti

Ventidue artisti, undici poesie, una mostra. PPP. Una polemica inversa è il tentativo di rendere omaggio, attraverso la comunione fra poesia e arte, alla figura di uno fra i più grandi intellettuali del novecento europeo: Pier Paolo Pasolini.  


Al centro del progetto l’opera poetica di Pasolini, undici componimenti in versi tratti da Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesia in forma di rosa, Trasumanar e organizzar, saranno rielaborati creativamente da due generazioni diverse di artisti, alcuni fra i più importanti pittori, scultori e fotografi operanti nel panorama italiano e internazionale: Claudio Abate, Carla Accardi, Gianfranco Baruchello, Matteo Basilé, Veronica Botticelli, Laura Canali, Giuseppe Capitano, Gianni Dessì, Mauro Di Silvestre, Rocco Dubbini, Giosetta Fioroni, Nino Giammarco, Franco Gulino, Jannis Kounellis, Elena Nonnis, Nunzio, Giuseppe Pietroniro, Michelangelo Pistoletto, Oliviero Rainaldi, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, Sten & Lex.  

L’obiettivo è quello di attivare, per il fruitore, uno spazio virtuoso intorno al cui asse ruoteranno l’ispirazione poetica e la creatività artistica in un continuo rimando di suggestioni, simboli, concetti e creazioni estetizzanti che si fanno impressione e visione. 

Martedì 30 ottobre alle ore 18, Nicola Zingaretti, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, lo scrittore e saggista Gianni Borgna e il curatore della mostra Flavio Alivernini, introdurranno i visitatori alla visione della mostra presenziando all’apertura delle sale espositive (1° e 2° piano) di Palazzo Incontro, a Roma, prevista per le 19. La discussione verrà trasmessa in streaming sul sito di Radio Arte Mobile .  

In una delle sale espositive, inoltre, sarà possibile assistere alla proiezione del film “La rabbia di Pasolini”, ipotesi di ricostruzione del film originale di Pier Paolo Pasolini realizzato da Giuseppe Bertolucci (da un’idea di Tatti Sanguineti). 

Per informazioni: Associazione culturale Teorema 
Tel. 392.2984.600 - info@teoremacultura.com - www.teoremacultura.com  

Governo, decreto Sviluppo: scuola digitale


da: la Repubblica

Iniziata una rivoluzione degna di Gutenberg
di Mario Pirani

Ha preso il via una rivoluzione epocale nell’ambito della scuola ma, al di fuori degli istituti, quasi nessuno se ne è accorto. Anche se si tratta di una realizzazione degna di essere tramandata alla storia. Una svolta segnata dal passaggio dei due terzi dei libri di testo, dal cartaceo al digitale. Una rivoluzione paragonabile a quella che venne compiuta nel 1455 da Gutenberg, quando stampò il primo libro scritto, la Bibbia. Da allora tutto l’assieme delle conoscenze scritte passò dalla copia a mano e da altre forme di trascrizione al linguaggio stampato. La cultura cambiò forme, contenuti, dimensione e diffusione. Oggi l’occasione è analoga e solo la sordità mediatica di un governo tecnico poteva non accorgersi di quale piatto si stava bollendo nelle sue pentole. Comunque sia lode ai suoi autori.
La normativa è già stata approvata per legge. Non starò a tradurla dal linguaggio legal-burocratese (decreto Sviluppo 2.0, ottobre 2012) e mi limiterò all’essenziale da cui risulta che da ora in avanti i libri di testo per le scuole del primo ciclo d’istruzione e per gli istituti d’istruzione del secondo grado saranno prodotti in tre versioni: a stampa, online scaricabile da Internet oppure derivante dai contenuti digitali integrativi (tablet, programmi specifici, ecc). Il piano è già stato avviato e pubblicato con il suo inserimento nell’Agenda digitale italiana sulla scia dell’analogo documento europeo le cui linee erano state fissate dal summit di Lisbona. Il ministero fisserà le caratteristiche tecniche della parte cartacea dei libri nonché della parte digitale. Rilevante si annuncia una ridefinizione dei tetti di spesa alla luce dell’attesa riduzione di costi della componente cartacea per effetto dell’introduzione del digitale.

Politica, Pd e non solo: dove sono i cattolici italiani?


da: l’Unità

Dove sono i cattolici?
Le domande scomode di Scoppola al Pd
di Beppe Tognon
Presidente della Fondazione trentina Alcide De Gasperi

La politica italiania è ad un bivio importante: dove sono i cattolici? Soccomberanno anche loro sotto il fallimento dei progetti politici  avviati vent’anni fa o sapranno svilupparne alcuni su basi nuove? La scelta è importante oggi soprattutto per la sinistra: se riprenderà la guida del governo non può far finta di non vedere che ciò avverrà senza un grande progetto e soprattutto con un Pd in crisi di identità.
Lo spettacolo di una classe dirigente italiana che ha sostanzialmente fallito, non soltanto in Parlamento, sarebbe meno preoccupante se almeno il Pd fosse stato messo in sicurezza sui binari di una prospettiva politica solida, con una vita democratica interna sana e con una selezione attenta del gruppo dirigente. Se così fosse stato, le primarie per la guida del governo avrebbero avuto il senso di un congresso preparato dentro il partito e celebrato tra i cittadini e non come invece saranno di un congresso sulla fine del partito, conferma imponente ma impotente della sua inconsistenza. Se vince Bersani il partito sarà il puntello di un governo di coalizione fragile; se vince Renzi invece questo Pd non potrà esistere più e non è tuttavia chiaro che cosa diventerà.
Nel Pd sale la corrente di chi non vuole vedere la crisi del progetto socialdemocratico e «salta» Monti che in questo momento rappresenta la dura

Silvio Berlusconi: Ilvo Diamanti “Un uomo rimasto solo”


da: la Repubblica

Ilvo Diamanti: “Un uomo rimasto solo”
È difficile uscire di scena. Quando per quasi vent'anni si è stati al centro - non dello spazio politico - ma di ogni dibattito, valutazione, polemica. È difficile. 

Quando si è, ancora, alla guida del più grande gruppo televisivo privato. Quando si è abituati a misurare il proprio potere - non solo economico e finanziario - in base al controllo personale dei media. Visto che il sistema politico e il modello di partito imposti da Berlusconi ruotano intorno alla sua persona e alla comunicazione. È difficile farsi da parte. Perché si rischia la devoluzione rapida e devastante della propria posizione politica ed economica "personale". Ma, soprattutto, si rischia l'isolamento. La solitudine. Sta qui l'origine degli interventi di Silvio Berlusconi, negli ultimi giorni. "Estremisti", nei toni. L'Uomo-Solo-al-Comando, all'improvviso, si sente solamente Solo. E ha paura del silenzio intorno sé. Reagisce con estrema violenza - verbale. Così grida. E usa, non a caso, linguaggio e stile di comunicazione sperimentati, con successo, da Beppe Grillo. Il quale, a sua volta, ha intercettato una parte degli elettori di Berlusconi, orfani di rappresentanza e di rappresentazione.

Il Cavaliere: un uomo solo. Il giorno dopo aver annunciato la 
rinuncia a candidarsi come premier 1, a capo del centrodestra, la condanna 2 del Tribunale di Milano, l'ha fatto sentire vulnerabile. Gli ha fatto percepire la debolezza di chi non ha più il potere. Perché è e sarà fuori dalla scena politica. Comunque, non più al centro. E dunque esposto ai nemici di sempre: i magistrati. Il suo stesso "conflitto di interessi" da fattore di forza minaccia di ritorcersi contro di lui. Visto che la sua

Elezioni in Sicilia (ma non solo): opinionisti e politici, insieme nel non voler capire…


Noto che ci sono ancora “opinionisti” o presunti tali – quelli che sono letti quotidianamente dai politici - che non hanno compreso o non vogliono ammettere (che ne direbbero i loro referenti politici se lo facessero) che  l’antipolitica è la politica italiana da vent’anni a questa parte. Modello del berlusconismo maggiore responsabile, ma la cosiddetta opposizione a Silvio Berlusconi non ha fatto di meglio. Non ha prodotto nessuna alternativa culturale e politica.
Se gli opinionisti “autorevoli” della carta stampata e i politici che li leggono, non capiranno o continueranno a non voler ammettere che l’antipolitica sono loro, la politica  - discutibile e anche comica in alcuni aspetti programmatici – del Movimento 5 Stelle darà loro qualche altro calcio nel culo.

Ci si ripiglia….

Sicilia, elezioni: vince l’astensionismo (52%), a seguire il M5S maggior partito con il 14,90%


La matematica non è un opinione. Ergo, ha vinto il partito degli astenuti arrivato al 52%.
Quelli andati alle urne hanno decretato la vittoria di Crocetta, candidato di Pd e Udc. Bersani esulta (?!) perché il partito ha preso il 13,40% mentre l’Udc è arrivato al 10,80.
Ma il partito che ha preso più voti alle urne è stato il Movimento 5 Stelle con Giancarlo Cancelleri: 14,90%
Il resto è poca roba. L’Idv si è alleato con la Federazione della Sinistra: 3,50% il primo, 3,10% l’altro.

E’ ovvio che nell’astensionismo ci sono anche le “indicazioni” della maggior “impresa italiana”. Quella che Grillo per abile opportunismo non vuole citare: la mafia.

lunedì 29 ottobre 2012

Canale 5, Domenica live: Alessio Vinci non fa share, ma neppure interviste


Quando Alessio Vinci ha iniziato a fare ‘Matrix’, ho seguito qualche spezzone per poche puntate. E ho archiviato rapidamente il programma perché il “giornalismo piegato” non fa al caso mio.
Ciò che sapevo e ricordavo di lui, era che veniva dalla CNN. Con l’arrivo in Mediaset, Vinci dev’essere stato investito da un attacco acuto di Alzheimer tale da scordarsi completamente che significa fare il giornalista.

Mediaset, con l’eccezione di ‘Terra’, non ha programmi di approfondimento politico e/o di costume. Questa scelta “imprenditoriale” è uno degli effetti del Berlusconi presidente del consiglio oggetto qualche giorno fa di un  un post nel blog.

Ma Berlusconi, un anno fa, ha lasciato il posto al sobrio Monti, mentre ogni giorno eravamo sommersi da telegiornali e talk (non certo di Mediaset) che ci parlavano di spread e recessione economica. E, nel mentre, a La7 incrementavano gli ascolti e gli introiti pubblicitari puntando su programmi, approfondimenti, dirette d’informazione.
Dato quanto sopra, pur con la “lentezza neuronica” che attiene a Piersilvio Berlusconi e al comitato programmi di Mediaset, ecco arrivare la “svolta”. Si cambia “pelle” alla domenica pomeriggio che, da molti anni, è l’apoteosi del modello culturale del berlusconismo.  La summa del trash affidato a “holetettenonsivede” (Barbara D’Urso) e alla sua erede “untempoalmenosapevofarelaradio” (Federica Panicucci). Bando al gossip, al trash, al nullismo.

Battiato, album ‘Apriti Sesamo’: Marinella Venegoni, “il ritorno alla creatività dei bei tempi”


da: La Stampa

“Apriti sesamo”, Battiato torna alla creatività dei bei tempi
I testi realizzati con la collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, in una dicotomia riconoscibile,che spazia dalla metafisica alla favolistica, da Santa Teresa D’Avila all’Inferno di Dante, dall’inglese al siciliano.

di Marinella Venegoni

Apriti Sesamo è una sorta di riassunto acuto e vivace della poetica di Franco Battiato. Un album pieno di fascinazioni e provocazioni culturali e religiose, con cui il cantautore storico che più ha mantenuto un profilo coerente nella vicenda artistica (non si è mai rintanato nel silenzio, non si è riciclato) torna a mettersi in gioco. Con l’orecchio alle proprie ispirazioni musicali dei 70, pesca appigli in un repertorio che va dal secentesco Stefano Landi (nel singolo Passacaglia) alla Sherazade di Rimsky-Korsakov che dà il titolo al primo lavoro di inediti da 6 anni.  


I testi ripropongono la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, in una dicotomia riconoscibile, che spazia dalla metafisica alla favolistica, da Santa Teresa D’Avila all’Inferno di Dante, dall’inglese al siciliano. Un robusto e tonico pastiche, che evoca certa felicità creativa del Battiato Anni 80 ma anche l’intenso periodo mistico dei ‘90. Apriti Sesamo sopporta il presente proprio perché guarda in alto o altrove, corroborato dalle atmosfere sonore e vocali. Il cantautore siciliano confessa lo stesso ardore creativo dei tempi de La Cura: «Mi sono alzato alle 3 per fissare Testamento»; Il brano torna su un soggetto che pare stargli a cuore: «Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione», canta. Sorridendo, racconta

Tv, ex “piccole” emittenti: milioni di spettatori


da: Il Fatto Quotidiano

Milioni di spettatori per gli ex “piccoli”
di Carlo Tecce

Ah, che ridere. Ecco, guarda la professionista che spennella mascara e cipria di marche pregiate oppure, per risparmiare, prepara un intruglio fatto in casa e forma donne sformate. Ecco, guarda le vetrine di Kleinfeld Bridal, il negozio di abiti più grande per le taglie più grandi: esclusivo ritrovo, o rifugio o supplizio, per le spose di misura XXL per un matrimonio infinito. Molta stoffa, molto tessuto. Ecco, guarda Alessandro Borghese, Riccardo Vanetti e Chiara Tonelli che preparano la cena, intrattengono gli ospiti, distribuiscono colori e sapori per quelle serate che non dimentichi perché non conosci. Peccato, la fortuna o la sfortuna si nascondono dietro le telecamere. E noi le guardiamo. Ah, che ridere. Real Time offre schifezze, sconcezze e buffonate che appassionano un pubblico che si specchia, non riflette l’immagine, però si diverte. E non molla il canale che svetta tra i nanetti all’ombra di Mediaset, Rai. La7 e Sky.

Cifre non pazzesche, ma curiose, e tanto curiose: 1,5 punti di share e 156 mila telespettatori in media, e oltre 6 milioni di contatti. Avanti, pensate: io seguo Real Time, un mio amico, un mio parente, un mio simile, umano? Forse sì, forse no. Non avrete un pensiero avvolgente. Non è la stessa cosa. Non è il telegiornale istituzionale né la serie televisiva incartapecorita. Rum per lo stomaco vuoto: puntate di “malattie imbarazzanti” o “non sapevo di essere incinta”. E pluff, il pargolo sbuca in bagno o in salotto, e la mamma non sospettava di nulla. Sempre il podio, secondo posto, c’è il fratello Dmax per uomini che sgranocchiano patatine e

Cinema, ciak: Veronesi “L’ultima ruota del carro”


da: La Stampa

Veronesi: il mio primo film senza le corna
Il regista gira con Elio Germano “L’ultima ruota del carro” 
“40 anni di storia italiana dalla parte di un soldato semplice”
di Fulvia Caprara



Storia vera di uno come tanti, un «soldato semplice tornato dalla guerra, ma nessuno sapeva che c’era stato», uno che «è salito sul rombante camion della Storia, ma non ha mai tenuto il volante», uno che ci ha provato, ma, alla fine, è rimasto più o meno com’era. All’appuntamento con i 50 anni Giovanni Veronesi si presenta con un film lontano da manuali e simili, quello, dice, che avrebbe sempre voluto fare, pensando a C'eravamo tanto amati, libero, per una volta, dall’imperativo categorico della comicità: «Racconto 40 anni di storia italiana ispirandomi all’esistenza, particolarissima e piena di accadimenti, di Ernesto Fioretti, autista nel mondo del cinema, un signore che conosco bene e che ne ha viste tante». Dall’euforia dei 60 alle tinte cupe degli anni di piombo, dal sequestro Moro a Tangentopoli, dall’esplosione del rampantismo targato Anni 80 all’affermarsi dell’era Berlusconi, con tutte le conseguenze e gli strascichi che hanno segnato l’alba del nuovo Millennio: «E’ il primo film in cui non parlo di corna». La prospettiva del racconto è sintetizzata nel titolo, L’ultima ruota del carro: «Ho descritto l’idea

Windows 8: una guida per aggionare il sistema

da: la Repubblica

 

Da Windows 7 al nuovo  Windows 8
Una guida per aggiornare il sistema
Arriva il nuovo sistema operativo targato Microsoft: ma come si può aggiornare il proprio pc? E quali sono i comandi nuovi a cui abituarsi? Ecco tutto quello che serve sapere
di Francesco Caccavella

Windows 8, il nuovo sistema operativo di Microsoft, rilasciato al pubblico da venerdì 26 ottobre 2012. Chi acquisterà un computer (ma anche un tablet) nelle prossime settimane lo troverà già pronto sul dispositivo, chi sul Pc ha installato Windows 7 (ma anche Vista o XP) dovrà decidere se aggiornare o saltare un turno. 


Microsoft ha fatto molto per favorire la transizione: per chi ha un vecchio Windows, l'aggiornamento alla nuova versione costa 30 euro, mentre chi ha acquistato un Pc con Windows 7 dal 2 giugno può passare all'8 con appena 15 euro (lo si fa dal sito windowsupgradeoffer.com ). Anche il sistema di aggiornamento è stato migliorato e semplificato.

Ma il passaggio non sarà indolore. Windows 8 è un sistema pensato principalmente per dispositivi touch che, per compatibilità con i computer che non hanno questa funzionalità (quasi tutti, ad oggi), conserva una versione, riscritta e migliorata del "vecchio" Windows che siamo abituati ad usare.

Imu, saldo di dicembre: allarme dei Caf


da: La Stampa

Imu, l’allarme dei Caf: “Rischio caos per il saldo”
Secondo i centri di assistenza fiscale ci sono «criticità evidenti» per la proroga concessa ai Comuni.
La scadenza del 17 dicembre resta in dubbio: «Meglio posticipare al 31»

Il saldo del pagamento dell’Imu fissato per il 17 dicembre, rischia di mettere in difficoltà i contribuenti. La Consulta dei Caf, i Centri di assistenza fiscale, parla di «criticità evidenti» per la proroga concessa ai Comuni per le delibere delle aliquote. I Caf chiedono di spostare la scadenza al 31 dicembre. 

I Comuni hanno tempo fino al 31 ottobre per deliberare le aliquote definitive sulle quali ricalcolare l’imposta (l’acconto è stato infatti pagato sulle aliquote base); hanno poi altri 30 giorni di tempo per pubblicare la delibera. 

Per affrontare in tempo la questione i Caf hanno inviato agli 8.000 Comuni «una precisa richiesta al fine di ottenere le delibere e i regolamenti approvati nonché eventuali altre informazioni che consentissero di anticipare ed agevolare l’inserimento delle aliquote per il calcolo del saldo, la stampa dei modelli di versamento e la consegna al cittadino. Ad oggi - fa sapere la Consulta dei Centri di Assistenza Fiscale - hanno dato seguito alla richiesta poco meno di 1.500 Comuni (18% sul totale)». 

E dunque ci sarà «poco più di un mese per reperire migliaia di delibere, di regolamenti e di capitolati esterni, inserire le aliquote nelle procedure di calcolo

Pd, Bersani e Renzi: Massimo Mucchetti "idee sulla Finanza, la sinistra rifletta"


Davide Serra. Faccia da brava personcina, diversamente da Renzi eloquio non da bauscia (così mia madre, che non si è mai fatta incantare da Berlusconi e non è coinvolta dalle primarie del Pd, definisce la parlantina di Renzi). Il quale Renzi, da bauscia quale è, sta “aggiornando” le sue “idee” alle critiche che il suo entourage coglie in giro, web in primis.
Insomma, per quanto mi riguarda: a “pelle”, basandomi su pura apparenza: meglio Serra di Renzi.
Sennonchè….ciò che ha detto Serra non è cinese per me. E gli hedge funds non sono quella “creaturina perbene” che ha descritto all’Annunziata. La penso come Massimo Mucchetti. E la penso come l’Annunziata su Massimo Mucchetti.
E’ quasi impossibile trovare giornalisti economici competenti e indipendenti. 


da: Corriere della Sera

Idee sulla Finanza: la sinistra rifletta
Caso Serra: Renzi poteva scegliere meglio. Ma i Capitani coraggiosi?
di Massimo Mucchetti

Ha ragione Pier Luigi Bersani a impiccare Matteo Renzi alla sua simpatia per Davide Serra, gestore di hedge fund londinesi e di società alle Isole Cayman, o ha ragione il sindaco di Firenze ad accusare il leader del Pd di non voler parlare con la finanza che pure sottoscrive il debito pubblico italiano? Cominciamo da Renzi.
In effetti, il momento simbolico della sua visita alla Milano della finanza è stata la cena offerta da Serra in suo onore. Serra fa un mestiere legittimo. In passato, attaccò i privilegi del vecchio Bernheim, presidente delle Generali, e fece bene. Ma aprì pure la strada alla scalata della banca olandese Abn Amro